Un ebreo, a Milano, è stato preso a coltellate da un tipo incappucciato di fronte ad una pizzeria kosher (qui la notizia). Scommetto che si sprecheranno i tentativi di giustificare l’attentatore, che “non si accoltella la gente MA…”, nei prossimi giorni. Scommetto che vari imbecilli pontificheranno ovunque su un fatto del genere, magari isolandolo da un contesto europeo di antisemitismo crescente di anno in anno. Questo perché in fondo l’antisemitismo è un tratto talmente condiviso dagli europei che, non appena c’è un periodo di crisi, eccolo che salta fuori. Ma non viene stigmatizzato, anzi, è l’unica forma di razzismo che è perfettamente lecito esibire in pubblico, purché si parli di antisionismo – in realtà, per quanto mi riguarda, si tratta di artifici dialettici, come già scrissi in passato. Non c’è alcuna differenza, visto che l’argomentazione che giustifica qualsiasi attacco è molto simile al “però un po’ se la cercano”, come quando le vittime di stupro sono donne provocanti. E sì, magari pure questo paragone è scorretto, ma non me ne frega un cazzo.

Ah, non so quale politicante vuole far mettere un bollino giallo sui prodotti che provengono dalle aziende israeliane che si trovano nei territori cisgiordani. Bene, in questo modo non dovrò leggere le etichette e potrò comprarli a botta sicura.