Archive for settembre, 2012


Premessa: la rubrica delle Pellicole Decrittate tratta solo ed esclusivamente di film mai guardati. Si basa sull’assunto che, da pochi elementi tratti dalla cartella stampa (trama, attori, produzione, nazionalità, sponsorizzazione) sia possibile a priori stabilirne pregi e difetti.

Synossi: il quattordicenne Lorenzo, anziché partire in settimana bianca, decide di rifugiarsi tutto solo in cantina. Se ne resta isolato allo svacco su un divano, con sufficienti provviste di Coca Cola, scatolette di tonno e libri horror. Ad un certo punto, però, arriva la sorella maggiore Olivia che lo scopre, violando l’intimità del suo rifugio. “Oh nini”, gli dice Olivia, “c’è da rigoverna’ la cucina e sciacqua’ pavimenti, mòviti che m’hai digià rotto i coglioni.” E così Lorenzo è costretto a confrontarsi col mondo. Ma se il mondo un rompicazzo come Lorenzo non lo volesse? Se l’é mai chiesto nessuno?

Morale implycita: questi giovani. Sempre a lagnarsi. Sempre a stracciare la coglia, gneeeee gneeeee il mondo non mi capisce, gneeee gneee… I canali di comunicazione prevedono mittente e destinatario, care teste di pescegatto, e non è detto che sia sempre il destinatario che non capisce le vostre richieste – magari siete VOI stronzetti che dite un sacco di cazzate e noialtri non si può fare altro che rimbalzarvi finché non crescete. E dio ape, basta, che pretese!

Giudizio finale: molto discussa la scena dell’inculata, come in ogni film di Bertolucci. Il resto, francamente, provoca l’acuirsi dei sintomi di qualunque malattia pregressa, nausea, incontinenza, persino morte nei casi più sensibili.  Come ogni film di Bertolucci.

In quel bel poste del cazzo noto ai più come Libia è successo uno spicinio, nello specifico le teste d’asciugamano si sono incazzate per un filmato che pigliava per il culo o offendeva Allah o chi per esso e così, non essendo affatto popolo sottosviluppato e ripugnante (come potete anche solo formulare un pensiero simile, brutti razzisti di merda?!?!!!!1111!!!???UNDCI), si sono messi a protestare violentemente fuori dall’ambasciata americana. Violentemente, sì: hanno persino sparato con un lanciarazzi, uccidendo l’ambasciatore americano e altre tre persone. La CNN ha parlato di attacco terroristico, forse per vendicare un merda di Al Qaeda ucciso un paio di mesi fa, il governo americano ha detto di andarci piano prima di sparare conclusioni, sebbene usare la folla di gorilla per nascondere un lanciarazzi lasci pensare ad una pianificazione.

Gli Stati Uniti che fanno? Non possono fare altro che inviare un plotono di marine e dei droni, nella speranza di trovare e uccidere quanti più merda possibile.

Le teste di cazzo che dicono? Che già non ce l’hanno fatta in Afghanistan (come se fosse la stessa cosa), quindi perché rifarlo ora? Eh, loro avrebbero mandato Gino Strada.

Prepariamoci, insomma, a virtuosismi di mirror climbing per giustificare l’uccisione di un diplomatico. Intanto, comincio seriamente a pensare che l’unico inconveniente di Guantanamo sia l’elevato costo di mantenimento.

Premessa: la rubrica delle Pellicole Decrittate tratta solo ed esclusivamente di film mai guardati. Si basa sull’assunto che, da pochi elementi tratti dalla cartella stampa (trama, attori, produzione, nazionalità, sponsorizzazione) sia possibile a priori stabilirne pregi e difetti.

Synossi: dopo quasi vent’anni di coma, Eluana Englaro viene trasferita dal padre in un ospedale di Udine dove permettono l’interruzione dell’alimentazione artificiale. E’ polemica: c’è lo scontro Quelli Che La Vita Va Salvata Sempre E Comunque e Quelli Che I Diritti Civili. Un senatore del PDL dall’incredibile nome di Uliano Beffardi (ancora non ci si crede, al nome dico) viene convocato d’urgenza per firmare un decreto per impedire lo stacco dell’alimentazione. Beffardi, anche per vicissitudini personali (ma secondo me per il cognomen-omen), ha dei dubbi sempre più forti, ma sua figlia Maria invece col cazzo, è fuori dall’ospedale che protesta, così come Roberto e suo fratello, schierati sui fronti opposti di questa vicenda che aveva già rotto i coglioni a tutti dopo mezz’ora, fidatevi che io c’ero. E poi non solo, il dottor Pallido (ma dove li pigliano ‘sti cognomi?) si trova davanti al caso di Rossa (eh?), una tossica con manie suicide, mentre l’attrice ritirata Divina Madre (secondo me credono che ‘sti nomi siano raffinati vettori semiotici o qualcosa del genere) pensa tutto il tempo alla figlia in coma.

Morale implycita: guarda la gente, che merda. Cioè, pur di finire sui giornali, in tv e firmare autografi per strada battendosi il cinque alle trasmissioni di Gads Lernersz e Michele Santoro, o Abbruno Vespa e Massimo Giletti che dir si voglia, non esitano a passar sopra alla tragoedya di una vita bloccata in un corpo immobile eppur vivo, sebbene senza coscienza e incapace di provar alcunché. Avvoltoi! Merde! Stronzi! Che tempi, signora mia!

Giudizio finale: Michael Mann è stato fin troppo delicato. Doveva dare in escandescenza stile Gordon Ramsey e infilare la testa di Bellocchio in un tostapane.

Le nuove tennologie (v. documentazione fotografica allegata in guisa di immagine) rendono l’uomo pigro, figuriamosi ora di ritorno dal mese d’Agosto, speso a non fare una bella fungia. Insomma, però c’ho un paio di idee di postsz per il cervello che attendon solo la materializzazione della voglia di scriverli, e presto succederà (forse). Argomenti, all’incirca: Batman, i bagni e la Bolkenstein, Mariomonty Mariopython, vs. madre troja.

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