“Nel 1972, Richard Forthrast, fuggito nella Columbia Britannica per evitare rogne giudiziarie, lavora come guida da caccia specializzata, poi accumula una fortuna contrabbandando marijuana attraverso il confine tra Canada e Idaho. Passano gli anni, Richard torna negli Stati Uniti dopo l’amnistia concessa dal governo e investe la sua ricchezza in un vero e proprio impero. Crea anche T’Rain, un gioco di ruolo online di ambientazione fantasy con milioni di fan in tutto il mondo. Ma T’Rain è diverso dagli altri giochi del genere, perché l’oro virtuale che qui si scava e si conquista può essere trasformato in soldi nel mondo reale. Un gruppo di fanatici dell’informatica cerca di colpirlo creando Reamde, un virus che codifica tutti gli archivi elettronici e li conserva fino al pagamento di un riscatto. Si tratterebbe solo dell’ennesima truffa virtuale, se il virus non colpisse però le persone sbagliate: il ragazzo di Zula Forthrast, nipote di Richard, ha un passato da hacker, e ha appena concluso una transazione illegale vendendo dei numeri di carte di credito alla mafia russa. Quei dati sono stati resi inaccessibili da Reamde, perciò Zula e Peter vengono rapiti dai russi e portati nell’Estremo Oriente per aiutarli a rintracciare e colpire il fantomatico creatore di Reamde. Per la prima volta, il mondo virtuale rischia di scatenare una guerra senza esclusione di colpi: in palio c’è il destino del mondo reale.”
Questa la synossi italiana di Reamde, il nuovo, colossale libro di Neal Stephenson uscito e letto (da me) lo scorso anno. Si tratta di un’opera ciclopia, gigantesca, a tratti umoristica, a tratti delirante, assolutamente esplosiva e… beh, lasciate perdere questa aggettivazione idiota da parte mia, e partite dal presupposto che il buon Neal abbia fatto l’ennesimo centro che distrugge il bersaglio e lo pone più che mai nel novero degli scrittori realmente importanti di quest’epoca. Già, io lo sostengo da una vita e mezzo, ma il barbuto ragazzone di Fort Meade ce la mette tutta per confermare, libro dopo libro, quanto sarebbe meritato un riconoscimento pubblico della sua grandezza. Reamde contiene tutte le caratteristiche che rendono grande Stephenson: una storia di amplissimo respiro in cui brancolano personaggi improbabili che le provano di tutte per uscirne interi, con una fantozziana serie di coincidenze a unire mondi lontanissimi in una polveriera che, pagina dopo pagina, è sempre più pericolosa. La scrittura di Stephenson è, al solito, impareggiabile nel dettagliare un mondo dove natura e tecnologia si fondono senza alcuna soluzione di continuità: sa descrivere con verve, ritmo e naturalezza paradisi tropicali ricoperti di urbanizzazione incontrollata, strade ipertrafficate, ragnatele di cavi e tecnologia onnipervasiva così come se niente fosse, con un ritmo perfetto. Da tempo Stephenson ha fatto dell’infodump una forma d’arte a sè stante: addentrasi nel libro non è molto diverso da una bella navigazione internet, in cui flashback e dialoghi introducono e dettagliano argomenti dei più complessi e disparati per poi ritornare al normale flusso della narrazione. Un po’ come quando si clicca un link per approfondire e si trova una pagina bella quanto quella che leggevamo prima, ce la scorriamo tutta e siamo in grado di ritornare indietro arricchiti da informazione senza rumore di fondo. Non credo che il testo sia mai stato così vicino all’ipertesto, è probabile che mi dimentichi di qualche scrittore , e comunque pochissimi possono vantare una simile maestria. Neal tesse una trama complessa in cui si intersecano molte tematiche e molti sottotesti. Una volta stabilita ambientazione e personaggi, sembra quasi che faccia partire la simulazione lungo binari paralleli. Scrittori poco abili, o semplicemente meno abili, avrebbero fatto ricorso a pesanti deus ex machina per farli convergere. Stephenson si avvale del più semplice, realistico, ockamistico: l’errore, la sbadataggine, l’approssimazione, con le sue impreviste conseguenze che possono essere colte e fatte fruttare se si è particolarmente in gamba. Allo stesso tempo, sono molti i temi tipici di questo tempo che ribollono sotto la superficie: il terrorismo e l’intelligence, la Cina gigante dai piedi d’argilla, la compenetrazione fra mondo reale e virtuale anche oltre il predetto, l’enorme complessità tecnologica, culturale, economica che si agita dietro ad un MMORPG, il geeokdom e la diatriba sulla legittimità del “genere”, il reazionariato provinciale più profondo e pericoloso. E altro ancora: Stephenson maneggia tutto con disinvoltura e lo fa scivolare lungo la narrazione così, come se niente fosse. Sta al lettore soffermarsi a riflettere o lasciarsi trasportare dal turbine degli eventi. Il mondo è tutto interconnesso a portata di click, ogni singolo click può avere inavvertite conseguenze a chilometri di distanza, e poche cose come questo enorme affresco di thriller e azione a rotta di collo nel vecchio medium del libro possono farcelo capire, nei risvolti comici come in quelli drammatici.
Adesso, immaginatevi di girare, non so, per il Parco dei Mostri di Bomarzo. Vi aspettate, dietro una curva, di trovarci un qualche bestio pietrificato tipo quello che avete visto cento metri fa, e invece c’è un negro che gioca a Monopoli da solo tutto pensieroso. Ci restate per lo meno sbalestrati, no? Ecco, così mi sono sentito io quando ho saputo che Reamde era stato tradotto in italiano. Cioè, proprio non me l’aspettavo. La maniera in cui è stata realizzata la versione italiana è stata la molla per scrivere questo post, visto che sono secoli che non parlo di libri. Perché vedete, la Fanucci l’ha diviso in due libri, uno di 752 pagine e un altro di 704, venduti a 17.50 euri ciascuno, per un totale di 35 euri. Nel primo non c’è scritto assolutamente che si tratta di una prima parte. Il titolo sembra quello di un qualsiasi film di Steven Seagal. La copertina generica e sgommonissima. La traduzione non so. Sapete quanto vi costa, in inglese? Oggi c’è l’edizione cartonata, comprandolo da Amazon.com appena 12.51 più spedizione, e quindi ve lo ritrovate in casa spendendo meno della metà. Appena 7,50 dollari invece per l’edizione Kindle. Il succo della questione, insomma?
Beh, è presto detto: se siete di quelle persone a cui piace leggere, che ci si tuffano, amano stare dietro all’attualità letteraria e a sporcarvi le mani, prendendovi la briga di conoscere e valutare in prima persona senza l’imbeccata del quotidiano puzzone di turno, se insomma per parafrasare Quirino Principe siete “lettori forti”, dovreste fare un bel favore a voi stessi: abituatevi a leggere in inglese. Potrete disporre di una tavola imbandita 365 giorni l’anno a prezzi convenientissimi, e non vi farete più fregare da un panorama editoriale sempre più dilettantesco e scrauso che toglie dalla circolazione qualsiasi libro una volta esaurita la prima tiratura. Fatelo per voi stessi. Contribuirete pure alla percentuale degli “italiani che non leggono”, per il semplice fatto che non comprate nei soliti punti vendita. In realtà sarete troppo evoluti per cattive edizioni a prezzi da rapina, e vi rifornirete altrove. Certo, se tutti facessero così le bovere biggole libbbrerie fallirebbero. E allora? Lo faranno comunque, perché sono obsolete, è solo questione di tempo. Voi armatevi per fare a meno di loro e del pessimo sistema editoriale nostrano.
Sull’inglese ci sto lavorando, nel frattempo scarico i pdf e li leggo sul kindle. E baffangulo alla Fanucci e soci rapinatori.
Mi hai convintissimo, e dopo la porcata Fanucci corro a comprarlo immantinente sul Kindle (lo avrei fatto comunque, ma dargli in culo all’editoria SF italiana mi gusta ancor di più)
Aggiungerei qualche ragione al “perchè leggere in inglese”:
1 – Mi vengono in mente almeno 2 serie fantasmagoriche che non sono tradotte in italiano. La prima è “The Dresden Files” di Jim Butcher, la seconda “The Iron Druid” di Kevin Hearne. La prima è il top dell’urban fantasy, la seconda è divertentissima e spettacolare. Se avete un Kindle le trovate a prezzi tra i 7 ed i 10$
2 – Spesso le traduzioni italiane fan piangere tutto il paradiso in coro fatti salvi alcuni casi ben conosciuti. Un esempio di maltraduzioni sono i libri di Terry Pratchett che italiano non vengono tradotti ma massacrati
3 – in inglese la serie ce l’hai subito. Faccio l’esempio di un ciclo steampunk, Alessia Tarabotti: in inglese il ciclo è già concluso, in italiano han tradotto il primo e non si sa se uscirà mai il resto
4 – Se hai un kindle ci sono maree di titoli in regalo, basta dare un’cchiata all’apposita rubrica di SFSignal per trovare di tutto e di più
Annarè
Demonio serpente, ho comprato “Gioco mortale” un paio di settimane fa e non l’ho ancora iniziato. Fanucci merad
“abituatevi a leggere in inglese.”
io studiai francese a scuola, e poi mi laureai in cinese e giapponese. ora traduco (per fortuna solo merda tecnica e legale) soprattutto da e in cinese.
l’inglese non l’ho mai studiato, ma l’ho dovuto imparare comunque (per dire, non esistevano grammatiche cinesi decenti in italiano, né dizionari, la quale era giocoforza sapere l’inglese, o il russo, in mancanza), e pure in maniera piuttosto approfondita.
e son solo felice di averlo imparato, perché quando leggo frasi tipo “(…) in questo fucile il proiettile esce dal barile a una velocità superiore a quella del suono (…)”, oppure “(…) è come attraversare il deserto senza un compasso (…)” mi consolo sapendo che appena possibile potrò mettere le mani su un originale che posso capire e apprezzare, senza vederlo massacrato da qualche bocchinara analfabeta…..
non so se è un caso o una conseguenza dell’inflazione di bocchinare analfabete che si millantano anglofone provette, ma le traduzioni da altre lingue di solito sono un po’ meglio, almeno per quanto ne posso capire…..
Sempre letto in inglese se riesco ad avere l’opportunità, piuttosto che sorbirmi traduzioni scrause in italiano fatte on the cheap da incompetenti analfabeti preferisco i testi originali.
Ci sono talmente tante cose che rimangono lost in translation (per fare l’esempio più banale, il “sapore” del racconto, il pacing, per dirne un paio) che è molto meglio fare il salto al di là della barricata linguistica che accontentarsi di merda riscaldata nel microonde.
ma al di la della competenza del traduttore (oscenita` tipo compass=compasso, o quella piu` famosa di harp=arpa nei Blues Brothers sono oggettivamente degli show stopper), traduzione implica interpretazione, e` chiaro che molti contenuti vengono persi comunque.
pero`, con tutto il rispetto per baron litron, non ho intenzione di imparare il giapponese per leggermi “Il libro dei 5 anelli” o per guardarmi un film di Miike. I traduttori son necessari e pretendo che siano competenti :)
Appunto, che siano bravi. Quando i prezzi sono sempre più alti e le traduzioni sempre più merdose… Tra l’altro il giapponese o l’ostrogoto citeriore sono non-problemi, dato che ti potresti prendere comunque l’edizione in inglese.
A chi gli garba lo danno a 9.20 € su Amazon.it
http://www.amazon.it/Reamde-Neal-Stephenson/dp/1848874510/ref=sr_1_2?ie=UTF8&qid=1360597422&sr=8-2
e se si ha prime è pure gratis la spedizione.
Tra l’altro la stessa cosa vale per Game of Thrones: il cofanetto completo in inglese circa 30 €, in italiano costa 4 volte tanto.
Reamde cell’ho – in ebook inglese – ma non l’ho ancora letto, quindi non posso giudicare sulla sua beltade (ma visto che ho adorato Cryptonomicon non dubito che mi piacerà assai). D’accorderrimo sul resto del post: once you go english you never turn back-ish.
Uhm, non lo conosco, bel coniglio, anche perché: “paradisi tropicali ricoperti di urbanizzazione incontrollata, strade ipertrafficate, ragnatele di cavi e tecnologia onnipervasiva” –> vivo in un posto così.
Conoscevo una che traduceva per Fanucci, lei era brava sul serio, ma i ritmi e l’organizzazione (?) del lavoro erano tali per cui fare un lavoro di merda era praticamente inevitabile.
minchia si`. sonoro high five a negrodeath.
resta pero` che dei traduttori seri ci voglion comunque, non c’e` solo l’inglese.
comunque questo stephenson me lo segno. quando mi sono messo in pari con martin, me lo procuro.
Sono OT ma volevo chiedervi un consiglio per l’acquisto di un e-book reader.
Il Kindle di Amazon!
Che modello usi?
Se lo vuoi essenzialmente per leggere e basta, il modlelo base o il Paperwhite. Se vuoi più generalmente un bel tablet, il Fire.
Grazie, è un pò che ci stavo pensando. Ti faccio sapere.
vado off topic (leggermente): ho scoperto che il film di Educazione Siberiana e` diventato una realta` – domanda: ma solo a me ha fatto cacare, il libro?
Non saprei, io fino a questo preciso momento non lo avevo mai sentito nominare. :)
no perche` tutti quelli che conosco che l’hanno letto si sono sdiliquiti in complimenti … per non parlare di Saviano & co. cianciare del “nuovo fenomeno”, de “il ragazzo dell’est che ce la fa” (l’autore, Nicolai Lilin) e minchiate simili. io l’ho trovato un brutto libro sotto molti aspetti, a partire dallo stile, passando per i contenuti ed infine per la maniera furbetta in cui e` stato pubblicizzato.
No, tranquillo, ha fatto cacare anche me