Archive for febbraio, 2011


C'è da andare a spaccare qualche culo, dio cane?

Allora, c’è casino in Libia perché coso lì, Gheddafi sbrocca di bolina e la gente vuole cacciarlo e lui per ripicca li bombarda a spregio. Non se ne va un cazzo e resiste come un eroe martire jedi, dice lui, ma questo è folklore e non me ne frega niente. Del resto se non fosse Gheddafi Dittatore della Libia, ma X Dittatore di PaeseACasoDelMerdistan, a nessuno fregherebbe un cazzo altrettanto. E’ una questione geopolitica ed economica, care le mie teste d’amianto. Solo che la si vuol ammantare di tutt’altro, perché fa più nobile, preoccupato e indignato. Che par di coglioni, lasciatemelo dire. Perché insomma, al di là dei poveracci che si trovano sotto le boNbe, il fastidio viene dalle flautulenze politicamente corrette che impestano l’aere, tanto per cambiare. Succede che

1) Rivolta in Egitto fanculo a Mubaracche;
2) Rivolta in Libia Gheddafi s’incazza come una jena;

La 1) ha portato grande agitazione facebookara e qualcuno al pronto soccorso, la 2) molto di più, perché si è messa a tremare la gonnella dell’ONU, l’unica forma di vita conosciuta dotata di mille pance e nessun cervello. Un sacco di sbroccotronici da salotto si sono strizzati l’occhiolino a vicenda: hey minghia, visto con l’interwebs il potere crolla? Che imbecilli, se un governo vuole, l’interwebs si spegne come una candela durante l’uragano Katrina; inoltre le persone su internet sono le stesse fuori da internet e quindi non contano un cazzo, perché il fatto che il bar sia più grande non altera la natura delle chiacchiere da bar. E poi si parla di Egitto e Libia: negli stati del terzo mondo, chi dispone di internet è esponente di un’elite, o quantomeno di una minoranza più ricca e progredita, che vuole uno stile di vita più occidentale (per carità, li capisco!) legata a quei poteri economici decisi ad aprire il mercato locale all’estero e a prendere a calci nel cazzo il tiranno che invece si oppone e rompe le palle. E’ così, e chiunque parli di alti ideali è destinato a morire di fame o è sempre stato al caldo e al sicuro, ad almeno 1200 km di distanza.

Uhm, per la Libia dove c'è da andare, dio gozzilla?

Mettiamo ora da parte i discorsi della merda. La Libia è importante e mica poco. Nell’ipotesi-certezza della direzione multipolare che intraprenderà il mondo nei prossimi decenni, avere rapporti privilegiati con una pese del genere, futuro leader di un’area nordafricana, destinato prima di altri ad avere infrastrutture all’altezza e a intrattenere scambi con tutti i paesi del Club Mediterraneè prossimo venturo, ecco, avere questi rapporti privilegiati non è male un cazzo. Quindi è necessario stabilizzare la situazione che sta sfuggendo di mano perché il mentecatto ha sbroccato. E quindi, molto onestamente, per riprendere in mano uno che sta bombardando la folla e le città perché gli hanno scritto “stronzo” su Facebook, non si fanno gli appelli, l’ONU, i discorsi melensi, l’emergenza democratica, il tiranno da disarcionare e bla che ti bla che ti bla. No.

Non per offendere, ma mi sa che sei morto.

O meglio, per il solito discorso di mascherare azioni sudice con nobili menzogne si può anche fare, se proprio ci si tiene, ma poi c’è da inviare una bella task force di sicari ex tier-1 o Navy Seals o quel che è, si becca Gheddafi e tutto il suo entourage e li si ammazza uno ad uno, poi in accordo con la storiella si può dire che l’Allah Akbahr di turno ha aperto il fuoco e quindi è stato piombato per necessità. Fate così, dio zombi. Si spera & suppone che il successivo governo libico voglia uscire dal terzo mondo e aprirsi all’industrialesimo che fa bòno a tutti. A loro per crescere, al Club Mediterraneè per avere quel po’ di libertà nel gestirsi le sue cose e contemporaneamente collaborare di qua e di là con alleati soliti vari.


Vi s'è sganasciato il culo, dio ninja!

Purtroppo si preferisce la tiritera del dolore, della commozione e dell’indignazione, e tutto naturalmente perché il governo di merda attuale ha posizioni melliflue e ambigue. Come tutti gli altri: l’unica posizione sensata, nell’ottica della salvaguardia dei propri interessi strategici, che ripeto sono gli unici che rendono questa rivolta così importante e non innocuo folklore da centro sociale, è quella di inviare gente del mestiere e sterminare il culo a Gheddafaglia varia. Gheddafaglia che, un tempo, per le stesse identiche persone che oggi lo detestano, era un baluardo contro l’imperialismo reaganiano, bada bene. Solo che oggi se ne deve andare perché avanza le stesse pretese, ma contro l’OBD (Occidente Buono e Democratico).
Puntare, mirare e fuoco.
Ahr ahr ahr!

Vedete l’immagine qui sopra? Penso sia una presa per il culo molto divertente e spassosa dell’ABC del cristianesimo. Ci mette pure di mezzo gli zombie, bellino, no? E svolge il suo compito in pochi secondi. L’esatto opposto di quei coglioni dell’UAAR, la CL degli atei. Questa premessa è per parlare di Piergiorgio Odifreddi, di cui già parlai in passato, ma che di recente ha superato ogni confine della beozia per arrivare là dove nessun uomo è mai arrivato prima. Piergy ha scritto questo articolo qui. Partendo dall’ultimo film di Clint Eastwood, Hereafter, che parla dell’aldilà, si lancia in un acrobatic sbrocching in cui in pratica sostiene che tutte le opere che trattino in qualche modo di aldilà (cita Ubik di P.K. Dick e The Others di Amenabar, fra le altre) siano delle merdate. Perché? Perché parlano in qualche modo di aldilà.

L’imbecillaggine assoluta di questo ragionamento è indescrivibile. L’ottusità con cui va contro la religione non ammette nemmeno l’opera di finzione che si serva dell’idea di aldilà come elemento narrativo attorno cui costruire la storia. E’ un die-hard lui, un true. Mi piacerebbe molto fargli leggere Il Giro Di Vite di Henry James: sai che spasso, sarebbe del tutto incapace di comprenderne l’ambiguità! Ora, vorrei far notare che queste cose le scrivo da totale ateo materialista. Le persone che sentono l’insopprimibile bisogno di inserirsi in un coro per urlare slogan al coro avverso mi diranno, ma come, sei ateo e materialista e ti sta sul cazzo Odifreddi? Ebbene sì, il fatto che qualcuno condivida qualcosa con me non lo rende meno imbecille ai miei occhi, nel caso sia un imbecille. E gli imbecilli non sono mai utili, se non come carne da cannone.

Sono convinto che la religione organizzata sia un fattore retrotrainante del cammino evolutivo umano, e solo per la maniera in cui vengono regolarmente attaccati diritti civili e progresso medico-scientifico vorrei prendere il papa e tutti i suoi sottoposti a frustate, come del resto vorrei frustare tutti quelli che in base ad assurdità campate in aria vogliono ridurre le chance di stare un po’ meglio perché il suo amico immaginario s’incazza. Non vado molto per il sottile, Dio, Allah, Buddha, Krishna, sono tutti degli immensi rompicoglioni a causa dei loro amici reali. A questo punto uno mi potrebbe obiettare che, proprio per la molestia degli amici reali, ci vuole qualche voce contraria che sollevi la questione del materialismo ahahaha siete dei fessi credete a Satanabbelzebuppadrepio mannagg’echitammuort’. No, and here falls the donkey.

Abbiamo uno stato e lo stato è sia risposta sia amplificazione del problema. Amplificazione perché ci sono sempre stati e sempre ci saranno politici che, per questioni di voto, appoggiano le posizioni chiesarole su argomenti hotsz. Risposta perché può comunque forzare la mano e dire fanculo più forte di ogni associazione di strilloni della minchia. Prendete per es. la Francia, quando l’anno scorso si presentò il problema del burka: il governo ha detto, chiaro e tondo, di infilarselo in culo e chi se ne frega della vostra religione. Dicesi secolarismo, cioè se la religione entra in conflitto con lo stato, lo stato ci spezza le braccine.Dove la religione si trova in vantaggio è su un punto: ti dà una morale e ti assolve, mentre lo stato con la legge ti condanna. Tra legge e morale, la maggior parte delle persone (anche inconsapevolmente) preferisce la seconda, perché ti permette di assolvere te stesso e condannare l’altro, mentre la legge molto probabilmente colpirebbe entrambi.

E quindi, tornando a Odifreddi, nessuno ha bisogno delle sue stronzate da Oliviero Toscani della divulgazione scientifica. Tranne lui, certo: si è costruito, da buon ammaestratore di criceti, un bel feudo che va costantemente foraggiato. Lui, come tutta la cricca atheist-chic che fa capo all’UAAR. Non capisco tutto questo bisogno di portavoce, ma almeno che sia un credibile e che le sue argomentazioni non siano turbini di minchia a cui rispondere con la ola. Perché di turbini di minchia si tratta: come altro definire, se non stronzate, lo smontare la bibbia su basi scientifiche, quando era il libro di un popolo di caproni analfabeti di diciottomila anni fa? San fare tutti. E si prosegue su questa falsariga che tanta fortuna gli ha dato pure nelle opere dichiaratamente di finzione (libri o film) che postulano l’esistenza di soprannaturale, aldilà, mostri, spiriti etc. come espediente narrativo. Odifreddi parla di Eastwood come di un cazzone cresciuto alla scuola dello spaghetti western, come dire, che volete che ne capisca un simile zoticone che non ha alcuna laurea scientifica alle spalle? L’intero cinema, le storie, le narrazioni, sono tutte merdate che vogliono subdolamente insinuare nelle menti degli stolti l’esistenza degli spiriti! Ah! Non ci vedo molta differenza col cacciatore di streghe o l’inquisitore. Dimostrare bieca e compiaciuta ignoranza a questi livelli, e ricevere applausi e pacche sulle spalle, identifica una congerie di sottosviluppati con cui non voglio avere niente a che fare. Perché non fanno alcuna “resistenza culturale”, come loro stessi credono: sono solamente un coro di criceti urlanti.

Odifreddi produce militanti. E i militanti sono la specie umana più dannosa e fastidiosa che ci sia, una massa di zombie col megafono. Zombie mica per nulla: privi di cervello, vanno avanti ripetendo roboticamente i loro slogan e se ti trovano impreparato ti mordono, ti mangiano il cervello e ti rendono uguale a loro, un altro zombie che va in giro con megafono a ripetere slogan nel tentativo di contagiare il prossimo. E siccome ci sono gli zombie, c’è anche Power Girl:

Fossi in voi, non le scasserei i coglioni perché vi tronca.

La storia in breve: Burger King, dopo tante voci di corridoio, apre a Viareggio in passeggiata.
Reazione viareggina tipo: merda-cacca-schifo buuuu!
Reazione di quelli che cercano lavoro: oh, che bella notizia!
Reazione mia: alèèèèè!

Io sì, sono proprio contento. In ottica micragnosa perché i Big Whopper mi piacciono e l’idea di potermeli mangiare in un posto raggiungibile a piedi senza problemi è una figata. Più in generale perché Burger King spaccherà il culo ai merdosi locali della passeggiata, con gran sdegno delle comari viareggine, provinciali ottusi che non capiscono un cazzo e si meritano questa bella dose di randellate. Il motivo è semplice: Viareggio è una delle città dal più alto livello di ingiustificato autocompiacimento che ci siano. Forte della certezza di essere al centro dell’universo, che l’importante è il Carnevale e che c’abbiamo il meglio mare del mondo e che tutti gli altri se ne vadIno affanculo, forte del suo acqua rena e ‘gnoranza, il viareggino ha sempre pensato a farsi i cazzi suoi sostenendo col suo vicino di casa l’illusione di vivere nel posto migliore del mondo e se c’è qualcosa che non va è sempre colpa di qualcun altro. Per intendersi, il viareggino è quel tipo di persona che pratica la reductio ad Viareggium del pianeta e quindi se gli fate vedere foto dello skyline newyorkese vi dirà, senza scomporsi, “hmpf, sì,un po’ tipo Camaiore visto da Pedona…”

Tutta questa boria è, naturalmente, patetica. Viareggio, graziata da una natura estremamente favorevole, è stata per decenni una località turistica di un certo livello, capace di abbinare relax, arte, cultura etc etc. Da molti anni non è più così, e non certo oggi per colpa della crisi. Il paragone col resto della Versilia è piuttosto impietoso: Forte dei Marmi si è preso tutto il turismo chic (che già aveva in abbondanza) investendoci in maniera continuata e intelligente. Pietrasanta è cresciuta incredibilmente nell’offerta turistica, fra bei locali nel centro e iniziative culturali varie. Lido Di Camaiore, un tempo la Viareggio sfigata, ha visto una grandissima fioritura negli ultimi cinque anni, con un lungomare completamente rinnovato, nuovi parcheggi, un bel pontile etc. Torre Del Lago, da sempre considerato la merda della merda, ha incrementato notevolmente le proprie quotazioni grazie ai locali gay friendly prendendosi il turismo con velleità di trasgressione. Viareggio poteva differenziarsi per attirare il turismo normale, da ragazzi e famiglie, ma ha preferito l’harakiri, visto che  non offre niente a nessuno e contemporaneamente ha una popolazione di solipsisti convinti di essere perfetti e incriticabili. In questo hanno inciso giunte comunali penose, la corrente inclusa, tuttavia la necrosi è cominciata ben prima ed è particolarmente grave, perché si parla di un’endemica mentalità tourist-hostile in una località turistica. Viareggio, per quanto costa, non offre davvero un cazzo. Anzi, non vale un cazzo. Una città sporchissima, maltenuta, senza parcheggi, con locali di merda, pochissime o zero iniziative, con un livello di microcriminalità in crescita, vede sempre meno turisti, ed è normale; meno normale è la reazione tipica del viareggino che tanto a lui gl’importa una sega, anzi i turisti rompano i coglioni, ma verrà settembre, diobe’!

Burger King si inserisce in questa situazione con la grazia di un elefante in una cristalleria, e mi fa molto piacere. Sarà in passeggiata. La passeggiata di Viareggio è bella, ma è chiaramente tenuta di merda e meriterebbe molto di più. E’ anche un esempio pratico di quanto siamo mongoli, qui: anni fa fu commissionato un megaprogetto di ristrutturazione ad un famoso architetto, Richard Rogers. L’equipe di Rogers non ha certo lavorato gratis, tuttavia ha proposto una cosa molto moderna e interessante. Credete che sia andata in porto? Giammai! Meglio speculare su appartamenti, poi un inglese? Mai! Viareggio ai viareggini! Idioti solipsisti del cazzo.

Burger King dà fastidio (leggete questo delirante articolo) perché, di base, offre un servizio migliore di quello dei locali preesistenti. I bar, ristoranti e tavole calde della passeggiata danno roba di merda a prezzi esagerati, e spesso ti trattano a pesci in faccia e non hanno nemmeno molto spazio per sedersi. Ci vorrà ben poco per vedere torme di persone, il sabato e la domenica, sedute comodamente ai tavoli del Burger King che si mangiano il loro economico & saporito menu ordinato rapidamente e servito da personale che non si mette a sbuffare guardandoti storto solo perché sei un po’ indeciso o fai una domanda. Piangete pure, teste di cazzo, vi sta solo bene se sarete costretti a chiudere, un po’ come la Pyccola Lybreria.

Chiudo con una precisazione: nonostante tutte queste cose, tutto questo andare in malora voluto e cercato con stolida determinazione, tutto questo autolesionismo demenziale, a Viareggio ci si vive bene per diverse cose – clima, si gira ovunque a piedi etc etc. E poi la maggior parte delle persone care le ho lì. Quindi, nonostante lo sfogo e la rabbia che mi fa, ci resto, perché mi rendo conto di quanto sia comoda (e io per la comodità ho sempre un occhio di riguardo). Però te le leva dalle mani. E spero che almeno Burger King gliele dia, quelle ciaffate che si merita.

Foto presa da qualcheduno in un altro concerto

Sono in linea di massima scettico nei confronti del jazz italiano e in generale europeo, a mio avviso troppo spesso noioso, arido, pedante, imbalsamato. Tuttavia poco tempo fa sono stato incuriosito da alcune recensioni di Sudoku Killer, l’album d’esordio della contrabbassista Caterina Palazzi. La scorsa settimana ho scoperto che avrebbe suonato il 9/2 a Pisa, quindi ieri ci sono andato.

Il quartetto (sax contralto, guitarra, contrabbasso, batteria) suona un jazz molto nervoso, a tinte cupe, con due nette influenze: il post rock e la musica da film. Il chitarrista Giacomo Ancillotto pare un Bill Frisell in chiave post-qualcosa; fa un attento uso di effetti e feedback per creare un clima minaccioso e a tratti quasi psichedelico. Il sax aguzzo e solenne di Danielle Di Majo a volte contrasta, a volte armonizza con la guitarra, altre volte ancora contribuisce allo straniamento psych con echi e delay vari. La leader contrappunta, dialoga, accompagna e spinge il gruppo con un tocco spesso aggressivo. Sarà la suggestione, ma nei momenti più accesi mi faceva venire in mente più Geezer Butler dei Black Sabbath che i tipici contrabbassisti che tirano, come Charles Mingus, Paul Chambers o Doug Watkins. Il batterista, Maurizio Chiavaro, suona con uno stile squadrato e secco, più vicino al rock che al jazz nel sentire in ritmo.
I brani, tutti originali tranne due sorprendenti riadattamenti dei temi di Twin Peaks e Pulp Fiction, si richiamano spesso a titoli di libri o film (per esempio La Lettera Scarlatta, La Guerra dei Mondi, La Vedova Nera), ma non è certo questo il motivo per cui, qualche riga fa, ho parlato di musica da film. L’ho fatto perché queste composizioni si articolano in sequenze  dall’atmosfera vivida, ben delineate come fossero la scena d’un film, spesso di umore contrastante – frasi melodiche o figure ritmiche, di volta in volta trasformate, trasposte, deformate etc assicurano la continuità del “film”.
Ecco, se proprio volessi (e lo voglio) scrivere un altro indigesto polpettone noioso per ricapitolare come suona questo gruppo, direi come se il Quartet West di Charlie Haden, col suo particolare gusto narrativo e cinematografico, suonasse nello stile controllato ed eufonico del Conference Of The Birds di Dave Holland (album fondamentale per la definizione di un’identità jazzistica europea, nel bene e nel male), ma solo dopo essersi riprogrammato il proprio background con ascolti ripetuti e continuati dei Tortoise. E se non vi va bene andatevene anche a fare in culo.
Se capitassero dalle vostre parti, c’andrei.

Mi sono pure preso il disco, ma ancora non l’ho sentito, quindi non ve ne parlo. Piuttosto vi linko il brano Vampiri:

Que-questo è tutto, amici!

Ogni mattina, grazie a Facebook, mi trovo succulente notizie nuove del Rubygatesz. Poi alla fine son sempre le solite stronzate, si assomigliano tutte, ma lo scenario che dipingono è davvero da scassarsi in due dal ridere: cioè praticamente c’è questo sottobosco di maneggioni che traffica intorno ad Abberlusconi sfruttando la voglia di popolarità quick&deadly di tante giovani fighe che si fanno piantare tubi di nerchia ovunque pur di finire in tv. La cosa in sé non è affatto strana, perché si uccide anche per meno, figuriamoci farsi trapanare da vecchi putridi e dai loro stallieri, galoppini, cicisbei e domestici di varia qualifica e professionalità. Ricostruendo un po’ lo schema, ci troviamo:

1) le troje base che puntano tutto su bellezza e spudoratezza per arrivare in alto, e costituiscono un’offerta numerosa dal ricambio continuo;
2) le maitresse, ovvero le troje di livello più alto che consigliano le nuove arrivate su chi contattare, come comportarsi etc etc, prendendosi anche la loro bella percentuale – di solito sono quelle che hanno acquisito un certo numero di favori e privilegi e già solo per questo spronano le novelline;
3) i trafficoni, i tizi che tramite le maitresse gestiscono il giro delle troje, dal sottobosco delle wannabee fino alle stanze di palazzo;
4) l’indotto: spacciatori, farmacisti compiacenti per rifornimenti di Viagra e Cialis, autisti, tassisti, proprietari di immobili, albergatori, ristoratori, locali di tendenza.

Non c’è che dire, una vera e propria intercapedine limacciosa fra politica e show business. Come tutti gli scenari che sanno di decadimento e immoralità, lo trovo divertente e spassoso, ancor più se penso alle carampane indignate. Mi viene in mente papa Alessandro VI, ovvero Rodrigo Borgia, sì, proprio lui, quello di Assassin’s Creed II e Assassin’s Creed: Brotherhood. E quindi, essendo i giochi in questione bellissimi e divertenti, l’attuale situazione non sarà bellissima, ma è quantomeno divertente. Del resto sono sempre stato convinto di una cosa, cioè che se il Titanic affonda tanto vale darsi da fare e svuotare il frigorifero.

Adesso vien fuori pure il nome di Fabrizio Corona, vuoi vedere che ha i nastri delle notti arcoriane? Vuoi vedere che li danno in allegato a L’Espresso in dvd, tempo un paio di mesi? Vuoi vedere che finiscono su YouPorn il giorno dopo? Ahah, roba veramente troppo da sbriciolarsi in due il culo dalle rise. E comunque vorrei rivolgere una domanda alle indignate di professione e ai loro sodali uomini, quando dicono che le donne italiane non sono tutte troje arriviste. Lo sappiamo tutti, affermare che l’acqua è bagnata desterebbe meno alzate di spalle. La maggior parte, forse anche la totalità delle donne che conoscete nella vita NON E’ così, neppure le eventuali strafigone. Quelle che difendete quando qualcuno vi dice “eh, quella lì è arrivata in alto, lo so io perché…” e vi strizza l’occhio e voi vorreste piantarglici una matita Staedtler 3H appena appuntata.

La foemina arcoriensis, o cortigiana, deve sottostare ad un paio di vincoli: a) dev’esser figa, perché è questa la sua merce di scambio, b) deve essenzialmente volerlo – di fare la troja, intendo. Viviamo tutti nello stesso mondo e ogni donna sa che schifo debba essere farsi trombare da vecchi pellosi incocainati e viagrati, tuttavia un sottinsieme di femmine di varia bellezza lo accetta per approdare in un mondo dello spettacolo aperto ormai a svantaggiati di ogni tipo, che fanno audience stimolando il bisogno di giudicare e puntare il dito tipico dell’essere umano – questo, tra parentesi, il segreto del reality.

Di conseguenza, le troje del Rubygate e di tutti i -gate non sono così per coercizione, come può esserlo la puttana da marciapiede (per cui sarebbe davvero il caso di mobilitarsi, en passant), né per i messaggi che traspirano dai massmedia, secondo una vulgata demenziale; quando papa Alessandro VI/Rodrigo Borgia faceva le stesse cose si era nel Rinascimento, e quindi Botticelli Leonardo da Vinci Duomo di Firenze Claudio Monteverdi Leon Battista Alberti sbroc sbroc, quindi rompete poco la minchia.

No, le troje dei -gate sono tali per un semplice e banale motivo:

LO VOGLIONO.

E basta.

Avevo in mente un post più spesso ma non c’ho voglia e lo rimando alla settimana prossima, sempre che mi vada.

Allora no, fra poco inizia, puntuale come scuregge dopo le lenticchie, il festival di Sanremo. Chi ci suona, chi non ci suona, non me ne frega niente: il semplice fatto di andare lì vuol dire fare schifo, e non ditemi che a volte ci sono stati degli ospiti bravi perché non vale. Tradizione vuole che ci siano un paio di fìe decorative/interattive a fianco del presentatore, che stavolta è l’odioso ma insopportabile Gianni Morandi. E le due? Si tratta di Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis, le due fighe più hhhhhhhotsz e chiacchierate degli ultimi anni. Personalmente, non vedo il problema: non seguirò Sanremo come ho fatto negli ultimi 34 anni, e qualora volessi vedere le nudità della Canalis o di Belen c’è sempre l’interwebs.

Nazi-commie-emo: l'assoluta pessimizazione dell'essere umano.

Quindi qualcuno potrebbe dirmi, che scrivi a fare? Sanremo non è forse la quintessenza totale termonucleare nel nazionalpopolare, cosa te ne sbatti la minchia a fare quando puoi giocare ad Assassin’s Creed II o succhiare un bel pezzo di ragù congelato? Bene, difendo le due donzelle. Perché c’è un sacco di gente che dice “Mpff, Sanremuoo, che scuifuoooo, robba da pezzzuentii, megliuo il Festival della Tarantaaa!” oppure “Tzè, Sanruoemmo, robba da ‘gnoranti rincoglioniti dalla tivvù, fa parte del suistuemaaa!”, ma all’annunzio della presenza di Belen e della Canalis hanno levato al cielo un coro unanime: “Ma come, quelle due troje, quelle baldracche, quelle scostumate, a Sanremo, non è decoroso, ma che schifo, ormai basta darla ai negri per finire in prima serata, che sapranno fare quelle lì, ma via, e anche Morandi, al suo posto mi sarei rifiutato di condurre insieme a quelle puttane…”

La questione è semplice. Chi vomita su Sanremo, e fa bene, non dovrebbe poi scandalizzarsi per due (molto decorativi) budelli sul palco dell’Ariston. Perché invocare il decoro per una manifestazione della peggio merda nazionalpopolare, piena di cantantacci schifosi, di falliti, di vecchi decrepiti che hanno i loro riflettori annuali solo lì, di vippame di serie z e di ospiti stranieri imbarazzatissimi? Cioè, ci si preoccupa del decoro di una cosa indecorosa e ributtante per natura? Ma via! Personalmente ci godrei a vedere gente ripugnante e schifosa che trascina nella merda e nell’improponibilità la baracca sanremese, non so, la Bertè fuori di crapa presenta bestemmiando e vomitando sul pianoforte, i Gwar ospiti, gente di Amici e X Factor fra i Big a tutto bordone, di tutto di più. E invece no. Si pretende buona creanza e rappresentazione positiva della nazione da parte del peggior festival musicale del pianeta, anziché auspicarne l’estinzione. Roba da matti.

Quindi, speriamo che l’anno prossimo lo conduca Fabrizio Corona accompagnato da qualche troia del bungabunga-gate, e l’anno dopo Lele Mora, e poi Sgarbi etc etc. Più Sanremo si affossa, più l’Italia progredisce.

Premessa: la rubrica delle Pellicole Decrittate tratta solo ed esclusivamente di film mai guardati. Si basa sull’assunto che, da pochi elementi tratti dalla cartella stampa (trama, attori, produzione, nazionalità, sponsorizzazione) sia possibile a priori stabilirne pregi e difetti.

Synossi: in questa pellicola (o pellycola) vediamo tre storie separate. Nella prima abbiamo Anna, androloga colta & laureata nonché affettuosa e sensibile, e Piero, rozzo benzinaio che va già bene se ha fatto la Scuola Radio Elettra e poi tromba come un mandrillaccio a destra e asinistra, alle prese con il tran tran del matrimogno. Quando Piero perde la memoria in un incidente, Anna ne approfitta per trasformarlo nel suo uomo dei sogni, tutto cultura e niente ruti. Nella seconda, Rocco e Michele suonano in una cover band dei Beatles. Entrambi lo fanno all’oscuro delle rispettive compagne e mogli, donne affermate e serie che non capiscono né tollerano che i loro uomini, larve dai lavori umili (bidelluccio e impiegatuccio) abbiano quel minimo sfogo nelle loro vite di merda. Nella terza, i divorziati Maurizio (chirurgo plastico) e Paola (impiegata) fingono di essere ancora una famigliuola felice solo quando vanno a trovare la madre di lui. La vecchiarda, ad un certo punto, ce n’ha più per tre caate, e decide di infliggerle tutte a figliuolo e nuora.

Morale implicita: guarda un po’ in che razza di casini ti mettono sempre di mezzo le donne. E sei un ignorante che pensa solo a trombare, e suoni col finocchiaccio del tuo amico anziché trovarti un lavoro decente, e mi devo sorbire il budello di tu’ ma’ nei suoi ultimi giorni di vita, che già rompe poco i coglioni quando ci andiamo normalmente… e basta! E basta! E dio maiale! Ma non se ne può più! E poi la gente protesta contro le donne oggetto, ma avercele, che almeno sono bòne, si fanno trombare e non scassano il cazzo, altro che queste toghe tutte carriera e serietà!

Giudizio finale: se i fratelli Lumiere avessero saputo che la loro invenzione sarebbe stata usata per questa roba, e se David Wrrrk Grfts avesse anche solo immaginato che le tecniche da lui inventate per narrare una storia cinematograficamente avrebbero avuto un simile impiego, ecco, avremmo avuto tre suicidi in più e ciao ciao settima arte. E dio bestia.

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