Premessa: la rubrica delle Pellicole Decrittate tratta solo ed esclusivamente di film mai guardati. Si basa sull’assunto che, da pochi elementi tratti dalla cartella stampa (trama, attori, produzione, nazionalità, sponsorizzazione) sia possibile a priori stabilirne pregi e difetti.

Synossi: ci troviamo in estate. Marina, che ha un bambino piccolo ed è sposata, va in montagna per passare un mesetto in vacanza col figliolo. La casa in cui abitano è proprietà dell’ombroso freakazoide Manfred, che con quel nome lì minimo minimo è frustone. Il bimbo, come ogni nano che si rispetti, frigna e piange di continuo, acuendo l’insofferenza progressiva di Marina. Una notte, però, una cosa strana: dopo un po’ troppo casino arriva quel manfruito di Manfred che sfonda la porta e trova il pargolo ferito. Chi è stato? E perché? E che cazzo vuoi? Comincia così una partita a scacchi fra Marina e Manfred, una partita dove ogni mossa di uno cerca di scoprire le ferite recondyte e i traumi mal sopiti dell’altro. O qualcosa del genere.

Morale implicita: guarda un po’ te dove arrivano le donne. Cioè, alla fin fine la società gli ha creato una riserva indiana per giocare a fare le grandi (le dottoresse, le presidentesse, le militari, le combattenti di MMA) tenendo accuratamente da parte le più savie & dotate per la pole dance e il meretricio, e nonostante tutto che ti combinano? Picchiano i figlioli e ci vogliono dei finocchi col nome da cameriere di Dobbiaco per rimettere a posto la situazione. E che cazzo!

Giudizio finale: ecco, la giuria di Cannes, molto educatamente, ha detto che la Comencini avrebbe fatto meglio a concentrare gli sforzi sull’allevamento degli scarabei stercorari, o sulla produzione di pupazzetti di sugna essiccata al sole. Perché porchiddiomajale oh, mica è obbligatorio farli i film, eh, e soprattutto infliggerli al prossimo…