Category: visioni


Augurio…

… di buone natale etc etc. E nel caso voleste un bel filmino da vedere tranqui mentre smaltite l’abbiocco termonucleare con un paio di bottiglie di Unicum, ecco che ci penso io, altrimenti voialtri stavate tutto il tempo a contarvi le caccole, dio merdoso.

And the winner is…

Ok, film visto. Il Risveglio della Forza, intendo. E mi è piaciuto un sacco, alé. JJ Abrams non ha affatto tradito le mie aspettative e ha lavorato con grandissima intelligenza. In modo conservativo, potrebbero dire gli spaccacapellinquattro di professione, perché di fatto ha ricalcato tutta la struttura del primo film. Ma su questa adesione formale ha poi giocato davvero di fino nell’organizzare la rigenerazione del mito di Guerre Stellari. E niente è più importante, in questo senso, dei nuovi personaggi. Con Rey e Finn, la saga si è garantita due volti freschi, carismatici, ben dosati per durare ancora secoli. La prima, una ragazza di una bellezza fresca e da porta accanto, è il vero protagonista n.1. Determinata, simpatica, a tratti insicura, impara via via a maneggiare istintivamente la Forza dimostrando un talento grezzo notevole. Finn, uno stormtrooper disertore, mostra un po’ “dal dentro” cosa significhi far parte del Primo Ordine ed è il personaggio più buffo e divertente, ma non in maniera esagerata.

Apro una parentesi: è vero che il politicamente corretto è una cosa odiosa ed una specie di censura subdola da detestare, ma è altrettanto vero che non se ne può più del contrario, in questo caso tirare in ballo “ah-ah, hanno scelto donne e negri perché-sì political correctness sbroc sbroc!!1” Se conta cosa si fa e non di che colore/sesso si è, allora non si scassi la coglia su sesso e colore di due personaggi splendidamente riusciti. Anche perché a questo punto non si capisce cosa si vorrebbe, in alternativa: protagonista ariano guerriero con donna che dà di matto e si dà all’azione ma alla fine viene ricondotta alla ragione del focolare domestico mentre il promesso sposo ariano di prima diventa nuovo re saggio e giusto, e tutto per dare noia ai jedi della Boldrini sbroc sbroc w Paolo Stopponcelli vero cinema sbroc sbroc? Via, giù, meno idiozia.

E infine Kylo Ren. Ho letto molti frizzi e lazzi su di lui, in giro, del tipo “ma che sfigato, vuoi mettere Darth Vader?!??!?” Bene, siete delle testine di scimmia. Kylo Ren è l’aspetto più sorprendente del film. Già tutti suoi atteggiamenti lo dichiarano metafilmicamente che vorrebbe essere come Darth Vader ma non ce la fa e si sente inferiore. Poi il particolarissimo, drammatico rito di passaggio che affronta ad un certo punto è un momento di “creazione del cattivo” non così comune nelle storie, dove solitamente l’avversario si dà per già formato, pronto e tutto il resto. No, con quel rito di passaggio il turn heel si completa. Al punto che nel prossimo film la posta sarà parecchio più alta e inizieranno le vere sorprese.

Quindi, come valutare questo film? Come un gran ben film, chiaramente girato con tutta una serie di vincoli (la necessità di ricreare il feeling storico per i vecchi fan, di introdurre a quel feeling/mondo i giovani, di cancellare l’ignobile seconda trilogia dalle menti, di introdurre una serie di personaggi e icone nuovi), che riattualizza Guerre Stellari facendo leva sui suoi consolidati punti di forza. E in mezzo a tutti questi vincoli, Abrams si è mosso con l’intelligenza di un maestro, preparando il terreno al futuro della serie. Bella lì JJ!

La prossima puntata, che va in onda domenica 11, si chiama “The Laws Of Gods And Men”, ma questo lo sa anche il maiale. Volevo piuttosto ragionare a vanvera, ma mica troppo perché i libri li ho letti e riletti, su quel che succederà.

Partiamo da alcuni fatti già noti:

– L’episodio 8 si chiama “The Mountain And The Viper” e conterrà una certa scena di grande effetto. Chi sa sa.

– In detta scena ci sono la Montagna, ovvero Ser Gregor Clegane, e la Vipera di Dorne, Oberyn Martell.

Ora, per far funzionare bene questa scena, Ser Gregor deve essere odiatissimo dal pubblico, che nel frattempo ha avuto modo di apprezzare Oberyn Martell, principe bad-ass di Dorne. Come il wrestling insegna, il cattivo (lo heel) deve essere costruito davvero alla grande per incutere pure il giusto senso di minaccia & paura. Ser Gregor è la pessimezza, però su schermo non è stato molto fortunato. Tre cambi di attore, tre scene eccellenti nella prima stagione, tre del tutto insignificanti nella seconda, appena menzionato nella terza – difficile che il pubblico ignaro dei libri abbia fatto il collegamento fra le due versioni del personaggio nella prima e nella seconda stagione, e la terza non ha certo aiutato. Come fare ora? Beh, intanto il nuovo attore, Hafthor Julius Bjornsson, di sicuro c’ha il fisico giusto:

Aggiungiamo ora altri dati. In un’intervista, Bjornsson ha detto che comparirà in tre episodi, e che ha girato una settimana in Irlanda e due in Croazia. Sappiamo che in Irlanda si girano le scene forestali all’aperto e in Croazia quelle di King’s Landing. In Irlanda si girano, fra le altre, le scene del viaggio di Sandor Clegane e Arya Stark diretti alla Valle di Arryn. Considerato che Ser Gregor comparirà in tre episodi, che se l’ultimo di questi è l’ottavo allora il primo deve essere per forza il sesto, e che deve imporsi subito come cattivo terribile e detestabile da tifare contro, in pieno stile heel, cosa potrà succedere? Questo: Sandor Clegane e Arya si imbattono in Ser Gregor & truppe. Duello fra i due fratelli, che rievoca pure lo scontro che abbiamo visto nella prima serie, morte di Sandor, Arya libera, Ser Gregor diventa super monster heel subito, preparando la strada… al dopo, e tutto in perfetto accordo con le pessime voci che già girano sul personaggio (disseminate in dialoghi, accenni, bisbigli).

Ricordate, l’avete letto qui per primi e se ho sbagliato qualcosa è comunque colpa vostra. Nei libri Sandor fa tutt’altra fine e quindi non venitemi a dire bella forza, oh, te hai letto i libbri.

Cinquant’anni portati alla grandissima, vai Sabbri sei tutti noi. Per il resto, quella sgommata di filme su cui tutti rompono la coglia è stato giudicato before it was cool proprio qui, e chi dice il contrario è un negro.

NO, ovviamente.
Ergo pigliativi le pvppe e non rompete il cazzo, che tanto venite qui solo per questo.
Buonnatale etc etc.

Ah, un filmino per smaltire l’abbiocco:

Buonanotte, me le sono rotte.

“Niente messaggi,
nè storie edificanti,

ma armi, esplosioni
e robot giganti.”

Una ribollente cascata di merda

Sono andato con entusiasmo al cinema per vedere lAlice di Tim Burton. Il regista in questione mi piace moltissimo, il libro di Carroll è un classico immortale nonché uno dei miei libri preferiti, il lungometraggio Disney degli anni 50 resta un capolavoro, insomma, le premesse erano di lusso, assaporavo già con gli occhi una bellezza di film che non cé stato perché questo coso qui fa letteralmente sciogliere la merda in culo agli ippopotami. La storia in sè (il ritorno di Alice al Paese) è pure molto ganza, come lo è espandere la storia al di fuori dei confini di quella già nota in precedenza, secondo una prassi tipicamente farmeriana (nel senso di Philip Josè Farmer e di certi suoi libri). Cè il tocco burtonesco baroccogotico che è sempre un piacere, però stavolta ci si mette di mezzo un 3D fatto di merda: si abusa del rosso, che tende a sfaldare il 3D e ad infastidire gli occhi – imparate da James Cameron che ha scelto la gamma cromatica di Avatar in maniera molto intelligente! E fin qui non è niente. Il film è completamente privo di ritmo, si perde interesse nella prima mezzora, ci si trascina stancamente nei restanti novanta minuti, e listrionismo burtonesco che si materializza nelleccessiva, affettata e insopportabile presenza del Cappellaio Matto versione Depp, della serie "strizziamo locchio con laccoppiata vincente Burton-Depp, questo è un film di Burton, Burton Burton Burton", completa il danno in modo irreparabile.

Film di merda, incapace di camminare fino alla fine con le proprie gambe. Se servisse a Burton per intascare un sacco di soldi con cui co-prodursi il prossimo film, magari allaltezza del meraviglioso Sweeny Todd, allora potrei pure trovare un ruolo nelluniverso a questa sgommata fetida. Ma per ora non se ne parla, e poi tanto farebbe schifo lo stesso, quindi chi se ne frega. <!– –>

Avatar
ovvero il massimo numero di diocani esclamati al cinema

Diocane, Avatar. In questo periodo se ne discute un sacco, linterwebsz pullula di roba sul film di Cameron, e per sfruttare questa corrente dico la mia pure io. Ma dire qualcosa è un po un casino, tutti hanno detto tutto, aggiungere un post ad una marea di post per dire le stesse cose che dicono tutti, siamo sicuri che ne valga la pena? No, ma chi se ne frega, come per tutte le altre cose mai scritte qui sopra.

Passata lintro quasi giustificatoria e inutile, parto col dire questo film è una meraviglia assoluta e non ho mai bestemmiato (mentalmente) di gioia così tante volte durante una visione cinematografica.  Avatar riempie i sensi anche se per forza di cose ne utilizza solo due. Lattenzione maniacale al colore, al dettaglio, alla plasticità della flora/fauna aliene rendono lecosistema di Pandora talmente vivo e reale che quasi se ne sentono odori e sapori, e pure la consistenza di tutte quelle incredibili piante, bestie, rocce, etc. Il 3D viene usato nellunico modo intelligente possibile, cioè al contrario di come si è sempre fatto: non per fare cazzabuboli in rilievo, ma per dare profondità allambientazione. Lo schermo cinematografico diventa una finestra su un qualcosa di più grande, senza confini.

Ora, la critica mossa da quasi tutti al film è che la storia sia trita, lineare e prevedibile. E anche vero, comè vero che i personaggi sono perfettamente funzionali allo svolgimento della medesima senza mai essere memorabili. Ok, mi verebbero un paio di sospetti. Il primo è che, visto lincredibile dispendio finanziario, la storia sia stata semplificata al massimo per consentire a chiunque di godersi lo spettacolo. Il secondo, che non esclude il primo, è ben diverso: dopo aver speso anni a immaginare, definire, progettare, dettagliare lecosistema Pandora, Cameron voleva condividerlo con tutti noi. La storia serviva per veicolare Pandora nella sua interezza, senza metterlo mai in secondo piano. Sono tantissimi i riferimenti che si colgono qui dentro: fra le righe vediamo come Frank Herbert, Alan Dean Foster, Robert Heinlein, Brian Aldiss, Normal Spinrad, Jack Vance, JRR Tolkien abbiano prestato suggestioni, vertigini, sensazioni, dettagli, armi, bagagli a Cameron, che ha sintetizzato tutto nella sua personale enciclopedia xenobiologica su schermo 3D. Ed è questo, a mio vedere, il senso del film: la rappresentazione viva e pulsante di un mondo alieno credibile, disvelato attraverso una storia in cui gli umani sono, per forza di cosa, i cattivi. Se il protagonista è Pandora, Pandora va difeso dalla distruzione.

Alcune sottolineature:

– Jake Sully deve entrare fra i Navi per comprenderne cultura, usi, lingua, chiave essenziale per il successo (sia quello iniziale terrestre, sia quello dopo il passaggio dalla parte dei Navi). La sua immersione in un mondo alieno e coloratissimo, la necessità di conoscere, sapere e adeguarsi allalieno, pena una brutta fine, è una cosa tipica di Jack Vance. E se alla tragedia sostituissimo distacco e humor, Avatar sarebbe un film molto Vance-iano. Quando faranno una trasposizione cinematografica di un libro di Vance, eh? Adesso la tecnologia cé, ringraziamo Cameron!
– Il Buon Selvaggio
è un concetto che odio profondamente, come quasi ogni cazzata ottocentesca che si rispetti. Nel film, il Buon Selvaggio cé, con la sua religione panteistica ewwywa la natvra. Eppure proprio questo aspetto, per chi lo sa cogliere, nasconde un livello di complessità molto interessante. I Navi parlando di natura etc etc e si iterfacciano nevralgicamente con le loro bestie. Come dice ad un certo punto Sigourney Weaver, tutto il pianeta è interconnesso, per un totale di 10^14 interconnessioni neuronali. Questo significa che linsieme delle forme di vita locali fa parte di una gigantesca rete neurale ricorrente in cui la presenza degli invasori è lerrore da minimizzare e le coscienze dei defunti sono variabili di stato. 
–  Leroismo primitivo, le giungle sterminate e riti di passaggio mi riportano alla mente Edgar Rice Burroughs e il ciclo di John Carter.
– Era proprio necessario che il protagonista fosse lumano invalido etc etc? Di sicuro era il modo più rapido e coinvolgente per immergere lo spettatore in Pandora, un pezzo alla volta.  Un apprendimento graduale fino a diventare un Naavi e infine il condottiero. Sully è pure avvantaggiato: non essendo uno del Popolo, non ha gli stessi tabù e le stesse paure da selvaggio, quindi vede tutte le questioni da due punti di vista. I Navi hanno cambiato Jake, Jake cambierà i Navi? E la prima cosa che mi viene in mente e che sarebbe bello come idea portante dei prossimi filmi. Passare da umano invalido a superumano a Navi a super Navi è molto zelazniano dunque una figata invereconda.

E dopo limmersione in quel mondo azzurroverde che pare dipinto da Roger Dean che si scambia gli acidi con Magritte e il Cameron stesso del meraviglioso The Abyss, io applaudo con violenza, e se film come Avatar manderanno la Comencini a fare la cassiera ne sarò felicissimo, e fanculo pure a Baaria che non ho visto ma di sicuro fa cagare stalagmiti di uranio 214. Questa è unopera che, bene o male lo deciderete voi, lascerà un segno. Avatar è BELLO, nel senso più letterale del termine: bellezza in forme e colori che si muovono. E un distillato di bellezza, unesperienza estetica che qualcuno potrebbe anche definire fine a sè stessa. Nel caso, rispondetegli "e allora?", poi prendete il batticarne e fratturategli le tempie. <!– –>

Alcuni ragguagli telefilmici

Sia ieri che lo scorso lunedì mi sono trovato ad assistere alla doppietta telefilmica di Rai2, ovvero "Ghost Whisperer" seguito da "90210". Quindi ecco, volevo buttar giù due stronzate a riguardo perché non so che altro scrivere e non vorrei che passasse una settimana dallultimo post che ormai ha rotto i coglioni. "Ghost Whisperer" è ambientanto in una piccola cittadina americana ed è incentrata sul personaggio della giovane antiquaria Melinda Gordon, sensitiva in grado di vedere & sentire i fantasmi fin da bambina. Melinda aiuta i fantasmi a trovare la pace, così  che la smettano di scassare i coglioni agli abitanti del posto. Le puntante assumono a volte connotati particolari, quella di ieri per es. era chiaramente improntata allo stile j-horror e in particolare a "The Ring", con ragazzina fantasma in vestaglia bianca e capelli neri e connessione tecnologica sulla sfondo, tipo un sito web che teneva il conto dei morti, e poi la catena (per quanto ridotta) di vittime. In realtà cé un motivo più che valido per vedere "Ghost Whisperer", un motivo che dà alla serie una fragranza del tutto unica e originale, e si chiama Jennifer Love Hewitt:

Costruzione e risoluzione del dramma, in ogni puntata della serie, si sviluppano secondo questa struttura archetipica: sei perseguitato dallo spettro maligno ma ad un certo punto la tua strada incrocia quella di J-Lo Hewitt/Melinda Gordon che ti coccola amorevolmente fra le tette finché il timer del forno non trilla – a questo punto mangi una splendida e profumatissima torta di mele appena fatta, e la paura passa. La morbidosità effusa è tale che i fantasmi si dissolvono, probabilmente delusi e amareggiati dal fatto che ormai sono solo fantasmi di merda appunto, e certe cose non gli toccano, quindi che rompono i coglioni a fare? Non succede mica in ogni storia di fantasmi, ne converrete. Promosso a pieni voti, ovviamente, anche se non siamo certo ai livelli stellari di "Ugly Betty", "Dr. House" o "Desperate Housewives".

Diverso il discorso per "90210", un upgrade 2.0 del vecchio "Beverly Hills 90210". Vedete, io nel 1991, quando iniziò quella serie, avevo quindici anni. La detestavo dal profondo, da un lato per leffettivo scarso interesse per le vicende e gli amori e i litigi etc. di un gruppo di liceali. Che palle, i teen drama. Dallaltro lato lo detestavo ancora di più perché lo guardavano tutti, e io da buon metallaro controcorrente dovevo tirarmene fuori – la stesso spirito idiota che negli stessi anni mi portò a evitare "Twin Peaks", che ho visto per la prima volta due anni fa con sommo gaudio. Vabbeh, insomma, ho iniziato a vedere "90210" ma dopo circa un quarto dora mi sono addormentato. Questa serie revivalistica ha un grave problema: sa di vecchio e stravecchio, a parte le riprese e gli attori è tutto rimasto uguale e non sa duna sega ora come allora, e a quasi ventanni di distanza si sente puzza di marcio. Cé pure qui una famiglia che si trasferisce a Beverly Hills da fuori, e ci sono alcuni personaggi della vecchia serie ora quarantenni, ma nel complesso ci si sfa i coglioni presto. Questa qui è una serie del 1991 che non tiene conto di come si sono evolute le serie tv. E comunque queste robe fanno cagare lo stesso. <!– –>

Che pesata!

Non sapevo se questa pellicola sarebbe mai finita nelle nostre sale, così mi sono rivolto al rynomato Cinema Torrente per visionare "Martyrs", film già discussissimo ovunque, salutato alternativamente come capolavoro termonucleare globale o pretenziosa sgommata di merda, con le solite cronache di gente svenuta durante la visione etc. etc. (chissà perché nessuno è mai presente a questi svenimenti collettivi). Io ero molto curioso, soprattutto a causa delle recensioni dei sempre grandi Elvezio e Lenny, recensioni che però non linko direttamente perché in qualche modo ti fanno capire dove il film va a parare e ti portano a minimizzarlo al momento della visione. Ed è un peccato sottovalutare un film come "Martyrs", che anche se non incontra direttamente i miei favori, probabilmente per questioni di gusto, è un moloch che realmente dice qualcosa di diverso dal solito.

Devo dire che avevo i miei bravi pregiudizi, prima della visione. Il primo è la Francia: sarà il solito vecchio campanilismo, ma le produzioni francesi di solito sono noiose come la merda. In tempi recenti si è parlato spesso e volentieri di una nouvelle vague francese dellhorror: beh, io ho guardato i vari "Alta Tensione", "Frontiers", "Saint Ange" e li ho trovati noiosissimi, indegni di mezzo fotogramma di "30 Giorni di Buio" o di "The Descent". Il regista di "Martyrs" poi è lo stesso di "Saint Ange", quindi ero ancora più prevenuto. Invece il film è davvero una mattonata di una durezza impressionante, si svolge con un meccanismo ad incastri perfetto portato avanti con logica implacabile e riesce ad arrivare a sfiorare il mistico con grande eleganza, cioè senza franare nellinfodump o nel polpettone o nel moralismo.

Tre gli elementi essenziali del film:

1) Il meccanismo a incastri: "Martyrs" parte come una sorta di tributo al genere "Rape And Revenge" degli anni 70, poi scivola su toni da j-horror (quanto li odio!), quindi carambola della zona del film di tortura, e poi prende un ultima inaspettata e originalissima veste. La cosa davvero notevole è che i vari cambi di prospettiva sono davvero cambi di prospettiva: non è solo un semplice giocare con laspettativa del pubblico scafato, ma ogni nuova fase illumina la precedente di un significato tutto nuovo. A scriverlo così forse pare una cazzata, e forse è unidea che mi sono fatto io a cavolo, non so, però è una cosa che non ho mai riscontrato, per lo meno in tempi recenti, nei filmi. Sopratutto mi pare talmente ben fatto e coerente col finale, questo succedersi di prospettiva, da farmi scartare lipotesi del caso: Laugier è proprio bravo, fine del discorso.

2) La violenza: ce nè tanta, ce nè in dosi allucinanti. Ma non è mai, mai glamourizzata o resa in qualche modo divertente, accattivante, spettacolare. Anzi, quel che trasmette, anche nelle fucilate dalla fase di vendetta, è il dolore fisico, e ti viene sempre da schierarti dalla parte di chi la subisce, almeno inizialmente. Nella parte finale del film cè una lunga sequenza di tortura e vessazione, per esempio. La protagonista viene quotidianamente presa a pugni e calci e botte varie. Non sappiamo per quanti giorni, settimane, o addirittura mesi. Quello che però si capisce è che laguzzino fa il suo lavoro: non ha niente di personale contro la sua vittima, è inflessibile e metodico e non lascia trasparire alcuna emozione. Non cè neppure il tentativo di inventare chissà quale strampalato marchingegno stile "Saw", solo semplici botte. Beh, poi cè lultima fase, ok… ma dal punto di vista dellaguzzino non cambia nulla.

3) Il perché di tutto questo: rivelarlo sarebbe ingiusto!  Il crescendo del film, descritto sopra, non permette davvero di capire dove si vuole arrivare. Quando ormai ci si arriva è troppo tardi, e ci si arriva con un forte senso di disagio, e forse di colpa: scrutiamo anche noi avidi locchio della protagonista per capire qualcosa, mettendoci di fatto dalla parte sbagliata. Ed è inevitabile. Laugier, con una bravura encomiabile, ci ha teso un tranello morale in cui siamo cascati con tutte le gambe.

Cè chi ha messo "Martyrs" a fianco del "Salò" di Pasolini, che io non ho mai visto e quindi non posso fare alcun tipo di confronto; chi ha citato Clive Barker (e qui si va già più sul sicuro perché Laugier è un grande appassionato dello scrittore inglese), e io Clive Barker lo conosco troppo poco per pronunciarmi a riguardo; quindi posso solo dire di guardare questo film a mente sgombra e di leggere articoli, recensioni e cazzemmazzi solo DOPO la visione. Non so se sia il film più importante degli ultimi anni, so che di sicuro è una visione potentissima, un potenziale spartiacque. Vi segnalo questa interessante intervista a Laugier, per finire.

Concludiamo con qualcosa di realmente inquietante:

Perché inquietante? Perché sono stato cinque minuti buoni a cercare di capire che disco avesse in mano Terry Nova. E grave? <!– –>

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