Category: cibaria


Luogo: un noto bar del mercato dove stavo facendo l’aperitivo.
Un cliente piglia un Aperol spritz e torna al tavolo.
Una ragazza (vestita di coperte colorate regolamentari): “Eh, dobbiamo trovare un’alternativa etica all’Aperol.”
Barista: “Eh?”
Ragazza: “Eh sì, sai, ho scoperto che il colore dell’Aperol lo ricavano dalle cocciniglie.”
Barista: “E che sono?”
Ragazza: “Dei piccolissimi insetti. Lo ricavano dal loro carapace.”
Barista: “E dove sarebbe il problema?”
Ragazza: “Non posso accettare che pure gli insetti vengano sfruttati!”
Barista: “Ma m’importa una sega delle cocciniglie!”

Rendiamoci conto che in giro la gente è sempre più apppezzi e cause via via più futili, insignificanti e inutili con cui spezzettare la coglia al prossimo. Tra l’altro la giovine stolta avrebbe potuto documentarsi un attimino anziché fare un “condividi!!111” metaforico. La cocciniglia è sì un insettino del cazzo da cui si ricava il colorante usato, fra le varie cose, dall’Aperol, ma pure il nome del colorante stesso, come dice la Wikipagina. Si chiama, in tecnichese, E120. Si legge, in particolare:

La cocciniglia viene utilizzata per produrre gran parte dei coloranti rossi utilizzati nell’industria alimentare (noto come E 120) e, in misura minore, nella tintura dei tessuti.

Dato l’elevato costo ultimamente viene spesso sostituita da coloranti di sintesi.

In definitiva, oggi si usa la versione sintetica, quindi non è più necessario allevare e scuoiare le stronze cocciniglie per fare il colore dell’Aperol. Il che lo rende, purtroppo, meno soddisfacente, ma alla fine io preferisco il Campari che credo usi lo stesso colorante. E soprattutto: ora che le cocciniglie sono libere di proliferare, chi gli impedirà di organizzarsi per conquistare il mondo? Non ci pensano questi coglioni sgommunisti? EH?

(mi perdoni, maestro, è solo per questa volta)

Capita a volte di aver parenti stretti che, per motivi di lavoro, da anni si sono traferiti altrove. A Parigi, nel caso specifico. Un parente di tal fatta ha, proprio di recente, deciso di optare per lo sposalizio – un passo importante per la tutela della figlioletta, che se per la legge francese ha riconosciuti comunque i diritti e le tutele parentelare stante il riconoscimento del genitore naturale, per quella italiana invece un bel cazzo, se non sei sposato c’è poca differenza fra tua figlia e quella trovata nel cassonetto. Bel trojaio. Ma non è questo l’argomento, che la giurisprudenza è affare noioso. No. Interessante è, piuttosto, osservare la fauna-sbroc nel suo ambiente d’elezione. Perché gli sbroc parigini sono sbroc fra gli sbroc, ed è difficile trovar qualcosa da eccepire a questa considerazione, a meno di essere parigini o sbroc.

Vedete, il parente rappresenta assieme ad altri il lato sbroc della famiglia, che consta pure di lati conservatori mal paludati da qualcosa di indecifrabile. Lo scrivente è cresciuto stretto fra i due fuochi e ha imparato a riconoscere, e a rider sotto i baffi, peraltro mai avuti, di entrambi, e soprattutto delle inevitabili liti su futili questioni di principio. Il parente sposante avrebbe, sulla carta, tutte le prerogative e le caratteristiche per essere il più sbroc di famiglia, ma per uno strano accidente della sorte non è affatto vero – è, assieme al qui presente e ad un altro comunque non sbroc, l’unico dotato di vero senso dell’umorismo. Di conseguenza, non appartengono al suo modo di fare occhi pallati e sguardi sdegnosi di fronte a qualcosa di Profondamente Inaccettabile, soprattutto accompagnato da qualche battutaccia, bestemmia o stronzata. Per eseNpio, fra molti degli invitati, mi è parso di capire, c’erano notevoli preoccupazioni per le sorti di Strauss-Kahn che, parbleau, sarebbe dovuto diventare il leader di sx per le prossime elezioni. “Hai seguito la vicenda di Strauss-Kahn?”, mi chiede la (peraltro adorabile) neoacquisita parente ad un certo punto. “Manco per il cazzo!”, rispondo io, allungando la mano per farmi versare un altro po’ di sciampagnsz. Di lì a poco avrei iniziato a fare rutti e pernacchie con la cuginetta mia nonché figlia sua (promettendole, già che c’ero, di portarla a vedere gli Slayer al raggiungimento dell’età giusta), ma questa è un’altra storia. La storia più interessante è quella entomologica, sebbene gravemente compromessa dalla mia mancata conoscenza dell’orrido idioma oltralpino.  Perché la fauna umana presente, dai bei gilè coordinati con pantaloni etc, dolcevita e girocollo, trucco ridotto, modi raffinè, eloquio fluido, espressione sorrisevole ma sempre con un certo distacco, ecco, tutto questo mi faceva situare gran parte degl’invitati al ceto intellettual-liberprofessional-pubblicoimpiegodisinistrasolidale-insegnante-giornalista, che non so se in Francia sia una congerie fastidiosa quanto in Italia. Alcuni segnali tuttavia mi lasciano pensare che le differenze alla fine non siano molte e lo sbroc sia universale.

Per esempio, l’unico uomo che pur francese non fosse confondibile col ghei medio era il padre della sposa, un sanguigno normanno ex colonnello paracadutista della legione straniera sempre pronto alla risata e dalla stretta vigorosa. Poi c’era l’architetto ex dello sposo. Vedete, io vengo da una famiglia di architetti e ho la spiccata tendenza a fuggire dalla specie (“ho preso questo divano XYZ, bellissimo!” “ma ci si sta da fare schifo!” “e allora? Non hai visto il design? Non capisci proprio un cazzo!”). La tipa in questione però è molto peggio. Una ventina d’anni fa, quando mio padre la conobbe, sapendo che era del mestiere tirò in ballo l’architettura così, per parlare un po’. Cosa fai, cosa non fai, so che anche te… roba del genere, del tutto innocua. Ebbene, al tempo la signora Simpatichini liquidò i miei con freddezza e un certo disprezzo. “Io mi occupo di urbanistica dei quartieri popolari”, disse. Il sottinteso era qualcosa tipo “non come voi borghesi fascisti che fate gli interni per le case dei padroni!”, o molto simile. Oggi, la sig.ra Simpatichini presiede all’assegnazione delle case popolari medesime con tutti gli agganci politici del caso. La fredda antipatia comunque non è cambiata, nonostante il progresso della carriera. Poi c’era una coppia che non si è preoccupata di presentarsi. A vederli incarnavano perfettamente l’Intellettuale e la Femminista. Lui, fra 45 e 50, alto e asciutto, maglia girocollo, foulard, crine argenteo, begli occhiali. Giurerei che fosse entrato con un quotidiano sottobraccio, ma forse è suggestione. Lei un po’ più giovane, capelli brizzolanti, gonna larga e lunga fino alle caviglie, maglione copriforme (fino ad un certo punto – la giusta rotondità nei punti giusti si intuiva), trucco zero. Il che è facile, con lineamenti così belli e una pelle perfetta, con giusto due zampe di gallina visibili solo col microscopio elettronico nelle notti di plenilunio dell’anno bisestile. Me li immagino che vanno a fare la spesa, un sacco di prodotti biologici caricati nel bagagliaio della loro Prius. O forse sono solo malwagio. Naturalmente anche nei panorami più omogenei c’è qualche nota stonata, qualche asse sbrecciata, qualche murena sdentata. In questo caso, mi rendo conto di un particolare inquietante: ma come, possibile che non ci sia neanche un negro? Un musulmano? Un indiano? Non uno che faccia il tassista o altre robe da negro, intendo uno perfettamente integrato nel milieausz, uno che sia professore o giornalista o che so io. Davvero strano. Si arriva solo alla coppia homo… un po’ poco. Comunque, la palma della sgradevolezza la conservano saldamente un pajo d’invitati italiani cui già feci cenno alcuni mesi or sono. Lui è un po’ il tipico tamarro radical chic, stereotipato nell’aspetto e nei modi quanto il tipico entusiasta di D&G, muscolazzi, lampada, tatuaggi tribbali e Giggi Dalessio; solo che invece fa citazioni sbagliate e ti viene ad istruire con tono professorale su come sarà il piatto a base d’anatra. Buonissimo tra l’altro, coscia arrosto e petto alla piastra, però un pezzetto e un pezzetto. Purtroppo la cucina francese/parigina concepisce il cibo come vettore per il sapore, e basta. Un morso, due, valutazione, fine. Il piacere dello strafogamento non lo conoscono, e dire che è uno dei migliori dell’esistenza. Di quell’anatra avrei voluto una teglia intera, dio canaccio. Tuttavia la consorte del tamarro radical chic è stata molto più incredibile. Perché verso mezzanotte, fra dolce, spumanti etc. si avvicina alla sposa (che nel pomeriggio insieme ad alcune amiche aveva cantato a cappella, e bene, un pezzo cinquecentesco) e si mette a cinguettare garrula Noi Vogliamo L’Uguaglianza. Sinceramente, un canto di resistenza delle mondine in bocca ad una signora nata benestante che in vita sua non ha mai dovuto faticare chissà che e che da anni vive comodamente in quel della Ville Lumiersz dove ha aperto un locale sciccosetto enogastronomico, beh, fa molto epic fail, anche perché nessuno si è unito e c’era un certo qual imbarazzo nell’aria. Fortuna che è durata poco. La signora, ricorderete, è quella che si dispiaceva che l’avessero paragonata a Sarah Palin. Beh, si consoli: stavolta, se un margine di somiglianza con una Palin più brutta e più vecchia poteva starci, con la nuova Republican MILF Michele Bachman, sua coetanea, non c’è partita:

Sarà contenta di dire “meno male che nessuno ora può dirmi che assomiglio alla RRrrepubblicana!!1!”, la nostra impavida, ma in cuor suo ci sarà un “purtroppo” di sette metri lampeggiante. Ma a parte tutto, è stato molto divertente. E per zittire la signora e le sue mondine mi sarebbe piaciuto poter disporre dello stereo del ristorante, ammesso che ci fosse, e spararci su non un pezzo dei Cannibal Corpse, no, ma il pezzo più incredibile mai composto nell’universo e chi dice il contrario è un negro:

Every day I’m shufflin’!

E ora, rrrrrrrrrrrrrrrrrullo di taNburi, ecco a voi
La Rubrica Culinaria

Salve a tutti, sono Kim Kardashian e il mio amico (di MySpace) IdiotaIgnorante vuole che presenti una rubrica culinaria sul suo illustre, nonché bellissimo e veramente troppo figo, blogbs. Naturalmente ho accettato perché io a lui gli voglio bene, e quindi va che vi illvstro una delle cose più spettacolari del mondo, roba che solo a cucinarla uccide tutti i vegetariani e i noglobal nel raggio di cento metri: il pizza burger farcito di bacon e formaggio, che vi spiegherò in dieci facilissimi passettini del cazzo che se non capite nulla siete proprio dei dioboja.

Step 1: ingredienti

Allora, ci vuole ovviamente un bel malloppo di macinato (facciamo un paio di chiloni), pancetta come la rena, formaggio che si sciogle bene, tipo il cheddar che vedrai se non cé lo si può sostituire benissimo col groviera, lemmenthal o la fontyna, basta sia tipo mezzo chilo, poi agli e cipolle, e tutto il necessaire per le pizze. Già, ci vogliono due pizze, una sopra e una sotto, capito? Già che ci siamo, le due pizze sarebbe il caso di farle salamino piccante & peperoni. Meglio usare basi surgelate, che sono più rigide e atte a contenere il tutto.

Step 2: friggere il bacon

Il bacon va fritto perché diventi bello croccolante e saporoso. La saporosità del tutto è fondamentale, così come la pesaggine, e se non siete daccordo andatevene a rosicchiare il vostro tofu del cazzo. Mi chiedevo, e se si friggesse nello strutto? Non sarebbe ancora più figo? Comunque, friggete una confezione intera, e tenetevene unaltra da parte, ché vi servirà dopo.

Step 3: preparare lhamburger

Con la carne e le uova si prepara un bellhamburgerone termonucleare in forma di… hamburger, insomma, tondo, si sa come sono fatti gli hamburger, no, madonna beschia? Luovo fa da coagulante e da aggrezzante, dunque la sua presenza è a dir poco necessaria, e come al solito chi dice il contrario può anche andare a sbafarsi il tofu.

Step 4: aggiungere formaggio e bacon

Tutto quel formaggio, no? Ecco, fatelo a fettine, striscioline, come cazzo vi pare insomma, limportante è che venga diffuso uniformemente su tutta la superficie dellhamburgerone. E poi sbriciolateci sopra un bel pò di bacon fritto.

Step 5: un bellacchiappasogni di bacon

Vi ricordate della confezione di bacon messa da parte? Bene, è il momento di utilizzarla. Infilatela in padella e friggetela nella forma di un acchiappasogni. Perché proprio un acchiappasogni? Boh, così, cazzo ne so? Se vi va di cambiare la forma cambiatela e non sminuzzate la minghia.

Step 6: infornate lhamburger

Adesso prendete tutto lhamburgerone con formaggio e bacon fritto sopra e sparatelo nel forno, e tenetecelo quanto basta perché si cuocia. Lideale è quando tutta la cucina sarà impregnata dellodore di carne + formaggio + bacon e la teglia sfrigolerà goduriosa di formaggio e bacon sfrissssh sfrisssshhhh. Non so se rendo, ecco, fino a quel momento lì, quanto sarà, dieci minuti?

Step 7: aggiungere lacchiappasogni

Lacchiappasogno di bacon ha funzioni sia ornamentali che di titillamento della papylla gustativa. Una volta che avrete estratto lhamburgerone dal forno, stioccateci il vostro bellacchiappasogni che scroccolerà deliziosamente, alla faccia del vostro maledetto vicino veggie che cerca sempre di portarvi alla conferenza sulla dieta vegetariana e ha i figli dallincarnato color polvere.

Step 8: le pizze

Preparate poi le pizze. Naturalmente, fare due margherite è segno di costituzione gracilina nonchè segnale di una certa qual propensione a farselo piallare nel tabarèn a giorni alterni. E pertanto consigliata la scelta di salamino piccante e peperoni, per esempio. O simili, basta siano forti e ghiozzi.

Step 9: assemblare il tutto

Eccoci allagognato assemblaggio. Una pizza va sotto, poi ci si mette sopra lhamburger, poi lacchiappasogni di bacon, poi eventualmente altro formaggio (v. foto), poi lultima pizza. E…


Step 10: mangiaggio selvaggio!

Visto? Non è stato così difficile, e guardate che stupenda meravigliosa bellezza che è. Immaginate la somma di tutti questi forti sapori uniti assieme a duecento gradi – pizza al salame piccante, bacon, formaggio fuso, hamburger, tutto insieme appassionatamente, e fanculo ai salutisti di merda che fanno giògghingsz e bevono Bioblu Rocchetta e yogurt Activia.

Per trarre massimo godymento dallesperienza della degvstazione, sono consigliabili molte birre ghiacciate e diversi superalcolici di contorno. Inoltre una cameriera col giusto physique-du-ròle male non fa, ma IdiotaIgnorante si sa, deve solo chiedere, e la sua amica (di Facebook) Denise Milani va subito alla sua magione e per di più gratis:

Visto? Forza, ai fornelli!
La tua amica (di MySpace),
Kim Kardashian.

Eh eh, qui mica si scherza, brutti pezzenti del cazzo. <!– –>

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