Archive for aprile, 2012


Ogni tanto esco da Skyrim e gioco alla vita normale, e fra le cose che faccio nel videogioco c’è pure quella di scrivere un blog letto da poche decine di mentencatti. In effetti, devo dire che la mia vita reale, dove sono una bellissima redguard (=negra) guerriera di nome Spruzzola (è pure il nome che ho dato alla mia gatta nel videogioco) che va in giro a prendere centinaia di rompicazzo a spadate in culo, è molto faticosa. Quindi devo rilassarmi un po’, capite. Perché non è mica come lì da voi che vi alzate, poi andate a lavorare, poi tornate a casa e comprate gli accendini dai negri e i prodotti bio coltivati ancora con la merda, e, per qualche arcano motivo, considerati buoni solo per questo. Una bella sega. Io devo scorazzare di qua e di là per una nazione intera a risolvere mille problemi del cazzo, e tutto questo perché io so parlare coi draghi e li posso prendere a calci in culo e sassate date bene nello sterno proprio ora che sono tornati a rompere i coglioni. Certo, mi levo anche le mie soddisfazioni, perché col mio durissimo lavoro in qua e in là ho comprato ben quattro case in altrettante belle città (a Whiterun, Riften, Markarth, Solitude), e non escludo di comprarne una prossima a Falkreath, se me lo permetteranno. A Morthal, Whinterhold e a Dawnstar non me l’hanno nemmeno proposto, ma sono merdose baraccopoli soffocate dal diaccio e dalla neve, e ogni catapecchia caccolosa di legno se la devono tenere stretta. Ah! Pezzenti di merda!

Vedete questa gnoccona qui sopra? E’ Aela la Cacciatrice, che è pure mia moglie. Già, perché qui  si fa il cazzo che ci pare, e se una coppia interracial (bianca lei, negra io) -bestial (siamo licantrope)- cannibal (solo io in quanto campionessa del daedra, che poi sarebbero robe ganze tipo i demoni, Namira) decide di sposarsi, maremma finocchia, lo fa e tanti vaffanculo al cazzo. Poi la mi’ moglie sta a casa a lavorare e guadagnare e io ogni tanto ripasso da casa a riscuotere la mia parte di moneta sonante. Potrei anche portarla in giro a sgarganare la gente di stiaffi, ma insomma, non mi va che rischi la vita sebbene sia una guerriera che levati, già prima di sposarmi m’è stiantata la povera Lydia e non voglio ripetere l’esperienza. Son dolori che ti segnano.

Vedete poi questa roba qui? E’ il cortile interno dell’Accademia di Magia di Winterhold. L’unica scuola di magia rimasta in tutta Skyrim, mica brodo di fagioli. Beh, io sono la preside dell’Accademia: un po’ come Albus Silente, ma senza essere vecchia e barbuta. Del resto, non è il mio unico titolo. Ho un curriculum lungo come una benda da mutilato in cui potrei scrivere:


– Preside dell’Accademia di Magia di Winterhold;
– Capo dei Compagni di Whiterun;
– Capo della Gilda dei Ladri di Riften;
– Membro effettivo della Gilda dei Bardi di Solitude;
– Campione di Nocturnal;
– Campione di Namira;
– Campione di Hermeus Mora;
– Ben vista da Malacath e sorella di sangue onoraria degli orchi di Largashbur;

e varie altre. Cioè, mica devo faticare a trovare lavoro. Dal semplice spaccare in due la gente, a farmi amici i demoni, a di tutto e di più. Sono poi i lavori in sè che son faticosi, dio cane, ma non certo trovarli, guarda. Cosa è preferibile, trovarli facilmente ma rischiarci la cotenna di continuo o trovarli con più difficolatà ma stare più tranquilli? Eh, son problemi anche i vostri. Ma non fatemi ride’!

Naturalmente, pure qui c’è di mezzo la politica. Il minchione qui sopra è Ulfric Manto della Tempesa, jarl della città di Winterhold. ‘Sto stronzo ha innescato una ribellione uccidendo il Re dei Re di Skyrim, mandando a fare in culo il Trattato Oro Bianco che legava Skyrim all’Impero, garantendo la pace per tutti al prezzo del culto di Talos. E’ un po’ come se un giorno il vostro coso, lì, Umberto Bossi si armasse di M16 e abbattesse Monti e poi proclamasse l’indipendenza padana e gli Stati Uniti fossero costretti a inviare soldati in giro per l’Italia, facendo scoppiare una bella guerra civile. Sai che bello, per voialtri poveri cristi? Ecco, uguale. Questa testa di rapanello di Ulfric fa leva su micragnosità nazionaliste come il citato culto di Talos, ma in realtà sfrutta la situazione per accrescere suo potere personale e poi odia i negri. Inutile dire che mi arruolerò presto nella Legione Imperiale per fargli il culo. Che merda, la politica.

Ora mi godo un po’ di relax, scrivendo questo post dall’internet cafè di Whiterun. La gente lì da voi, nella vostra realtà simulata, si lamenta troppo e rompe davvero le palle peggio di Ulfric. Andate quasi tutti quanti a fare in culo, per favore.

Premessa: la rubrica delle Pellicole Decrittate tratta solo ed esclusivamente di film mai guardati. Si basa sull’assunto che, da pochi elementi tratti dalla cartella stampa (trama, attori, produzione, nazionalità, sponsorizzazione) sia possibile a priori stabilirne pregi e difetti.

Synossi: Amanda non ha rapporti facili con gli uomini. E’ sempre sospettosa, incredula, incazzosa e insomma una spina in culo, nei loro riguardi. Perché sono infidi e traditori, si capisce. Il marito di Florence (già, perché il tutto si svolge a Parygi), la sua migliore amica, le dice che si tratta di androfobia, e quindi qualsiasi minima stronzata, da pisciare nel lavandino a dimenticarsi di lucidare le tartarughe dopo i pasti, diventa una scusa per interrompere la relazione di turno. Tuttavia la sera del 31/12 succede qualcosa di inenarrabile: con Antoine, incontrato al veglione, Amanda è tutta carina simpatica puci puci. Sarà mica scoppiato l’ammore vero, si chiede Florence? In realtà un cazzo, Amanda fa la gentile perché è convinta che Antoine sia gay e quindi inoffensivo. Florence e il marito a questo punto devono convincere Antoine a fingersi gay (tanto è francese e quindi metà del lavoro è fatto) per far guarire Amanda…

Morale implicita: in questa società promiscua e libertina, le donne ormai sono uscite dal tinello e rivendicano di tutto, anche di poter fare a meno degli uomini. Infatti, sono ormai convinte che gli uomini son tutti merde di giaguaro e quindi meglio stare co’ gay, che almeno non cercano di entrarti fra le mutande o fra quelle di un’altra. E sempre in questa società promiscua e libertina, i gay ormai non vengono più impiccati come ancora fanno in terre ancora incontaminate come l’Iran o la Siria. E dunque, schieriamoci a favore dell’Islam onde respingere la lobby gay che sta prendendo il controllo delle nostre vite e delle nostre donne.

Giudizio finale: fa cagare una riproduzione di Laura Morante scala 1:1 in pura merda.

C’è un mio vicino di casa, ci tengo a precisare simpaticissimo, che è un vero e proprio Vecchio Rocker. Sapete di quelli che solo i gruppi che si ascoltavano quando erano giovani loro erano ganzi e tutto quello che è venuto dopo fa schifo? Quelli che i Pink Floyd e i Clash e i Deep Purple ma che vuoi che siano quelle merde degli Slayer e dei Dead Kennedys etc etc? Ecco, paro paro. Il nostalgismo del Vecchio Rocker, archetipo di cui il mio vicino è un’incarnazione, è ciò che tiene in piedi la grande baracca del rrrrrrruock prima dell’inevitabile schianto finale che, mi auguro, avvenga il prima possibile. Certo, perché succeda devono prima sparire di giro tutti i gruppi storici, ma trattandosi di biologia dobbiamo solo pazientare – quando anche le band degli anni ’90, tipo Soundgarden o Dream Theater o Radiohead o Tool o Nine Inch Nails o Rage Against The Machine (cito a caso gruppi simbolo dal grande numero di fan) saranno troppo decrepiti per tirare la carretta e le loro 130esime ristampe andranno ad affiancare le 2700esime dei Rolling Stones, il ciclo sarà ultimato. Questo non perché di gruppi bravi non ne siano usciti, è palesamente falso, ma perché il mondo è cambiato. Intanto, siamo subissati dal fenomeno del Classic Rock, ovvero dai gruppi di ventenni che si ispirano a quelli di quarant’anni fa, a volte imitandone persino il look – The Answer, Gentleman Pistols, Wolfmother e milioni di altri. Il fenomeno lo posso spiegare da due versanti: quello tecnologico (i giovini) e quello anagrafico (i vecchi).

Per il versante tecnologico ci vogliono due sottocapitoli:

Il primo è Guiter Hero: la diffusione amplissima raggiunta dal celeberrimo videogioco nel corso degli anni ’00 ha avuto l’effetto non trascurabile di avvicinare ai classici del rock una quantità esorbitante di giovanissimi, che hanno cominciato a scoprire, e a comprare in massa, le discografie dei vari Mostri del Rock. Molti di loro si sono pure messi a suonare davvero, per dire. Magari ispirandosi proprio a quei Grandi Vecchi.

Il secondo è più recente e si tratta del binomio YouTube+Facebook. Per un adolescente che si affaccia oggi sull’interwebs, non c’è poi così tanta differenza fra il 2012 e il 1962, in termini di immediata offerta musicale: basta che legga qualcosa sui Sonics o Rolling Stones o Hendrix o Van Halen o Death o Slipknot o XXX di turno per poter trovare fior di roba su YouTube da condividere immediatamente su Facebook con millemila amici fra cui, si suppone, altri sufficientemente appassionati di musica per scatenare il classico ardore & voglia di scoperta del teenager. Un gruppo appena formato di teenagersz ha le stesse probabilità, oggi, di suonare come i Cream che di suonare come i Muse, e di trovare in entrambi i casi un’industria discografica disastrata ma ancora capace di dargli qualche chance.

Come prova numerica di questa tendenza, il gran numero di ristampe uscite negli anni ’00 (la Sony/Legacy è stata attivissima, forse perché è quella col catalogo più ampio) parla chiaro, e tutt’oggi si continua a batter cassa, anche se con maggior difficoltà, su questo terreno.

Per quello anagrafico, dobbiamo prendere in esame la critica rock, quella fatta di riviste e libri. Quelli che erano ragazzini ai tempi degli XXX e li vedevano sputazzati e derisi dai critici del tempo sono diventati i critici di oggi e, avendo la penna dalla parte del manico, possono finalmente dire al mondo intero quanto fossero fichi i Judas Priest e i Ramones e i Lynyrd Skynyrd, scriverci retrospettive, libri e speciali tv, e celebrarli nella Hall Of Fame. Non per niente tutti questi gruppi, un tempo feccia disprezzatissima dalla critica e dunque davvero rock in quanto eversivi e pericolosi e ai margini, sono oggi tranquilli senatori del megawatt. La spirale innescata da questi due fenomeni è al momento dominante, e stritola qualunque altra scena. Ma si tratta, incredibili dictu, della punta dell’iceberg.

Perché l’era mitologica del rock è giunta al termine, e bene o male l’avevo già scritto, ma manca l’ultimo tassello: come già il blues e il jazz prima di lui, il rock sparirà dai riflettori per diventare un acquired taste, musica per intenditori con un pubblico di nicchia. Lo dico perché osservando la parabola del jazz, il percorso è evidente. Oggi siamo alla fase che quella musica ha attraversato nei primi anni ’80, quando Wynton Marsalis riuscì a ravvivare l’interesse e a diventare un nome-simbolo anche per chi il jazz non lo conosceva. Oggi, di jazzisti in gamba e giovani ce n’è pure tanti, e il panorama è tanto vasto quanto frammentato in una marea di nomi e tendenze contraddittorie. Suona familiare? Perché oggi se fermi uno per strada e gli dici “fammi il nome di un gruppo rock di ora, subito!” è probabile che ti citi un po’ di brit-shit tipo Muse, quindi comunque roba attuale, ma siamo agli sgoccioli. Anche il rock, in tutte le sue millemila tendenze contraddittorie, si dimensionerà su affluenze da max 2000 persone o giù di lì. Anche il rock verrà identificato genericamente come tutto ciò che ha una chitarra elettrica, come il jazz come tutto ciò che ha un sassofono. Future pop star annoiate faranno il loro disco rock come oggi vecchi rocker in pensione fanno il loro disco jazz per uscire dalla routine. Suona triste? Non per me. Più che mai conterà la musica e basta, che smetterà di diventare una religione o un’ideologia.

Quando David Guetta dice di voler rendere la house più grande del rock, sta solo dipingendo il futuro prossimo venturo, inevitabile quando le ultime rockstar andranno in pensione e i dj ne prenderanno il posto a fianco delle popstar. E’ inevitabile. E, per quanto mi riguarda, non è un male. Altrimenti sarei un vegliardo stile Assante/Bertoncelli che si lamenta che nessuna canzone rock rappresenta Occupy Wall Street e quindi il rock è morto bei tempi quelli di Woodstock sbroc sbroc.

Ma il succo del discorso è uno: il nuovo disco degli Offlaga Disco Pax è una merda come al solito e se vi piacciono andate a fare in culo.

Barricatevi in casa!

Oggi, come ogni anno, Gesù Zombie è a piede libero e in cerca di cervelli freschi. State in campana, madonna puttana!

Premessa: la rubrica delle Pellicole Decrittate tratta solo ed esclusivamente di film mai guardati. Si basa sull’assunto che, da pochi elementi tratti dalla cartella stampa (trama, attori, produzione, nazionalità, sponsorizzazione) sia possibile a priori stabilirne pregi e difetti.

Synossi: Agathe è una donna dell’alta società francese, è colta, ricca, intelligente, laureata, direttrice di un’importante fondazione per l’arte contemporanea etc etc, insomma poche storie, ed  è sposata con un suo pari che fa ovviamente l’editore (mica poteva essere un orrrrrrrendo imprenditore, figura ammantata di troppo volgarismo). Patrick invece è l’esatto opposto, un pezzente semianalfabeta che vive in un furgonaccio fetido e campa alla meno peggio facendo vari lavoretti, tipo scrostare la merda dalle mattonelle, spostare basi d’ombrellone, trafugare cadaveri per i ristoranti coreani, stuccare le crepe nel cartongesso col guano di piccione, cose così, da tangheraccio di bassa scolarizzazione e infime aspettative. Ha rapporti casuali con poppute baldracche, che son ben altra cosa rispetto alla classe e all’eleganza di Agathe, vuoi mettere? Purtuttavia, i figlioli di Agathe e Patrick vanno d’accordissimo fra loro; e l’amicizia della figliolanza farà incontrare i due così diversi rispettivi genitori e scattare più d’una scintilla…

Morale implicita: abbiamo cominciato a dare il diritto di voto alla plebaglia, a farla vivere in quartieri vicino ai nostri, anche nelle nostre stesse strade, anziché confinarli nelle banlieu, e che succede? Questi ottusi gorilla corrompono, coi loro laidi costumi e gli sguardi bavosi, le nostre donne, e ce le trombano a spregio, anziché rifugarsi fra le cosce delle loro orrende manze. Tutto ciò è intollerabile, e se non prendiamo qualche precauzione, tipo comunità segregate di pezzenti subumani che possono solo uscire per lavorare, il mondo si imbarbarirà e potrebbero addirittura comparire i negri.

Giudizio finale: abbiamo scandagliato a fondo nel Necronomicon, nella Libro di Toth, persino fra le barzellette di Morgana (la bimbetta odiosa di venticinque anni fa) dei termini adatti per questo orrore inimmaginabile che sono quelle teste di fagiano dei francesi potevano metter su pellicola, ma senza successo alcuno. Bisogna urgentemente estendere il vocabolario, o quantomeno il n. di specie animali capaci di uscire da un culo umano in seguito a certe visioni d’Acheronte e Flegetonte.