
Uscito nel 1956, Stella Doppia è uno dei più bei romanzi di Robert Heinlein, nonché di conseguenza una delle cose migliori che possiate leggere. Vi riporto la storia copincollando da Wikipedia, che si fa prima:
In un non precisato futuro Lawrence Smith, in arte “Il grande Lorenzo”, squattrinato attore di talento, incontra uno spaziale in un bar. Si intravede la possibilità di un ingaggio ben retribuito, ma in un turbinoso precipitare di eventi si trova coinvolto in una sparatoria, costretto a occultare cadaveri (tra i quali, uno di un marziano) e a scappare su Marte. Allora viene a conoscenza del suo compito: impersonare l’uomo politico più importante del momento, Joseph Bonforte, il quale è stato rapito da una ignota organizzazione, proprio poco prima di un evento di portata storica. Bonforte, infatti, ha deciso di farsi adottare dal Nido di Kkkah, una delle tribù degli indigeni marziani, per dare un segnale forte della sua politica illuminata di apertura alle altre razze non umane, e alla abolizione della schiavitù. Lorenzo, costretto ad accettare dalle circostanze, riesce in brevissimo tempo, grazie alla notevole somiglianza con Bonforte (per cui era stato scelto) e le sue doti artistiche, a imitarlo perfettamente. Nessuno si accorge dello scambio quando partecipa alla complicata cerimonia marziana (i marziani hanno un forte senso delle formalità , alla maniera della antica civiltà giapponese). Bonforte viene ritrovato in pessime condizioni fisiche, drogato con sostanze che potrebbero recargli gravi danni psico-fisici. La convalescenza di Bonforte si preannuncia lunga e Lorenzo è costretto sostituirlo ancora. Inoltre, il governo in carica, con una mossa imprevedibile, si dimette e indice nuove elezioni. Si deve formare un governo provvisorio, che, come da tradizione istituzionale, viene affidato al capo dell’opposizione, Bonforte, appunto.(CUT sul resto per evitare spoiler)
Come ogni libro del grande scrittore americano, vi conviene comprarlo sull’interwebs. E come ogni libro del grande scrittore americano, ha un sacco da dire, in maniera esplicita e implicita. Sono diversi i temi che si intrecciano e fanno da sottotesto: razzismo e integrazione, il rapporto fra l’artista e la sua creazione, il sacrificio di sè stessi, il concetto del doppio, la rappresentazione mediatica del mondo politico – il tutto narrato con scioltezza, disinvoltura, nel classico stile asciutto e incisivo di Heinlein, con un tono da commedia brillante che salta agilmente ad un registro quasi epico verso la fine. E’ proprio la rappresentazione mediatica del mondo politico che mi interessa, in questo post. Come avete letto sopra, lo staff di John Joseph Bonforte recluta un attore per impersonare il capo durante un’importantissima trattativa che verrà trasmessa in mondovisione. Lo staff non si fa grossi scrupoli – deve ingannare il mondo intero, fare una cosa sporca, per non perdere terreno. Andando avanti nella lettura vediamo le progressive metamorfosi dello scenario politico, e le metamorfosi interiori del protagonista. Che non sono affatto di poco conto: all’inizio del libro, Smith è un simpaticissimo guascone, un furbastro, una persona comunque meschina, mediocre, profondamente razzista e un po’ ignorante. Lo scollamento fra immagine proiettata e realtà è già enorme, perché la gente (umani e marziani) crede di ascoltare le parole di quell’uomo che aveva sempre sostenuto la causa dell’integrazione e del reciproco scambio economiculturale fra i due mondi, mentre in realtà a pronunciarle è un guitto in rovina, razzista e ignorante, che si presta alla sceneggiata per un modesto consenso. I datori di lavoro se ne fregano del fatto che Smith sia una persona mediocre: loro vogliono la performance di un grande attore, e Smith ai suoi tempi era uno dei migliori. Se ne fregano anche dell’inganno perpetrato: la cerimonia marziana è troppo importante per mandare tutto all’aria dopo mesi e anni di avvicinamenti al Nido di Kkkah.

Cosa possiamo dedurre da tutta ‘sta pappardella, ora. La prima è che se hai bisogno di un professionista per qualcosa, deve innanzitutto essere bravo in quel che fa. E’ ovvio. Se vi doveste operare per una cosa seria, e la scelta fosse fra il miglior chirurgo della regione che è pure massone, puttaniere e raccomandatore, e il chirurgo normale dell’ospedale di Pontedera che è-tanto-una-brava-persona, scegliereste tutti il primo e di corsa. Dal punto di vista artistico le cose non cambiano. Mino Reitano era una bravissima persona, Miles Davis un emerito stronzo, tuttavia il genio è il secondo. Di conseguenza, vita privata e vita professionale sono due entità separate e indipendenti. La brava persona che è anche un bravo artista/professionista in quanto puro di cuore è un’idiozia romantica, e per chi ragiona così Darwin riserva brutte sorprese. Se spostiamo il campo d’azione alla politica, è un campo sporco in cui l’anima candida di belle intenzioni è destinata a soccombere. Dak Broadbent e il resto dello staff di Bonforte lo sanno bene, e lo si evince dalle loro azioni: meglio imbrogliare tutti e portere a termine un progetto di grande importanza. A fare i candidi sarebbero stati spazzati via. Anzi, nei primissimi capitoli sono costretti a compiere un omicidio con tanto di occultamento di cadavere per riuscire a scappare con Smith senza essere visti dalle autorità spazioportuali, visto che ufficialmente si trovano da un’altra parte.

E poi, l’immagine. La recita convince, tanto quanto il Bonforte originale alla fine convince Smith a proseguire, in una sorta di strano Oruborous. La recita convince il pubblico, l’eredità di Bonforte è sicura, il politico scomparso continua ad esistere con la recita. L’immagine vale più di mille parole.
Applichiamo tuttu quanto alla logora, stantia vicenda Abberlusconi con le puttane. L’immagine di Abberlusconi è quella del gaudente riccone a cui i comunisti voglioni impedire di lavorare. E funziona almeno al punto da procurargli un numero consistente di elettori, anche perché come già detto più volte gareggia da solo vista l’inconsistenza degli avversari. Beccato a puttane per la terza volta, ne uscirà come le altre due – solo gli idioti di Repubblica etc. sono convinti del contrario. Perché? Credo che la forma politica originale dell’Italia sia la signoria, che è sopravvissuta fino ad oggi in maniera ufficiosa. Abberlusconi e la popolazione stabiliscono un legame da signoria, più forte di qualsiasi indignazione e qualsiasi moralismo che fa tremar le sottane delle vestali culturalesche. Abberlusconi è dunque un buon politico? Manco per il cazzo, perché abusa di una posizione di potere (conquistata legittimamente, fra parentesi) per i cazzi suoi e facendo ben poco per il benessere della popolazione, che a casa mia dovrebbe essere l’obiettivo ultimo di un politico serio, che dovrebbe essere sufficientemente privo di scrupoli per usare tutti i metodi sporchi necessari per perseguirlo. Se l’immagine è quella giusta per vincere le elezioni e governare (lo dicono i risultati, non io), mancano volontà o capacità o entrambe per il resto, a differenza del Bonforte heinleiniano. Fine.
Tutto il resto è una manica di minchiate che hanno già consegnato l’Italia postberlusconi ad una manica di carampane pudiche. E siccome c’è stata la battuta sui gay e la ricorrenza dei 35 anni della morte di Pasolini, voglio far notare come PPP avrebbe quasi sicuramente sorriso e approvato le prodezze sessuali del satiro di Arcore, consumate in barba al perbenismo cattoborghese strillato dai media di oggi. Ahr ahr ahr.
« Questa mia professione non è poi male. Il lavoro è facile, la paga è buona. Inoltre fornisce un’invidiabile sicurezza per il futuro… se si esclude il rischio di qualche rivoluzione. Vengo da una famiglia che ha sempre avuto fortuna in queste cose. Però la maggior parte del lavoro è noiosa, e la potrebbe fare altrettanto bene un qualsiasi attore d’avanspettacolo. »
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