My Name Is Earl è una delle serie tv più divertenti & brillanti degli ultimi anni. La storia ve la copincollo da Wikipedia:

Protagonista della serie è Earl J. Hickey, un piccolo criminale della provincia americana di Camden che – in seguito ad un incidente a cui scampa, e ad una fortunata vincita alla lotteria – decide di cambiare vita e, abbracciando la filosofia del Karma, cerca di diventare una persona migliore, rimediando ai tanti errori e torti commessi in passato nei confronti degli altri. Decide così di scrivere una lista con tutte le cattive cose che ha fatto, e di “riparare” ad esse giorno dopo giorno.

E’ ganzissimo per le situazioni assurde che si creano attorno ad Earl, e a suo fratello Randy, nel tentativo di cancellare voci dalla lista. L’ambientazione è la provincia americana vissuta attraverso gli occhi di scoppiati e perdigiorno white trash, e fa sgangherare il culo dalle risate, anche solo per l’incredibile quantità di personaggi, caratterizzati e portati su schermo da un gruppo di attori e caratteristi formidabili. Una delle puntate che mi sono piaciute di più è quella dell’uragano. Succede che a Camden arrivano due o tre uragani uno dopo l’altro. Earl e la cricca di sconvoltoni si lanciano ai ripari ma poi appena tutto è finito saltano fuori per raccattare le robe che l’uragano ha sparpagliato qua e là. Siccome vale la regola se lo trovi è tuo, sono tutti contenti. Se non che… Patty e Catalina sono convinte di essere state scelte da Dio per ripopolare la Terra dopo l’imminente diluvio universale, visto che hanno trovato una bibbia e una barca. Il fratello di Earl pensa di esser diventato un supereroe invulnerabile per volere di Dio, perché un colpo partito accidentalmente dalla pistola (caricata a salve, ma lui non lo sa) che aveva trovato non gli ha fatto niente. E così via. Insomma, ogni sconvolto trova predestinazioni e missioni eroiche dietro ai suoi ritrovamenti e si comporta di conseguenza e fa scassare dal ridere.

Uno dei personaggi che mi fa assai ridere è Darnell Turner *. Pare un pacifico tontolone, il 99% del tempo, ma ogni tanto salta fuori con delle considerazioni che ti fanno pensare che beh, non è solo un tontolone. Infatti in una puntata si scopre che in realtà non è di Camden e non si chiama nemmeno Darnell Turner, ma che ha assunto tale residenza e identità per il programma di protezione testimoni. Nell’episodio degli uragani, ad un certo punto, Darnell dice, col suo solito fare svaccato, che le cose possono succedere pure per caso, e spesso quando tante cose succedono in maniera casuale e contemporanea la nostra mente cerca di razionalizzare inventando correlazioni inesistenti, soprattutto se abbiamo paura, ma in realtà non c’è niente e sono solo cose casuali. Tipo trovare la barca, la pistola o la bibbia dopo l’uragano. Nessuna delle tre era un messaggio divino da interpretare. Darnell fa un ragionamento che gli altri mongoli non avrebbero mai potuto concepire e che è l’assunto di base di ogni religione.

Il discorso di Darnell è logico, perché siamo fatti così proprio a livello di firmware. Data una cosa, ne cerchiamo un’immediata spiegazione. Cioè, vogliamo la relazione causa ===> effetto, perché siamo abituati così. Siamo le cause delle abitazioni e delle auto, quindi se casca il fulmine è Zeus, no, è una roba atmosferica. Come dice Darnell, mica sempre c’è la causa, e di conseguenza la relazione. E’ un po’ il motivo per cui le domande sull’origine dell’universo sono imbecilli: cerchiamo di capirlo, ma non di rinchiuderlo in una scatola per scarpe. Può essere semplicemente al di fuori della nostra portata, dio canaccio, il che rende del tutto superfluo che esista un dio canaccio se non per bestemmiare. Può esistere così, o essersi trasformato in quello che è, passando da uno stato all’altro, e essere perché c’era stato. Senza causa. Ok? Bene, intanto fin qui ce l’ho fatta a farmi leggere da Gianluca che queste cose gli garbano.

Altra cosa, il principio di autorità. Una qualsiasi cazzata, detta dall’autorità, diventa oracolo e basta poco per connetterla a fatti di cronaca e generare presagi apocalittici. Qualche tempo fa girava una frase, o almeno io l’ho sentita dire diverse volte da varie persone che tra di loro non si conoscono, e diceva all’incirca che quando le api si estingueranno finirà il mondo. Tutti mi hanno detto che la pronunciò Einstein. Sottintendendo, è per forza così, se lo dice lui, e in relazione ad una misteriosa epidemia mortale di api in tutto il mondo ommioddio moriremo tutti. L’affermazione sulle api è talmente banale che non occorre Einstein: le api sono uno dei principali vettori d’impollinazione, la rottura di questo anello della catena sarebbe un brutto colpo per l’ecosistema ma non abbastanza da farlo crollare. La moria delle api non è affatto misteriosa, perché è colpa di un parassita. Tuttavia, un parassita alla fin fine non è molto emozionante, muoiono le api moriremo tutti lo diceva pure Einstein invece sì.

Dati dunque:

1) La ricerca anche forzata di un rapporto causa===>effetto fra gli eventi;
2) Il principio di autorità;

che cavolo rompo i coglioni a fare? Semplice, la minchiata che ha appena inaugurato il 2011 risente proprio di 1) e 2). E intendo le misteriose gigantesche addiaccianti morie di pesci e uccelli avvenute contemporaneamente in giro per il mondo. In realtà non c’è un motivo vero e proprio per cui non debba succedere che ogni giorno, in qualsiasi parte del mondo, non ci sia una moria di pesci e uccelli, le cui cause possono essere le più disparate. Basta che sulle agenzie stampa saltino fuori due o tre casi di moria, che qualche giornalista più stronzo fantasioso della media inizia a infilarci aggettivi tipo misteriosa o sospetta. Questo condiziona le agenzie successive che iniziano a dar peso a queste morie con cui prima si raschiavano allegramente il culo, e le persone che iniziano ad allarmarsi delle notizie di morie misteriose  vogliono saperne di più, i giornalisti se ne accorgono e ci calcano ancor più la mano. Nell’era dell’interwebs è un volo. Ed è ancora più un volo trovare le solite orde di imbecilli che sanno già loro la causa – HAARP, le scie chimiche, il signoraggio. Hai voglia di spiegare che un dato così, senza contesto (nello specifico, uno storico delle morie giornaliere di pesci e uccelli, con una serie di parametri ambientali), non vuol dire un cazzo.

E quindi, niente, fine del post. Pronto, CIA, ho scritto, mi versate l’assegno? Solito conto, grazie, è sempre un piacere fare affari con voi.

* che è negro.