Archive for febbraio, 2015


Mi fa sempre piacere vedere la gente che inneggia alla morte per i merdosi dell’ISIS. Più ne stiantano meglio è. Sono anche dell’idea, anticipata sia dal post precedente che da altri post in passato, ci siano molte somiglianze fra foreign fighter dell’ISIS e vecchi militanti sgommunisti: la stupidità, il fanatismo, il credere ciecamente a minchiate scritte da imbecilli, la pervicacia nell’opprimere il prossimo. Perché suppongo che il foreign fighter, prima di partire e non tornare mai più (se non in bara o urna) passi il tempo a scassare il cazzo a tutti su chi è più musulmano, poi gli amici ad un certo punto gli sbottano “ma perché non te ne vai con gli afganistani e non la smetti di rompere la coglia?” e lui allora si ferma, e pensa “già, è vero! Aspetta che compilo il form online per l’ISIS…” E dopo quattro mesi i suoi amici leggono sul giornale che è stato vaporizzato durante un assalto ad un bunker di marine. Questo distingue in maniera netta il foreign fighter dal veterocomunista di turno: quest’ultimo sta tutto il tempo a dire occidente merda cazzo schifo pfui bleaaahhhhhmifaivomitareeee!!!, però poi non si muove e sta sempre a rompere il cazzo a tutti.

Negli ultimi mesi abbiamo visto i militanti dell’ISIS decapitare gente e bruciare un uomo vivo, fra le loro fonti di reddito c’è la tratta di donne/schiave, di sicuro quando occupano un posto non faranno assistenza ai malati, né distribuiranno medicinali. Alla luce di tutto questo, cos’è invece che ha scatenato la maggiore indignazione e il massimo ribrezzo nelle persone, come se si fosse raggiunto il livello massimo della barbarie?

Bambini impiccati con un’anguilla elettrica?
Donne violentate e uccise con un martello pneumatico?
L’impalamento di un intero villaggio siriano colpevole di aver fatto tardi al Ramadan?

No.

I filmati dei mongoloidi che spaccano statue e robe varie in qualche museo.

Sinceramente… ma vi fate curare? Salvereste la Torre di Pisa anziché il vostro vicino di casa? Allora andate in Merdistan pure voi.

Se io definissi una persona a partire da alcune caratteristiche, quali:

Nata in un paese che rientra nell’astrazione nota come Occidente; di scolarizzazione a livello di scuola dell’obbligo o superiore; fulminata ad un certo punto della propria esistenza da un’interpretazione radicale di testi già improbabili scritti anni e anni addietro da farneticanti individui barbuti; disposta, sulla base di una lettura della realtà circostante filtrata dai balordi precetti contenuti in tal testo opportunamente radicalizzato da esegeti successivi alla scrittura del testo medesimo, ad improvvisarsi guerrigliero fai-da-te e ad andare a combattere e uccidere e imprigionare e ed ergersi arbitro depositario di una Verità, figlia e nipote dei testi e delle interpretazioni suddette, da imporre con la forza.

Ecco, sulla base della definizione di qui sopra, avrei definitio Che Guevara o il tipico foreign fighter dell’ISIS? Son problemi…

Qualche tempo fa surfavo YouTube per rivedermi alcuni filmati di Andrea Diprè, quando ad un certo punto l’occhio mi casca su un video dei related. Il video è Pettinero, di Il Pagante. “Ma che nome del cavolo è, Il Pagante? E Pettinero che vuol dire?”, è il nuovo martellante interrogativo, che posso soddisfare solo in un modo: cliccando al volo, ovviamente. E mi si materializza un universo. Uno trio di giovanissimi, quelli fotografati qui sopra, cioè Eddy Virus, Roberta e Federica, milanesissimi, che fanno canzoni da discoteca truzze e scazzone incentrate sulla figura del Pagante, ovvero il tipo di età 16-25 che vive per andare in discoteca il fine settimana, tira a campare a scuola, e spera sempre di entrare in pass, ovvero su qualche guest-list di qualche pr amico di amici che gli permetta così di risparmiare sull’ingresso e avere più soldi per sbocciare, ovvero spaccarsi vodka e superalcolici, ma pure qualche canna non guasta, e magari ci scappa pure un afterhour. Poi il lunedì ricomincia tutto da capo, in attesa del weekend. Tutto ciò su basi electro essenziali e testi in bilico fra celebrazione e presa per il culo dei paganti e del loro universo.

Guardando tutti i clip presenti, si nota la progressiva crescita del progetto. I primi clip, come Entro In Pass o Balza, sono fatti veramente con due lire, o meglio, con gli smartphone. Le canzoni sono molto più grezze e inciospolano fin troppo nei tormentoni, con rime che funzionano per il rotto della cuffia. Ma l’insieme risulta tanto casereccio quanto divertente. E’ con #Sbatti che le cose si fanno molto più professionali, sia nella canzone che nel video. Da lì avviene la crescita, basta confrontare i primi clip con Pettinero o l’ultimissima Faccio After. La diffusione virale dei video ha innescato un processo abbastanza ovvio: i tre ragazzi, chi fa le basi e chi gira i clip hanno deciso di fare le cose più seriamente, complice anche la crescita tecnica. Gli ultimissimi due video potrebbero far parte della programmazione di MTV, ormai. Ci sono pure due ospiti, ovvero il solito Diprè e uno dei Club Dogo. E poi c’è una cosa che mi diverte un sacco: il momento in solitario di Roberta (la ragazza più alta), che getta merda su tutto quello che era stato edificato dal video fino a quel momento, col nonsense del Monclair o con le rime sull’inconcludenza del Pagante. Un giuoco fra amici che si è, insomma, trasformato in qualcosa di più, visto che Il Pagante fa tour lunghissimi in giro per le discoteche italiane.

E’ chiaro come il sole che Il Pagante ha tutto quello che serve per scatenare l’odio di qualsiasi Oplita del Bene nel raggio di 1000km. Ma se ci si riflette, sono l’unica cosa veramente messa di traverso nell’ambito della paralitica musica italiana, che gravita tutta attorno all’imminente Festival di Sanremo. Già, il Festival, l’evento in cui, per una settimana il mondo dei vivi e quello dei morti coesistono. Dove si fanno sempre infinite polemiche sui fiori, le vallette, le presentatrici, il presentatore, gli ospiti, i valori. Dove vecchie glorie hanno l’unica chance annuale di farsi sentire e, anche in caso di vittoria, di sparire subito dopo. Dove nuovi eroi possono vincere ed essere dimenticati subito. Dove gli eroi dell’Italia alternativa hanno l’unica occasione di recuperare popolarità quando il loro pubblico ormai li ha sfanculati.

E Il Pagante, in tutto ciò? Il Pagante, cari i miei fanzi della musica indiependente diqualità, sono l’unica indipendenza che ci sia. Sono, da qualsiasi punto di vista, incompatibili con Sanremo. Le loro canzoni parlano di deboscio alcolico e fancazzismo dall’ottica del mantenuto perdigiorno, sono casiniste e moleste. Non possono andare a Sanremo ora, non ci potranno andare in futuro, nemmeno ad accompagnare in duetto la Berté (o Bertè). Sarebbero fuori luogo quanto gli Slayer o la prima di un concerto per oboe di William Bolcom. Ma non si può dire la stessa cosa di Brunori SAS, Pierpiero Capovilla e Vasco Brondi, quando saranno disperati che nessuno li caga di striscio e vorranno portare MUSICA DIVERSA a Sanremo scompaginando l’asse nostalgia-buoni sentimenti con LA QUALITA’ CHE NON PREMIA perché non si può impostare un discorso sulla qualità in Italia porcoddio, però magari si pigliano il premio della critica e potranno lucidarlo e rimirarlo tutti viscidi e chini protettivamente su di esso a mo’ di Gollum. Loro sì, finiranno a Sanremo ben felici. Il Pagante, no. Il Pagante è alternabbestia e un bel dito nell’occhio al culturame bollito e snob, quello che di sicuro li accusa di degrado e corruzione dei giovani, o di rappresentare il degrado di questo paese, quindi qua dentro sono i benvenuti. Arrendetevi, indiesfiga, che loro sono molto più indie di voi. Oltre che più bravi, vabbeh, ma quello pure io.

Conoscete la città di Rafah? Si trova al confine fra Egitto e Palestina, è lì dal tempo dei faraoni, ed è sopravvissuta alle invasioni assire, greche, romane, napoleoniche, ottomane e qualsiasi altra cosa sia successa lì fino all’altro giorno. Se, dopo aver letto questo, pensaste qualcosa tipo “oh, ma che figata dev’essere Rafah, andiamoci un po’ in gita dio cane!”, è meglio che vi affrettiate. Questo perché il governo egiziano ha deciso di sfollare la città e raderla al suolo, ricostruendone un’altra più in là (si chiamerà New Rafah). Rafah conta 150.000 abitanti, molti dei quali rifugiati palestinesi. Il governo egiziano vuole creare una zona di contenimento lungo il confine palestinese, e una città proprio lì rompe il cazzo. Gli sfollamenti sono del tipo “toc toc, fuori dalla coglia entro cinque minuti!”, e giù stiaffi a chi ci mette troppo. Una città va rasa al suolo ed è un lavorone, non si può fare con la gente dentro. Gente che fino alla costruzione di New Rafah, probabilmente, vivrà in qualche campo profughi. Tutta la storia, con altri link etc, la trovate qui.

Ok, ora ricapitolate.
Rafah.
Abitanti: 150.000, molti dei quali palestinesi.
Si trova: al confine Egitto-Palestina.
Verrà completamente rasa al suolo.
Per creare una zona di contenimento (militarizzata o meno) fra Egitto e Palestina.

Fatto? Bbbbbbene.

Contante ora i presidi davanti alle ambasciate egiziane, i lanci di roba ai negozi degli egiziani, le proteste contro l’Egitto, i politici e gli intellettuali schierati contro l’Egitto, i boicottaggi di prodotti egiziani, gli inviti ad intellettuali, celebrità, artisti e spazzacamini egiziani di scusarsi e prendere le distanze o levarsi di culo. Ecco, avete contato? Quanto viene?

ZERO.

Sorpresona, eh, chi l’avrebbe mai detto…

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