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Qualche tempo fa surfavo YouTube per rivedermi alcuni filmati di Andrea Diprè, quando ad un certo punto l’occhio mi casca su un video dei related. Il video è Pettinero, di Il Pagante. “Ma che nome del cavolo è, Il Pagante? E Pettinero che vuol dire?”, è il nuovo martellante interrogativo, che posso soddisfare solo in un modo: cliccando al volo, ovviamente. E mi si materializza un universo. Uno trio di giovanissimi, quelli fotografati qui sopra, cioè Eddy Virus, Roberta e Federica, milanesissimi, che fanno canzoni da discoteca truzze e scazzone incentrate sulla figura del Pagante, ovvero il tipo di età 16-25 che vive per andare in discoteca il fine settimana, tira a campare a scuola, e spera sempre di entrare in pass, ovvero su qualche guest-list di qualche pr amico di amici che gli permetta così di risparmiare sull’ingresso e avere più soldi per sbocciare, ovvero spaccarsi vodka e superalcolici, ma pure qualche canna non guasta, e magari ci scappa pure un afterhour. Poi il lunedì ricomincia tutto da capo, in attesa del weekend. Tutto ciò su basi electro essenziali e testi in bilico fra celebrazione e presa per il culo dei paganti e del loro universo.

Guardando tutti i clip presenti, si nota la progressiva crescita del progetto. I primi clip, come Entro In Pass o Balza, sono fatti veramente con due lire, o meglio, con gli smartphone. Le canzoni sono molto più grezze e inciospolano fin troppo nei tormentoni, con rime che funzionano per il rotto della cuffia. Ma l’insieme risulta tanto casereccio quanto divertente. E’ con #Sbatti che le cose si fanno molto più professionali, sia nella canzone che nel video. Da lì avviene la crescita, basta confrontare i primi clip con Pettinero o l’ultimissima Faccio After. La diffusione virale dei video ha innescato un processo abbastanza ovvio: i tre ragazzi, chi fa le basi e chi gira i clip hanno deciso di fare le cose più seriamente, complice anche la crescita tecnica. Gli ultimissimi due video potrebbero far parte della programmazione di MTV, ormai. Ci sono pure due ospiti, ovvero il solito Diprè e uno dei Club Dogo. E poi c’è una cosa che mi diverte un sacco: il momento in solitario di Roberta (la ragazza più alta), che getta merda su tutto quello che era stato edificato dal video fino a quel momento, col nonsense del Monclair o con le rime sull’inconcludenza del Pagante. Un giuoco fra amici che si è, insomma, trasformato in qualcosa di più, visto che Il Pagante fa tour lunghissimi in giro per le discoteche italiane.

E’ chiaro come il sole che Il Pagante ha tutto quello che serve per scatenare l’odio di qualsiasi Oplita del Bene nel raggio di 1000km. Ma se ci si riflette, sono l’unica cosa veramente messa di traverso nell’ambito della paralitica musica italiana, che gravita tutta attorno all’imminente Festival di Sanremo. Già, il Festival, l’evento in cui, per una settimana il mondo dei vivi e quello dei morti coesistono. Dove si fanno sempre infinite polemiche sui fiori, le vallette, le presentatrici, il presentatore, gli ospiti, i valori. Dove vecchie glorie hanno l’unica chance annuale di farsi sentire e, anche in caso di vittoria, di sparire subito dopo. Dove nuovi eroi possono vincere ed essere dimenticati subito. Dove gli eroi dell’Italia alternativa hanno l’unica occasione di recuperare popolarità quando il loro pubblico ormai li ha sfanculati.

E Il Pagante, in tutto ciò? Il Pagante, cari i miei fanzi della musica indiependente diqualità, sono l’unica indipendenza che ci sia. Sono, da qualsiasi punto di vista, incompatibili con Sanremo. Le loro canzoni parlano di deboscio alcolico e fancazzismo dall’ottica del mantenuto perdigiorno, sono casiniste e moleste. Non possono andare a Sanremo ora, non ci potranno andare in futuro, nemmeno ad accompagnare in duetto la Berté (o Bertè). Sarebbero fuori luogo quanto gli Slayer o la prima di un concerto per oboe di William Bolcom. Ma non si può dire la stessa cosa di Brunori SAS, Pierpiero Capovilla e Vasco Brondi, quando saranno disperati che nessuno li caga di striscio e vorranno portare MUSICA DIVERSA a Sanremo scompaginando l’asse nostalgia-buoni sentimenti con LA QUALITA’ CHE NON PREMIA perché non si può impostare un discorso sulla qualità in Italia porcoddio, però magari si pigliano il premio della critica e potranno lucidarlo e rimirarlo tutti viscidi e chini protettivamente su di esso a mo’ di Gollum. Loro sì, finiranno a Sanremo ben felici. Il Pagante, no. Il Pagante è alternabbestia e un bel dito nell’occhio al culturame bollito e snob, quello che di sicuro li accusa di degrado e corruzione dei giovani, o di rappresentare il degrado di questo paese, quindi qua dentro sono i benvenuti. Arrendetevi, indiesfiga, che loro sono molto più indie di voi. Oltre che più bravi, vabbeh, ma quello pure io.

Il negro, no? Tutto il resto è un depistaggio ordito dalla massoneria deviata legata alla lobby gay dei servizi segreti che vogliono imporre il signoraggio.
Caso chiuso.

L’unica cosa “Dal Basso” degna di interesse.
Movimenti politici, iniziative, scioperi etc. sono la stramerda che deve andarsene a fare in cazzo. Ed è “dal basso”, ma si omette sempre “del QI medio dei partecipanti.”

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Roma (LP). Sfruttavano il proprio corpo al fine di ottenere vantaggi materiali in usocapione. Questa in sostanza l’orrida notizia che sta flagellando l’aere della Penisola delle ultime 72 ore. La vicenda è saltata fuori quando W. Friellinacci, noto esperto di bon-ton nonché gigolò e gourmet diplomato presso la riviera romagnola, ha influenzato con un twit l’andamento della borsa che ha, giuocoforza, degradato lo spread in maniera tale che undici stabilimenti della Ba.Gon.Ghi. sono stati chiusi nottetempo e gli impiegati in esubro sono stati riqualificati come scrostatori di guano di storno dalle panchine di Piazza Rostro a S. Guiderzio. Purtuttavia, le figlie di questi operai non ci stanno e da alcuni giorni picchettano l’Autogrill di Pontemanitoba Sul Geyser (FSI) per ottenere i loro sacrosanti diritti negati dall’ottusa società paternalista e femminicida. Di conseguenza, lo stato di cose della giovane società più progressista assiepata sugli spalti dei Parioli ha gridato forte duro: “no pasaran!” e quindi ha proceduto con forza alla rimozione degli ultimi vincoli imposti dal patriarcato reazionario. La mossa, per quanto inizialmente inattesa e secondo alcune fonti vicine alla Curia non troppo gradita a Fulgenzio De Frispoli, ha presto data la stura ad un comportamento emulativo che vede giovini scostumate pronte a dar via le proprie grazie (sebbene alcune di loro rientrino nella categoria “boiler”) per spiccioli o beni di prima necessità o ricariche dei telefoni. L’attacco al patriarcato è evidente perché in questo modo la giovane può disporre di proprietà e/o danari senza chiedere alcunché ai genitori, che invece di solito rompano i coglioni perché io ti do i soldi ma te fai tardi la sera e basta dio cane che qui non è mica Omini e Donne, insomma, il progresso passa per questo e chi dice il contrario è un negro.

La foto qui sopra ritrae Maila Bertocchi, di anni 12, praticante baby-prostituzione nel corso dell’indagine condotta dal GIP di Frasassi Sui Sassi, Gugliemo Saccarosio. E’ stata lei, pentita, a mettere sull’avviso i genitori, soprattutto quando il di lei padre stava per concludere una contrattazione ma poi si è accorto che era la figlia stessa e quindi a questo punto tanto valeva comprarle subito l’iPhone. Di chi è la colpa di questo sfacelo morale? Gli Inquirenti (purtroppo i Vendicatori non hanno potuto collaborare) hanno tre piste da seguire:

1) Abberlusconi;
2) Miley Cirus;
3) Il negro.

Fonti ufficiose sostengono che la pista del negro sia la più perseguibile, soprattutto alla luce degli ultimi scandali dei batteri di archeopteryx nel Maxibon. La magistratura farà luce e, nel caso della certa colpevolezza del negro, lo passerà per le armi.

L’Espresso cala l’asso: Appeppecrillo, tramite un paio di prestanome, avrebbe tredici società fantasma in Costarica. Ka-boom!!! Anzi, ka-boom!111!!!!! Perché ovviamente grillology è scoppiata e la zuffa mediatica sta tracimando ovunque. Al punto che su questo blogbs abbiamo deciso di partecipare all’agone perché, sebbene non quanto le tette, certi argomenti portano visite, e le visite insufflano l’ego. Cosa c’è da dire? Solo una cosa: ora Appeppe è in ballo e gli tocca giocare, e il gioco è sporco, basso e schifoso. Grillology difende Appeppe a più non posso, eppure il tutto si potrebbe ridurre ad un banale chi di media ferisce di media perisce, oppure te l’avevo detto. Nel senso, finché Appeppecrillo strillava in piazza e dal web era una cosa. Ora che è entrato a palazzo (ed è inutile dire che lui non si è candidato, è l’incarnazione del movimento e quindi il bersaglio più grosso), si sono messe in moto tutte quelle meschinerie su cui nessuno batteva ciglio quando il bersaglio era Abberlusconi. Hanno intervistato un coglione di grillino che crede a Zeitgeist, è laureato in cazzologia e si appresta a ricoprire qualche ministero. Il che non lo rende più inadatto di Nicole Minetti: nessuno dei due avrebbe mai dovuto ricoprire un incarico più prestigioso dell’usciere del Palazzetto del Freno a Mano sulla Rena. Entrambi rappresentano l’inettitudine al comando. Entrambi sono sintomi di qualcosa di stortissimo nel sistema di valutazione locale. Entrambi tornano utili per nutrire llllla mmaccccchina del fuanguooooo. A proposito, l’articolo dell’Espresso è ancora vago e sibillino, e questo articolo di replica non dice molto di più.

Ma c’è un “ma” grosso come Godzilla, ed è la magistratura che procede un po’ come il cazzo che gli pare scegliendo bersagli e modalità. Ora qui si specula e basta, sia chiaro. Ma vien da pensare (visto che il passato anche recente è pieno di questi esempi) che la magistratura avessere dossierato da un pezzo Appeppecrillo e aspettasse il momento buono per fargli esplodere il merdone dritto nel culo. Le offerte di trattativa di Bersani e chi altro, molto probabilmente, erano l’ultima chance. Ora la macchina si è messa in moto e potrebbero seguire parecchi attacchi a mezzo stampa, testimoni, cosi e cosaltri, con lo scopo di fiaccare e delegittimare il più possibile Appeppe e il M5M.

I lettori abituali a questo punto potrebbero immaginare che io mi sfreghi le mani e faccia ahr ahr ahrrr. In realtà no. Appeppecrillo mi fa schifo, è una testa di cazzo, il suo movimento una merda e non credo assolutamente che un rinnovamente possa venire pensando che l’uomo della strada in quanto onesto farà bene anche se non sa e non capisce un cazzo.  Queste mie opinioni non cambiano di una virgola, insomma, Appeppe e il suo movimento mi fanno sempre stracagare balene putrefatte. Trovo tuttavia ancora peggiore questo cordone magistratura-stampa, perché è uno mostro del tutto senza controllo. Mi faceva schifo quando il bersaglio era Abberlusconi, mi fa schifo pure ora. Vuol dire stare in uno stato ostaggio di un organo sbirresco, mosso da un fascismo built-in. E in effetti, è proprio così, in fondo, di che mi metto a blaterare a cazzo. E’ difficile a questo punto capirci bene, soprattutto capire cosa pensare. Sono sempre stato realpolitiko, e quindi contemplo sporcizie e bassezze di ogni tipo nell’ottica dell’interesse nazionale. Iniziative del genere tuttavia non sono partite dal mondo politico e soprattutto sono arrivate a destabilizzare ulteriormente un momento dove ci vorrebbero calma e sangue freddo. Una totale dichiarazione di irresponabilità, dio lampada: difficile scorgere una seppur vaga forma di difesa dell’interesse nazionale in questa guerriglia fra morti di fame. E quindi vaffanculo.

Con questo post spero di chiudere per sempre, o giù di lì, l’argomento Appeppe e M5M perché tutto pensavo tranne che scrivere una cosa del genere.

Ancora una volta le forze restaurative remano contro all’Arte e alla Cvltura. E’ successo di nuovo a Caltagruate, dove Ermenio Sbrenna, pittore e performatore, si è visto negato il permesso della sua nuova installazione “Circomene Derelicta” in quanto, a detta degli inquirenti, oltremodo oltraggiosa nei confronti di quella morale del Signore Iddio Gesù (cane, aggiungeremmo in un secondo tempo) che tanto bene ha fatto all’arte, vedasi i dipinti lì di coso, Giotto e Michelangelo, ma tuttavia non possiamo in nessun modo far sì che tutto ciò, lo scembio, diventi un’abitudine, perché ne va della nostra buona nomea, ed dovrebbe essere chiaro a tutti, ma in un paese deficitario di culture e attenzioni, in cui i valori sono in crisi e si mandano in pensione giornalisti preparati come Salvatore Gualla e critici d’arte di fama internazionale come Alybrando Siraghi, ecco, in questo paese per forza poi che scende il PIL, per forza poi che le agenzie di ratingsz declassano tutto e mandano in malora le piccole aziende che lavorano sul chilometro zero mentre arroganti calciatori come Balotelli danno un cattivo messaggio ai giovani, cioè che è bello essere negri e trombare le vedettes, che poi che cultura ci viene fuori se non quella dell’ignoranza e della plebe che non capisce un cazzo, proprio di questa gente qui che sarebbe l’anima del paese insomma il grande processo restaurativo spinge le spinte centrifughe dell’arte a coalizzarsi in un groviglio liquamoso di rizomi e sterco, di incrostazioni del linguaggio e della semantica dell’ovvio per cui al giorno d’oggi

un giovane uscito dal liceo non è in grado di estemporarizzare su due piedi i molteplici dislivelli di lettura della Vita Nova di dantesca memoria, ma allo stesso tempo sa dirvi tutte le formazioni dell’Atalanta dal 1979 a oggi e per di più crede che furbescamente agendo per conto terzi con attività di basso conio morale e intellettuale sia possibile costruirsi non già un futuro, ma quantomeno un presente coincidente con l’acquisto dell’iPhone con cui andare in giro e fare le foto ai negri, oppure da ricaricare mediante l’estrinsecazione di performance sessuali dietro pagamento, che secondo alcuni è pur sempre un’instradazione alla via dell’imprenditoria personale, secondo altri però e io mi ci schiero altro non è che la deriva ultima della corporeità post-meretriciale in cui ormai l’intelletto è totalmente staccato dal corpo e lo utilizza con disinvoltura come mezzo per ottenere qualche osso di gabbiano, qualche enfisema nei kiwi, qualche lavanda gastrica gratis dal reumatologo della mutua

che stando ad alcune voci di corridoio, tuttavia piuttosto affidabili, è pure manfruito e lo acciuffa a chilometri nel tabarén ogni sabato sera per modico prezzo dietro il Mercato Ortofrutticolo, dimmi un po’ te ora se un mestiere onorato come quello del medico oggi dev’essere pure infestato da’ finocchi, sono veramente tempacci di crisi che si rifrangono come un’onda malsana e miasmatica nella vita di tutta la società, al punto che ormai fra un Presidente della Repubblica e uno sbozzascalini non v’è più alcun possibile distinguo, e anzi è ancor più rimarcata l’uguaglianza fra le due parti e si ritiene ormai giusto e scontato asserire che chi dice il contrario sia un negro

che si chiama pure Billi ed è bravo a basket, questa disciplina sportiva che allena i muscoli senza aguzzare l’ingegno e quindi è tutta una deriva entropica questa qui che prende la società dove i tracciati individuali si atomizzano in un brodo primordiale inconcludente reificato dalla pertecipazione agli Europei di Calcio ove si uccidono cani per permettere ai milionari di tirare calci al pallone, tutto questo uccide l’intelletto dei nostri giovani che troveranno più interesse ad andare in giro sulla spiaggia a vendere gli accendini perché è così che ha iniziato Balotelli, che se magari si fosse dedicato ad uno sport di grandi valori morali tipo il rugby avrebbe smesso già in giovane età di essere negro e oggi occuperebbe un palazzo a Milano con le sue installazioni artistiche che mettono in crisi la società dei consumi e basta che mi sono rotto il cazzo dio merda, oh.

(ps: post n. 666!)

La stampa è una merda ed è la forma di vita più infima. I blog pure. Incluso questo, che salta sul bandwagon del disastro-Concordia per parlare non di nautica (so una sega), non di morti e feriti (non mi pare il caso), non di De Falco (non sapevo lavorasse in capitaneria a Livorno, un giorno ci passo e mi faccio autografare i numeri dell’Uomo Ragno che scrisse negli anni ’80), ma di giornali di merda, tipo… tutti quanti. Che oltre a diffondere le comunicazioni nave/capitaneria, scavano nei particolari e nella prurigna. Tipo, ma lo sapete che c’era pure una donna assieme al comandante, in plancia? E non solo, la donna era una bionda moldava. Si può notare che:

1) se ci fosse stato un uomo, nessuno avrebbe detto pìo.
2) la donna in plancia fa già vizio a mille, vedrai coso lì tradiva anche la moglie.
3) è parso d’uopo aggiungere il colore e la nazionalità.

Questo perché si sa: bionda = troja, moldava = doppia troja. Il comandante inetto e testa di cazzo non poteva che aver portato un trojone in plancia, qualifica implicita nel “bionda moldava”. Posso solo immaginare il dolore di Marco Travaglio: l’ex presidente del consiglio non è azionista Costa.

E’ poi partita la megasollevazione internettara per Megaupload/Megavideo chiusi dal FBI a sprangate nei denti. Ora, presi per sè lato utente, erano servizi di merda, ma questo non importa. Entrambi fornivano un servizio premium a pagamento, che è come far pagare materiale piratato – cioè, avete presente i negri che vendono i cd e dvd piratati a cinque euro sul marciapiede? Stessa cosa. Il cicaleccio interwebbaro rappresenta quelli Megaupload come i martiri della libertà d’espressione minacciati dal potere tirannico. Eppure, se andiamo a vedere i capi d’imputazione (versione ridotta, versione completa), ci sono di mezzo attività non proprio edificanti come riciclaggio di danaro (money laundering) ed estorsione (racketeering). So benissimo che qualcuno dirà che sono accuse costruite ad arte. Beh, quel qualcuno si offra come consulente legale per la difesa, dopo aver esaminato tutte i carteggi e le indagini, no? Come, quel qualcuno non ne capisce un cazzo? Ah, ecco, mi sembrava… Perché se anche ci può essere un antipatico sincronismo con la manovra del SOPA, che comunque deve sempre passare, è anche vero che il reato andrebbe punito lo stesso, e essere su internet non ti rende automaticamente eroe o martire. L’interwebs si è trasformato in una sorta di nuova frontiera dove il conflitto legge/individuo assume toni sempre più epici e leggendari, e il delinquente per l’autorità diventa l’eroe popolano. Ma con una dialettica pezzente e da stadio per cui si urla “PRO!!11!” o “CONTRO!!!”

Questo post è sofisticatissimo, perché arriva dopo una settimana di esperimenti, e rivela che un sito se non viene aggiornato riceva ancora più visite perché la gente si connette di continuo nella speranza di un aggiornamento, e dunque dimostra che la società è drogata d’informazione e quindi chi detiene i rubinetti della società è il più grande spacciatore del mondo e quindi, in poche parole, ho dimostrato che Rupert Murdoch vive in Colombia e tira di coca dal culo delle negre assieme al subcomandante Marcos. QED.

Per il resto, aggiungo qualche buzzword strategica per attirare gente.

Wikileaks.

Finiani voto fiducia 14 dicembre.

Proteste studenti decreto Gelmini.

Tredicenne scomparsa Bergamo.

Sarah Scazzi Avetrana (è stato il negro, lo ripetiamo).

Assange.

Bene, direi che siamo arrivati in fondo bene e dunque potete anche andarvene tutti quanti a fare in culo (a meno che non siate fan dei Valient Thorr).

“Vincere e vinceremo sbroc sbroc barcollo ma non mollo camerattti sbroc sbroc itttalianni sbroc sbroc perfida Albione sbroc sbroc v latine sbroc sbroc…”

“Rrrrrrrrrrahhhhhhhhhhhrrrr….?”

“….”

Non cho voglia un cazzo

Oh, io cho provato a tirare giù un post, ma niente, quindi scrivo queste poche righe per riempire la settimana. Sapete cosa cé di ganzo col diggitaleterrestre? Il canale Boing, che dà solo ed esclusivamente cartoni animati vecchi e nuovi. Ho loccasione di rivedermi il sempre graditissimo Scooby Doo, e soprattutto i cartoni ideati dal team Cartoon Network Studios, che sono delle figate atomiche: "Johnny Bravo" e "Mucca e Pollo" già li conoscevo perché li davano su La7, ma poi ci sono altre meraviglie come "Dexters Laboratory", "Grim Evil", "Leone Cane Fifone", "Luchadores" e qualche altro. Wow, bellissimi, mi ci diverto assai.

E mi ritorna in mente una discussione su Facebook di un mesetto fa, con uno che diceva cartoni come "Lovely Sara" non ne fanno più: io aggiungo meno male, perché "Lovely Sara" come tutti i cartoni di merda degli orfanacci giappi fa schifo al cazzo. Averne rivisto, dopo secoli, una puntata su Boing non ha fatto altro che rinforzare le mie opinioni. <!– –>

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