Category: decrittazione np-completa


Ho parecchi amici americani su Facebook che detestano visceralmente Donald Trump e postano, piuttosto spesso, articoli che ne mettono in luce tutti gli aspetti, oltre a qualche meme spassoso. E’ normale, visto che si tratta di un potenziale candidato alla presidenza della loro nazione. Mi fa un po’ ridacchiare invece quando certo antrumpismo viene da contatti italiani, tutti presi e partecipi manco dovessero votare loro. Ma si sa, lo sbroc non ha mai conosciuto confini, poi ci si può aggiungere che la scelta del presidente USA volenti o nolenti impatta tutti etc etc, protagonismi per interposta persona, sbroc di rimbalzo e via discorrendo. O, banalmente, pura e semplice antipatia per il personaggio. Ho sempre dato per scontato che avrebbe trovato simpatizzanti pure in Italia, e infatti ne ho avuto conferma non del tutto insospettabile a cena qualche tempo fa, fuori dall’interwebs: “Trump è ganzo perché dice quello che pensa e non è affatto politicamente corretto, como vorrei vederlo faccia a faccia con la Boldrini!” Come da manuale. Nel corso dell’ultima settimana invece ho visto contatti facebookari italiani condividere meme e post in favore di Trump, tutti regolarmente con un’immagine del magnate durante un comizio e una citazione virgolettata, di quelle politicamente scorrette sbroc sbroc tipo “faremo costruire il muro sul confine messicano al Messico!” o “via i Musulmani!” o similia. Lì per lì sono rimasto sorpreso, lo confesso. E non capivo nemmeno perché. Poi ho dato una scorsa ai profili dei condivisori di Trumperie varie: non troppo casualmente, tutti appassionati fan di Putin. Probabilmente lo sarebbero pure di Erdogan, non fosse musulmano!

La società di un tempo, diciamo pre-rivoluzione americana, francese ed industriale, era rigidamente suddivisa in caste (nobili, clero, commercianti in senso lato, contadini, morti di fame assortiti). La mobilità era difficile e comunque non permetteva di arrivare ai vertici, magari il bisnipote di un contadino, con rocambolesche botte di culo spaziotemporali, poteva ritrovarsi panettiere o venditore di fagiani imbalsamati, ma mai conte, duca etc. Né avrebbe mai coltivato l’ambizione. Il mondo si è via via fatto più aperto, più libero nei costumi, più etc etc (non sto certo a rifarvi la storia dell’umanità del dio cane, non mi scende il culo); dal secondo dopoguerra a oggi siamo in un’era molto mobile e, nell’ultimo quindicennio, incerta da tanti punti di vista. Naturalmente ci sono tante cose che possono e devono migliorare; tuttavia credo che il mondo occidentale, se non è il migliore dei mondi possibili, è il migliore di quelli esistenti. Ancora più naturalmente si può non essere d’accordo e preferire altre cose. Per esempio, un ordinamento sociale immobile, stabile, gerarchico, dove un Ordine assegna il posto e la funzione al singolo, che obbedisce e ringrazia al netto di eventuali catastrofi e accidenti. Il singolo ha senso in quanto parte di una moltitudine indifferenziata da amministrare; l’individuo artefice del proprio destino, anche solo quello di aprire di un bar, non è contemplato. Troppi individui, troppe forze differenti che spingono verso direzioni, e quindi incertezza, entropia, sette piaghe d’Egitto, negri etc. Chi sostiene la necessità di tornare indietro, nell’impossibilità di effettuare un ripristino di sistema, si definisce REAZIONARIO. Uno che in reazione ad un presente che per vari motivi non gli piace sogna di tornare ad un passato, spesso idealizzato, anziché pensare a qualche modo per migliorare quel che c’è.

Ora accade che Giovanni Lindo Ferretti venga invitato da qualche parte con la Meloni, e dica le solite cose che dice da anni: e la Chiesa, e gli immigrati, e w il papa, e i valori della famiglia etc, insomma, quel che si può sentire tranquillamente in qualsiasi bar mentre si piglia in caffè. O su Facebook. Ferretti queste cose le dice da almeno quindici anni, sono strani quelli che continuano a stupirsi e a dargli del traditore – è tardino per cascare dal pero, no? Ma ancora più strano è non accorgersi della continuità fra il Ferretti prima e il Ferretti dopo. Ai tempi dei CCCP (gruppo di mmmmmmerda come pochi, ma ora non c’entra), Ferretti esibiva i paraphernalia sovietici come Lemmy la croce di ferro, cioè per pura fascinazione estetica: alla fine, per lui l’URSS si ergeva come contrapposizione al mondo occidentale delle spinte individualiste e del caso, come realizzazione dell’utopia di società immobile e gerarchica descritta sopra. Celebrare pure il Merdistan rientra perfettamente in questo schema di cose, ed infatti per toglierci i dubbi c’è pure una canzone, l’odiosa ma inascoltabile Punkislam. L’Islam è punk perché, nella sua versione hardcore, è l’esatto opposto del mondo occidentale, è un mondo illiberale e gerarchico quanto l’URSS o il medioevo.

Tutto questo per dire che… che alla fine forse Ferretti ha tradito il Ferretti che vi eravate costruiti in testa, ma non sé stesso. Il Ferretti vero vedeva nei regimi comunisti la materializzazione della sua utopia reazionaria, quello immaginario era un sovversivo che sognava la rivoluzione. Oggi la Chiesa Cattolica è la forza di reazione più vicina cui fare appello, visto che l’URSS è sparita. Ma più avanti non mi stupirei di leggere che ha elogiato Putin o tentato di giustificare l’ISIS.

beastman

Durante il mio percorso universitario, all’interno della facoltà di informatica, mi sono scelto come percorso quello relativo all’AI (in senso molto blando, niente Skynet), dove figuravano tre esami di indirizzo obbligatori e altri due a scelta in una rosa di papabili. I primi tre erano intelligenza artificiale, apprendimento automatico e reti neurali, dei secondi scelsi bioinformatica e percezione robotica. Si trattava di un insieme di discipline, per me, estremamente interessante – quelle cose che, una volta finito, ti dici “wow, forte, chissà se sarò tanto fortunato da lavorare con queste robe”. Flash forward di qualche anno, la fortuna mi capita: entro nello staff di una professoressa della facoltà di farmacia che si occupa, fra le altre cose, di chemoinformatica, o chemioinformatica, ovvero

«la combinazione di quelle risorse informative per la trasformazione dei dati in informazioni, e le informazioni in conoscenze, con l’intento di prendere il più velocemente possibile le decisioni ottimali nel campo della costruzione e dell’ottimizzazione dei modelli di farmaci. »

La definizione viene da qui, ed è molto efficace. Quelli come me cercano, mediante vari metodi di data mining, machine learning e vari modelli di calcolo, di costruire modelli predittivi. L’idea è quella di indirizzare al meglio il lavoro dei colleghi farmacologi: lavorando sulle strutture dei composti chimici, è possibile stabilire con buona probabilità quelli su cui è opportuno proseguire lo studio, e quali scartare. E’ il QSAR (ma faccio anche altre cose). Visto che il ciclo che porta alla nascita di un farmaco commerciabile, o anche solo al miglioramento di uno esistente, è estremamente lungo e costoso, la chemoinformatica è una ganzata perché permette di risparmiare tempo e risorse. Immaginate di avere ventordicimila composti che rappresentano le possibili combinazioni di smerdocazzina e cazzopininfarina: una volta avreste dovuto sintetizzarli e provarli tutti. Dopo uno studio chemoinformatica, potreste sapere che solo un centinaio sono potenzialmente attivi, e quali, e la ricerca successiva procederà solo su quelli. Un gran bel risparmio di tempo e risorse. Anche di vite animali, certo: dovendo sviluppare meno farmaci, sperimenti su meno animali. Migliori saranno, via via, gli strumenti della chemoinformatica, meno animali si dovranno utilizzare.

doctor

Tutto quello che ho scritto là sopra non l’ho scritto per vantarmi. Il fatto è che io stesso lavoro attivamente, per studio e per scelta, a quelle cose che una senatrice non particolarmente sveglia, ma incredibilmente fanatica e persino un tantinello ottusa, chiama “metodi alternativi”. A cosa? Secondo lei, alla sperimentazione animale. In realtà alternativi un cazzo, perché la definizione è fuorviante, quando non del tutto sbagliata: sono metodi COMPLEMENTARI. Noi chemoinformatici aiutiamo i farmacologi ad ottimizzare la ricerca, che ad un certo punto continua a prevedere la sperimentazione animale. Questo perché ad oggi è l’unico modo, per tutta una serie di motivi perfettamente logici che non sto a ripetere qui. Quando sento l’ottusa senatrice che, bella tronfia, afferma di aver ristretto la sperimentazione animale, avrei voglia di schiaffeggiarla con uno stoccafisso. Ma su questo non posso dire niente che Elena Cattaneo non abbia già detto. Posso aggiungere che i metodi alternativi non esistono, al momento, se non in via moooolto limitata, perché la complessità di un organismo non è riproducibile in ogni sua parte nemmeno dal cluster dei più potenti computer della terra. Che questo tipo di studio debba andare avanti sono d’accordo, che possa sostituire nel giro di poco la sperimentazione animale PURTROPPO NON E’ POSSIBILE. Del resto non esiste mezzo studio sulla messa a punto di un farmaco mediante metodi alternativi.

E quindi no, niente riflettori inutili per noi dei metodi COMPLEMENTARI. Facciamo il nostro e lo facciamo per migliorare la ricerca farmaceutica, che rispetta il metodo scientifico e la realtà. Se ci vogliono dare più soldi, sarò l’ultimo che si lamenta. Ma con questi soldi aiuteremo i colleghi farmacologi, perché il nostro compito è al loro fianco. Tutto il resto sono stronzate da grillini. Ah già, grillini, chi l’avrebbe mai detto…

C’è uno schema che si ripete con tale immutabilità che potrebbe essere codificato ormai come Algoritmo di Hamas per Ottenere Finanziamenti e Approvazione Pubblica. Fa più o meno così:

1) Si approntano strutture per il lancio dei razzi Qassam in mezzo a strutture civili;
2) Si sparano i Qassam (alcuni vegono intercettati, altri centrano i bersagli);
3) Israele risponde distruggendo le strutture che lanciano i Qassam;
4) Per prossimità, capitano vittime civili;
5) Hamas inizia a frignare: “Isdraele mostri assassssssiniiiii!!!11111!! (ahr ahr ahrrrrrr)”
6) La stampa occidentale si schiera compatta pro-Palestina e gli occhi dei boveri balesdinesi;
7) Piovono donazioni (vedi quegli idioti algerini dei mondiali);
8) Con le donazioni si producono nuovi Qassam e infiniti like su Facebook.

E’ un ciclo che, purtroppo, non sembra destinato a spezzarsi, perché funziona sempre, visto che Israele avrà sempre necessità di difendersi da attacchi simili, che del resto Hamas non sembra intenzionata a interrompere. Hamas, lo ricordo, è un’organizzazione terrorista che rifiuta la pace per statuto e persegue la distruzione completa di Israele. Lo insegna pure nelle scuole, mica cazzi. Considera l’Egitto colpevole di tradimento perché non vuole radere al suolo Israele, pensate un po’. In Egitto sono stati ganzi: Hamas è stata messa fuori legge e ricercata, così come i Fratelli Musulmani.

Il punto, ora, quale sarebbe? Boh… Ah sì. Un nodo inestricabile di illogica sbrocchistica. In pratica, molta di quella gente che sostiene fermamente il principio di autodeterminazione dei popoli fa eccezione per gli ebrei. Il che dovrebbe chiudere in un solo colpo tutte le patetiche disquisizioni per cui antisionismo != antisemitismo. Sono la stessa cosa: a meno che non siate davvero convinti che un popolo stia meglio come minoranza in altre nazioni, dove è soggetto a rischi di persecuzioni se non peggio (c’è uno storico abbondante in questo caso specifico, a meno che non siate revisionisti). Non è affatto discriminazione!111!, o un -ismo, capito sbroc sbroc? Comunque, per l’invincibilità dello sbroc, Israele almeno a livello di opinione pubblica si troverà quasi sempre in posizione lose-lose. Di conseguenza, più che fare spallucce e continuare a difendersi non può fare. Voi cosa fareste, sapendo che il vicino un giorno vi caga sullo stuoino, un altro vi tira un gavettone, un altro ancora vi libera dei topi in casa etc etc?

Gli sbroccher amano riempirsi la bocca di “genocidio” e di paragoni col nazismo, ma numeri alla mano si tratta di solenni cazzate, a meno che nei genocidi la popolazione non sia solita aumentare. Questo perché si prevede che entro il 2020 la popolazione di Gaza sia aumentata di altre 500.000 persone, in un posto privo delle adeguate infrastrutture economico-sanitarie per sostenerle come si deve (fonte). Qualcosa mi dice che liberarsi di quei pezzi di merda di Hamas, metter su un governo normale e allearsi con Israele darebbe il via al maggior periodo di prosperità mai provato in quel di Gaza.

La notizia è di qualche giorno fa: James Hetfield, voce, chitarra e principale compositore (assieme a Lars Ulrich) dei Metallica, avrebbe prestato la sua voce, stavolta in qualità di narratore, per The Hunt – un documentario sulla caccia all’orso Kodiak (fonte). La cosa non dovrebbe essere molto sorprendente, sono almento vent’anni che è nota la passione di Hetfield per la caccia. Ovviamente, però, non è così, e nel clima di caccia alla streghe che investe chiunque schiacci almeno tre zanzare al giorno, Hetfield si è trovato subito mezza interwebs addosso: assassino, merdone, boycott Metallica, non li ascolto più, omo di merda e tutto il repertorio medio de’ mongoloidi. Lui non si è granché scomposto, il suo silenzio dev’essere una sorta di andate a fare in culo molto educato, nonché doveroso. Tra l’altro la gente è proprio deficiente perché la caccia al Kodiak è regolamentata in maniera rigidissima, non è che Hetfield vada in giro con un cacciabombardiere napalmizzando l’intera isola di Kodiak. Wiki alla mano:

“Kodiak bear research and habitat protection is done cooperatively by the Alaska Department of Fish and Game and Kodiak National Wildlife Refuge. Bear hunting is managed by the Alaska Department of Fish and Game and hunting regulations are established by the Alaska Board of Game. There is currently a finely-tuned management system that distributes hunters in 32 different areas during two seasons (spring: April 1 – May 15, and fall: October 25 – November 30). Each year about 4,500 people apply for the 496 permits offered for Kodiak bear hunts (two-thirds to Alaska residents, one-third to nonresidents). Nonresidents are required to hire a registered guide who is authorized to hunt in a particular area, and this can cost from $10,000–$22,000. All hunters must come into the Alaska Department of Fish and Game (ADF&G) office in Kodiak prior to going into the field for a brief orientation and must check out before they leave the island. Every bear that is legally killed on the Archipelago must be inspected by an Alaska Department of Fish and Game wildlife biologist before it can be taken from the islands.[29] Pelts receive a stamp from an ADF&G officer if the hunter and guide provide proper documentation to prove licensing. Pelts can not be transported or legally preserved or sold without the official stamp. Hunting laws are strictly enforced by both the ADF&G officers who often have the full support of the local community. Illegal hunting and fishing is frowned upon by the community which maintains a healthy respect for the island’s environmental laws as well. Stiff penalties accompany illegal hunting and fishing. The island’s remote location makes trafficking in illegal pelts difficult for would-be poachers.”

Insomma, le cose sono chiare. Hetfield ama cacciare e farà da voce narrante ad un documentario sulla caccia al Kodiak – il che non significa nemmeno che lo vedremo cacciare quegli orsi, come molti già immaginano. Le cose non potevano comunque finire così, non nell’era del petizionismo un tanto al chilo. Perché i Metallica suoneranno al festival di Glastonbury, saranno gli headliner della serata di sabato (quella più piena di gente) e la data sarà parte del “Metallica by Request” tour, con la scaletta decisa dai fan. Il concerto si terrà il 29 giugno, il contratto band-promoter sarà stato firmato un anno prima almeno, è già tutto esaurito, e il festival attira qualcosa come 180.000 persone. Cosa si inventano allora le genti, pur di mettere in risalto la propria molesta mongoloidità? Una bella petizione online! Mettiamo pure che arrivi alle 20000 firme (c’è il countdown): cosa faranno i promoter di Glastonbury, che certo avranno già versato un poderoso anticipo ai Metallica, a venti giorni dall’evento e con una marea di persone che ha smosso mari e monti per essere lì nel weekend? Questi idioti credono davvero di essere ascoltati? Povere teste di bomba!

Naturalmente una deficientata attira l’altra, e i Mogwai si sono messi a dire che ehi, ci toccherà suonare insieme a quel gruppo di merda dei Metallica con quel batterista del minchia. Lars Ulrich, per una volta, è stato signorile, dicendo, “ma chi sono ‘sti qui?”. Ora, i Metallica sono una delle rock band più seguite e acclamate del globo. Ormai non riescono più a fare una canzone per il verso, figuriamoci un disco, ma il loro status di leggenda se lo sono guadagnato e se lo tengono. E dal vivo fanno sempre spettacoloni. Se la critica fosse venuta da possibili, aggeurritissimi pretendenti al trono (che so, Slipknot o Lamb Of God), poteva essere una cosa. Dai dei tizi squallidi che probabilmente hanno pure firmato la petizione contro i Metallica perché Hetfield cacc… ehi, magari hanno iniziato proprio i Mogwai! Chi li ha mai visti insieme?!?!?!?!?!?!??

Insomma, w la caccia al Kodiak, w i Metallica, fanculo ai boycott e ai Mogwai. La prossima volta voglio un bel tour Metallica + Ted Nugent.

Dice ci sono le europee, tipo domenica. La prima cosa che mi viene in mente è che se la lista Zzzipiras poteva avere una parvenza di decenza, il fatto di aver il lizza Giuliana Sgrena e un tizio rompicoglioni che ora non mi ricordo ma è di quelli anticontrotutto mi ha fatto scendere la merda fin dentro le suole, e quindi penserei di mandare tutto a fare in cazzo. Ma c’è di più e di peggio, cioè siccome ora pure Abberlusconi vuole rilanciarsi (che palle) deve puntare sul ritornello “sono tutti peggio di me, visto?”, che ha già scassato la merda al giorno n.1. Ma, ancora peggio, c’è una voce ben precisa che gira in giro per l’interwebs e i siti dei quotidiani online, e quindi per i bar virtuali e non: “GOMBLODDO!!11!”, nello specifico quello ordito per destituire Abberluscone. La questione in sé è talmente una noia che non ho voglia nemmeno di linkarvela qui, in ogni caso mi pare di averne pure scritto in passato e la funzione di ricerca esiste, quindi con un po’ di sforzo la trovate (a meno che non mi sia sbagliato). Volevo solo puntualizzare una situazione e un meccanismo.

La situazione è semplice: finché c’è stato Abberlusconi al governo, non passava giorno che non si venisse inondati di “toglietecelo”, “merda”, “schifo”, “perché non ci invade la Svervegia!11”, “Colpo di stato democratico pls!1!!” (cit. il grande intellettuale Asor Rosa), “abbasta colle puttane in parlamento!1!!”. Ce n’erano abbastanza di segnali, fra interwebs, giornali e chiecchiere per strada, per capire una cosa: se Abberlustoni decade, c’è una consistente fette della popolazione che è contenta. L’opinione pubblica SARA’ FAVOREVOLE, siamo legittimati. Di conseguenza, vari politicami si sono messi d’accordo con altri politicami esteri: se lo facciamo cadere che garanzie ci date, cosa dobbiamo fare dopo, etc etc sbroc sbroc.

Il meccanismo è invece di questione legalese, terreno in cui onestamente mi muovo come un cieco in un campo minato, quindi sintetizzo alla meno peggio come me lo ha spiegato un amico che se ne intende: ovvero, che leggi/costituzione italiane sono state fatte per assicurare la governabilità in casi limite. Il che spiega come mai un governo in Italia dura tipicamente come un gatto sull’Aurelia, ma allo stesso tempo la nazione prosegue. E non da ora, basta vedere Wiki: dal dopoguerra a oggi i governi sono stati funestati da rimescolanze continue e casini di ogni genere, eppure almeno fino agli anni ’70 l’Italia ce l’ha fatta ad evolversi, diventando una nazione industriale e semi-alfabetizzata. Questo meccanismo che permette la governabilità può esser soggetto ad abusi, ovviamente, ed è quello che succede ora: per sistemare beghe interne si fanno casini mega, si fa cascare il governo per centesima volta in due settimane e così via. Uno splendido esempio di ottuso provincialismo degni dei tempi delle signorie e degli staterelli del cazzo, sostituiti oggi da partitelli e coalizioni, in una campagna elettorale 24/7/365.

In definitiva, nessun complotto. Semplicemente, l’uso delle backdoor di sistema per regolare conti interni dopo aver ricevuto abbastanza feedback positivo dalla popolazione. Occhio, quindi, a quel che chiedete – potrebbe avverarsi, e sinceramente i desideri delle teste di bigongia come voialtri non mi garbano un cazzo.

Spassoso, davvero, mi riferisco al nuovo PPV che la WWE ha messo in piedi per S. Valentino, anche se con wrestler meno atletici del solito. Interessante pure l’idea di farli lottare in giacca e cravatta, in un setting che ricorda un’aula parlamentare. Ah, come dite, in realtà è successo davvero? Non era un PPV? Strano perché la gente si sta comportando esattamente come quando guarda il wrestling: storyline che si ripetono ciclicamente con attori nuovi, ma divertimento e tifo assicurato per i propri idoli, come se fosse la prima volta. Quindi capirete il mio stupore, quando vedo su Facebook (il grande bar nazionale) vesti stracciate e volti pavonazzi. Io pensavo ingenuamente al wrestling. O almeno, a qualcosa che ne riprende talmente da vicino il funzionamento che non dovrebbe stupire nessuno. Perché insomma, quello che è successo in questi giorni è la solita vecchia storia: un regolamento di conti interno al Partito Deficientocratico. Volete un recap?

Ottobre 2007 le primarie (ahahah, ok, mi fermo) incoronano leader Walter Veltroni (ahahaha, scusate, non ho resistito). A inizio 2008, che succede? Dimissioni di Prodi, ritorno alle elezioni e ad Abbelluscone, sbroc sbroc. Questo è semplice, perché non ci possono mica essere due capi: se il capo era Prodi, perché quell’altro deve mettersi alla testa del PD e cominciare una frattura che porterà inevitabilmente al patatrac? Beh, per un misto di ambizione e stupidità. Un nuovo capo ha finito per logorare l’altro, e non dite che fosse difficile da immaginare, perché la storia dei due galli nel pollaio è proverbiale.

A dicembre 2013 le primarie acclamano Renzi. Oggi che succede? Che il governo di Letta viene raso al suolo con una bella finisher; Letta si dimette. Renzi, che già deteneva la cintura di Campione del PD, si appresta a prendere quella di primo ministro e a unificarle. Ora, guardiamo il quadro da una prospettiva un po’ più ampia, senza dare subito la colpa al negro. Renzi, già PD Champion, si trovava di fronte a tre potenziali opzioni:

1) Restare al suo posto, appoggiando il governo Letta nella sua immobilità. La sua immagine di Rottamatore ne sarebbe stata danneggiata, perché sarebbe stato l’ennesimo wannabe-nuovo che diventa la solita sbobba. E chi ci arriva al 2018?

2) Togliere la fiducia e invocare le elezioni anticipate. Questo poteva tradursi in un turn heel potenzialmente pericoloso. Già Renzi tende all’heel di suo, ormai, ma un turn adesso è proprio sbagliato. Immaginate i vari opliti del bene che strillano “ahhh, sete di potere, sbroc sbroc, nessun interesse per l’Italia sbroc sbroc”?

3) Prendere il toro per le corna, turn heel plateale e diretto, con l’intenzione di fare tutto ciò che l’immobile governo di Letta non ha fatto, tentennando ad ogni piccola rimostranza (vedi: IVA, finanziamento partiti, riforme tasse/lavoro, legge elettorale…).

Una persona ambiziosa che punta al titolo sceglierà la terza opzione, che potrebbe permettergli di arrivare al 2018 avendo già dimostrato, per lo meno, di averci provato. E le Buone Intenzioni si sa, assolvono in anticipo. Soprattutto quando la memoria è talmente corta che una storyline viene dimenticata a mezza via!

Insomma, ancora una volta il PD sfrutta il ring istituzionale per sistemare problemi interni, un po’ come Edge e Lita (che però eran molto più fichi, bravi e intelligenti e meritevoli). Val la pena di ricordare un’altra storyline che oggi sembra inedita: quella del governo tennico. Qualche anno fa tutti a strillare “levateci Abbellustone!!!”, che in effetti nel bel mezzo della crisi faceva meno di un cazzo. Napolitano fece formare il governo tennico mettendo alla guida Ammariomorti sbroc sbroc, con il compito di riportare i parametri economici entro certi valori in tot tempo. Cosa che fece in maniera sanguinosa, miope, stile Sradica & Rastrella.  Oggi tutto questo viene rappresentato come “Napoletano golpe banche sbroc sbroc lo tice Peppepkrilo!11” quando invece è solo un Presidente della Repubblica che piglia le palle e fa quel che può nei limiti del consentito.

Ah, dimenticavo: tutta la storyline in corso fece la sua prima nel 1998. Gli scenari possibili ora sono parecchi. Ricordiamoci che la cintura di campione, nel wrestling, è la certificazione della capacità del wrestler stesso di catturare l’attenzione del pubblico. Renzi ha cominciato la scalata. Vedremo che succederà. Il bello di questo PPV è presto detto: è gratis.

E insomma, no, ieri capita che guardo la tv ma non una delle cose che vedo di solito (per la cronaca sono: “Man vs. Food”, “Abito Da Sposa Cercasi”, le robe di Gordon Ramsey, “Acquari Di Famiglia”, “Diario Di Una Nerd Superstar” e le repliche di “Tre Cuori In Affitto” su Frisbee), ma piuttosto una trasmissione di politicame non meglio identificata. Per prima cosa c’è Renzi che viene intervistato un po’ dal conduttore e un po’ da un altro tizio. Su Renzi non ho opinioni precise, fondamentalmente perché non me n’è mai fregato un cazzo. Comunque, un po’ da quel che avevo carpito da fonti di terza mano, un po’ da quel che ho sentito ieri in prima persona, Renzi sa parlare, è comunicativo, dice (o ha detto in quella specifica circostanza) cose di elementare buon senso – il che mi porta a (s)ragionare su quel che leggo oggi su varie bachece di Sbrocbook. Cioè, cose tipo “so cosa non voterò: di sicuro niente centrodestra nè Peppecrillo, e se le primarie le vincesse coso, lì, come si chiama, quell’altro, forse lo voto”. Coso lì è uno che in effetti non ricordo bene, Civati o qualcosa del genere. Con un rapido giro internettaro, partendo da Wiki, si capisce già una cosa: se uno non vuole votare nè centrodestra ma Peppecrillo, si metta l’anima in pace perché votando un noioso professorino sbroc con la sfiga nel codice fiscale, come Civati, cdx e Peppecrillo hanno la strada spianata. Tornando alla trasmissione, arrivavano pure comunicati rosiconi di D’Alema che a quanto pare è inviperito con Renzi. Risate grasse, ahr ahr ahr, speriamo D’Alema prenda domicilio in Molise una volta per tutte. Il punto su cui riflettevo comunque è: perché ora tanti odiano Renzi? Secondo me, già solo il fatto che sia l’unico politico comunicativo fa scattare l’associazione con Abberlusconi, e quindi l’odio. E poi, ha qualche chance di vincere, quindi questo lo rende terrorizzante: stare in eterna oppisizione ti consente di lamentarti all’infinito e non fare un cazzo, fedele all’armiamoci e partite che è molto italian style. E soprattutto, fedele alla completa irresponsabilità e disorganizzazione pd-esca: se vince il leader che mi va bene ok, altrimenti separatismo e nuovi rivoli. Oh dio cane, mai, mai che la gente accetti il risultato e si organizzi attorno al leader scelto per portare avanti un programma o una decisione o almeno una tombolata. No. Che teste di merda.

Parlando di teste di merda, la trasmissione proseguiva coi campioni indiscussi del genere: Peppekrilo e i krillini. Era un po’ che non vedevo/sentivo queste scimmie, ma onestamente dopo cinque millisecondi avevo una gran voglia di annegare Genova in un cocktail di napalm e agente arancio. Questa congerie di biliosi scemi infoiati proprio non si può sentire. Ma l’ho scritto un sacco di volte, è solo che li avevo un po’ persi di vista. Credo che i krillini si distinguano in due gruppi, ovvero krillini per incazzatura tappavena e krillini scemi autentici, con un insieme intersezione non vuoto. Da quella che è colpa delle banghe e dell’Europa, a quelli della demograzzia partecipata, a quella della solidarietà e delle idee, a quella che si traferisce in Thailandia ma magari torna se vince Appeppe e le cose migliorano, per finire a Peppe stesso che urla in crescendo rossiniano le condizioni e i referendum da dettare all’Europa, che in base a qualche assurdo principio dovrebbe fare quel che vuole lui, così, senza condizioni. Rabbia e ignoranza, ripeto. Già solo per le parole d’ordine e gli slogan grilleschi ripetuti a minchia ‘sta gente non si dimostra molto diversa dai PDL o dai circoletti sgommunisti. E poi confondere/ignorare volontariamente “democrazia” e “democrazia rappresentativa”, unita a colossali falle sui concetti economici terra-terra come il discorso sull’euro, mi perplime (=mi fa venir voglia di decapitazioni di massa stile Arabia Saudita) e non poco.

Ok, sono bastati quei minuti alla tv ieri per riprender coscienza del peggio dell’umanità. Che nausea. Ne avevo preso le distanze, ma ora ritorno al mio eremo isolato dalla merdaglia, se non tramite occasionali inevitabili Facebookate. Ma come si fa, diranno alcuni. In realtà non è difficile, basta selezionare accuratamente le proprie frequentazioni. Negli anni ho imparato a circondarmi di persone che o vomitano all’idea di tutto questo sbroc e hanno la vita piena di interessi interessanti che li tengono lontani da politicame e rompimento di coglioni al prossimo (due cose che vanno a braccetto), oppure che so già essere sbroccatissime e quindi se ormai mi tocca tenerle per amicizia di lunga data o similia ok, ma ci parlo del tempo, della pizza e delle scuregge, limitando la frequentazione all’inevitabile. Per il resto, meglio erigersi un muro intorno. Dentro il muro, le persone e le cose che mi piacciono e mi fanno stare bene, fuori dal muro tutto il resto, fra gente e cose di merda. Sarà per questo che vivo tranquillo e rilassato, e voialtri idioti siete sempre ansiosi e agganghiti, brutti imbecilli. Tiè.

La buriana su Miley Cyrus è passata, o almeno si è parecchio ridotta di intensità, e a me nel frattempo è tornata mezza voglia di scrivere qualcosa quindi ne approfitto perché ora o mai più. Sulla questione in sè, in realtà, da dire c’è poco: si incolpa violentemente Miley Cyrus di essersi evoluta da modello per sorelline a trojona, seguendo l’arco audio-video dell’esibizione agli MTV Awards fino al singolo Wrecking Ball. Roba già vista, un due minuti d’odio perfettamente esaminato sulla Colonia Lunare, a cui vi rimando. Il turbine di minchiaggine ha raggiunto forza dieci: strali d’ogni tipo, ma forse è emancipazione attraverso il porno, anzi female empowerment, ma che zoccola, che bottana, che tutto. Si è pure gettata nella mischia l’insopportabile Sinead O’Connor, che non aveva un cazzo da dire vent’anni fa e quindi figuriamoci ora, con una tirata moralista trita e ritrita (la potete leggere qua o là). Molto più centrata e di buon senso, invece, Amanda Palmer, che ha scritto una lettera aperta a Sinead, e quindi indirettamente a Miley. Sinteticamente, Amanda dice: ok, l’immagine, la strategia comunicativa, il quel-che-l’è di Miley Cyrus sfrutta la sessualità femminile compiacente nel modo più trito e scontato, ok, ma Miley Cyrus non avrà la libertà di gestire la sua carriera e la sua vita come stracazzo vuole? Centro.

Perché il presupposto della tirata anti-Miley è sempre il solito, cioè che Miley sia stata forzata, ipnotizzata, costretta da uomini d’affari senza scrupoli a fare quello che fa, mentre fosse per lei sarebbe una cantantina dolce e carina che vuole ispirare qualche valore alla nostra sorellina (mi è toccato leggere pure cose simili e non mi sto inventando un cazzo). Ora, la trasformazione da Disney-girl in bad-girl non è esattamente roba dell’altro ieri, visto che era già avvenuta abbondantemente tre anni fa con Can’t Be Tamed. L’esibizione con Robin Thicke agli Awards è stata pensata per dare scandalo, pigiando quei famosi tasti che funzionano sempre, e quindi è una scelta deliberata. Se proprio la devo criticare, posso dire che il ballo in sè faceva schifo. Miley deve ballare meglio, poi oh, alla fine chissene. Era l’unica cosa criticabile per davvero. Ed è roba arcinota che Miley Cyrus abbia deciso di fare quel che ha fatto di sua volontà. E’ ovvio, dal momento stesso che Miley Cyrus è entrata nello star-system giovanissima dalla porta principale (la Disney) ed è riuscita a restare sull’onda quando l’età l’ha costretta al cambio d’immagine. Per atterrare in piedi dopo un cambio radicale e un passaggio ad un nuovo pubblico è necessario un ferreo controllo su di sè, oltre ad un ottimo team di contorno, ed è chiaro che la Cyrus abbia avuto entrambe le cose. Che la Cyrus sia perfettamente lucida e in gamba, del resto, lo potete vedere chiaramente nello show di Jimmy Kimmel (parte 1, parte 2).

A questo punto, il problema si sposta nel più trito dei processi alle intenzioni. O qualcosa che ci si avvicina ma che non ho voglia di definire. Certe, anzi, troppe persone danno per scontato che una Ragazzina si metta a cantare per diventare una Grande Artista, ma poi si sia imbattuta in qualche Serpente Tentatore che l’abbia sedotta e corrotta, portandola al meretricio mediatico per vil danaro; va da sè che, una volta spremuto lo spremibile dalla Ragazzina, quest’ultima sarà abbandonata al suo destino e sostituita rapidamente. Il discorso “spremuto lo spremibile” è spesso vero. Ma non è accettabile la premessa: si sa come va il business ad alti livelli, dipende tutto da cosa vuoi ottenere. Miley Cyrus, Rihanna, Shakira, Beyoncè etc. hanno coltivato la loro carriera come performer, più che come artiste: la loro realizzazione è quella della showgirl che canta, balla, dà una rappresentazione su di un palco, fa vivere uno spettacolo audiovisivo insomma. E’ la dimensione gigantesca dello spettacolo ad alto livello, che richiede determinazione e applicazione, in tal senso, notevolissime: non a caso, riesce a Miley Cyrus, ma non a vostra cugina Antonella che al massimo fa la cubista il fine settimana.

Possiamo approvare, o meno, la scelta dell’ex stellina Disney, ma non certo mettere in dubbio che lei abbia scelto le sue mosse in piena coscienza per arrivare ai suoi obiettivi. Come diceva Amanda Palmer, la libertà di scelta c’è. E anche se la scelta personalmente non ci piace, l’unica cosa davvero importante è che una giovane donna come Miley Cyrus possa esercitare questa libertà. Perché è facile urlare al raggiro, alla prigione etc. solo quando la scelta non si confà alla nostra visione di cosa sarebbe meglio per tizio e caio.

L’Espresso cala l’asso: Appeppecrillo, tramite un paio di prestanome, avrebbe tredici società fantasma in Costarica. Ka-boom!!! Anzi, ka-boom!111!!!!! Perché ovviamente grillology è scoppiata e la zuffa mediatica sta tracimando ovunque. Al punto che su questo blogbs abbiamo deciso di partecipare all’agone perché, sebbene non quanto le tette, certi argomenti portano visite, e le visite insufflano l’ego. Cosa c’è da dire? Solo una cosa: ora Appeppe è in ballo e gli tocca giocare, e il gioco è sporco, basso e schifoso. Grillology difende Appeppe a più non posso, eppure il tutto si potrebbe ridurre ad un banale chi di media ferisce di media perisce, oppure te l’avevo detto. Nel senso, finché Appeppecrillo strillava in piazza e dal web era una cosa. Ora che è entrato a palazzo (ed è inutile dire che lui non si è candidato, è l’incarnazione del movimento e quindi il bersaglio più grosso), si sono messe in moto tutte quelle meschinerie su cui nessuno batteva ciglio quando il bersaglio era Abberlusconi. Hanno intervistato un coglione di grillino che crede a Zeitgeist, è laureato in cazzologia e si appresta a ricoprire qualche ministero. Il che non lo rende più inadatto di Nicole Minetti: nessuno dei due avrebbe mai dovuto ricoprire un incarico più prestigioso dell’usciere del Palazzetto del Freno a Mano sulla Rena. Entrambi rappresentano l’inettitudine al comando. Entrambi sono sintomi di qualcosa di stortissimo nel sistema di valutazione locale. Entrambi tornano utili per nutrire llllla mmaccccchina del fuanguooooo. A proposito, l’articolo dell’Espresso è ancora vago e sibillino, e questo articolo di replica non dice molto di più.

Ma c’è un “ma” grosso come Godzilla, ed è la magistratura che procede un po’ come il cazzo che gli pare scegliendo bersagli e modalità. Ora qui si specula e basta, sia chiaro. Ma vien da pensare (visto che il passato anche recente è pieno di questi esempi) che la magistratura avessere dossierato da un pezzo Appeppecrillo e aspettasse il momento buono per fargli esplodere il merdone dritto nel culo. Le offerte di trattativa di Bersani e chi altro, molto probabilmente, erano l’ultima chance. Ora la macchina si è messa in moto e potrebbero seguire parecchi attacchi a mezzo stampa, testimoni, cosi e cosaltri, con lo scopo di fiaccare e delegittimare il più possibile Appeppe e il M5M.

I lettori abituali a questo punto potrebbero immaginare che io mi sfreghi le mani e faccia ahr ahr ahrrr. In realtà no. Appeppecrillo mi fa schifo, è una testa di cazzo, il suo movimento una merda e non credo assolutamente che un rinnovamente possa venire pensando che l’uomo della strada in quanto onesto farà bene anche se non sa e non capisce un cazzo.  Queste mie opinioni non cambiano di una virgola, insomma, Appeppe e il suo movimento mi fanno sempre stracagare balene putrefatte. Trovo tuttavia ancora peggiore questo cordone magistratura-stampa, perché è uno mostro del tutto senza controllo. Mi faceva schifo quando il bersaglio era Abberlusconi, mi fa schifo pure ora. Vuol dire stare in uno stato ostaggio di un organo sbirresco, mosso da un fascismo built-in. E in effetti, è proprio così, in fondo, di che mi metto a blaterare a cazzo. E’ difficile a questo punto capirci bene, soprattutto capire cosa pensare. Sono sempre stato realpolitiko, e quindi contemplo sporcizie e bassezze di ogni tipo nell’ottica dell’interesse nazionale. Iniziative del genere tuttavia non sono partite dal mondo politico e soprattutto sono arrivate a destabilizzare ulteriormente un momento dove ci vorrebbero calma e sangue freddo. Una totale dichiarazione di irresponabilità, dio lampada: difficile scorgere una seppur vaga forma di difesa dell’interesse nazionale in questa guerriglia fra morti di fame. E quindi vaffanculo.

Con questo post spero di chiudere per sempre, o giù di lì, l’argomento Appeppe e M5M perché tutto pensavo tranne che scrivere una cosa del genere.