Di conseguenza, chi rompe la minchia e fa le polemiche stupide e sterili su Halloween se ne vada dritto a fare in culo.
Archive for ottobre, 2011
Premessa: la rubrica delle Pellicole Decrittate tratta solo ed esclusivamente di film mai guardati. Si basa sull’assunto che, da pochi elementi tratti dalla cartella stampa (trama, attori, produzione, nazionalità, sponsorizzazione) sia possibile a priori stabilirne pregi e difetti.
Synossi: ci troviamo in estate. Marina, che ha un bambino piccolo ed è sposata, va in montagna per passare un mesetto in vacanza col figliolo. La casa in cui abitano è proprietà dell’ombroso freakazoide Manfred, che con quel nome lì minimo minimo è frustone. Il bimbo, come ogni nano che si rispetti, frigna e piange di continuo, acuendo l’insofferenza progressiva di Marina. Una notte, però, una cosa strana: dopo un po’ troppo casino arriva quel manfruito di Manfred che sfonda la porta e trova il pargolo ferito. Chi è stato? E perché? E che cazzo vuoi? Comincia così una partita a scacchi fra Marina e Manfred, una partita dove ogni mossa di uno cerca di scoprire le ferite recondyte e i traumi mal sopiti dell’altro. O qualcosa del genere.
Morale implicita: guarda un po’ te dove arrivano le donne. Cioè, alla fin fine la società gli ha creato una riserva indiana per giocare a fare le grandi (le dottoresse, le presidentesse, le militari, le combattenti di MMA) tenendo accuratamente da parte le più savie & dotate per la pole dance e il meretricio, e nonostante tutto che ti combinano? Picchiano i figlioli e ci vogliono dei finocchi col nome da cameriere di Dobbiaco per rimettere a posto la situazione. E che cazzo!
Giudizio finale: ecco, la giuria di Cannes, molto educatamente, ha detto che la Comencini avrebbe fatto meglio a concentrare gli sforzi sull’allevamento degli scarabei stercorari, o sulla produzione di pupazzetti di sugna essiccata al sole. Perché porchiddiomajale oh, mica è obbligatorio farli i film, eh, e soprattutto infliggerli al prossimo…
Mi capita, ovviamente non di mia volontà perché io non leggo quotidiani, questo pezzo di Marco Sbroccaglio sul NoTAV:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/25/troiate-ad-alta-velocita/166183/
Copincollatevelo sul broswerz perché poi arrivano orde di mongoloidi a rompere il cazzo, e non ne ho voglia. Ovviamente si dà contro alla TAV progetto inutile fallimentare sbroc sbroc, l’articolo è scritto nel solito modo di Travaglio, irritante e pieno di battutine e soprannomini che fanno ridere solo lui e i suoi criceti adoranti. Ma a parte questo, un amico mi fa notare:
“Inutile far notare che la linea ferroviaria storica Torino-Modane è
sottoutilizzata per un sesto della sua capacità”
E mi fa notare, essendo egli più consapevole dei mezzi internettari per trovare i dati delle infrastrutture pubbliche, o comunque meno mongolo di me, alcune cose divertenti. Tanto per iniziare, la linea della Val Di Susa è la Torino-Modane, di cui qui trovate una storia. Si tratta di una linea piuttosto vecchia, circa 120 anni, con le comprensibili migliorie apportate via via. Tuttavia, stando alle ultime notizie, aggiornate al 2009, possiamo vedere che:
– La tratta 120ennale permette una velocità media di 95 km/h e massimo di 130 km/h;
– La pendenza massima è del 30 ‰ (!!);
– L’utilizzo di 1/6 della capacità non si sa bene da dove sia tratto, prendiamolo per buono giusto per.
Difficile che un treno moderno, come un qualunque Treno Ad Alta Velocità, possa affrontare simili percorsi. Non perché non possa rallentare, ma per le condizioni di alimentazione e pendenza. Dall’altro capo, cioè da Francialand, stanno lavorando per una TAV. Se tutto resta com’é, prepariamoci a treni che arrivano fino a Modane in AV, poi trasferiscono la roba a dorso di mulo per andare in Italia. Ahahahah, che bello.
Proposta 1: non si fa niente e si lascia tutto com’é.
Risposta 1: in Italia non si fa mai niente e l’Europa e siamo tagliati fuori non siamo competitivi. Non possiamo permettercelo!
Proposta 2: modernizzare la linea attuale, spaccando un po’ di monti per ridurre la pendenza, rifacendo l’alimentazione e robe simili.
Risposta 2: e la vecchia ferrovia per quanto resta chiusa? Non possiamo permettercelo!
Proposta 3: TAV nuova di trinca.
Risposta 3: ce l’avete sotto gli occhi.
Mi rassegno, ormai. Temo che non si farà un cazzo, perché ogni volta che si vuol fare qualcosa, saltano su gli stronzi a rompere i coglioni. Un governo serio, per me, li avrebbe asfaltati tutti. Quindi smettetela di prendervela coi governi italiani, che vi danno esattamente quel che volete: la Legge di Boyle. Se non capite la battuta, ben vi sta, vuol dire che ve la meritate.
Ieri sera guardavo CSI: Miami, poi o mi sono rotto o è passata la pubblicità, boh, fatto sta che ho cambiato canale. Pigio il telecomando e mi trovo sotto gli occhi un duo, violino e pianoforte, vestito di tutto punto, che suona. Mi fermo lì subito. Si tratta di un pezzo cameristico romantico, lieve, il piano procede per variazioni ricorsive continue e ha più spazio del violino, l’andamento è un tiramolla tipico da scherzo post-beethoveniano, la melodia sì gaia ma sempre trattenuta da un certo qual senso di decoro e pudore: dev’esser roba da romantici tedeschi, tipo Brahms o Schumann, che io francamente non sopporto. Qua e là, la telecamera si sofferma sulla gente in studio: tutte facce mai viste. Meglio così, che tanto fan caa’. Aspetto fino alla fine per sapere il titolo del brano, ma non viene detto un cazzo. Però ho visto, nel frattempo, che il canale è La 7, la trasmissione “L’Infedele”. Dio. Cane. Se c’è una cosa che mi straccia il cazzo è La 7, la tv wannabe & sbroc per eccellenza. Quella dei Colti e degl’Intelligggenti. Il contesto dona all’esibizione dei due musici di prima un connotato ben preciso: l’intermezzo musicale a base di musica da camera è un Pezzo di Cultura che, all’interno di una Trasmissione Che Mai Potremmo Vedere Su Rai o Medisaset, allieta i Colti e, almeno si spera, erudisce un minimo il popolaccio di passaggio. Sempre lì siamo, al Prof. Guidobaldo Maria Riccardelli, alla cultura come teca di museo.

"Men may be from Mars and women from Venus, but I'm from the Jersey Shore."
In preda al disgusto, mentre la gente in studio attacca a parlare di manovre ed eurocrack, prendo il telecomando e giro. Dopo La 7 c’è MTV, di solito, ma il problema di MTV è che a volte è la versione giovanile di La 7, quindi si sente in dovere di spiegarti banalità con tono serissimo e grave, del filone “dobbiamo muoverci, noi tutti giovani socialmente consapevoli, o il mondo finirà alle 18.45!!11!” Fatto sta che ieri sono stato fortunato, perché nel fatidico momento di girare il canale non mi trovo un servizio sul volontariato sociale 2.0 di quelli che mettono la maschera di V for Vendetta sul loro profilo Facebook perché sono indignados. Niente di tutto questo, c’era solo Jwoww che girava per Firenze con Snooki e poi boh so un cazzo non ricordo bene. Dice bene un mio amico, peccato che Jwoww c’abbia quella voce da camionara… ma però alle fine chissene, è un dettaglio che la intamarrisce ancor di più. Perché Jwoww ok è una grezzona furbacchiona lampadata plasticata cinica figlia dell’era dei reality sbroc sbroc, ma come illustra l’immagine lì sopra ha pure scritto un libro, e siccome (parole non mie) è sempre meglio leggere qualcosa che guardare la tv, figuriamoci scriverlo (battute sui ghostwriter a vostro piacimento, ma in tal caso pussate via), e di conseguenza sarà meglio leggere “The Rules According To Jwoww” che guardare “L’Infedele” dove si disquisisce di eurocrack con intermezzi di musica da camera ottocentesca, perché “leggere nvtre la mente”.
E dunque, Jwoww e di riflesso Jersey Shore vincono, stando alla regole della Cvltvra, sulla trasmissione di Informazione & Cvltvra del canale che ti fa le telecronache di rugby parlando dei valori morali di questo sport in confronto al calcio, roba che se prima ignoravi sia calcio che rugby adesso speri che il rugby venga cancellato dalla faccia della Terra. Non che ci voglia poi molto. Ogni volta che il moralismo allunga le sue didascaliche mani da gesuita per perseguire l’uccisione di qualsivoglia leggerezza espositiva, beh, ecco, 10, 100, 1000 Jwoww. Perché? Perché sì.
Qualcheduno mi corregga se sbaglio, ma il 14 c’era la fiducia al governo, e quindi:
– il parlamento o quel che l’è s’è riunito per votare;
– per approvare o disapprovare era necessaria la presenza di un tetto minimo di parlamentari (315);
– ci sono stati 316 favorevoli e 301 contrari su un totale di 617 (così tanti?!?!?!?!?);
– i radicali hanno votato pure loro;
– i radicali hanno votato contro.
Stando a queste news, un sacco di parlamentari si sono incazzati come bisce perché i radicali sono andati a votare la fiducia, peraltro votando contro (repetita iuvant). I parlamentari incazzati, tipo Rosi Bindy, erano sicuri che lo pigliavano nel tabarèn a meno di non invalidare la fiducia evitando di garantire il numero minimo necessario di parlamentari. Secondo un altro tizio, tal Lupi, radicali o meno non cambiava un cazzo, tanto il numero legale era già bello che raggiunto.
Cosa si può evincere? Che i radicali sono stati offesi e insultati per aver fatto il loro dovere – quello che, solitamente, si dice sempre che i politici non facciano etc etc. Il trattamento riservato a Pannella (verso cui, preciso, non provo particolari simpatie) da parte della meglio Italia, che non ha capito un cazzo, mi fa squallore. Come me lo fa l’uso di prendere ad esempio i comportamenti dei Paesi Civili, tipo quando tutti i parlamentari vanno a dare un voto e si accetta senza isterismi la decisione, solo quando fanno comodo.
Adesso ci aspetta un altro annetto buono di governo che fa il gioco delle tre carte, qualche mezza dozzina di popoli coloradi indignadi in piazza, ‘r Pelliccia (che per fortuna è ancora vivo altrimenti ci toccava un altro cretimbecille santificato stile Carlo Giuliani) all’Isola dei Famosi, Dario Fo e Franca Rame che si mettono alla testa del nuovo movimento giovanile, e per fortuna un concerto dei Mastodon il 26/1, per controbilanciare. Ma non è correlato in alcun modo a qualsiasi altra cosa scritta in questo post del cazzo, è solo molto più importante.
Ah, le verità scomode del Rais? Ci abbiamo fatto affari e ci andava bene (rif.1, rif.2, rif.3), c’erano pure dei bei piani di sviluppo che privilegiavano noialtri, ma ahimè Francia prima e altri rompicoglioni poi ci hanno rotto le uova nel paniere. Peccato. Imperialism rules, fuck the third world.
Quando avevo otto o nove anni, il padre di un mio amico portò me e suo figlio nel bar che per primo faceva hot dog e hamburger nella nostra città. Non so se fosse davvero il primo, di sicuro era il primo in cui mettevo piede e il mio primo assaggio di tale augusto cibo, nonché il posto ove sviluppai il mio particolare gusto per il piccante. I primi fast food scrausi iniziarono a comparire solo dall’anno successivo, e uno di essi è incredibilmente attivo pure oggi. Non so neppure se a quei tempi il bar fosse un covo di tossici e sfaccendati d’ogni risma, ma credo di no, altrimenti il padre di quel mio amico non ci avrebbe portati. Oggi quel bar esiste sempre, uguale identico in ogni singolo particolare, ed è un vero e proprio formicaio di tossici e sfaccendati. Lo so bene perché si trova nella via parallela alla mia, sebbene all’estremo opposto, e ci passo spesso davanti per andare al supermercato. Badate bene, che se tutto restava così non c’era niente di divertente. Non perché non si ride degli scoppiati, anzi. E’ che, da un paio d’anni almeno, sull’angolo opposto rispetto al bar hanno aperto un Punto Snai prima e una sala da giuoco poi. E’ qui che ci si cauterizza l’esofago dalle rise.
Vedete, quando ora si passa dal bar, a qualsiasi ora del giorno, c’è un cordone ininterrotto di marci che si spostano dal bar al Punto Snai e alla sala giochi. Come una processione di formiche, bevono qualcosa al barre, vanno a giocare il resto, e a bersi la magra vincita subito dopo. A volte sono al cellulare e parlano con altri marci, magari si fanno consigliare le puntate. Marci, sì: hanno tutti i colorito polveroso di chi vede solo luce artificiale, la faccia tra il furbetto e il cerebroleso, vestiario scolorito e sfatto oppure tamarro scopritatuaggi. Rappresentano un tipo di fauna umana interessante, ma non di per sè, quanto piuttosto per il gusto della speculazione intellettuale sull’ambiente in cui vivono e certe dinamiche socio-economiche figlie dei teNpi. Chi sono, quando ritornano a casa, i marci? Cosa li anima? Cosa li spinge? Come campano? Tutte domande complesse cui darò risposte a cazzo, così, perché mi va. I marci sono tossici e drop out vari che non fanno un cazzo da mane a sera salvo quel che dicevo prima, cioè la spola bar-gioco. I posseduti dal demone del giuoco che sono pure alcolisti e/o drogati devono avere qualche forma di entrata, in primis per i viziucci, in secundis per riuscire in qualche modo a mantenersi. Escluso in partenza che siano ricchi sfondati, altrimenti andrebbero a Las Vegas o a Montecarlo, sono stanziali. Parte delle loro sostanze deve per forza seguire questo iter:
$$ ==> bar ==> Gioco(resto(bar)) ==> da capo
Ma si tratta, com’è ovvio, di un ciclo di durata limitata, perché ogni anello della catena comporta qualche perdita. Il marcio di sicuro non lavora, credo che pure l’idea di qualche lavoretto occasionale non lo sfiori neanche un po’, quindi probabile che si procuri i danari in altra maniera: lo spaccio, il microcrimine, il prestito da amici menefreghisti che vogliono solo zittirli, il prestito a usura, l’impegno di ori e valori presso i vari ComproOro, vendita di collezioni/dischi/aggeggi vari. Fra tutti, credo solo lo spaccio consenta entrate costanti e rischio minimo. I marci poi abbisognano di questo danaro per mantenersi, in qualche modo: se i più giovani possono ancora parassitare i genitori, i più grandi no di certo. Magari certi marci convivono in appartamenti, suddividendosi le spese come studentelli cresciutelli. Immagino che il marcio di professione non possa nemmeno essere minacciato granché da Equitalia, visto che ha solo roba in prestito e pochi soldi in circolo continuo. Ricapitolando, sui marci scommetitori tossici del baretto convergono con ogni probabilità spaccio, furtarelli, usura, vendita ai ComproPreziosi. Ogni marcio probabilmente disintegra mille euro a settimana. Ho notato una cosa, in città: diversi Punti Snai e agenzie di scommesse hanno chiuso, mentre i ComproPreziosi sono aumentati. Logica vorrebbe che invece all’aumentare del giuoco aumentassero pure i ComproPreziosi. Vorrà forse dire che la gente giuoca meno, e i ComproPreziosi sono lì per i cittadini normali in difficoltà per la crisi? Sbagliated!
Mi è venuta incontro la pubblicità: il gioco online decolla. Ci sono un sacco di spot televisivi oggi sul gioco online. Un sacco di gente potrà giocare online senza frequentare più sale da gioco varie, comodamente da casa. Anche in giro, quando nasceranno le inevitabili apps per portatilame assortito – oh, magari ci sono già e io non ne so nulla, non ho voglia di cercare. I marci, una volta che se ne saranno resi conto, si butteranno sull’high-tech? Con uno scass-pc casalingo può darsi, anche se a questo punto la connessione adsl andrebbe a gravargli sulle spese, a meno che il bar non abbia la wifi, ma a questo punto dovrebbero almeno spendere 200 eurini per un netbook, e però al bar chi glielo fa fare di mettere una wifi ad esclusivo uso dei marci? C’è da dire che, se stanno tutti fissi lì, probabilmente consumano anche di più. Dissezionato il possibile rapporto fra marci e tecnologia, cioè che dovranno recuperare da qualche parte un pc e parassitare reti wireless, l’interrogativo n.1 è: ma il gioco d’azzardo non sarebbe illegale, in teoria? C’è qualche passaggio che mi sfugge. Non so nemmeno quanto i marci dietro casa mia siano rappresentativi dei marci proiettati su scala cittadina, figuriamoci nazionale… anche se la sensazione è che comportamento e habitat del marcio siano quelli un po’ ovunque. Forse lo stato preferisce questa situazione grigia, a margine fra legale e illegale, per farci copiose creste. E’ una zona grigia, questa dei marci del gioco, che fa pure il gioco (scusate la ripetizione di aggiesuggristo) della malavita che deve averci un indotto copioso. Bah, che se ne vadano a fare in culo tutti quanti.
Niente, lei è Jill Junius, la cantante degli Huntress, pare una versione 2.0 di Janet Agren e mi pareva giusto mettercela.
Supponiamo di trovarci all’estero, in un Paese Civile di quelli portati sempre come eseNpio dai nostri giuorrrnali. In questo paese c’è un giornalista tv, Michael Saintgold, che ha problemi col network: non gli rinnovano il contratto una sega, nonostante la sua trasmissione andasse bene. La polemica si trascina avanti per un po’ sulla stampa, ma poi si cheta. Michael Saintgold ha ricevuto una buonuscita milionaria, ha uno staff fidato, conosce tante persone: perché non mettere a frutto tutto ciò, e la sua esperienza, per trovare una nuova casa alla sua trasmissione? Così, Saintgold e i suoi si mettono rapidamente al lavoro: impiegano la buonuscita per affittare un piccolo studio televisivo (staff e tutto), cercano un po’ di sponsor (il nome di Saintgold è pur sempre il nome di Saintgold), si fanno una bella pubblicità websz e nel giro di qualche tempo si autoproducono una puntata pilota della nuova trasmissione. Questa puntata pilota viente trasmessa via web e ottiene un grandissimo successo, e un network se ne interessa, inevitabilmente, trasmettendola una prima volta in seconda serata e, incoraggiati dai responsi, in prima serata a inizio della settimana successiva. Saintgold vince la sua scommessa: nel giro di poco, un gruppo di investitori e sponsor che crede nel progetto si fa avanti e finanzia una nuova stagione del Saintgold Show, che fa ottimi incassi e viene riconfermato pure per una seconda stagione.
Fantascienza? Sì, nel senso che si tratta di uno scenario verosimile. Nel Paese Incivile, cosa farebbe l’omologo di Saintgold? Chiederebbe dieci euro a tutti i suoi fanz (senza nemmeno utilizzare ottimi servizi tipo Kickstarter. troppo esoterici per l’omologo) per finanziare la nuova trasmissione, atteggiandosi a martire inviso al Potere perché lo stato non gli sgancia sull’unghia quel che vuole. Da un lato, lo si può pure capire: l’omologo di Saintgold sogna sempre di essere il direttore responsabile della Pravda, come quando aveva dodici anni.
Mi riferiscono che Carlo De Benedetti, interpellato da Rai 3 su Steve Jobs, abbia profferito le seguenti parole o qualcosa di simile:
“Avevamo un laboratorio a Cupertino come Olivetti. Sono andato una sera a visitarlo in un garage. Se avessi messo allora 100 mila dollari, cifra che lui stava cercando, oggi sarei famoso per essere uno degli uomini più ricchi del mondo.”
Un uomo senza vergogna, De Benedetti. Non solo ha rovinato una delle migliori industrie italiane di ogni tempo, cioè la Olivetti (capace di progettare roba tipo questa, perché insomma mica c’erano solo gli M19 e gli M24), col suo collaudatissimo metodo compro-scorporo-svendo-lasciomacerie detto anche “le cavallette! le cavallette!”, ma l’ha fatto pure a pochissimi anni di distanza dal boom dell’interwebs e dell’IT. Complimenti, coglione di merda, che hai distrutto l’unica azienda italiana talmente avanti da aver aperto una sede nella Silicon Valley e vuoi anche bullarti del fatto che hai conosciuto Steve Jobs ai tempi del primo demo prima che diventasse commerciale.
Volendo lo possiamo prendere come ulteriore prova di quanto inetto sia De Benedetti: c’era Steve Jobs che abbisognava di 100.000 verdoni, e lui non glieli ha dati perché non ci vedeva del potenziale. Immagino si parli di metà degli anni ’70. Anni dopo, CDB cavallettizza la Olivetti, immemore dell’affare-Apple che gli era sfuggito di mano.
Coglione, coglione, coglione.
Quando scrivo di jazz qui a nessuno gl’importa una sega nulla, ma l’ho fatto di quando in quando per sfizio personale. Ora, a quei pochi che hanno apprezzato quei post, do un annunzio: l’argomento lo tratto su un sito dedicato, a partire da oggi. FreeFall, si chiama, e sono uno dei collaboratori. Uomo avvisato, mezzo salvato, o qualcosa di simile.
Clicca qui per FreeFall, testa di cazzo, forza!
“Prima vennero a prendere Nonciclopedia,
e mi andava di tirare il culo a Vasco Rossi quindi feci il post.
Poi vennero per Wikipedia,
ma in realtà non era vero un cazzo, perché è stata Wikitalia far sciopero.
Poi vennero a prender me,
ma con spritz e patatine tutti amici come prima.”
E’ che insomma, ora ci sarebbe anche rotti il cazzo in triplice copia. L’unico vero motivo per scrivere tre stronzate in croce pure oggi è che gli accessi, il giorno di Vasco vs. Nonciclopedia, sono stati i più alti da quando questo sglobs esiste – 1323 in un giorno. Oh, per me è roba. In soldoni: Vasco è stato trollato. Wikitalia salta sul bandwagon e implicitamente ammette di essere un ricettacolo di merda mal scritta, tutt’altro che neutrale e piena di svarioni. Ahahahahah! L’assunto per cui il media collaborativo si sarebbe corretto con gli sforzi progressivi dei collaboranti liberi e bli e bla si è risolto nella solita merda, con psicolabili che vogliono imporre il proprio punto di vista recitando il loro mantra senza mai portare documentazione, nessun apporto critico, nessuna documentazione e verifica delle voci, niente di niente, nemmeno un italiano decente.
Wikipedia italiana FA SCHIFO. Eppure, la roba senza controllo e verifica solletica l’ego grazie alla democratica partecipazione dell’ignoranza, così egalitaria 2.0. Bah, chissene. Preferisco Citizendium, che non è aperto anche al maiale e sottopone gli scritti a verifiche e controlli. Guarda caso, è roba americana.
E poi, chiudano pure Vasco e Wikipedia, il numero di foto di Leanne Crow sull’interbwebs resta invariato.