Category: antiimperialist caccolax


ambulante

In un periodo denso di avvenimenti quale l’evo corrente, si comincia sempre da piccoli e innocui battiti d’ala di farfalla a Tuskegee e si finisce con un terremoto che innesca il meltdown della centrale nucleare sotterranea e segreta di Avetrana, il luogo circondato da molti misteri e da almeno altrettanti Misseri, fra cui svetta il sinistro Michele che tutti, o almeno alcuni, potrebbero avere la memoria fina al punto di ricordarlo perché accusato in via del tutto occasionale per l’omicidio di Meredith Grey, la studentessa ghei, quella di Perugia che fu coinvolta in una storia a dir poco torbida; torbida al punto che nemmeno la sana indignazione di Sabina Guzzanti era riuscita a risolvere il caso, nemmeno Fernando Imposimato, nemmeno (e mi sbilancio) una persona integerrima e severa, ligia fino all’inflessibilità nel servire la nazione che gli diede i natali, e allo stesso tempo

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così coinvolta nelle vicende umane, terra terra, umili dei contadini e dei braccianti, degli agricoltori e dei mezzadri, dei pastori e delle tessitrici, delle mondine e delle spigattiere, un mondo agricolo e innocente che si è preservato miracolosamente nella quiete, intonso, ben poco incline al compromesso con le mani adunche e la bava setosa di una modernità che nulla concede al sentimento dell’umano e tutto sacrifica sull’altare di interessi altri, persino volti alla soddisfazione delle più turpi brame individualistiche ormai libere dal timore di venir crocifissi dai compaesani nel caso di sospetto di devianza dalla retta via, dalla venerazione del santo che indica la via, perché è indubbio che via, in qualche modo, si debba pur andare – lo capirebbe pure uno di quei curiosi e simpatici blocchi di cemento, la cui forma ricorda non poco quella di un panettone, che si trova spesso a segnare limiti invalicabili nel traffico, un limes che tiene lontane le auto dalla sacralità dei corpi umani, perché è ovvio che sia l’uomo, e l’uomo soltanto, a dover trionfare sulla materia, e mai il contrario, e tutte le volte che il processo si è invertito abbiamo poi dovuto raccogliere i cocci di questa hybris e

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cominciare a ragionare in termini di mancata empatia, di antropizzazione di un irreversibile cascame di ciò che un tempo si spiegava semplicemente ricorrendo a rappresentazioni semplificate della realtà, ma non per questo meno pregevoli, in cui una serie di stecchi e ramoscelli di varie misure, compresi fra i dieci centimetri e il mezzo metro, vengono giustapposti su un pavimento rosso carminio o almeno violetto, e poi stratificati in una serie di ziqqurat comunicanti fra loro, quasi a simulare le vette architettoniche di perdute civiltà precolombiane, quelle stesse che oggi in fin dei conti non partecipano allo scacchiere della globalizzazione ma vi sono presenti in nuce quasi come falene attorno alla lampara, ignare dell’imminente calata dei pipistrelli, che presto ne faranno spregio e quindi nutrimento, operazione forse disgustosa ma non certo dettata da cattivo sentire o odio, ché i chirotteri non odiano certo le falene, eppure è necessario che qualcuno ne contenga l’esplosione demografica altrimenti il mondo sarebbe presto invaso dalle falene, e alcuni scienziati ravvedono in “Godzilla contro Mothra” un ben preciso monito a non sottovalutare il pericolo della falene; intanto, mentre scientisti ed omeopati tergiversano sul da farsi e i vaccini continuano a mietere vittime, la popolazione mondiale scende vistosamente di numero

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e degrada moralmente verso un indifferenziato protoplasma di empietà, e intanto la gente onesta, che pure esiste, non arriva a fine mese, incalzata dai migranti pagati da Soros che approdano sulle spiagge e vivono di privilegi come signorotti feudali ben attaccati al loro status nobiliare, perché sappiamo tutti come va a finire, poi la gente si arrabbia, si arrabbia come la persona in spiaggia che vorrebbe fumare ma non ha da accendere, è pronto ad abbandonarsi alla stizza, e ad un certo punto alle spalle sente una voce, “mugumbrà?”, e si gira per una volta felice di trovarsi di fronte un ambulante da cui comprare l’accendino, però la delusione cocente lo attende perché si tratta in realtà di un frate camaldonese che, per finanziare la ristrutturazione del chiostro del convento, gira in spiaggia vendendo biografie illustrate di San Pleurazio, peraltro estremamente interessanti, nessuno lo nega, e per una causa più che nobile, però il povero bagnante a questo punto perde le staffe e va compreso se in uno scatto d’ira ucciderà il frate rompendogli il palo dell’ombrellone in testa, succede, perché gli è stata negata la possibilità di accendere la sigaretta e dunque fumare, gli è stata negata dalla presenza del frate al posto dell’ambulante, e dunque per quanto riguarda la morte del frate, in maniera unanime stampa, magistratura e polizia diranno con assoluta sicurezza chi sia stato: il negro.

Ho parecchi amici americani su Facebook che detestano visceralmente Donald Trump e postano, piuttosto spesso, articoli che ne mettono in luce tutti gli aspetti, oltre a qualche meme spassoso. E’ normale, visto che si tratta di un potenziale candidato alla presidenza della loro nazione. Mi fa un po’ ridacchiare invece quando certo antrumpismo viene da contatti italiani, tutti presi e partecipi manco dovessero votare loro. Ma si sa, lo sbroc non ha mai conosciuto confini, poi ci si può aggiungere che la scelta del presidente USA volenti o nolenti impatta tutti etc etc, protagonismi per interposta persona, sbroc di rimbalzo e via discorrendo. O, banalmente, pura e semplice antipatia per il personaggio. Ho sempre dato per scontato che avrebbe trovato simpatizzanti pure in Italia, e infatti ne ho avuto conferma non del tutto insospettabile a cena qualche tempo fa, fuori dall’interwebs: “Trump è ganzo perché dice quello che pensa e non è affatto politicamente corretto, como vorrei vederlo faccia a faccia con la Boldrini!” Come da manuale. Nel corso dell’ultima settimana invece ho visto contatti facebookari italiani condividere meme e post in favore di Trump, tutti regolarmente con un’immagine del magnate durante un comizio e una citazione virgolettata, di quelle politicamente scorrette sbroc sbroc tipo “faremo costruire il muro sul confine messicano al Messico!” o “via i Musulmani!” o similia. Lì per lì sono rimasto sorpreso, lo confesso. E non capivo nemmeno perché. Poi ho dato una scorsa ai profili dei condivisori di Trumperie varie: non troppo casualmente, tutti appassionati fan di Putin. Probabilmente lo sarebbero pure di Erdogan, non fosse musulmano!

Non essendo io, a differenza della stragrande maggioranza dei miei connazionali, un esperto di antiterrorismo, geopolitica, teologia, relazioni internazionali, antropologia, tattica militare e balistica, non vi tedierò su cosa si sarebbe potuto o dovuto fare per sventare i fattacci parigini, né cosa si potrà o dovrà fare da qui in avanti. Volevo però fare qualche ragionamento, spero non del tutto a bischero, su una particolare impasse che da anni è parte dell’armamentario retorico e della cultura in cui viviamo, ed è quel rapporto tanto forte quanto involontario fra jihadismo e politicamente corretto variante “le colpe dell’uomo bianco”. In sostanza, dopo episodi agghiaccianti come quello di Parigi (e di Beirut, del Mali, di Israele… la lista è lunga e non finirà) l’opinione media si divide in due fronti, caratterizzati da un’abbondanza di stupidità: il fronte “ammazziamoli tutti porcodio!” e quello “oh ma il mio kebabbaro Abdul è così bravo non sarete mica islamofobi porcodio?”. Ovvero, sostenitori di Salvini & co. e gente che tenta complesse capriole dialettiche per giustificare in qualsiasi modo la cultura araba pur di non essere accomunata in alcun modo ai sostenitori di Salvini. Fra questi due estremi lo spazio di manovra è ridottissimo, perché nessuna delle due parti è ragionevole, ed entrambe fanno un ottimo servizio agli attentati a venire.

Il cocktail in fin dei conti è letale: fra “fanno gli attentati per colpa nostra che siamo stati cattivi in Medio Oriente”, “fanno gli attentati per colpa nostra che li trattiamo male qui” e “fanno gli attentati perché la società capitalista mette alla porte gli ultimi che reagiscono nel solo modo concessogli”, ci manca solo che qualcuno li ringrazi per gli attentati. Si forma una zona grigia fra atto criminale, paternalismo terzomondista e razzismo spicciolo in cui si possono incuneare cose brutte e schifose – il ritorno di nazionalismi autoritari (le lodi a Putin etc si sprecano e aumentano, come i consensi dei partiti nazionalisti europei) e la mancanza di un’azione risoluta perché non si vede il possibile campo di battaglia. E non dico in senso letterale, ma proprio sul piano culturale. Forse si potrebbe partire dalla definizione di Islam Moderato, che riempie la bocca di tanti con abbondanza di aria fritta. Wikipedia alla mano, l’Islam, in tutte le sue confessioni e interpretazioni varie, conta 1.6 miliardi di fedeli. Come si individua il Moderato, visto che non esistono portavoce ufficiali? Se con “moderato” intendiamo “perfettamente compatibile con la vita del mondo occidentale”, ecco che possiamo già escludere tutto il jihadismo, e fin qui era scontato, ma persino chiunque pratichi o vorrebbe praticare la sharia. Non è una precisazione banale, perché in Europa esistono organizzazioni agghiaccianti come Sharia4Belgium. Da noi una cosa come la sharia è impensabile (anche se a molti probabilmente piacerebbe): in un mondo figlio di illuminismo, rivoluzione americana e rivoluzione francese, religioni e stato sono separati. L’Islam Moderato, tenendo a mente questo, è quell’Islam che lo ha ben chiaro e vive l’Islam come religione personale e basta, senza prendere alla lettera il Corano. Come succede qui con le varie correnti del Cristianesimo, insomma.

Il fail culturale e istituzionale a questo punto si ha quando gli eccessi dei mongoloidi vengono in qualche modo tutelati in nome del relativismo culturale, la tolleranza pietosa e paternalista da senso di colpa, le eccezioni ad hoc per giustificare l’ingiustificabile. Culture diverse, religiose e non, possono pure convivere, ma all’interno di una cornice da condividere senza eccezioni, pena i calci in culo. E la cornice è, o dovrebbe essere, il più possibile laica ed equamente severa con tutti, atei, cristiani, islamici, salafiti, sefarditi e manfruiti che siano. La nascita di cose tipo Sharia4Belgium dovrebbe essere percepita come sbagliata e demenziale dall’islamico medio che vive in occidente, all’organizzazione non dovrebbe essere concesso alcun spazio e sarebbe il caso si sprecassero disprezzo, frizzi e lazzi, come per partiti monarchici, nostalgici del duce e freak assortiti. E non dovrebbero nemmeno esistere fiancheggiatori multi-culti sbroc sbroc a difenderla. Purtroppo, a me sembra che questi anticorpi culturali ancora manchino. Cosa si possa fare, dove andare e così via, onestamente, non lo so, altrimenti sarei un consulente governativo strapagato. So solo che un’eventuale soluzione autoritaria, estremista, deportiamoli tutti, schediamoli qua e là, non la vorrei mai. Abbiamo già dato, e sappiamo cosa succede.

Ultima notarella su ISIS & similari: con una strategia o l’altra, vanno ovviamente uccisi tutti, non è che si possa fare altro. A dialogare a Raqqa ci vadano pure Jeremy Corbyn, Dibba, Vauro e altri mongoloidi di simile infimo livello.

Ahahaha, oh, tutti gli anni: la feste del demonio, lo sfregio delle sagre tradizioni, e il commercialismo e la merda coi pinoli. In realtà son tutte ottime cose, e non lo scopro certo io, possono essere un male solo per chi è convinto che sia cosa buona e giusta ricattare ogni nuovo nato con la storia del peccato originale. Musica!

 

Cose così

Pioggia di cluster bomb sganciate dall’aviazione su un’area di 3 metri quadri, no?
Danni collaterali come la rena, no?
Se anche c’è il bersaglio, e supponiamo di sì, edifici civili e civili medesimi lì intorno, a fine lavori, sono un’unica rovina indistinguibile, no?

Ecco.

L’aviazione è americana o israeliana ==> merda schifo bastardi!!111

L’aviazione è russa ==> firulì firulà…

La società di un tempo, diciamo pre-rivoluzione americana, francese ed industriale, era rigidamente suddivisa in caste (nobili, clero, commercianti in senso lato, contadini, morti di fame assortiti). La mobilità era difficile e comunque non permetteva di arrivare ai vertici, magari il bisnipote di un contadino, con rocambolesche botte di culo spaziotemporali, poteva ritrovarsi panettiere o venditore di fagiani imbalsamati, ma mai conte, duca etc. Né avrebbe mai coltivato l’ambizione. Il mondo si è via via fatto più aperto, più libero nei costumi, più etc etc (non sto certo a rifarvi la storia dell’umanità del dio cane, non mi scende il culo); dal secondo dopoguerra a oggi siamo in un’era molto mobile e, nell’ultimo quindicennio, incerta da tanti punti di vista. Naturalmente ci sono tante cose che possono e devono migliorare; tuttavia credo che il mondo occidentale, se non è il migliore dei mondi possibili, è il migliore di quelli esistenti. Ancora più naturalmente si può non essere d’accordo e preferire altre cose. Per esempio, un ordinamento sociale immobile, stabile, gerarchico, dove un Ordine assegna il posto e la funzione al singolo, che obbedisce e ringrazia al netto di eventuali catastrofi e accidenti. Il singolo ha senso in quanto parte di una moltitudine indifferenziata da amministrare; l’individuo artefice del proprio destino, anche solo quello di aprire di un bar, non è contemplato. Troppi individui, troppe forze differenti che spingono verso direzioni, e quindi incertezza, entropia, sette piaghe d’Egitto, negri etc. Chi sostiene la necessità di tornare indietro, nell’impossibilità di effettuare un ripristino di sistema, si definisce REAZIONARIO. Uno che in reazione ad un presente che per vari motivi non gli piace sogna di tornare ad un passato, spesso idealizzato, anziché pensare a qualche modo per migliorare quel che c’è.

Ora accade che Giovanni Lindo Ferretti venga invitato da qualche parte con la Meloni, e dica le solite cose che dice da anni: e la Chiesa, e gli immigrati, e w il papa, e i valori della famiglia etc, insomma, quel che si può sentire tranquillamente in qualsiasi bar mentre si piglia in caffè. O su Facebook. Ferretti queste cose le dice da almeno quindici anni, sono strani quelli che continuano a stupirsi e a dargli del traditore – è tardino per cascare dal pero, no? Ma ancora più strano è non accorgersi della continuità fra il Ferretti prima e il Ferretti dopo. Ai tempi dei CCCP (gruppo di mmmmmmerda come pochi, ma ora non c’entra), Ferretti esibiva i paraphernalia sovietici come Lemmy la croce di ferro, cioè per pura fascinazione estetica: alla fine, per lui l’URSS si ergeva come contrapposizione al mondo occidentale delle spinte individualiste e del caso, come realizzazione dell’utopia di società immobile e gerarchica descritta sopra. Celebrare pure il Merdistan rientra perfettamente in questo schema di cose, ed infatti per toglierci i dubbi c’è pure una canzone, l’odiosa ma inascoltabile Punkislam. L’Islam è punk perché, nella sua versione hardcore, è l’esatto opposto del mondo occidentale, è un mondo illiberale e gerarchico quanto l’URSS o il medioevo.

Tutto questo per dire che… che alla fine forse Ferretti ha tradito il Ferretti che vi eravate costruiti in testa, ma non sé stesso. Il Ferretti vero vedeva nei regimi comunisti la materializzazione della sua utopia reazionaria, quello immaginario era un sovversivo che sognava la rivoluzione. Oggi la Chiesa Cattolica è la forza di reazione più vicina cui fare appello, visto che l’URSS è sparita. Ma più avanti non mi stupirei di leggere che ha elogiato Putin o tentato di giustificare l’ISIS.

E’ in corso un massacro nel campo di Yarmouk a Damasco, dove dopo l’invasione delle truppe dello ISIS migliaia di palestinesi vengono decapitati, anche i bambini, e le donne violentate. Un orrore. Lo dicono anche i parlamentari arabi israeliani. In meno di due settimane sono morti piu’ civili palestinesi a Yarnouk che a Gaza in un anno.
Ecco,  a noi interessano davvero i diritti dei palestinesi e le vite dei palestinesi. E non e’ vero che siamo solo alla ricerca di pretesti per attaccare Israele, per levare agli ebrei il loro diritto all’autodeterminazione. Per questo ieri c’e’ stata una grande mobilitazione in tutte le capitali europee, con le piazze piene di militanti comunisti e antagonisti che chiedevano un intervento internazionale per salvare le vite dei palestinesi di Yarmouk, e di disarmare lo ISIS, le truppe di Assad, insomma gli assassini.
Anche in Italia, ovviamente. C’era davvero un sacco di gente a questa manifestazione per i palestinesi. Perche’, vedete, a noi interessano davvero i palestinesi, non e’ che stiamo cercando pretesti per rendere Israele piu’ debole e privare gli ebrei dei loroprivilegi diritti, per esempio quello di trovare rifugio nell’unico Stato in cui sono la maggioranza. Quindi abbiamo convocato questa manifestazione, che devo dire ha avuto una enorme partecipazione, anche se come sempre i giornali non ne parlano, perche’ sono tutti in mano agli ebrei, sionisti infatti se ci fate caso dei palestinesi non parlano mai, ma proprio mai.
Dicevo, alla manifestazione di ieri, per fermare le violenze contro i palestinesi in Siria, violenze perpetrate dallo ISIS (che comunque e’ una creatura dei sionisti) c’era davvero un sacco di gente, quindi come vedete non e’ che il nostro interesse per i palestinesi e’ solo strumentale per attaccare Israele (che comunque e’ bene che diventi a maggioranza araba subito) e gli ebrei, a noi davvero interessano le vite e i diritti dei palestinesi. E alla manifestazione, mi dicono, c’era un sacco di gente.
Io no.
Io no, perche’ vedete e’ un casino, dovevo portare fuori il cane, che poi ha fatto la cacca e allora dovevo pulire ma per colpa di Israele non si trovano mai i bidoni, poi ho riportato il cane a casa ma mi ha telefonato la fidanzata che dice che la trascuro perche’ sono ossessionato da questa storia della Palestina  e allora abbiamo litigato, e poi fatto pace, e comunque poi siccome una cosa tira l’altra ho dovuto parlare anche con sua madre, che e’ mia suocera, poi il cognato ha attaccato bottone, ma io ero li’ che alla manifestazione ci volevo andare davvero, anche se poi ieri c’era la finale di coppa, quindi ci siamo messi li’ a commentare, comunque quando poi ho finito la conversazione, sono uscito per andare alla manifestazione contro Israele il massacro di palestinesi ma e’ successo che non trovavo piu’ la macchina, compagni con questa storia dei parcheggi e della pulizia delle strade a giorni alterni non si capisce piu’ niente, io per esempio non ricordavo piu’ dove era la macchina e ci ho messo fai dieci venti munuti a cercarla e quando la ho trovata, ci credete, c’era una gomma a terra, saranno stati sicuramente degli ebrei, ma guarda te, ma ti dico che davvero volevo venire alla manifestazione, perche’ io ai diritti dei palestinesi ci tengo, te lo dico, quindi ho detto prendo il tram, ma cazzo non arrivava mai, qualche ebreo lo avra’ occupato,  quindi ho detto prendo la metropolitana, anche se mi tocca pagare il biglietto, perche’ quelli dei trasporti sono dei rabbini ma poi in metropolitana ho visto una cosa strana, tipo una luce in un angolo, e mi sono avvicinato, e poi e’ successo che mi hanno rapito gli alieni, mi hanno portato sulla loro astronave sionista, mi hanno addormentato e dopo un paio di ore mi sono svegliato che ero al capolinea, ma non della linea della metropolitana che passa sotto casa mia, quell’altra e mi mancava un rene che sara’ certo stato venduto dagli israeliani quindi prendere l’altra linea e’ stato un casino, sono uscito, ho sono rientrato, ma proprio appena prima di passare il mezzanino e’ successo che un alligatore bianco e’ sbucato dalla fognatura, ti dico, sai gli alligatori bianchi nelle fogne di New York, ecco, preciso uguale, ma guarda io volevo davvero venire alla manifestazione contro il massacro di Yarmouk, perche’ non e’ che sono alla ricerca di pretesti per levare agli ebrei un diritto riconosciuto anche dall’ONU, no, a me interessa davvero la soluzione pacifica e ragionevole del conflitto, che si puo’ ottenere solo mandando gli ebrei fuori dai coglioni, io tengo moltissimo ai diritti dei palestinesi, infatti a quella manifestazione ci tenevo moltissimo, poi purtroppo, sapete, per via di quell’alligatore bianco…
Oh, ma comunque sono sicuro che c’era un sacco di gente. E sabato, ricordate, presidio per la Palestina davanti alla sinagoga. I compagni della CGIL portano le bare. Mica per gli alligatori, no. Per gli ebrei. Bare piccole, a misura di bambini . Bambini ebrei, esatto, come a Roma nel 1982.
Perche’, sapete, per noi sono davvero importanti i diritti dei palestinesi.
(Il Contadino della Galilea)
Che altro dire? AHR AHR AHR AHRRRRRRRRR!!!!!

No, non parlo degli ultimi dischi dei Cani, lo Stato Sociale o merde simili, niente musica. Parlo di brutture troppo brutte che lasciano un fastidio enorme. E succedono in Merdistan. Nello specifico l’Iran. Ora, penso sia naturale ritenere che “Iran” e “nucleare” vadano bene nella stessa frase solo in caso di bombardamento nucleare dell’Iran, o sinonimi. E’ un pericoloso e orrendo posto di merda, sottosviluppato, ributtante. Una teocrazia islamista radicale di fatto, che non nasconde le sue mire espansionistiche nella zona, né in passato ha fatto mistero di voler cancellare Israele e l’occidente dalla faccia della terra. Se quel minchiospastico di Ajmadinecoso si sente/vede meno, ciò non toglie che la merda sia sempre lì e più strafottente che mai. Succede che si vogliano rimuovere le sanzioni all’Iran, anche quelle relative alla questione del nucleare. Perché “tanto la bomba la fanno lo stesso, tantovale allora rimuovere le sanzioni e approfittarne con un po’ di export”, o qualcosa del genere. Dio bastardo. L’unica persona che ha dimostrato buonsenso e idee chiare è stato, di tutto il blocco occidentale, John McCain. Per correttezza, i termini precisi dell’accordo con l’Iran non si sanno ancora, ma lasciare un qualsiasi spazio di manovra per il nucleare in cambio di… boh, collaborazione antiterrorista? Import/export? Insomma, tutto a vantaggio dell’Iran, molto miope. E pericoloso.

Coi terroristi è meglio non fare patti, perché non sono certo i più portati a rispettarli. Terroristi, stati-canaglia, merde… l’importante è capirsi. Ed è, temo, sicuro che prima o poi ci sarà da pentirsi. Alcune considerazioni a margine:

1) Visti questi accordi che l’occidente si prepara a stringere con l’Iran, visto il ritorno alla luce del sole dell’antisemitismo (che è sempre lì, in Europa, attende solo il momento di crisi per rialzare la testa), c’è da stupirsi che Netanyau vinca? Una popolazione inizia un po’ a cacarsi addosso e, fedele al motto “meglio ave’ paura che toccanne”, vota un mastino.

2) L’Iraq esporta la maggior parte del suo petrolio. Il principale acquirente è la Cina, seguita da India e USA (fonte). L’Iraq vende, gli altri (Cina, India, USA nell’ordine) pagano. “La guerra in Iraq per il petroglio!111” è un altro concentrato di fuffa. La guerra, con il pretesto di eventuali armi chimiche, doveva servire a cambiare totalmente l’assetto del più moderno stato sunnita che avrebbe potuto anche fare da sponda, in seguito, ai talebani, sunniti a loro volta. La ratio in fin dei conti è comprensibile. Lo svolgimento un troiaio, infatti è andato tutto a fare in culo. Ma magari avesse funzionato, però. Una specie di Piano Marshall a tappe forzate per il medioriente.

3) Quando saranno credibili ONU etc? Semplice, quando prenderanno una posizione seria e dichiareranno che Hamas, Hetzbollah, i Fratelli Musulmani etc sono organizzazioni terroriste, non sono legittimi interlocutori di niente e vanno debellati come l’ISIS e qualunque altro gruppo di merde umane simili. Altrimenti non si viene a capo di niente, se si resta ostaggio di posizioni politicamente corrette e convenienze a breve termine.

E’ poi interessante vedere come i media siano sempre felici di farci vedere stragi, decapitazioni e vandalismi dell’ISIS: sono atti eclatanti e orribili e fanno paura alla gente, il che è l’obiettivo dell’ISIS stesso che fa pure il gioco dei media che sulle morbosità e le paure ci lucrano. Sarebbe però più opportuno parlare delle violente legnate che i mongoloidi si stanno beccando dappertutto, nello spazio fra Siria e Iraq. Finché c’è da ammazzare turisti e civili i guerriglieri fanno i grossi, ma quando gli arriva addosso l’esercito curdo con copertura aerea americana e la collaborazione di forze speciali di vari paesi, ecco, durano veramente quanto uno starnuto. Controllate periodicamente Difesa Online, Chuck Pfarrer (ex Navy Seal e consulente dell’esercito), e il War Nerd (collaboratore dell’esercito che vive in qualche posto del medioriente) per analisi e notizie più realistiche e prive di sensazionalismi di merda.

Spero prossimamente di riscrivere di cose più lievi.

Se io definissi una persona a partire da alcune caratteristiche, quali:

Nata in un paese che rientra nell’astrazione nota come Occidente; di scolarizzazione a livello di scuola dell’obbligo o superiore; fulminata ad un certo punto della propria esistenza da un’interpretazione radicale di testi già improbabili scritti anni e anni addietro da farneticanti individui barbuti; disposta, sulla base di una lettura della realtà circostante filtrata dai balordi precetti contenuti in tal testo opportunamente radicalizzato da esegeti successivi alla scrittura del testo medesimo, ad improvvisarsi guerrigliero fai-da-te e ad andare a combattere e uccidere e imprigionare e ed ergersi arbitro depositario di una Verità, figlia e nipote dei testi e delle interpretazioni suddette, da imporre con la forza.

Ecco, sulla base della definizione di qui sopra, avrei definitio Che Guevara o il tipico foreign fighter dell’ISIS? Son problemi…

Conoscete la città di Rafah? Si trova al confine fra Egitto e Palestina, è lì dal tempo dei faraoni, ed è sopravvissuta alle invasioni assire, greche, romane, napoleoniche, ottomane e qualsiasi altra cosa sia successa lì fino all’altro giorno. Se, dopo aver letto questo, pensaste qualcosa tipo “oh, ma che figata dev’essere Rafah, andiamoci un po’ in gita dio cane!”, è meglio che vi affrettiate. Questo perché il governo egiziano ha deciso di sfollare la città e raderla al suolo, ricostruendone un’altra più in là (si chiamerà New Rafah). Rafah conta 150.000 abitanti, molti dei quali rifugiati palestinesi. Il governo egiziano vuole creare una zona di contenimento lungo il confine palestinese, e una città proprio lì rompe il cazzo. Gli sfollamenti sono del tipo “toc toc, fuori dalla coglia entro cinque minuti!”, e giù stiaffi a chi ci mette troppo. Una città va rasa al suolo ed è un lavorone, non si può fare con la gente dentro. Gente che fino alla costruzione di New Rafah, probabilmente, vivrà in qualche campo profughi. Tutta la storia, con altri link etc, la trovate qui.

Ok, ora ricapitolate.
Rafah.
Abitanti: 150.000, molti dei quali palestinesi.
Si trova: al confine Egitto-Palestina.
Verrà completamente rasa al suolo.
Per creare una zona di contenimento (militarizzata o meno) fra Egitto e Palestina.

Fatto? Bbbbbbene.

Contante ora i presidi davanti alle ambasciate egiziane, i lanci di roba ai negozi degli egiziani, le proteste contro l’Egitto, i politici e gli intellettuali schierati contro l’Egitto, i boicottaggi di prodotti egiziani, gli inviti ad intellettuali, celebrità, artisti e spazzacamini egiziani di scusarsi e prendere le distanze o levarsi di culo. Ecco, avete contato? Quanto viene?

ZERO.

Sorpresona, eh, chi l’avrebbe mai detto…

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