Una notizia letta poco fa mi ha provocato lo sgommo al culo. In sostanza, si dice che c’è troppo sessismo nella pubblicità e bisogna fare qualcosa, perché altrimenti succede che le donne vanno in giro mezze ignude e poi succedono i femminicidi del dio cane, ma com’è possibile, vedrai che tutto questo degrado è colpa della tivvù di Abberlustone che è il mandante morale di ogni femminicidio! Non l’hanno ancora detto, eh, però vedrete che non manca molto. La questione è stupida e mostra un’ignoranza ed un’incompetenza, mista a moralismo d’accatto e limitatezza di visione, che tradisce la firma del PD. Una piccola digressione: certo, la pubblicità con le donne gnude fa vendere. E’ ovvio. Se vuoi far sì che il tuo prodotto venga notato (che sia una stufa, un’auto o uno scheletro di giaguardo in plexiglas 1:1), mettici accanto una bella donna ammiccante: l’uomo che passa di lì guarderà sicuramente la donna, poi si renderà conto del prodotto e magari, se di suo effettivo interesse, se lo compra anche. Non ho mai creduto alla retorica “uno compra il ferro da stiro pensando di comprarsi la donna”: la donna attira l’attenzione, punto. Io stesso con tutte queste foto di donne mi sono assicurato un pubblico fedele, quindi… Insomma, la cosa funziona. Bisognerebbe a questo punto entrare nella vicenda, che però si riconduce ad un vecchio problema, che è la mentalità PD-ista nel contesto, più ampio ed orrendo, della mentalità italiana – quella per cui la donna è santa o puttana. E se è bella, è giocoforza puttana. Una donna non può essere contemporaneamente bella E brava in qualcosa. Se occupa una qualche posizione di rilievo, deve pregare di essere un cesso, altrimenti le illazioni su come ci sia arrivata si sprecheranno. Illazioni che immancabilmente finiscono dove cominciano, ovvero “l’ha data a…” e sorrisini allusivi a profusione.
La mongoloidosi prolifera oltre il grottesco. Uno stato che si picca di essere moderno e liberale, o per lo meno quella fascia di popolazione con corrispettivi rappresentanti istituzionali, dovrebbe tutelare la piena libertà dell’individuo. Libertà che coinvolge pure il vestiario. Ma solo se non sei bella. Se sei un wc, non ti si può impedire niente perché sarebbe discriminazione etc etc. Niente in contrario. Se sei bella, beh, poi se ti stuprano te la sei cercata perché ti vesti tutta spupporata e in minigonna e uno che deve fare? Se questi discorsi uscissero di bocca da un pastore calabrese analfabeta, non mi stupirei. Lo farei decapitare in piazza, ma non mi stupirei. Non mi stupirei neppure se uscissero dalla bocca di Rosy Bindi. Quando però questo pensiero (la donna sessualizzata che poi se la stuprano se l’è cercata multiamo le pubblicità sessualizzanti ah-ah-ah sbroc sbroc) esce fuori pure dalle bocche della cosiddetta e autoproclamata parte sana del paese, ecco, mi scoppia la merda al cazzo. Vedi il caso di Laura Boldrini, che riesce a deresponsabilizzare gli uomini e ad incolpare pubblicità e tv. Cosa invoca? Non pene più severe per la violenza, non il problema degli uomini stronzi e subumani che vivono in una cultura arretrata e disgustosa che andrebbe sradicata col napalm e che trovano, bene o male, complicità nelle forze dell’ordine che sistematicamente ignorano con un’alzata di spalle le telefonate che accusano il fidanzato o lo spasimante o il coglione di turno di stalking, minacce, botte e poi si arriva all’omicidio. No. Si deve MULTARE LA PUBBLICITA’ SESSISTA.
Non so bene ora che conclusioni tirare. E’ abbastanza evidente che ci sia un problema di fondo fatto di uomini di merda, di un’intera cultura di uomini di merda. Eppure, secondo alcuni, è colpa della donna tentatrice, meglio si vesta, quer budello. Ci vorrebbe una campagna stampa per denigrare e stigmatizzare la schifosa cultura sottosviluppata di queste merde, ma in maniera decisa, brutale. Mettere in ridicolo queste merde, il loro mondo tribale, i loro usi, tutto. Ma non succederà, perché si tratterebbe di mettere in ridicolo e stigmatizzare il pensiero strisciante di gran parte della gente, ambosessi e schieramenti. Perché quanto l’arretratezza è generalizzata non viene percepita dagli arretrati. E colpire a fondo e in largo aliena voti alle prossime elezioni. Bah, consiglio di vedere I Dannati E Gli Eroi di sua maestà John Ford.
Come dire: vieni per le poppe, resti per l’articolo.
Infatti, funziona. Per lo meno fino alla virgola.
AAAAAARRRRRRGH! E’ copa di Abberlustone!!!
Vedrai che ogni donna nuda di ogni pubblicità in realtà è solo Abberlustone travestito!!!
O in alternativa un negro
In realtà Abberlustone è Balotelli.
Negrodeath, tu non rendi conto perché vivi in Italia ma, effettivamente, buona parte delle pubblicità che passano per lo stivale sono grossolanamente sessiste, e sarebbero inaccettabili in gran parte del resto d’Europa.
Non sono divertenti, non sono intelligenti, intriganti o provocatorie: si limitano ad esporre la donna in versione oggetto e basta lì.
Scrissi qualcosa al riguardo qualche tempo fa: http://unitalianoinsvezia.com/2010/09/15/donne-nude-in-televisione/
Poi è chiaro, non è certo con le multe che cambi le cose.
Poi è chiaro: la colpa non è certo delle donne, ma della mentalità alla base.
Ma non difendo la pubblicità. E’ solo che attaccare la pubblicità è come attaccare il metal satanista che travia i giovani – una foglia di fico per lavarsi la coscienza e fare i bulli.
L’uso del pipi è maschilista?
Ma certo. Dire che la pubblicità incita al o causa il “femminicidio” (parola vomitevole) è una puttanata solenne.
oddio, è anche vero che lì in scandinavia & affini hanno un problema diametralmente opposto. io in una cultura così imbevuta di politically correctness mica ci sopravviverei.
Svezia e Norvegia (non la Danimarca) sono sicuramente estreme per correttezza politica, ma certi spot nel resto dell’Europa civile (UK, Germania, Irlanda, Francia, Belgio, etc.) non si vedono.
Guardate che il Berlusconismo e il bunga bunga, Vespa che dice “inquadrate il bel decolte della ragazza” (una vincitrice di un concorso letterario), e così via sono fenomeni che rappresentano benissimo l’Italia.
“sono fenomeni che rappresentano benissimo l’Italia.” Poco ma sicuro.
Vabbe’, è allora?
Ma che ragionamenti sono?
“Tu non ti rendi conto perché vivi in Italia ma, effettivamente, buona parte dei vestiti che le donne indossano in Italia sarebbero inaccettabili nei paesi islamici”.
E allora?!??!
E poi da quando in qua ci deve essere l’obbligo di essere “intelligenti, intriganti e provocatori”?
Che facciamo?! Bandiamo la stupidità (tale secondo chi?!) per legge?
Ma una pubblicità può essere oggettivamente sessista? Una donna con le puppe al vento è sessista? Una donna col burqa è sessista? Le donne che quelle pubblicità le fanno cos’è, si auto-oggettificano? Dobbiamo salvarle da se stesse?!
La donna con le puppe al vento non è sessista, può esserlo in un determinato contesto, quando la si usa per vendere (in particolare quando la si usa per vendere qualcosa che, con le puppe, non c’entra nulla).
bah…non ci sono più gli svedesi di una volta. Io però non ancora capito quali sono queste pubblicità italiane con le donne oggetto. Forse quelle su hot view di sky dopo le 23:00?
Senza dubbio quella del Mercatone dell’Arredamento di Fizzonasco
Magari quella della Schwepps (o come cazzo si scrive), una puttanata immonda che mi fa venir voglia di seppellire viva la Thurman.
Questione donne oggetto = neofemminismo di moda = m’importa un cazzo.
quella della Swchepwscsz è l’unica che mi viene in mente…e non è itaiana ( e la thurman non è considerata donna oggetto in quanto attrige di Hollywood, intelligente, sicuramente impegnata nel sociale e autrice indipendente e staminchia….sbroc sbroc)
Ma Elvira non ci stava bene in un post sulla ristrettezza individuale e culturale?
Elvira sta sempre bene, era una scelta scontata.
E anche in Cina la situazione non è meglio.
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Esteri/Cina-polizia-donne-evitare-minigonne/05-06-2013/1-A_006777768.shtml
“Una donna non può essere contemporaneamente bella E brava in qualcosa.
Principio che ha una conseguenza, se vogliamo, ancor più deleteria: autorizzare le donne brutte a sentirsi intelligenti d’ufficio.