
"Ho visto tutti i tuoi filmi!"
Una questione che da sempre mi rompe i coglioni è quella dei messaggi nei libri/film/cassonetti. Cioè mi fa proprio vorticare i coglioni a forza 11, anche e soprattutto se la questione viene affrontata da persone che ritengo stimevolissime e letture ancor più piacevoli oltre che frequenti – mi riferisco, nello specifico, ad Elvezio e a Davide, che in tempi recenti hanno posto indirettamente la domanda, rispondendo: quest’opera non va bene e puzza di capra marcia in quanto ideologicamente sospetta. Segue rumore di cristalleria in frantumi, ma in realtà mi s’è rotto qualcosa all’interno dello scroto. La storia è sempre la stessa: oh, questo è il libro X, è fatto così e cosà, ma però che bella morale e che bel messaggio di merda! Siamo sicuri che i giovani debbano leggerlo? E i bambini? Chi ci pensa ai bambini?
Io dico: chi stracazzo se ne frega, dio rospo. Quando valuto un’opera letteraria, ne soppeso pregi e difetti, chiaro, ma sempre valutandola in sé stessa: l’alchimia fra storia, tono, adeguatezza della scrittura, personaggi, svolgimento, in varie e diverse dosi, volta per volta. Ne uscirà un capolavoro, una merda o tutte le sfumature intermedie, è ovvio. E si può criticare, dibattere e argomentare all’infinito su questo, anzi, ci sono legioni di discussioni accademico-fanzinare su praticamente tutto. Trovo sommamente disdicevole, però, quando entra in gioco l’autopsia ideologica. Qui non ci siamo più. E’ vero che un autore non può separarsi al 100% da quel che scrive, chi dice il contrario mente o compila elenchi del telefono. Ma se anche ne traggo “messaggi” o “morali” che non condivido…
Perché trovo che l’importante sia la storia e la sua messa in pratica, non l’insegnamento che se ne possa trarre. Che si tratti di riflusso paranoico da assemblea studentesca anni ’70 o seria convinzione personale di alcuni, dal mio punto di vista è niente più che una stronzata colossale.
L’esempio classico fra i classici è la diatriba su Tolkien, le sue posizione politiche e ideologiche e quanto ne traspaia dal Signore Degli Anelli. Apro, già che ci sono, una parentesi su Tolkien: ci sono molto affezionato per via dell’enorme investimento emotivo fatto ai tempi (1987), con la scoperta de Lo Hobbit prima e del SDA, inevitabile, dopo (“C’è un seguito! Ganzissimo!”). Come dice Davide qui, si tratta sempre di un libro da leggere per via dell’impressionante lavoro di world building, di cui è una sorta di manuale – solo Frank Herbert è riuscito a pareggiare la poderosa creazione della Terra di Mezzo. O almeno, fra quelli che conosco. Da quel 1987 a oggi ho letto quei due libri più volte (dei vari Silmarillion, Racconti Ritrovati, Racconti Scalcagnati etc me ne frego perché sono pallosissimi e superflui). Ogni volta mi sono immerso nel mondo tolkieniano con immutato piacere. Ma al di là del valore affettivo ed effettivo, che considero molto alto, se dovessi portarmi un solo libro fantasy sull’isola deserta mi ci porterei qualcosa di R.E. Howard, Jack Vance o Fritz Leiber. Questo per mettere in chiaro che non sono un fanboyz.
Apriamo la sessione Q&A:
Tolkien è conservatore?
Ok, ma non me ne importa un cazzo.
Mancano figure femminile rilevanti mentre i maschi si riempiono di virili mazzate?
Francamente mi ci pulisco il culo.
Modello di società feudale basato sul sangue e la predestinazione dell’eroe?
1) Non è vero (v. Tolkien sì, Tolkien no);
2) Anche se fosse? E’ un libro, non un partito cui affidare le sorti del tuo paese, dio zoccolo!
Se vogliamo criticare ISDA, facciamolo sulla base del libro. Non su quanto si distanzi dalla nostra utopia preferita e, soprattutto, da quanti messaggi sbagliati invia.
Nel penultimo (ad oggi) post elveziano si parla di Harry Potter, di cui ho visto e gradito quattro film, ma di cui non ho letto ancora nulla. Se scorriamo i commenti, c’è pure lì la questione del messaggio e della morale e del cattivo insegnamento e di qui e di là e il ruolo femminile. La discussione in sé è divertente ma mi fa incazzare, perché al solito si arriva a parlare di libri ideologicamente sospetti, che mi sa di indice dei libri proibiti. Sarebbe interessante fare una statistica, fra qualche anno: quanti lettori di Harry Potter, una volta diventati adulti, picchiano la moglie e votano per i Nazisti dell’Illinois di turno? Sospetto la minoranza risibile di quelli che l’avrebbero fatto comunque.
problema serio sta cosa del messagio di sta ceppa di minchia ingravidante…
pensavo di averla scampata dopo i 5 anni di elementari dalle suore, e invece no!
mia fatto venire in mente i film di sordi e quelli di fantozzi/villaggio vituperati per anni dall’intellighenzia nostrana che adora samba, pizzica, moretti e altre cose indegne….spero solo che un giorno venga rivalutato come si devono chuck norris e ted nugent.
zambra
Ma Chuck Norris sto gran cazzo! e Moretti non è indegno.
oltretutto usi termini come vituperare e intellighenzia e poi non sai scrivere nemmeno “mi ha”. Qui gatta ci cova.
Ps: Ted Nugent è un repubblicanoi destrorso che favorisce il possesso di armi e vota bellis favor.
Minchia secciai raggione, la Birra Moretti è bbbuona !!!!
D’accordo al 100% (anzi, al 95% perchè il Silmarillion è fico).
Io ho letto Lo Hobbit un paio di volte e ISDA forse 3, ma col Silmarillion non ce l’ho fatta. Mi sa che non sono arrivato neanche a metà libro :)
Più che altro è il clima censorio che emerge da queste discussioni che mi infastidisce. Uno può discutere quanto vuole di ciò che emerge dell’ideologia (in senso ampio, non solo politico – che poi è la parte meno interessante) dell’autore di un’opera, e il discorso è anche interessante. Di lì, dopodiché, se è un capolavoro goditi il libro e non rompere il cazzo.
Bisogna essere fascisti per poter apprezzare i “Cantos pisani” di Ezra Pound? No, solo lobotomizzati, diomerda.
“Bisogna essere fascisti per poter apprezzare i “Cantos pisani” di Ezra Pound?”
Né pedofili per apprezzare “Lolita” – che ho appena letto
L’unica cosa del post che non approvo proprio è la (s)valutazione del Silmarillion, porcozzio nooo!, insomma oltre che un’imponente e maestosa costruzione fantastica, è un ottimo esercizio per la memoria e la concentrazione, insomma se uno ha letto il Silmarillion quando a scuola gli propinano Eneide e Divina Commedia parte già ben allenato.
Dei racconti marinati e delle canzoncine di Tom Vinavil invece effettivamente si può fare a meno..
Comunque per entrare in argomento, se non mi sbaglio la critica più forte rivolta a Tolkien è avere concepito un mondo in cui popoli e razze entrano in conflitto, ed esiste una netta linea di demarcazione fra popoli buoni e popoli cattivi, anzi cattivissimi.
Questi ultimi stanno lì solo per rompere i coglioni ai buoni che vorrebbero vivere in pace, sono stupidi, di solito non si fanno il bidet, di conseguenza inferiori e vanno sterminati senza pietà, come i ratti e le piattole.
Al che io stesso mi sono detto: ma checcazzo me ne frega se non nasce nessun amore fra un Uruk-hai buono superdotato ed esiliato dal suo popolo e la principessa elfica ribelle, insofferente alle regole (e anche un po’ porca), o magari se dei piccoli trollini orfani di guerra non vengono adottati e cresciuti da amorevoli famiglie hobbit?
Cioè, uno ha paura che il lettore sprovveduto ne faccia una proiezione sul reale e sviluppi così il suo razzismo?
Maddai, se già obiezioni del genere fanno ridere se riferite ad un’opera realista che dire quando si parla di fantasy?
Comunque, tanto per sapere, secondo voi i troll (a parte quelli nei forum), chi potrebbero essere? E i nani? :) :)
Sul Silmarillion: ha parti molto belle ed evocative, quelle completate da Tolkien, e altre che sono d’una noia mortale, cronaca noiosa e stancante – quelle in forma ancora embrionale e messe a completare il libro dai figli. Nell’insieme il testo risulta pesante e disomogeneo e quindi pollice verso: non posso tacere delle lunghe parentesi noiosissime.
Sul resto: ma chi se ne frega, appunto? Ne risulta una bella storia e tanti saluti.
“Non esistono libri morali o libri immorali. Esistono solo libri brutti e libri buoni.” (Oscar Wilde).
Esiste anche Gianni Morandi.
La discussione sulla politicita’ del SDA e’ -francamente- ridicola.
Ed e’ ancora piu’ ridicolo -mi se lo lasci dire, e m’importaunasega di chi non e’ d’accordo- che una generazione di genti di destra che comprende GASPARRI l’abbia adottato come bibbia.
Io non credo votero’ mai come Gasparri, ma Tolkien mi piace, e non lo trovo ne’ di destra, ne’ di sinistra. Lo trovo semplicemente un ottimo scrittore fantasy, molto meglio di C. S. Lewis e le sue illeggibili Cronache di Narnia.
Ma gia’ che ci siamo non posso esimermi dal pubblicizzare Robert Jordan e la su Ruota del Tempo. Li’ si vedono gli uomini veri, non le mezze seghe come Gasparri: voglio vedere Maurizino reggere DODICI libri da 800 pagine circa l’uno. Per me stianta a meta’ del primo.
Barney
Che dire…
Sono mortificato di aver causato la frantumazione di parti anatomiche sensibili e di una certa importanza.
Tuttavia, mi rimane sempre la solita questione – se non abbiamo nulla da dire, cosa scriviamo a fare?
E questo qualcosa che abbiamo da dire, un minimo conterà, no?
Poi, ok, io voglio solo le battaglie, le donnine nude e le galoppate selvagge, ecchissenefrega di ciò che l’autore voleva dire.
Ma il fatto che io me ne freghi, non significa che non ci sia.
E che magari qualcun’altro, sbattendoci contro, non ci si faccia male.
Ed io non voglio che si faccia male nessuno – sono fatto così.
Comunque ne approfitto per brindare al tuo blog.
Grande lettura, sempre.
Ecchissenefrega del messaggio.
Solo che la trilogia delle Oscure Materie si mangia il Silmarillion a colazione ed è inscindibile dall’agenda che si porta dietro (a cui comunque è stato dato troppo peso dai vari sbloggersz criptotrinariciuti).
Secondo me il tuo è… boh, un eccesso di cautela. Non credo che un libro abbia alcun potere traviante sulle persone, se non quelle che già hanno gravi problemi. Tipo quelli che dopo aver letto l’Iliade uccidono il fratellino e lo legano al triciclo trascinandolo per il cortile.
Quello che mi chiedo è: perché salta fuori sempre quest’idea di “traviare le persone”? Un libro, un disco o un quadro possono cambiare una persona senza renderla uno psicotico, un esaltato o un buddista.
No, quello no, però può ispirare una mente facilmente condizionabile verso un terribile sbroccata a sfondo anticristiano/newage/odyfreddyano sullo sblogbs.
Che, converrai, è PEGGIO che legare il fratellino al triciclo e ucciderlo a sassate.
Comunque, parliamo di cose serie.
Conoscevate questo sytyno?
http://www.e3girls.com/
Sì, è quello che sembra.
Convengo, che è peggio. Il sito non lo conoscevo, interesting.
Io sono anche dispostissimo a passare giorni mesi anni a parlare dei “messaggi” (consci o inconsci) che si possono trovare in un qualsiasi prodotto narrativo.
Però trovo che sia un secondo livello (a meno che non stiamo parlando di qualcosa che ha evidentemente un intento pamphlettistico); non leggo Harry Potter perché ci voglio trovare dentro l’illuminazione su come vivere la mia vita. Lo leggo perché è divertente ed è una storia ben costruita. Se poi c’è sotto anche una concezione del mondo, dell’importanza delle scelte che si fanno, ecc. che posso condividere, ok, tanto di guadagnato. Ma è un secondo livello.
(discorso che c’entra e non c’entra: hai mai letto “Il signore della svastica” [The Iron Dream] di Spinrad?)
Letto, libro ganzissimo (del resto Spinrad è una garanzia)!
Semplice II, perchè loro sono la Parte Sana della Nazione, quindi hanno il diritto morale di decidere quali libri devi leggere e quali no.
E anche di decidere come devi divertirti a letto, perchè scoparti un esercito di modelle è immorale e retrogrado, mentre pigliarlo nel culo è da avanguardisti intellettuali.
Sappylo.
sa30a
Normalmente sarebbe così, ma mi ha stupito vedere certe fisime in pesone sbroc-free.
Sbaglio o quella nella prima foto è la cara Sasha Grey? :D
Non sbagli un cazzo.
Sasha Grey, Giesugristo e Danny Trejo. La trimurti!
Son d’accordo con te. Tra un po’ aspetto i roghi del Conan di Howard perchè “non rispetta il ruolo della donna nella società”. In genere tutte le dittature mettono libri all’indice e li bruciano.
Tolkien era cattolico come Lewis ed era un grande studioso di letteratura antica anglosassone e mitologia ed era antinazista.
Del LOR disse, tra le altre cose:
“The Lord of the Rings is of course a fundamentally religious and Catholic work; unconsciously so at first, but consciously in the revision. That is why I have not put in, or have cut out, practically all references to anything like ‘religion’, to cults or practices, in the imaginary world. For the religious element is absorbed into the story and the symbolism.” letters n. 142
Buon Fahrenheit 451.
Secondo me, chi cerca in qualsiasi cosa legga, un messaggio, ha seri problemi di personalità… probabilmente anche la propria lista della spesa rischia di risultare destabilizzante.
Cordialità
Attila
Il problema non è cercare o meno il messaggio, personalmente penso che quasi tutti gli artisti con la loro opera cercano di comunicare qualche cosa al pubblico a cui si rivolgono, e di conseguenza cerco di capire, se la cosa mi interessa…
Il problema è prima di tutto esagerare, cioè farsi delle enormi seghe mentali per tirare fuori significati e messaggi assurdi, spesso per proprio vantaggio , ma soprattutto giudicare la bontà e la validità di un’opera e di un autore in base alla propria ideologia ed alle proprie convinzioni.
L’idea del “messaggio” cosi’ cara agli intellettuali degli Opliti del Bene, non e’ che una reiterazione del concetto di realismo socialista da cui volenti o nolenti, questi intellettuali provengono: ci deve essere un messaggio perche’ la letteratuta come l’arte, deve rappresentare la realta’ in maniera formale e soprattutto educativa.
La letteratura contiene un messaggio perche’ deve educare il popolo bruto e talpino: fra l’altro e’ curioso come l’idea di messaggio di questi intellettuali sia altrettanto deficiente e consolatoria quanto e’ deficiente e consolatoria l’idea del lieto fine nel feulleiton alla Invernizio o in un blockbuster holliwodiano.
L’altra cosa demenziale e’ che quando questi intellettuali della minchia fritta enunciano una simile idea, non fanno che aderire alla concezione stalinista dell’arte come mezzo propagandistico asservito a uno stato poliziesco che crea o ricrea idee didascaliche con una funzione pedagogica
Cio’ e’ demenziale perche’ non e’ nemmeno marxista; Marx non squalifica l’arte che secondo lui appartiene al mondo delle idee ( sovrastrutture): dice solo che l’arte non esiste come idea a priori, non nasce nel cervello di una casta di artisti e intellettuali, ma e’ legata allo sviluppo sociale ed economico.
Marx non dice che l’arte deve educare, ma che deve essere giudicata in funzione del mondo “dell’economia” che la produce.
L’idea del cazzo di messaggio e’ una deriva marxista-leninista che questi intellettuali hanno sposato e che serve a mantenere intatti i privilegi della loro cazzo di casta: solo noi possiamo capire l’arte, solo noi possiamo giudicare e stabilire cosa e’ buono per il popolo bruto e talpino.
Questo modo idiota ed elitista di concepire l’arte affidato alle loro mani ha per esempio distrutto un grandissimo regista come Sergei Eisenstein, senza il cui famigerato montaggio analogico oggi non ci sarebbero nemmeno i blockbuster holliwodiani.
Eisenstein, che faceva film per gli operai di Leningrado e’ diventato nelle mani di questi pirla una sorta di feticcio che solo loro possono comprendere.
Mentre in realta’ Eisenstein con film come Alexander Nevsky ha fornito parecchio materiale a Peter Jackson…
Io con questi intellettuali stalinisti e il loro messaggio mi ci pulisco il culo.
In realtà il buon Sergej per qualcuno è un ricordo indelebile per altri motivi, e non solo per Paolo Villaggio :) :)
Questo lo dico perchè ho fatto le medie dai Rosminiani a Stresa, dove guarda caso c’era un prof che ci obbligava a frequentare il suo cineforum pomeridiano con annessi dibattiti ed interrogazioni dopo la proiezione.
Per chi non si applicava erano previste punizioni molto severe (indispensabili per prevenire le insubordinazioni), guai a non conoscere il montaggio analoggigo ed il piano americano (ragazzini delle medie, notare…)
Il film più analizzato e dibattuto?
Ma ovviamente la cara, mitica, immancabile Corazzata Potemkin…
e il collegio si trova in collina, con davanti una lunga scalinata che porta ai campi sportivi :) …
LOL, guarda che non e’ obbligatorio farsi piacere Eisenstein. Se non ti piace non c’e’ nulla di male.
Il problema e’ quando vogliono fartelo piacere.
:-)
Infatti, il problema è far vedere e soprattutto studiare Fanny e Alexander e la Corazzata a dei dodicenni con minacce disciplinari.
Eisenstein l’ho comunque apprezzato molto dopo, senza costrizioni, e Alexander Nevsky l’ho rivisto qualche mese fa alla tele, mi pare su RAI3
Sì, ma a me non piacerebbe neanche un discorso su “com’è fatta l’opera”. Siamo d’accordo: l’idea del “messaggio” è demenziale, ma non capisco cosa ci sia di male nel cercare di capire perché l’autore scriva X anziché Y. E d’altro canto “fatto bene/fatto male” (inteso in senso solo formale) tende a diventare un po’ una barzelletta, considerato che c’è un modo di pensare anche dietro ogni modo di fare arte.
Carver scriveva in un certo modo, poi copiato fedelmente da un discreto gruppo di scrittori. Secondo me è interessante capire le ragioni dell’uno e degli altri. E non per una questione di casta, élite o altro, anche perché non vedo per quale motivo i non addetti ai lavori non debbano discutere anche di questo.
Sulla questione struttura/sovrastruttura ci sarebbe da discutere con Marx per ore.
Odysseus l’hai detto e sono d’accordo: “come e’ fatta l’opera” e’ diverso dal “messaggio”: a me interessa molto sapere come un irlandese ubriacone e rissoso ha reso magnificamente il “flusso di coscienza”, ma quello di cui non me ne puo’ fregare di meno e’ l’interpretazione in chiave femminista o LGBT , o in relazione al pensiero gramsciano della figura di Leopold Bloom.
Quella e’ merda ed e’ quello che intendo io per “messaggio”.
Io amo Carver e se vuoi possiamo discutere per ore del suo stile e del significato della sua scrittura, ovvero discutere su cio’ che e’ la sua scrittura e la sua opera, e non su cio’ che rappresenta per qualche intellettuale che ha sofferto di una cronica scarsita’ di pompini all’universita’.
Cio’ che e’, non cio’ che rappresenta.
:-)
>>>Sì, ma a me non piacerebbe neanche un discorso su “com’è fatta l’opera”. Siamo d’accordo: l’idea del “messaggio” è demenziale, ma non capisco cosa ci sia di male nel cercare di capire perché l’autore scriva X anziché Y. E d’altro canto “fatto bene/fatto male” (inteso in senso solo formale) tende a diventare un po’ una barzelletta, considerato che c’è un modo di pensare anche dietro ogni modo di fare arte.
Carver scriveva in un certo modo, poi copiato fedelmente da un discreto gruppo di scrittori. Secondo me è interessante capire le ragioni dell’uno e degli altri. E non per una questione di casta, élite o altro, anche perché non vedo per quale motivo i non addetti ai lavori non debbano discutere anche di questo.
>>>
Applausi
Vi approvo tutti e due. Il discorso di Odysseus è poi la parentesi critica più cruciale, cioè posto che lo scrittore X scriva gli argomenti Y nel suo personale stile Z, troviamo la relazione fra Y e Z per capire le scelte, dove si vuole arrivare, come, perché etc. Tutte questioni che a me per primo piace discutere. Ma il problema di cui discutevo nel post è ancora a monte, mi pare.
“L’idea del cazzo di messaggio e’ una deriva marxista-leninista”
Anche il voler necessariamente cercare il tttremendo spettro marxista, o sessantottino, o la presenza dei pppotentissimi ‘Opliti del Bene’ (che tutto dominano e contaminano!) in ogni idea non conforme alla propria non è male, eh.
Prima che tu parta con “aaah, ti credi più intelligente” o “ah, salotti di sinistra!!!”, sottolineo che non me ne può fregar di meno di sessantotto e marxismo. Giusto per.
Anche il voler necessariamente cercare il tttremendo spettro marxista, o sessantottino, o la presenza dei pppotentissimi ‘Opliti del Bene’ (che tutto dominano e contaminano!) in ogni idea non conforme alla propria non è male, eh.
E ti pareva che non ci si mettesse a frignare: “Vedete comunisti dappertutto.”
Che noia.
Prima che tu parta con “aaah, ti credi più intelligente” o “ah, salotti di sinistra!!!”, sottolineo che non me ne può fregar di meno di sessantotto e marxismo. Giusto per.
Ah, adesso pretendi pure di conoscere e anticipare le mie risposte? Cos’e’, mi stai “pedagogizzando”?
E ti pareva che non ci si mettesse a frignare: “Vedete comunisti dappertutto.”
Che noia.
Yoss, a volte anche la crociata dei neutrali contro gli Opliti del Bene può finire in noia. D’accordo, il sessantottismo ha fatto dei danni enormi. Anziché spalare solo merda, io dico che sarebbe anche interessante cercare il buono e riabilitarlo. In questo mi trovo spesso a storcere il naso a leggere i blogs sturmodranghi… su molte cose vi do ragione, è divertente, ci si può ridere (per non piangere), su altre sono in disaccordo e magari evito di discutere perché non mi va, o perché non sono abbastanza preparato per rispondervi etc. Del resto nessuno è Dio (anche perché non mi pare di aver visto qualcuno autodichiararsi maiale o cane) e tutti possiamo sbagliare. Amen & piss. :)
Ah, adesso pretendi pure di conoscere e anticipare le mie risposte? Cos’e’, mi stai “pedagogizzando”?
Non credo, solo che ogni tanto capita che perdi le staffe per una risposta anche vagamente in odore di sbrocchismo. Lo so, ci vorrebbe una pazienza dei santi… sarà che ancora sono piccolo piccolo e di discutere non ne ho ancora le palle troppo piene… :P
Ok, ma stavolta sei andato troppo in là! :)
Questo post riassume abbastanza figamente quello che ho sempre pensato dei critici, cioè che sono degli inutili che guadagnano alle spalle degli scrittori pretendendo che quello che pensano loro sia quello che pensa lo scrittore. Che poi scrivano critiche delle opere a posteriori (a scrittore morto) mi sembra pure morboso, oltre che vigliacco, visto che lo scrittore non può risponderti. Ognuno legge i libri per quel che gli pare e ci vede quello che gli pare (se ce lo vuole vedere).
Non credo che sia esattamente quello che c’era scritto nel post…
Diciamo che si può applicare ai cattivi critici, quelli profondamente ideologizzati, quelli stigmatizzati pure da Yossarian in qualche commento fa, ma che non sono esattamente l’oggetto del post. Ero piuttosto perplesso nel rinvenire certe posizioni & cautele in persone molto stimate (non che la stima sia caduta, eh!), per quel poco che le conosco.
Io dico nel senso che quello che si dice in questo post lo estendo ai critici che spesso finiscono per influenzare il pensiero dei lettori. Se io che sono un critico dico che Tolkien era un nazi (senza magari averlo verificato o avere prove, solo perchè ho letto qualcosa in chiave nazi) il lettore, che prima non ci aveva minimamente pensato, può essere portato a ricercare quel messaggio e a trovarcelo dove non c’è.
E se io sono un critico e ti dico di buttarti dal K2? E i bambini? Chi ci pensa ai bambini?
Non vedo la differenza tra la supposta censura del critico e questo tipo di atteggiamento verso la critica.
Non avevi scritto “nel senso dei cattivi critici”, avevi scritto proprio “i critici”. Andando oltre, mi è sembrato chiaro poi che non scindevi “i critici” da “la critica”, cioè il soggetto dall’attività. Allora: non è che “la critica” è un problema, semmai “i critici”, che secondo me oggi – fra l’altro – hanno tutti i problemi, meno quello di essere troppo ideologizzati (al contrario, anzi: ultimamente c’è una corsa ad una fantomatica “oggettività” che spesso significa escludere qualsiasi elemento che possa fare attrito, e dunque critica… col risultato che ci ritroviamo certe merdacce che non ti dico a fare piagnistei sulla Grande Letteratura che è morta). ‘Sto terrorismo della presa di posizione mi sembra un’assurdità castrante e censoria tanto quanto lo è “cercare il messaggio” per censurarlo. Che poi questa censura non mi pare un’operazione fatta tanto spesso, mainstream a parte, e anche se fosse: è un problema italiano? “Tolkien razzista o no” era una disputa che si era svolta in ambito anglosassone, anche se poi l’abbiamo importata. Non è un’invenzione dei sessantottini. Peraltro mi sembra che fosse ampiamente discussa sul testo (per quanto gli anglosassoni possano discutere un testo, visto che in genere il loro concetto di “analisi di un quadro” corrisponde a “troviamo le forme falliche nelle Logge Vaticane di Raffaello”), e tanto mi basta per accettarla.
Mi fate un esempio di “censura da parte della critica”? Quella illustrata da Uriel in questo post:
http://www.wolfstep.cc/2011/02/capitan-harlock-viaggio-nella-censura.html
mi sembra un buon esempio.
Il resto, ovvero “non leggerlo perché è comunista/fascista/pagano/cattolico”, in linea di massima l’ho visto fare semplicemente ai lettori e ai partiti. Toh, aggiungiamo come caso di “censura da parte della critica” il caso D’Annunzio, che comunque non è stato ostracizzato a causa dell’adesione al fascismo, ma per questioni stilistiche. Vogliamo metterci Nietzsche come caso?
http://it.wikipedia.org/wiki/Influenza_e_fortuna_del_pensiero_di_Nietzsche
Da qui si vede tranquillamente che proprio negli anni di Nietzsche iniziarono a scannarsi su chi doveva prenderselo. Diciamo che c’era qualche buona ragione, dopo, per pensare a Nietzsche come un pre-nazista. Lo facciamo di continuo, in realtà. Basta quasi sempre far saltare fuori qualche dato in più per ribaltare un’idea.
A parte questi casi eclatanti, comunque, la critica in genere mette in luce aspetti che possono variare, più che dire robe come “fa schifo perché è fascista”. Ho in mano i “Cantos Pisani” di Pound, edizione Garzanti: nella prefazione, Raboni dà ampio spazio anche alla posizione politica nella poesia di Pound (che è fondamentale, come sa chiunque lo abbia letto), ma questo non gli impedisce di stimare infinitamente i “Cantos”. E anche quando la critica svaluta un testo, non ti dice di non leggerlo, anzi. Penso alla querelle Pasolini/Sanguineti su Pascoli a fine anni ’50, ad esempio. Di esempi documentati ne avrei all’infinito, e voi?
Detto questo, paolazzi: che i critici scrivano su autori morti ti sembra morboso? Benissimo. A questo punto mi aspetto che tu abbia letto la Divina Commedia senza il commento a fianco e senza che nessuno ti abbia mai spiegato chi era Dante, come funziona l’italiano del Trecento, chi sono i personaggi che compaiono e che a volte non sono neanche chiamati per nome… E – perché no – che tu abbia ricostruito il testo da solo, a partire dai manoscritti della Commedia (tutti rigorosamente non autografi) che ci sono giunti, visto che il critico non deve assolutamente occuparsi degli autori morti. Oppure nulla di tutto ciò, semplicemente non hai letto un verso di quell’opera perché è morboso leggere un autore morto. Considerato che la critica è, fondamentalmente, una lettura, mi sembrerebbe coerente. Per carità, non giudico.
Non sono d’accordo, però, sul fatto che lo scrittore morto non possa risponderti: parlano moltissimo le varianti manoscritte, gli scritti privati, le altre pubblicazioni. E vengono in aiuto psicanalisi, analisi strutturale, filologia, linguistica, storia. Tutte cose che “parlano”, se non al posto dell’autore, quanto meno dell’autore.
Ma poi qual è il problema di Tolkien nazista? Del resto il messaggio non importa… o sbaglio? Ah, ma poi la gente ci crede e non lo legge. Ma allora ‘sto cazzo di contenuto, messaggio, ideologia, chiamalo come ti pare: importerà almeno un po’ nella lettura? Se non credi che sia nazista, poi, basta semplicemente controbattere.
Ne avrei per secoli a continuare a dibattere della questione. Scusate il pippone, specialmente al padrone di casa.
PS
Io non so neanche se stiamo parlando della stessa cosa, il concetto di critica è una cosa così fumosa… parliamo delle recensioni sulle webzine? Sulle riviste di musica? Nei trafiletti di cultura sui quotidiani/settimanali/mensili? O parliamo dei libri pubblicati, degli interventi su riviste specializzate, delle webzine specializzate (sono nate anche quelle), di conferenze, lezioni all’università…?
Beh, hai ragione, sono stato troppo generico, secondo me, ed è un’opinione molto personale, il critico dovrebbe occuparsi solo dell’aspetto tecnico dell’opera (e in questo caso non lo chiamerei neanche critico) per aiutarti a comprenderla e della biografia dell’autore per conoscere il contesto storico e personale, non speculare su qual è il messaggio che l’autore vuole dare o se l’autore era un nazista o no, questo solo la storia e l’autore stesso lo possono dire (se ha fatto o scritto esplicitamente determinate cose, se ha lasciato interviste o commenti ecc.). Leggere un’opera e speculare riesce a tutti, senza bisogno di essere un critico. Quello che deve fare il lettore è imparare a analizzare il testo (sempre che non legga esclusivamente per diletto) e crearsi una sua idea, cosa che molti non fanno e preferiscono prendere le idee preconfezionate. E il senso di quello che sto dicendo è che il critico spessisimo non aiuta a capire il testo ma ti inculca la sua idea del testo e chi lo legge, soprattutto se giovane, è portato a vederci quello che ci vede lui. Questo per spiegare perché certa gente ha certe idee, per esempio su Tolkien. La mia è una visione molto radicale dovuta a esperienze scolastiche personali, non è volontà di censura.
La mia è una visione molto radicale dovuta a esperienze scolastiche personali, non è volontà di censura.
La scuola è spesso pessima da questo punto di vista. Io comunque tendo ad appellarmi a un principio di responsabilità: fuori dalla scuola non sei costretto a farti inculcare una critica. Anzi è tuo dovere smontarla, se necessario. La critica dà delle linee guida, chiarisce dei fatti e svolge il lavoro che chiaramente tutti gli altri – non facendo i critici di mestiere – non avrebbero il tempo di fare.
La scuola dovrebbe insegnarti a smontare qualunque tipo di testo; le facoltà umanistiche dovrebbero partorire mostri della decrittazione. Ovviamente nulla di tutto questo funziona a pieno regime, allo stato attuale, anzi…
Il discorso sui critici non è che sia molto aderente al tema del post, che vale per tutti, critici compresi naturalmente.
Il problema è l’approccio ideologico all’opera, spesso con l’intento di tirarne fuori interpretazioni il più delle volte con uno scopo preciso, tipo screditare uno che ti sta sul culo perchè non la pensa come te, o invece al contrario arruolarlo a forza nella tua falange, visto che di opliti si parla.
Questa roba di solito funziona meglio se l’autore, come JRT, è già defunto, (ma a volte anche uno vivente se ne strafotte delle cazzate che girano sui suoi libri e non si prende neppure la briga di stare a smentire e rettificare continuamente).
Ad ogni modo dei critici bisogna fare uso con una certa parsimonia anche se non sono prevenuti, per il semplice motivo che prima uno dovrebbe farsi un’idea di un libro e poi magari confrontarla con quella di altri, e qui mi riferisco a vari articoli e dibattiti ma soprattutto a certe prefazioni…
Sto leggendo “Delitto e castigo”, e la prefazione dell’edizione Einaudi l’ho trovata allucinante…cioè, non è che mi aspettavo che il libro parlasse di cyborg, ma un’analisi ed un’interpretazione così approfondite ti uccidono letteralmente la voglia di leggere, e così dopo un certo numero di pagine l’ho saltata ed ho iniziato il romanzo, preferisco al limite non capire bene con il mio cervello che essere istruito ed indirizzato da quello di un altro.
Il problema è l’approccio ideologico all’opera, spesso con l’intento di tirarne fuori interpretazioni il più delle volte con uno scopo preciso, tipo screditare uno che ti sta sul culo perchè non la pensa come te, o invece al contrario arruolarlo a forza nella tua falange, visto che di opliti si parla.
L’approccio “ideologico” è un’idea molto sfumata, in realtà. Può funzionare e non funzionare. E in genere se non funziona è abbastanza semplice far cadere un’interpretazione del genere. Mi era capitato di leggere di un’interpretazione femminista dell’Annunziata di Antonello da Messina, pensa te…
un’analisi ed un’interpretazione così approfondite ti uccidono letteralmente la voglia di leggere, e così dopo un certo numero di pagine l’ho saltata ed ho iniziato il romanzo, preferisco al limite non capire bene con il mio cervello che essere istruito ed indirizzato da quello di un altro.
Attenzione, non è che stessi difendendo la categoria a spada tratta perché i critici cc’hanno rragggione e pportano cccultura, eh. Difendevo il sacrosanto diritto di chiunque di scrivere quel che gli pare, leggere quel che gli pare e pensare quel che gli pare. Se vuoi saltare l’introduzione la salti, magari ti interesserà più tardi. Io tendo a leggere più parti di un libro contemporaneamente.
Poi c’è la discussione: se un’idea funziona si lascia dov’è, se non funziona la si smonta. Poi per dire, la questione del razzismo di Howard: bisogna capire anche quanto pesi una componente ideologica nel testo. In Pasolini arriviamo a livelli altissimi di ibridazione tra ideologia e scrittura (cosa. In Howard ci sono solo le inevitabili tracce del suo tempo, così come in Tolkien. E via processionando…
VIVA LA FICA!!!
Così, gratuitamente, per interrompere la discussione…………………..ci stava bene, no?!!
Quoto, fica oll aràund de uorld!
Non leggo i commenti che mi precedono perché sono troppo pigro e “c’ho tVoppo odio contVo i commenti” ergo, con ogni probabilità, qualcuno mi ha preceduto e ha già scritto quello che sto per postare costì anche perché sono talmente squadrato che parlo per luoghi comuni. Del contenuto ideologico di un romanzo m’importa un bel cespuglio di cazzi. Con questa stronzata del politicamente corretto e del “vogliamoci bene che siamo tutti uguali”, hanno rovinato la vita a Ayn Rand. C’è un sacco di gente là fuori che preferisce qualsiasi stronzata di Paulo Coelho e Gabriel Garcia Marquez ad “Atlas Shrugged” perché gli hanno detto che quest’ultimo contiene un messaggio egoistico e criptofascista. Imbecilli. Sia i suggeritori che quelli che li ascoltano. Continuate a leggere Coelho e a consigliare “Il Cacciatore di Aquiloni” alle vostre amichette gothic lolite, un giorno vi risveglierete con la stessa faccia di un ex sindaco di Roma.
“C’è un sacco di gente là fuori che preferisce qualsiasi stronzata di Paulo Coelho e Gabriel Garcia Marquez”
Non che siano esattamente la stessa cosa.
Quoto. Marquez è un signor scrittore, Coelho è il Fabio Volo delle ultracinquantenni.
Fottuti nazisti dell’Illinois! Io li odio, sono sempre di mezzo, lo sapevo che capitavano pure in questo post!
Tornatene in Illinois, Sciuscia, brutto nazi!