A me garbano i negozi di dischi. Dico sul serio. Quando vado in una città, li cerco e mi piace proprio infilarmici, cercare/comprare le robe, etc etc. Soprattutto se sono negozi dedicati alla roba che mi garba, oppure in cui a tale roba sono dedicati ampi reparti. Non sono schizzinoso, va bene anche il repartone da Mondadori o Ricordi o FNAC che sia. Credo che questo tipo di passione per il negozio di dischi sia connaturata a quella per la musica. E che non ci sia niente di male, al pari di altri piaceri come il velocipede, l’auto d’epoca, o addirittura le rievocazioni storiche in armatura e spada. Si tratta di tenere in vita un passato ormai finito, per pura passione, assieme ad altri appassionati. La passione è la chiave, ovviamente: da un profilo strettamente razionale, un’auto moderna è più economica, sicura e facile da guidare rispetto all’Aston Martin del 1946, però se ce l’hai e ti piace, padronissimo di andarci in giro finché la puoi mantenere in sesto. Queste considerazioni di sconcertante banalità, per qualche astruso motivo, non sfiorano manco per il cazzo una nutrita frangia di ascoltatori di musica che provocano schifo all’idea di comprare online e che piangono lagrime amare et gopiose ogni volta che un negozio di dischi chiude. E sono una gran rottura di coglioni e fonte di sbroccate moralistiche mica da niente, eh. Guardate questo thread (iniziato nel 2009, ad oggi cento pagine) sul forum del Mucchio Selvaggio. Il post che dà l’avvio è un chiaro esempio di una mentalità retriva e antiquata che non vuole saperne di scendere a patti con la realtà, sostenuta dalle stampelle dell’elitismo e della nostalgia canaglia. Dice:
“il negozio di dischi sta diventando superfluo come concetto proprio. e questo, al di là degli inevitabili sentimentalismi e cazzate da vecchio dentro terrorizzato dai cambiamenti quale sono, non riesco proprio a vederlo come una cosa positiva. da Nannucci ho passato più ore della mia vita di quanto fosse ragionevolmente lecito ipotizzare, lì ho comprato il mio primo disco (“fear of the dark” degli iron maiden, appena uscito: era il giugno del 1992), lì mi fermavo dopo la scuola a ravanare con la tenacia e il puntiglio dell’archivista tra le vaschette dei “fondi di magazzino” in cerca di “chicche” nascoste e offerte irripetibili (dai vinili della Contempo a 1.950 lire, a “skyscraper” di david lee roth a 1.500 lire, agli stock di forati con dischi tipo “songs of faith and devotion”, “without a sound” o la raccolta di b-side dei mudhoney che ti tiravano dietro a prezzi ancora oggi imbarazzanti), ma non importa.”
L’abbiamo fatto tutti, tutti noi appassionati di musica. Se capita l’occasione lo faccio ancora, ma non è un bisogno. Perché la cosa importante, per un appassionato di musica, è l’accesso alla medesima. Queste madeleine sono buone per pulircisi le croste di merda dalle ascelle, dio canaccio. Anch’io se ci penso dico “ah, che teNpi”, pensando ai pomeriggi al negozio di dischi specializzato in metalz della mia città a discorrere con negoziante e gente. Allo stesso tempo, è tutto finito, ed è cambianto in meglio. Il tizio del post sul Mucchio va avanti e aggiunge, ad un certo punto:
“perchè quello che molti ascoltatori dell’ultima ora e troppi stronzi che hanno adesso l’età che avevo io quando spulciavo tra quegli scaffali non possono capire (e probabilmente non capiranno mai), è che quando compri un disco in un negozio non paghi solo il disco, paghi anche il servizio che il negozio stesso ti offre, e questo vuol dire competenza, scelte di campo, guida all’acquisto, commessi totalmente ossessionati e nerd oltre ogni possibile speranza di redenzione,scrematura, quella stessa scrematura che il mucchio tenta faticosamente di operare tra le sue pagine, che io spesso non condivido ma che comunque c’è, esiste, mi fa sentire trattato con rispetto in quanto ascoltatore, mi fa pensare che la musica in quanto oggetto abbia ancora un valore.”
Non sono un ascoltatore dell’ultima ora e non so bene cosa pensino i sedicenni di ora, non frequentandoli non ho neppure la presunzione di liquidarli con questi giovani di merda che non capiscono un cazzo. Il servizio e la scrematura che può fornirti un negozio specializzato, vecchio, lo trovi pure online. E non ha alcun bisogno di spocchiosi negozianti miopi con la barba piena di parassiti: un buon algoritmo di apprendimento è perfettamente in grado di svolgere lo stesso compito. Quando mi arrivano i consigli di Amazon USA, dove ho uno storico di acquisti che comincia dal 1998, trovo regolarmente o cose che ho già (ma non ovviamente comprato da loro) oppure cose che mi possono interessare e non di rado prendo: vedi, il tuo negoziante è inutile anche da questo punto di vista! Amazon UK e Amazon DE sono meno precisi, nei loro consigli, perché lo storico degli ordini è molto inferiore, però se comprassi più spesso raggiungerebbe ovviamente la stessa efficienza. E per finire:
“ora io vorrei che tutti quegli stronzi che comprano a mani basse da playpuntocòm perchè “costa meno”, che ordinano i cd a paccate sui siti internet americani così risparmiano sul dollaro, io vorrei che tutta questa feccia del cazzo si rendesse conto di cosa si è persa e di cosa sta contribuendo a distruggere indirizzando i propri soldi nelle tasche di qualche colletto bianco oltremanica (o oltreoceano) che non sanno nemmeno che faccia abbia. trovare un disco che si cerca da tempo, rovistare tra gli scaffali, scambiare due chiacchiere col clerk ossessionato, Cristo santo, uscire di casa per cercare qualcosa che ti piace, andarsela a prendere. è questo che più di ogni altra cosa mi spaventa, nell’epoca del “tutto e subito”: che si perda la consapevolezza che gesti, che azioni del genere esistano. è questo che mi fa sentire come tommy lee jones in “non è un paese per vecchi”. non Nannucci che chiude, ma le cause che lo hanno portato a chiudere. pensare di essere rimasto l’ultimo stronzo che un disco lo cerca continuando ad avere a che fare con esseri umani.”
Oh, così saremmo feccia del cazzo. Il cretinetti sembra più interessato ai negozi che alla musica. Perché, caro cretinetti, se grazie ad Amazon, a Play etc. puoi comprare di più perché i prezzi sono più bassi, succede che… al musicista arrivano più soldi! Proprio così! A noi feccia del cazzo non interessa un cazzo del contatto umano col negoziante del cazzo: ci interessa la musica. Avere i dischi, ascoltarli, capirli. Comprarli, così che l’artista possa contare su del danaro, nella speranza che gli altri appassionati facciano uguale. I cretinetti del km zero discografico non ci arrivano. E’ più importante la consapevolezza dei gesti, rovistare fra gli scaffali, trovare un disco che si cercava da tempo (cosa che su web succede spesso). Ma vaffanculo, coglione! Sei proprio un vero, autentico, immane coglione.
Pensaci: vai sulla superfichissima comunità di ascoltatori di musica, ti scambi consigli, scopri artisti, robe, cose. Puoi correre su YouTube o sul sito ufficiale e farti un’idea di prima mano. Se ti convince, puoi subito volare su Amazon e similia e trovare quei bei dischi che ti hanno consigliato gli esperti della comunità virtuale che tanto ti piace frequentare, puoi comprare con tre clic e trovarti tutto nella cassetta della posta dopo una settimana. In pratica, hai davanti a te il modo migliore e più efficiente mai realizzato per accrescere la tua cultura musicale, e allo stesso tempo stai pagando il musico per il suo lavoro meglio di prima (per il semplice fatto che prezzi più bassi => più dischi venduti), e invece no, vade retro, si perde la consapevolezza dei gesti (mi viene da ridere ogni volta che lo scrivo) e si mandano i soldi a qualche colletto bianco mai visto né sentito!!!!11!!!uno!!! Ma si può essere più idioti? Come se fosse bello vedere e sentire quei cafoni di Rock Bottom a Firenze, per esempio…
Sospetto che a fianco di questo vecchiettismo ci sia una bella dose di elitismo. Ci sono persone che ascoltano la musica non solo per piacere personale ed interesse, ma anche per estremo bisogno di affermazione sociale. Sovraccaricano la musica di una dimensione etica e fanno miriadi di castelli in area prima di poter dire se tal disco/artista è ok o fa cagare iguana impagliati. La musica, per queste persone, serve per tracciare una linea: da un lato NOI, dall’altro LORO. E se la musica X piace a LORO, allora SequelaDiCastelliInAria è eticamente sbagliata e la critichiamo con violenza. In questa forma mentis, rientra anche l’acquisto al km zero nei cari vecchi negozi di una volta. Io, guarda un po’, ho sempre pensato che Nick Hornsby sia una merda e Alta Fedeltà un libro del cazzo.
Kekko di Bastonate fa spesso ragionamenti simili. Io in tutta onestà faccio una fatica boia a capirlo, quando si perde nell’assurda dimensione dell’etica per una roba che suona e stimola maggiore o minore secrezione di endorfine a seconda della sensibilità individuale. Lo leggo, perché mi fa vedere le cose secondo una prospettiva per me inconcepibile. Feticismo per il negozio di dischi di una volta sbroc sbroc compreso. Bah. Sia come sia, se a qualcuno piace andare in giro con una macchina del 1943, faccia pure. Solo non si metta a moralisteggiare perché noialtri preferiamo auto più sicure ed economiche e che a voler vedere inquinano pure un botto meno. Io continuerò ad accrescere la mia cultura musicale (ma lo stesso discorso si può fare paro paro coi libbbri) con Amazon, Play, CDWOW e compagnia bella, pulendomi allegramente il culo con la consapevolezza degli antichi gesti. E dio maiala di dio! Ma c’è una via con cui un negozio dischi oggi, può vivere e prosperare, cioè internet e specializzazione. L’intervista che ho fatto ai tipi di JazzMessengers (Barcellona) rivela una success story notevolissima. Ma l’Italia è troppo provinciale per queste cose… minimo, il tizio del thread di Mucchio Selvaggio non comprerebbe mai da un negozio che vende molto su internet, perché sarebbe poco etico.
Ineccepibile. Storia mia da quando ho un account Amazon: fattore qualitativo -> mi informavo anche prima per conto mio e mai tramite un negoziante, ed è comunque andato in crescendo visto il progressivo affinamento delle fonti e l’espansione degli ascolti; fattore quantitativo -> compro molto di più, sia musica che film che libri. Ergo non ho perso nessuno strumento di analisi/scrematura/etc., e in più ho dato più soldi agli autori, quindi bilancio 200% positivo.
Il poter fare qualcosa in modo tanto comodo e rapido è un risparmio imbattibile e ti porta inevitabilmente a farne più di prima. E “uscire di casa, andarsela a prendere”, beh, lo si farà sempre e comunque per concerti ed eventi, quindi nemmeno questa è un’obiezione valida.
Applausi, gran bel post.
Che poi, gira che ti rigira, in sottofondo c’è sempre la paura di star finanziando l’imperialysmoz amerikanoz, coma dimostra l’ultimo post da te citato. La musica è secondaria.
Io di Alta Fedeltà ho visto solo il film e mi piace molto. Però è uscito quando gli acquisti online erano agli albori, non si può accusare di passatismo, dai.
Io, dopo essermi liberato dei negozianti alla fine degli anni ’90, ho finito per liberarmi anche della schiavitù del supporto fisico. Negli ultimi anni, salvo casi particolari, ho comprato solo musica digitale. Tanto i vecchi cd li ho tutti inscatolati a qualche migliaio di chilometri di distanza e non li posso ascoltare comunque.
– Ormai tendo da tempo a pensare che il non aver mai vissuto l’aspetto sociale della musica sia stato più che altro una benedizione.
– Alla fine credo si tratti di nostalgia per le proprie vecchie abitudini, specialmente perché non si saprebbe con che cosa rimpiazzarle – come se il disco fosse antico poi…
– La sorte volle che mi piacessero gente e dischi che, sovente, faccio una fatica boia a trovare nei negozi, perlomeno qui: per le mie lagne folk ho *bisogno* di Amazon UK, play.com e rete in generale, punto. Questi qui, il servizio che chiedo io, comunque non me lo stanno vendendo, e il discorso è chiuso. Bel modo di fare gli alternativi, scoraggiare un modello che favorisce chi ascolta generi di nicchia (e senza sfavorire gli altri, peraltro).
– A capo di una casa discografica, forse che non c’è un colletto bianco che non hai mai visto in vita tua? E perché dare i soldi a lui è andato bene fino ad ora?
Bon, solite stronzate, basta.
l’è un po’ come il porno, da quando c’è la rete è molto più facile e comodo trovare carne in tutte le salse… e la conzapevolezza de’ gesti viene ancora meglio sul divano, anche senza dover prima andare al bottegaio di fiducia, anche se era pure bravo a conzigliare ossessivamente le migliori pubbicazioni……
a meno che non si facessero conzapevolmente dei gesti con colui medesimo bottegaio, sia chiaro, e allora il rimpianto per botteghe oscure e scatoloni muffiti prende tutta un’altra e più romantica luce….
Beh, un discorso simile credo si possa fare anche per i GdR (Giochi di Ruolo). Volete saperla tutta? Non rimpiango affatto i bellissimi tempi che furono: per prima cosa, non erano un cazzo belli ed era una menata trovare qualsiasi cosa (il negozio più vicino era a Firenze, la competenza del gestore…mhhhhhhhh, lasciava un po’ a desiderare); poi venivi guardato come un’appestato e per finire l’aria da “setta segreta” andava bene a vent’anni, ora mi pare un po’ caàta di fori.
E’ vero, sì, magari ora c’è pieno zipillo di bimbiminkia poweplayer la cui idea di roleplay è One Piece, ma i vantaggi superano gli svantaggi: niente più spese in benzina o tempo, possibilità di trovare materiale e di ordinarlo senza nessun problema a qualsiasi ora del giorno e della notte, un sacco di forum (anche in Italiano, per quanto riguarda il mercato dei GdR non siamo affatto provinciali) dove chiedere consigli e anche fare amicizia e un fottìo di materiale online (magari sì, anche quel giochino di cui hai sentito parlare e volevi avere originale. Ora puoi. Prima non potevi).
C’è anche da dire che il classico negozio/fumetteria ha la marcia in più di essere anche un posto di aggregazione dove la gente gioca, ma fortunatamente non è più l’unico psoto dove puoi recuperare quello che ti interessa (solito motivo per cui non vado più nemmeno a Lucca Games).
Verissimo. E’ una cosa che si replica un po’ in tutti i gruppi con pretese di elitismo.
Ricordo che facevo cinque chilometri a piedi con la cagna al guinzaglio (vabbe’ il centro di Roma non e’ tanto male) per andare da Strategia e Tattica dove c’erano tutti i giochi. I nerd locali erano orsi e basandosi sul fatto che erano gli unici a Roma giocavano tra di loro nella loro saletta riservata e manco si curavano di assisterti in quanto ragazzino (pero’ i soldi li prendevano…) Otto anni dopo a Maremoto a Roma discorso completamente diverso c’era una comunita’ perfettamente godibile. La differenza e’ che ti mettevano a disposizione una sala ed organizzavano tornei dei vari giochi.
Idem: anche qui siamo passati a gente con un grosso bisogno di sapone (sia per lavarsi, sia avvolto in un asciugamato e battuto sulla pancia) a gente che lo fa con l’ntenzione di giocare con persone competenti e socialmente nella media (niente manuali sbattuti, niente risate di scherno, niente comportamenti a testa di pinolo).
Merito della de/elitizzazione della “SCENA” oppure del più ampio bacino di utenza? Credo di tutt’e due. E io sto meglio ora.
Molto meglio.
Ma solo io avevo un bottegaio che ascoltava merda? Cazzo, se avessi ascoltato uno solo dei suoi consigli, adesso sarei qui a parlarvi con gli Slipknot in sottofondo.
Ma gli Slipknot sono ganzi, io li apprezzo.
Beh…io sono uno di quei retrogradi, nostalgici che compra (comprerebbe) i vinili/cd nei negozi di dischi, senza per questo innamorarmi del commesso che nel 90% dei casi è un minchione e ne sa meno di me. A volte mi trovo con i miei compagni di merende discofili a rimpiangere i bei teNpi che furono ” ti ricordi quando andavamo alla Contempo o al Rockbottom, quando da quest’ultimi trovavi nell’usato il vinile raro a 5000 lire e ora ti fanno pagare 30 euro un disco di Fausto papetti o di julio iglesias e sbroc, sbroc sbroc…..”I bei teNpi sono andati ed è giusto stare con i piedi per terra, quindi viva Amazon, discogs, musicstack etc. etc. l’unico tasto dolente sono le spedizioni, se ci fosse verso spendere un pò meno sarebbe meglio. Senza contare i casini con i probi operatori postali italiani.
ieri sera ero stanco e ho letto che dietro alla nostalgia c’era una bella dose di etilismo, che a ripensarci potrebbe essere benissimo vero, solo che mi sfuggiva il senso della della contrapposizione fra musicofili ubriaconi e profani astemi…
Comunque a parte il fatto che dei vari negozianti che si sono alternati dalle mie parti uno o forse due si salvavano e tutti gli altri stavano universalmente sulle balle e non hanno lasciato alcun rimpianto, ergo w il web eccetera eccetera, un certo senso di nostalgia del negozio di dischi rimane..
fortunatamente un surrogato l’ho trovato: andare a sgrufolare al mercatino dell’usato, fra pile di indicibili merdate si possono anche trovare delle perle a prezzo bassissimo, lo so, è una cazzata, ma vabbè…
No, non è una cazzata! E’ la mia vita da malato “accumulatore” di dischi.
a proposito di libri: recentemente ho comprato un e-book reader, figata pazzesca, se vi piace leggere ne consiglio un sacco l’acquisto.
ne parlavo con un mio amico una sera e dopo un po’ se ne esce con la frase: “eh, ma sai, il libro arreda”. bang. cioè a te non te ne fotte un cazzo di quello che stai leggendo, te ne fotte del fatto che:
– la copertina abbia un design che si intoni col tuo arredamento;
– il titolo sia qualcosa di cui bullarti quando hai gente in casa.
e comunque mi pare i Radiohead tempo fa vendettero un album solo online, niente supporto fisico, con offerta libera (o prezzo minimo ridicolo, tipo un pound): parlando con un mio amico scoprii che a parità di vendite guadagnarono un botto …
sicuramente il tuo amico ha ragione, se per esempio a casa tua metti in bella vista una copia dell’Ulisse di Joyce o magari i Cantos di Pound, ebbene questo fà di te una persona colta.
Ma sicuramente il migliore risultato lo ottieni con una bella e poderosa “Ricerca” di Proust (tutti dovrebbero possederne una), infatti in questo caso tu non sei più solo colto, ma bensì COLTO E SENSIBILE, che è decisamente un grado superiore, porcozzio.
Occhio però alle ragazze che a causa dei loro pregiudizi applicano l’equazione troppo sensibile = ricchione, i libri vanno usati con tatto e prudenza.
proporrei di bilanciare la “Ricerca” di Proust giustapponendola ad un bel “Decameron” che fa molto anche “i classici prima di tutto”.
d’accordo su quasi tutto… io da parte mia utilizzo entrambe le cose e faccio un esempio “locale”: il nuovo dei Testamenti in un noto negozio della passeggiata di Viareggio costa una roba tipo 22€ quindi me lo possono strapuppare e l’ho preso su play.com mentre su un pò di titoli hanno messo l’offerta 3×20€ e sabato mi sono preso un disco dei Journey, uno di Ted Nugent e uno dei Grand Funk Railroad. Quando ci sono le fiere o vado ai festival mi butto sulla roba più underground (a volte difficile da trovare anche su amazon o play) e quando vado in un negozio mi butto o sul vinile (quando c’è) o sulle offerte. Contempo e Rockbottom li ho frequentati anch’io… i primi fornitissimi ma di un’antipatia proverbiale e spesso con prezzi da codice penale, mentre Rockbottom fece una clamorosa svendita di vinili metal (anche roba rara) a cavallo fra il 1999 e il 2000 (ci presi un mare di roba a poche lire) poi s’è orientata sul collezionisimo legato a psichedelia, jazz, folk ecc.., e ci passo ogni tanto quando sono a Firenze, giusto per dare un’occhiata alla ormai ridotta sezione metal. Il commesso che ti consiglia: ahahahahah questa fa sbudellare… esemplare raro il commesso competente, con tutte le ovvie e lodevoli eccezioni di negozi messi su da veri appassionati e non da gente che ti vende invariabilmente i Rush, i Maiden, Beethoven, Miles Davis ecc… come se fossero rape, finocchi, patate e cavolfiori. Episodio: negozio di dischi a pisa, anno domini 1995 o giù di lì, ho un pò di tempo per andare a prendere il treno dopo una giornata di università e vado a spulciare… ho un pò di soldini in tasca e mi viene voglia di comprarmi “Masquerade” dei Running Wild uscito da poco. Chiedo, ma mi sento rispondere che NON E’ ANCORA USCITO… ovviamente spulciando la sezione metal l’ho trovato da solo dopo tre minuti!” …commessi competenti parte 2: ditemi quante volte avete trovato i Cypress Hill nella sezione metal solo perchè spesso hanno teschi in copertina !!! E questi sarebbero i commessi competenti che fanno le scremature !
C’ho un fottio di esempi di commessi/titolari dementi. Quello più incredibile a Cecina. Praticamente questo, mentre eri li a spulciare i vinili, ti si metteva alle spalle, e ti pressava con “hai bisogno? cerchi qualcosa di particolare?” e stava li finchè non avevi finito. Questo perchè aveva paura che gli fottessero i vinili.”E’ il 10 fi Agosto, dove cazzo me li infilo i vinili, nel costume?” Poi 2 anni fa torno e vedo che il fenomeno, sempre nello stesso fondo, ha aperto un piadineria….ah,ah,ah, che fine indegna.
E poi nel noto negozio della passeggiata sono così simpatici, gentili, competenti, compreresti sempre da loro… (Davide escluso, ovviamente)
eh ma uno competente come Davide meriterebbe un negozio tutto suo… in altri tempi sarebbe stato un vero punto di riferimento…
Lui sì, sarebbe il negoziante di dischi ideale.
Io uno che scrive “Cristo santo” come nei doppiaggi dei film americani lo prenderei a schiaffi.
Dico la mia anche io sui negozi ecc ecc. Io non mi perdo a cercare dischi né libri, ma prodotti cosmetici. In una profumeria ben fornita posso passare le ore.
Beh.
Ultimamente compro online anche i rossetti e le cremine. Per tre motivi: 1.la conoscenza che c’é in rete é DI MOLTO superiore a quella di qualche commessa (per quanto preparata: andando al negozio ho soltanto un’opinione di cui fidarmi. In rete ho centinaia di opinioni); 2. molto spesso il servizio fa cagare e mi secca proprio spendere soldi in un negozio con personale idiota; 3. evito gli acquisti impulsivi. Se in un negozio puó succedere che compri una cosa cosí tanto per fare, perché é lí in bella mostra, con gli acquisti online non succede. Posso provare ad acquistare un prodotto diverso ma mi informo sempre prima di cliccare su “conferma ordine”.
Oh io un negozio di dischi ce l’ho avuto per due anni quindi il mio post vale piu degli altri ah ah.
Ammetto che è stato piu una figata da avere che non altro, a livello economico è una cazzata. Gestirlo online è molto, molto piu comodo e hai costi completamente diversi. 500 euro all’anno solo di siae per fare ascoltare i dischi e vedere i video, vedi tu. Poi che due coglioni svegliarsi la domenica mattina alle 5 per andare a mettere lo stand alle fiere… lo facevo per lo piu per comprare roba per me e per addobbare il negozio che non per spirito imprenditoriale.
Anni prima di aprirlo mi piaceva andare a far delle chiacchiere e comprare qualcosa nel negozietto locale ma alla fine c’erano solo una gran massa di coglioni che parlavano dello scudetto (credo di calcio, mai ascoltati quei discorsi) anzichè parlare di musica, quindi alla fine anche al tempo ci andavo poco se non per spiluccare qualche rarità che i proprietari avevano messo tra gli usati a 5000 lire.
Per inciso prima di Internet il metodo tipico di acquisto dei dischi per me era (pariamo di metal underground): flyer/fanzine/lettera e poi soldi in busta e arrivo del disco. Mica tanto diverso da adesso. Con la differenza che era piu possibile prender sole.
Ah collegandomi al discorso commessi idioti, è proprio quello il motivo per cui mi decisi ad aprire un negozio io, per incazzatura.
Cmq i migliori sono quelli che ti dicono “se ti interessa qualcosa lo ordiniamo”. Ma scusa, coglione, se volessi aspettare 1 settimana per avere un titolo che dopo sono costretto ad acqusitare senza averlo ascoltato a prezzo retail tanto vale che me lo compro online no?
Che poi giusto per trollare e sbroccare sono uno che i dischi li compra ancora solo in vinile quando possibile. Piu per elitismo e passtaismo o come cazzo si dice che per altro. Cioè, quel che mi manca nel supporto mp3 o nel Cd-r o anche nel Cd, fondamentalmente, è il valore intrinseco dell’oggetto. Se devo comprare un Cd o un Cd-r o un mp3 o qualsiavoglia supporto digitale tanto vale che me lo scarico pirata con emule o coi torrent o dai canali irc ecc. il suono è identico, l’informazione è la stessa, la presentazione chemmifrega, se devo pagare la presentazione mille volte meglio il vinile. Cioè la musica digitale è figa da ascoltare se non hai voglia di alzarti per cambiar lato o da sentire sotto la doccia (si, mi son fatto l’impianto logitech collegato via bluetooth al telefono, nel cesso), ma il valore di un Cd è pari a quello di un file, cioè zero. Mi sembrerebbe di pagare per ascoltare canzoni alla radio. Poi anche io una volta ho comprato degli mp3 (il Cd della colonna sonora di dungeon master, il gioco per amiga dell’87), ma d’altronde in altri formati era introvabile.
PS: per 10 canzoni pirata che ho scaricato ho probabilmente comprato 10 dischi in vinile quindi le case discografiche di sto cazzo mi dovrebbero baciare i piedi quando cammino.
Interessante la visione da negoziante di dischi realista (quella che hai espresso negli altri due commenti). Riguardo al formato, a me il vinile non piace per niente. Il motivo è semplice: occupa più spazio e poi arrivato a metà devi alzarti, andare allo stereo e girarlo. Uno sforzo che non sono disposto a compiere manco per il cazzo. E che il cd abbia la stessa qualità di un mp3 non è vero, per il semplice fatto che un cd non è in mp3.
“Papà, ma è vero che negli anni ’80/’90 per ascoltare musica eravate costretti ad usare dischi di plastica?” Queste domande diventeranno sempre più comuni. :-D Io resto della mia idea: lunga vita al digitale! Il mio unico rammarico è che sono pochissimi gli store che vendono in formato lossless.
Penso anch’io. Il formato fisico, nel disco come nel libro, sparirà per essere disponibile eventualmente solo on-demand.
Da qualche parte ho letto un commento fantasticamente delirante al riguardo del fatto che, nelle scuole, si inizierà ad usare i tablet al posto dei libri. “Non riuscirai mai a imparare qualcosa da pagine che non hanno alcun odore.” :-D
Ahahahahaa, fantastica!
Ammazza che stronzate. Qui han tutti una paura fottuta di dover cambiar lavoro o di rimboccarsi le maniche e accettare il progresso. Per me il punto è che editoria, musica, burocrazia deve passare tutta in digitale, se poi uno si vuole stampare un documento, comprare un libro o un disco di grafite da ascoltare al grammofono cazzi poi suoi.
Mah, io non sono così sicuro di una repentina scomparsa del libro, per il semplice fatto che il libro di carta è più comodo e soprattutto più leggibile del supporto elettronico.
Poi la possibilità di copiare un migliaio di ‘libri’ su una chiavetta e di risparmiare su carta/alberi/eccetera sarà senz’altro vincente prima o poi, ma credo che ci stiamo avviando verso una lunga fase di coesistenza di libro analogico e digitale, diversamente da quanto successo con la musica.
Per me la leggibilità su e-ink non ha nulla da invidiare a quella su carta. Anzi, è anche più comodo cambiare pagina e lo puoi reggere più facilmente con una mano sola. Tutto di guadagnato.
Beh ho detto mp3, ma potevo dire .cdda, .flac. mp3 320 “lossless” ecc. Se il suono è uguale a quello del Cd, che mi serve il Cd? Sul discorso mp3, rimane il fatto che in mano non hai comunque nulla (ò ovvio che quel che dico non ha senso – collezionare in genere è una cosa che non ha senso, eppure lo faccio lo stesso, cioè non ha neppure senso scopare senza riprodursi). Sul discorso Cd – per me è il peggio supporto perchè ascoltare un cd è come ascoltare un mp3 ma che occupa uno spazio fisico di seconda qualità rispetto al vinile che almeno è vintage, ha la copertina grande che ti permette di vedere meglio i dettagli dei mostri in copertina ecc. Cioè voglio dire – rompe il cazzo alzarsi per ascoltare il lato b (coi 7″ pure peggio) ma con gli mp3 non devi neppure alzarti per cambiare cd.
Poi stiam parlando di fuffa, potrei avere manuali di gdr in pdf, fumetti in cdr, canzoni in mp3/flac, album fotografici in jpeg, film in divx, documenti personali scansionati ecc. tutto su un portatile e traslocare in 5 minuti secchi come fa un mio amico informatico che gira per l’europa però che te devo di, “a tutta sta cosa qui io preferisco la sorca” (cit. Baffo da Crema).
Comunque per inciso, il vinile è tornato a essere venduto alla grande dopo un grosso buco dopo la metà degli anni ’90. Nei primi ’00 se chiedevi a un’etichetta i diritti per stampare in vinile un album te la cavavi con poco. Adesso case discografiche e distributori rilasciano sempre la versione vinile per collezionisti e tu ti attacchi. Stanno persino ristampando in vinile dischi in backorder ecc. Il mercato deve avere subito una curvatura di qualche tipo. Probabilmente i pischelli 20enni degli anni ’90 che collezionavano/onano vinile adesso hanno fatto scuola e i 20enni di adesso si sono lasciati abbindolare dal “fluff”.
Comunque sia, il vinile e i demo in cassetta sono fighi, il cd è merda, gli mp3 son fighi.
Io sono per il cd (mi piace la fisicità occupaspazio) Il vinile e le cassette (AAHAHAHAHAHAHA) sono roba da collezionisti e topi da fiera del disco, quegli orrendi sfighi che annettono un significato non ridicolo nè patetico a parole come “cvlt”, “vintage” e “tradizione”.
Cvlt è un termine coniato dagli idioti che guardano la fuffa prima, e ascooltano i dischi poi. Ce n’è un botto. Vogliamo parlare del termine “old school”?
Ma poi dipende da tipo a tipo. Se è gente che fa proclami su quanto è figo il terzo demo dei Crematory svedesi rispetto al remaster dell’ultimo disco solo per farsi ascoltare da quelli vicino sono dei coglioni (dc quanti cazzi ce ne sono, negli ultimi 10 anni si sono ripreodotti piu velocemente dei napoletani delle case popolari), poi esiste anche una microscopica fetta di appasisonati non cagacazzo che è legata a un certo suono (e forse in parte anche a una nostalgia ma i casi sono rarissimi) e che magari gli piace davvero piu il suono cupo e sporco dei primi demo/album. Cioè soprattutto nel death metal primi ’90, dopo 1-2-3 album salta fuori la merdata. Ma questo al di fuori di logiche di proclami e protagonismo.
Si vede che stamattina non ho voglia di lavorare?
la mia classifica personale è 1) vinile 2) cd 3) mp3. Il cd vince per l’abbinata qualità/spazio, il vinile per il fascino e la grafica (ah, se mi metto sul letto a riposare piuttosto che alzarmi ascolto tre volte di seguito lo stesso lato !). Io come dice Negrodeath sono un fierissimo topo da fiera del disco ma perchè semplicemente mi vado a ricomprare spesso a 5 € roba che quando usciva a prezzo pieno io avevo 14 anni (tipo nel 1987…) e 15,000 lire di paghetta… comprarsi un disco ogni due settimane voleva già dire fare le acrobazie… quindi niente “cvltismo”, semplice recupero di materiale, amore per la musica e una puntina di completismo/collezionismo che non guasta. Caro Michele, la tua frase la uso sempre anch’io: calcolando che compro tra internet e fiere una media di 7/8 cd/vinili al mese, se mi scarico da emule un paio di cose per ascoltarmele non mi devono rompere i coglioni e anzi baciare dove si poggiano le mie scarpe…
Tuttovero tuttobbello, grande I&I come al solito.
Qui Tom Service va addirittura un passo oltre e ipotizza di liquidare completamente il concetto di “disco” perche’ tanto c’e’ yutubb dove saltano fuori in quasi-realtime le registrazioni di tutte le performance di tutto: https://www.theguardian.com/music/tomserviceblog/2014/aug/06/classical-music-recording-industry-paul-morley