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La buriana su Miley Cyrus è passata, o almeno si è parecchio ridotta di intensità, e a me nel frattempo è tornata mezza voglia di scrivere qualcosa quindi ne approfitto perché ora o mai più. Sulla questione in sè, in realtà, da dire c’è poco: si incolpa violentemente Miley Cyrus di essersi evoluta da modello per sorelline a trojona, seguendo l’arco audio-video dell’esibizione agli MTV Awards fino al singolo Wrecking Ball. Roba già vista, un due minuti d’odio perfettamente esaminato sulla Colonia Lunare, a cui vi rimando. Il turbine di minchiaggine ha raggiunto forza dieci: strali d’ogni tipo, ma forse è emancipazione attraverso il porno, anzi female empowerment, ma che zoccola, che bottana, che tutto. Si è pure gettata nella mischia l’insopportabile Sinead O’Connor, che non aveva un cazzo da dire vent’anni fa e quindi figuriamoci ora, con una tirata moralista trita e ritrita (la potete leggere qua o là). Molto più centrata e di buon senso, invece, Amanda Palmer, che ha scritto una lettera aperta a Sinead, e quindi indirettamente a Miley. Sinteticamente, Amanda dice: ok, l’immagine, la strategia comunicativa, il quel-che-l’è di Miley Cyrus sfrutta la sessualità femminile compiacente nel modo più trito e scontato, ok, ma Miley Cyrus non avrà la libertà di gestire la sua carriera e la sua vita come stracazzo vuole? Centro.

Perché il presupposto della tirata anti-Miley è sempre il solito, cioè che Miley sia stata forzata, ipnotizzata, costretta da uomini d’affari senza scrupoli a fare quello che fa, mentre fosse per lei sarebbe una cantantina dolce e carina che vuole ispirare qualche valore alla nostra sorellina (mi è toccato leggere pure cose simili e non mi sto inventando un cazzo). Ora, la trasformazione da Disney-girl in bad-girl non è esattamente roba dell’altro ieri, visto che era già avvenuta abbondantemente tre anni fa con Can’t Be Tamed. L’esibizione con Robin Thicke agli Awards è stata pensata per dare scandalo, pigiando quei famosi tasti che funzionano sempre, e quindi è una scelta deliberata. Se proprio la devo criticare, posso dire che il ballo in sè faceva schifo. Miley deve ballare meglio, poi oh, alla fine chissene. Era l’unica cosa criticabile per davvero. Ed è roba arcinota che Miley Cyrus abbia deciso di fare quel che ha fatto di sua volontà. E’ ovvio, dal momento stesso che Miley Cyrus è entrata nello star-system giovanissima dalla porta principale (la Disney) ed è riuscita a restare sull’onda quando l’età l’ha costretta al cambio d’immagine. Per atterrare in piedi dopo un cambio radicale e un passaggio ad un nuovo pubblico è necessario un ferreo controllo su di sè, oltre ad un ottimo team di contorno, ed è chiaro che la Cyrus abbia avuto entrambe le cose. Che la Cyrus sia perfettamente lucida e in gamba, del resto, lo potete vedere chiaramente nello show di Jimmy Kimmel (parte 1, parte 2).

A questo punto, il problema si sposta nel più trito dei processi alle intenzioni. O qualcosa che ci si avvicina ma che non ho voglia di definire. Certe, anzi, troppe persone danno per scontato che una Ragazzina si metta a cantare per diventare una Grande Artista, ma poi si sia imbattuta in qualche Serpente Tentatore che l’abbia sedotta e corrotta, portandola al meretricio mediatico per vil danaro; va da sè che, una volta spremuto lo spremibile dalla Ragazzina, quest’ultima sarà abbandonata al suo destino e sostituita rapidamente. Il discorso “spremuto lo spremibile” è spesso vero. Ma non è accettabile la premessa: si sa come va il business ad alti livelli, dipende tutto da cosa vuoi ottenere. Miley Cyrus, Rihanna, Shakira, Beyoncè etc. hanno coltivato la loro carriera come performer, più che come artiste: la loro realizzazione è quella della showgirl che canta, balla, dà una rappresentazione su di un palco, fa vivere uno spettacolo audiovisivo insomma. E’ la dimensione gigantesca dello spettacolo ad alto livello, che richiede determinazione e applicazione, in tal senso, notevolissime: non a caso, riesce a Miley Cyrus, ma non a vostra cugina Antonella che al massimo fa la cubista il fine settimana.

Possiamo approvare, o meno, la scelta dell’ex stellina Disney, ma non certo mettere in dubbio che lei abbia scelto le sue mosse in piena coscienza per arrivare ai suoi obiettivi. Come diceva Amanda Palmer, la libertà di scelta c’è. E anche se la scelta personalmente non ci piace, l’unica cosa davvero importante è che una giovane donna come Miley Cyrus possa esercitare questa libertà. Perché è facile urlare al raggiro, alla prigione etc. solo quando la scelta non si confà alla nostra visione di cosa sarebbe meglio per tizio e caio.