
I fatti di Firenze, dopo la discussione del brillantissimo e acuto post precedente, non meriterebbero altra discussione. Purtuttavia, nell’aere si respira un’aria malsana. E, in maniera del tutto irresponsabile e incivile, non mi riferisco tanto al montante clima di razzismo sempre più esplicito e brutale. Credo sia un effetto collaterale dei momenti di crisi e incertezza: la torta si restringe e allora qualcuno ha l’idea di allontanare gli ultimi arrivati, per paura di ricevere una fetta fin troppo piccola. Una paura che si ripresenta con puntualità e che trova sempre terreno fertile, oggi come ieri, e dunque non voglio discutere. Ora, in futuro chissà. Mi interessava invece come questi fatti abbiano riverberato nel mondo, piccolo e micragnoso, della letteratura fantastica italiana e di che altarini e imbarazzi siano saltati fuori.
Riassuntino rapido rapido: il pistoiese Gianluca Casseri, appassionato di Tolkien & Lovecraft, scrittore di un romanzo e saggi online, simpatizzante di Casapound e frequentatore di siti e forum di estrema dx, piglia la pistola, va a Firenze, spara ad un gruppo di negri uccidendone un paio, e poi si suicida.
Dovrebbe essere sufficiente l’ultima frase per classificare Casseri come folle pericoloso testa di cazzo in primis, e razzista in secundis, perché di tutte le persone presenti in piazza Dalmazia ha mirato proprio agli ambulanti senegalesi, con cui non aveva mai avuto contatti personali, quindi erano bersagli simbolici. Questa storia però non è certo morta lì, ha anzi scoperchiato un vaso di Pandora dove si annidano cialtroni, equivoci, coscienze sporche e calzini sottaceto.

Stampa e giornali hanno subito ricorso al luogo comune di grande successo, la costruzione del Deviato Mostruo: frequenta il fantastico, vedrai è un nerd, pare pure nazifascio, certo è un individuo strampalato perso nel suo mondo – i morti sono rapidamente spariti di scena per lasciar spazio alla mitologia classica del Deviato, lasciando a intendere che forse forse se Casseri era quel che era vedrai è anche colpa delle sue frequentazioni culturali, c’aveva pure un film di Callahan in casa, voglio dire, no? E’ quello che Davide Mana ha brillantemente esplorato e approfondito in questo post, quindi vi rimando a lui.
Parallelamente. Lara Manni, scrittrice e bloggatrice che finora non conoscevo, ha sollevato un interrogativo: in Italia c’è sempre questa pessima opinione di fantasy e fantastico in generale, dipinti al meglio come escapismo senza valore artistico e al peggio come surrogati del Mein Kampf, ma non è che un qualche fondo di verità, dovuto a certi pessimi maestri e non ai libri in sè, ci sia? Se pensiamo alla storia editoriale italiana del Signore Degli Anelli (tanto si torna sempre lì), la risposta è affermativa. A partire dall’astrusa prefazione di Elemire Zolla, che parla di letture allegoriche e simboliche in maniera tanto forzata e arbitraria da far pensare che stia parlando di qualche altro libro, lo scatafascio si è compiuto ineluttabile. Poco importa che ormai i Campi Hobbit siano una reliquia del passato che solo Natalia Aspesi tira fuori quando vuole criticare Tolkien attraverso Peter Jackson. La frattura causata da quella prefazione e dalle tristi vicende degli orrendi anni ’70 hanno visto la critica di Tolkien (e di tutto il resto del settore), in Italia, come terreno esclusivo di un gruppo ristretto capeggiato da Gianfranco De Turris. E qui comincia il brutto, perché De Turris se possibile fa peggio di Zolla: forza una lettura evoliana del SDA. De Turris frequentava quel coglione di Evola e ne condivide le idee mongoloidi. Da lì a dare una lettura rigidamente tradizionale, anzi, Tradizionale ed Esoterica del SDA il passo è brevissimo e quel che restava della cristalleria va in frantumi.

Occorre notare a questo punto come i legami siano stretti e aggrovigliolati:
– Il Signore Degli Anelli e Tolkien sono ormai considerati roba di dx perché l’unica critica che si occupa di loro è rappresentata da De Turris e compagnia.
– De Turris è seguace di Evola (Tradizione, Teoria della Razza e merda simile), e ne applica il pensiero a quelli che, a detta sua, sono Simboli Universali inconsciamente inseriti da Tolkien nel suo libro. Il fatto che Tolkien stesso lo negasse con decisione è, per De Turris, un’ulteriore conferma: son cose talmente profonde e vere che uno non se ne rende conto.
– De Turris ha pure scritto la prefazione a due libri di Casseri, riportando in uno l’opinione del suo mentore Evola che sì, i Protocolli dei Savi di Sion sono falsi, ma dicono cose vere, e quel che succede nel mondo oggi ne è una prova scie chimiche signoraggio, insomma, siamo in piena zona Blondet.
– Casseri, elogiato da De Turris e conferenziere sul fantastico in varie occasioni, avrà esposto tesi simili. O quantomeno non in contraddizione. Era anche un membro molto attivo di forum di estrema destra suprematista bianca e violentemente antisemita, che all’indomani del fattaccio hanno subito rimosso tutto per minimizzare, è solo un simpatizzante come tanti, e purtroppo era pazzo.

In realtà, se uno andasse a vedere i forum tipo Stormfront (non linko simile merda), di teste di cazzo che difendono Casseri ne trova finché ne vuole. Alcuni di questi condivideranno pure l’humus culturale De Turris/Casseri, nella misura in cui questi ultimi sostengono/sostenevano le teorie di Evola – nazismo appena paludato. Ed è quindi probabile che amino fantasy etc. nella stessa misura, aderendo all’interpretazione di De Turris. E here falls the donkey, perché questa interpretazione è una volta di più una cazzata, ma è stata coltivata e monopolizzata per talmente tanti anni da esser data per buona (“gli unici che ne parlano sono quei critici e intellettuali di estrema dx, vedrai che…”), e solo qui. Perché nel resto del mondo Tolkien, piaccia o meno non importa, è studiato criticamente e dibattuto. Le teorie di De Turris, strumentali e superficiali, non hanno alcun terreno. Qui sono l’unica cosa che c’è, complice la noncuranza da parte dell’editore, perché probabilmente Tolkien si vede senza sforzo e non saranno due prefazioni o testi critici fatti a cazzo a cambiare le cose, e complice la critica letteraria che decide volontariamente di snobbare e deridere uno dei settori più interessanti della letteratura dell’ultimo secolo. Questo deserto non fa bene a nessuno: alimenta la superstizione del fantastico roba per citrulloni neonazisti dando ragione a Natalia Aspesi, rende l’Italia arretrata e provinciale pure in questo settore, e per ultimo fa malissimo alla letteratura stessa.
Non solo: la famosa correlazione con la violenza, a cosa la possiamo attribuire? A hobby e passioni, o alla fede in ideologie che predicano lo sterminio degli inferiori, fede condivisa con altre persone che non vedono niente di male in pestaggi e organizzazioni di gruppi paramilitari?
Uff. Chiudiamo in bellezza:

Ah, in tutto il post, prendete un po’ Tolkien come improprio e ingiusto sinonimo di tutto ciò che è fantasy e fantastico e fantascienza. Un po’ perché da noi si tende a fare di tutta l’erba un nazifascio, un po’ perché la discussione partiva da lì ma per semplificare faccio così lo so che poi ci sono un fracco di cose etc etc insomma capito, no?
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