Non ho le conoscenze minime indispensabili per discettare della situazione libica corrente in termini miliari e geopolitici, quindi non lo faccio, segnalandovi piuttosto un paio di uscite interessanti sull’argomento (Wolfstep e London Alcatraz). Preferivo semmai rivolgere le attenzioni ai turbini di sbroc che si addensano all’orizzonte, perché c’è veramente da scoppiarsi in due il culo dal ridere i giorni pari, e irrorare copiosamente col napalm le teste di cazzo i dispari, o viceversa, tanto i risultati sono gli stessi.
Io credo che i pacifisti, come tutti gli -isti, siano dei grandissimi e molestissimi idioti. “Fì ragaffi, la guerra è bruffa!!!!1!!1” stile Liga-Giova-Pelù ilmionomeèmaipiù è sola chiacchiera vuota. Posto che la guerra non sia una bella cosa, non è neppure possibile escluderla dall’orizzonte rubricandola alla voce “inciviltà”, dando per scontato che oggi siamo così civili mica come ai tempi di XYZ. Stronzate. La guerra, come disse Carl Von Clausewitz, è la prosecuzione della politica con altri mezzi, noti altresì come mazzate, necessari al fine di piegare la volontà della parte avversa. Come ogni ricorso alla violenza, è l’unica soluzione in caso sia necessaria la violenza. Dati i costi, umani e materiali, meno ce n’è e meglio è. Dunque le guerre si possono dividere in due categorie, evitabili e inevitabili. Sulla base di questa distinzione neppure troppo originale, l’attuale conflitto il Libia a quale categoria appartiene?
Secondo il mio illuminato e tutt’altro che modesto parere, a quello dei conflitti EVITABILI. Il motivo è presto detto: il Ghedda (pronunziare in milanese, à la Guido Nicheli) aveva ormai il controllo della situazione e stava per scoppiare definitivamente i raudi fischioni in culo ai ribelli. La normalità, accettata e benvoluta fino a poco tempo prima, stava per essere ripristinata, quindi dov’era il problema? Solo che, osservando in maniera più attenta i fatti, si nota subito come questa rivolta libica non sia affatto popolare. Come già detto, la rivolta libica è più una rivolta elitaria, voluta da un’elite libica desiderosa di partecipare ai futuri banchetti di idrocarburi mediterranei senza averci il Ghedda fra i coglioni. Il fatto che la popolazione libica scappi, anziché partecipare allo scontro, non fa altro che corroborare la mia idea. Siccome questa elite borghese imprenditoriale filoccidentale libica ha molto probabilmente/sicuramente accordi con alcune nazioni dell’ONU (Francia e UK, a naso?), e siccome il Ghedda, contrariamente alle previsioni, gli ha piallato i mercenari, ecco che parte l’attacco.
Lo sbroc arriva nel momento in cui la parola “guerra” interagisce col politicamente corretto e la pratica del mirror climbing seguita da reverse engeneering e compulsive cazzing. Data la (fallibile, ok) spiegazione di cui sopra dei motivi di un intervento militare che razionalmente parlando parrebbe del tutto evitabile, perché lo sbrocverse, capitanato dalle varie Concita de Gregorio e solitamente a favore della Pace senza se e senza ma, appoggia l’intervento militare? Stando al sommario di ” “Psicologia For Dummies” For Dummies”, per il solito cocktail di stupidità e malafede. Perché:
1) Il Ghedda era amico di Abberlusconi che l’aveva accolto facendogli portare le amazzoni scosciate e quindi bombardare il Ghedda, in fondo, è un po’ come bombardare Abberlusconi, anzi, siccome gli sbroc rispettano le tradizioni e le culture altre, non sia mai che il vudù…
2) La rivolta! Il popolo in rivolta! Il pueblo unido jamais sarà vincido! Dobbiamo aiutare il glorioso Popolo Libico a rovesciare il Tiranno (antiimperialista a corrente alternata, per gli sbroc)!
Il punto 2 è una merdata di tali proporzioni che ha subito attirato sciami di mosche, entusiaste che il Popolo venisse liberato dal Tiranno. Peccato che il Popolo con quel Tiranno ci campasse più che bene e non avesse la minima intenzione di cambiare un cazzo e che le truppe degli insorti siano andate a nascondersi fra le tribù libiche favorevoli al vecchio re libico, che il Ghedda stesso cacciò via a sassate negli stinchi quando prese il potere. Grasse risate per tutta la famiglia, garantite al limone.
A margine, vorrei far notare una cosetta. C’è ancora gente, al mondo, che parla in termini di globalizzazione. “Eh, la globbbalizzazzzione, è colpa della globbbalizzzazzzione”, lagnano in genere quelli che non hanno più la bottega del ciabattino sotto casa. Questi mongolitici non si rendono conto affatto che il progetto della globalizzazione è definitivamente tramontato. Episodi come quello della Libia e in generale il rafforzamento del Medio Oriente affacciato sul Mediterraneo, la crescita di Cina e Russia, l’Iran ne sono segni inequivocabili: le identità locali sono sempre più forti e risolute, altro che storie. Queste nazioni decidono per i cazzi loro come e a che condizioni interfacciarsi con noi. Chiedersi “ma gli arabi sono pronti per la democrazia?” sorseggiando succo di melograno con un disco di Kitaro sullo sfondo è una stronzata: interagiremo con gli arabi che vivranno secondo i loro usi. Se questi usi, come spesso succede, sono barbari e fanno vomitare la merda, non sono cazzi nostri – possiamo prendere a calci in culo gli arabi che fanno gli stronzi qui da noi , ma non cambiare gli arabi a casa loro perché “la demograzzia la demograzzia son preoccupato per la demograzzia arabbica”.
L’ho già detto un sacco di volte, ma se l’evoluzione non avviene nei loro cervelli, non ha alcun senso, e se gli piace restare nel medioevo, ci restino. Non siamo in condizioni di imporre. Traffichiamo e basta. L’era multipolare è il futuro, chi ancora ciancia di globalizzazione solo perché a Dubai c’è un altissimo Coca Cola Index non ha veramente capito un cazzo ed è un coglione col disco rotto.