Luogo: un noto bar del mercato dove stavo facendo l’aperitivo.
Un cliente piglia un Aperol spritz e torna al tavolo.
Una ragazza (vestita di coperte colorate regolamentari): “Eh, dobbiamo trovare un’alternativa etica all’Aperol.”
Barista: “Eh?”
Ragazza: “Eh sì, sai, ho scoperto che il colore dell’Aperol lo ricavano dalle cocciniglie.”
Barista: “E che sono?”
Ragazza: “Dei piccolissimi insetti. Lo ricavano dal loro carapace.”
Barista: “E dove sarebbe il problema?”
Ragazza: “Non posso accettare che pure gli insetti vengano sfruttati!”
Barista: “Ma m’importa una sega delle cocciniglie!”

Rendiamoci conto che in giro la gente è sempre più apppezzi e cause via via più futili, insignificanti e inutili con cui spezzettare la coglia al prossimo. Tra l’altro la giovine stolta avrebbe potuto documentarsi un attimino anziché fare un “condividi!!111” metaforico. La cocciniglia è sì un insettino del cazzo da cui si ricava il colorante usato, fra le varie cose, dall’Aperol, ma pure il nome del colorante stesso, come dice la Wikipagina. Si chiama, in tecnichese, E120. Si legge, in particolare:

La cocciniglia viene utilizzata per produrre gran parte dei coloranti rossi utilizzati nell’industria alimentare (noto come E 120) e, in misura minore, nella tintura dei tessuti.

Dato l’elevato costo ultimamente viene spesso sostituita da coloranti di sintesi.

In definitiva, oggi si usa la versione sintetica, quindi non è più necessario allevare e scuoiare le stronze cocciniglie per fare il colore dell’Aperol. Il che lo rende, purtroppo, meno soddisfacente, ma alla fine io preferisco il Campari che credo usi lo stesso colorante. E soprattutto: ora che le cocciniglie sono libere di proliferare, chi gli impedirà di organizzarsi per conquistare il mondo? Non ci pensano questi coglioni sgommunisti? EH?