Archive for gennaio, 2011


Ovvero: una serie di riflessioni nate giustapponendo termini in maniera piuttosto casuale, seguendo la logica inoppugnabile che la frase suonava bene e tanto valeva consegnarla all’interwebs per il diletto degli stolti (voi, neanche a specificarlo).

Un giorno o l’altro ti capiterà un nipote negro. Quel giorno, offrigli un negroni. Quell’altro, un black russian.

Sono preoccupato. Ma non per l’economia o la decadenza, che mi diverte molto. No. Per i Motörhead. Sull’ultimo numero di Rolling Stone sono disco del mese e la recensione, per 3/4, parla delle mamme con le magliette dei Ramones che sono trendy e dice diocane, non è che poi succederà anche ai Motörhead quando Lemmy schioppa, e tra l’altro il loro nuovo disco è il primo di loro che non mi fa schifo? Certo, purtroppo succederà, visto che se i Motörhead sono disco del mese su Rolling Stronz, vuol dire che ormai la coolness prefabbricata li ha raggiunti. Chiaro, tutti questi endorsement sono merda di giaguaro, confronto alla partnership con Triple H: quella sì che è roba. Ma risale a prima, quindi non vale.

Dice il primo maggio viene fatto sento Papavoitìla. Oppure beato, non so se c’è differenza, comunque cambia poco lo stesso. Come miracolo (essenziale per essere santi, altrimenti san fare tutti), avrebbe guarito una suora affetta da Parkinson. E l’avrebbe guarita dal Parkinson stesso, non dal raffreddore, altrimenti sai che sforzo.  Allora, la domanda è: ma Papavoitìla allora nel tempo libero si dedicava alle staminali ed era diventato più bravo di tutti i medici del mondo? E impediva la ricerca delle staminali così lui avrebbe potuto gabellare i suoi risultati come miracolo per poi essere beato? Ma lo sai che non fa una grinza? Uhm, lasciatemelo dire, sono un genio.

Ieri ho visto un abominevole manifesto in un negozio di dischi. Talmente orendo (con una sola ere) che non voglio postarlo qui, altrimenti si formatta il server che ospita WordPress e vengo ricercato peggio di Assange. Insomma, tale manifesto pubblicizzava il nuovo disco di (scusate il termine) Phil Collins. C’è una foto di colui da bambino con le bacchette in mano, e a quanto pare si tratta di un disco di classici del soul Motown anni ’60. Mi viene il vomito solo all’idea di sentire Phil Nerchins fare scempio di quella grande grande musica.

Sono italiano e il presidente del consiglio Silvio Berlusconi non sta parlando in mio nome. Ma non ti montare la testa, neppure tu.

Ci mancava una femmina prosperosa & discinta, arrivati a questo punto.

Mi piacciono molto le storie & le narrazioni. Da sempre, e in qualunque formato – beh quasi, l’opera lirica e i concept album, in linea di massima, mi fanno cagare. Dovessi tirare le somme della qualità della narrazione negli ultimi anni, direi che il cinema è quello che ci ha perso di più, il libro ha mantenuto il suo livello, i videogiochi e le serie tv hanno avuto un’impennata clamorosa e hanno preso a calci in culo il grande schermo. Davvero. Non è che me ne rammarichi, eh – prendo solo atto della situazione e mi godo quel che di bello esce. Il cinema è in fase di stallo e magari si rigenererà più avanti, o forse no, ma insomma m’importa una sega.

I Black Country Communion di Glenn Hughes e Joe Bonamassa mi paiono piuttosto carini ma niente di che, alla fine. C’è di meglio e con nomi meno altisonanti di mezzo. Ma questo è en passant. Piuttosto, vorrei che la gente smettesse di parlare di Eric Clapton, Jimmy Page, Eric Burdon e Jeff Beck come dei più grandi guitarristi rock blues bianchi viventi. Billy Gibbons ci spacca il culo a tutti e quattro e, com’è noto, non mi invento un cazzo.

C’è gente che ha scoperto la parola data mining e ha più o meno grossolanamente intuito in maniera primitiva e rudimentale cosa significhi. Da lì a Facebook controlla tutta la nostra vita moriremo tutti!!!11!!1! il passo, purtroppo, è breve.

Buonanotte, me le sono rotte.

In questo post credo di ripetere, almeno in parte, roba già detta qualche mese fa, tuttavia siete sempre liberi di andarvene. A fare in culo, naturalmente.

Mettiamo che ora Abberlusconi si dimetta (sì, bonanotte). Mettiamo che Abberlusconi finisca il mandato e si ritiri nel 2013 (molto più probabile). Nel primo caso, se ne va in mezzo allo scandalo delle bbbottane, nel secondo fra altri due anni, dopo aver accumulato di sicuro altri puttan tour e bottanate varie. L’indignatometro nazionale sarà salito a livelli da delirio, in due anni. Pensate: gli italiani all’estero che si nascondono dietro ai cespugli perché altrimenti la gente gli dà indicazioni non richieste sui bordelli, oltre alle solite sulle pizzerie e le liuterie (per il mandolino, si capisce). E via. Non si sentono rappresentati. Mi pare che il sentirsi rappresentati da una persona rispettabile rispettosa ammodino sia la cosa che più interessa alla gente. Me ne sono accorto a cena, qualche tempo fa. E’ partita la salmodia antiberlusconiana in cui si è parlato dell’indecenza, della vergogna, dello schifo, il governo non è un bordello, che figurette. Un commensale diceva, con tono sconsolato, che la cosa più importante avvenuta durante la sua giovinezza è stato l’avvento abberlusconiano, e di come fosse un chiaro indice della mediocrità dei tempi. Testa di cazzo, negli stessi anni abbiamo vissuto la rivoluzione informatica che ha cambiato il mondo e ti preoccupi di questa caccola che è Abberlusconi?

Nessuno ha mai sollevato il punto che è un governo statico e inconcludente la cui unica strategia è un continuo gioco delle tre carte per confondere le acque un attimo e salvare il culo al suo capo, che non ha nessuna particolare visione a lungo termine (se non un discutibile starving the beast applicato all’università) per avviare faticosamente un processo di rinnovamento. Anzi, nemmeno di rinnovamento, basterebbe un minimo di movimento in qualche direzione. Schematicamente, negli ultimi 15 anni:

1) Abberlusconi, con Mani Pulite, perde i suoi referenti politici e non avendone trovati, evidentemente, di nuovi, ci va lui in prima persona; ne ha bisogno per continuare a fare i suoi affari e non finire processato. Comprendendo intimamente la natura di chi ha di fronte, cioè l’Italia e gli italiani, diventa il personaggio più rilevante dell’ultimo quindicennio.
2) I politici di opposizione, purtroppo, sono peggiori di lui. Sono sempre gli stessi che combattono sempre contro il solito avversario compiendo sempre gli stessi errori. Chi perde non governa. E continua a perdere consensi e fare figure barbine. La differenza fondamentale è tutta nella confezione, ma è la più importante al momento del voto: per banale e populista che sia, la linea di Abberlusconi è chiara e presenta un capo, di là no e non si sa cosa vogliono dire su qualsiasi argomento.
3) Non potendo farcela con le elezioni (tranne quel paio di vittorie da cui non hanno imparato niente – non imparano dagli errori e nemmeno dai successi), gli avversari ricorrono al gossip. Si forma un blocco magistratura-giornalismo scandalistico che viola il segreto istruttorio in maniera sistematica e utilizza il cittadino Abberlusconi per screditare il politico Abberlusconi agli occhi della popolazione, sperando che si dimetta. Da notare come il cittadino Abberlusconi ha una bella lista di processi a suo carico, e pure gravi. Processi che non vanno a termine, visto che la giustizia fa cagare. Tuttavia, il metodo utilizzato dalla task force di giornalisti e magistrati è a dir poco fascista. Strano, per gente che dice “attentato alla democrazia” quando Abberlusconi perde una querela che, da privato cittadino, è comunque liberissimo di fare.
4) In tutto questo casino, il paese è paralizzato sotto ogni aspetto. Al punto che l’unico tentativo di sbloccare qualcosa, in 15 anni, l’ha fatto Marchionne bypassando il governo e l’opposizione, che non si sono nemmeno degnati di far sapere la loro opinione. C’erano le puttane ad Arcore, sapete. Sulla mossa di Marchionne ho ancora le idee confuse e sospendo il giudizio fino a che non mi sono informato meglio. Posso solo dire che si tratta di una riposta ad un problema concreto. Magari è la risposta sbagliata, però è anche l’unica pervenuta.

Alla luce di tutto questo, immaginiamo lo scenario de-berlusconizzato, che sia quest’anno o nel 2013. Gli scandali su puttane e bunga bunga hanno mandato su di giri i moralisti. Molti si sono riscoperti moralisti solo di recente, per aggregarsi al coro. Tutte queste persone chiedono una cosa: un governo, e un rappresentante degli italiani, rispettabile. Uno che non fa battutacce, che non va a troie, che stia bene in foto assieme a Obama, che non tocchi il culo alla Merkel, che sia dignitoso, che trasudi impegno, dedizione, serietà e rigore. Che lavori e non si diverta un cazzo. Che abbia una famiglia e la rispetti, almeno quanto le istituzioni. Che abbia una dialettica fatta di impegno, rispetto, serietà e cazzabuboli simili. Magari andrà in Chiesa o sarà un ex volontario. Poi, che politica faccia, in realtà, non è molto importante – sarà comunque un centro-centro appena screziato di dx o sx. Non importa, basta rinormalizzare l’immagine. Moderazione, moderazione da gesuita. Una figura simile metterebbe d’accordo gli indignati d’Italia, la Chiesa e il MOIGE. Si ricomincerà a parlare con insistenza di buon esempio e di valori. A guardare con insofferenza e disapprovazione da Libro Cuore tutto ciò che abbia più sapore di un piatto di semolino sciocco accompagnato con un bicchiere di acqua Tesorino. Ritornerà, probabilmente, una grigia cultura da DC fatta di morigeratezza e buon esempio e altre stronzate simili, e il rappresentante pubblico “giusto” sarà quello più simile ad un precettore gesuita, pronto a bacchettare tutto ciò che possa essere “diseducativo”. Giochi a God Of War? Guardi Tarantino? Che è, non vorrai mica che torni Abberlusconi, vero? In mezzo a questa merda prossima ventura, anche se spero vivamente di sbagliarmi, la musica rock più marcia tornerebbe ad avere un che di corrosivo. Certo in maniera meno dirompente, ma insomma – se l’alternativa dev’essere l’accigliata Carmen Consoli e la riscoperta di Mina… E siate pronti a sfoderare il manuale di resistenza culturale per gli anni del MOIGE a venire:

La bussola per sopravvivere è tutta qui. Shout At The Devil. Un classico del metal intriso dello spirito più debosciato, incosciente, irresponsabile e sfrenato che ci sia. Dioniso incarnato. Lo so che Gino Castaldo e Ernesto Assante vi continuano a smerigliare i coglioni con la trasgressività dei Rolling Stones finché campano (sia loro che i Rolling Stones), ma basta non dargli retta. L’esaltazione totale e assoluta dei piaceri della marcitudine, che poi sono quelli normali che solo porcherie come il peccato originale e i dieci comandamenti riescono a mistificare, espressa attraverso una disco bomba che trasuda letteralmente di vita sconvolta, dissoluta, pericolosa e divertente. Quella che i nuovi demogristi inizieranno presto a denigrare qualora si manifesti in fenomeni di successo. Fanculo, merde. Stappiamo un alcolico peso per Vince, Mick, Nikki e Tommy: la resistenza culturale solo loro, non quei manfruiti dei Baustelle.

Non tanto perché sono oppressi, visto che lo sono loro e io mi ci pulisco allegramente il culo, ma per tutti i loro molestissimi, petulantissimi, moralistissimi sostenitori e sodali. Perché la gente non ci pensa che magari sei oppresso e hai pure torto. No, devi sempre avere ragione. Facile la vita, vero? Basta essere oppressi per avere tutti dalla tua parte! Ammazzate uno perché avete bevuto due damigiane di vodka a cena e avete preso la tangenziale contromano in impennata? Eh, dite alla pula e al giudice che siete oppressi, e vedrete che è tutto ok. E dio cane, basta, questi oppressi domineranno il mondo con la loro scorretta dialettica del cazzo! Bene, per chi non ne può più c’é il nuovo nuovissimo blog Sturmo & Drango, linkato pure dal bannerz col cinghialone qui a fianco, in cima alla lista della stronzate. Per tutti gli altri vaffanculo.

My Name Is Earl è una delle serie tv più divertenti & brillanti degli ultimi anni. La storia ve la copincollo da Wikipedia:

Protagonista della serie è Earl J. Hickey, un piccolo criminale della provincia americana di Camden che – in seguito ad un incidente a cui scampa, e ad una fortunata vincita alla lotteria – decide di cambiare vita e, abbracciando la filosofia del Karma, cerca di diventare una persona migliore, rimediando ai tanti errori e torti commessi in passato nei confronti degli altri. Decide così di scrivere una lista con tutte le cattive cose che ha fatto, e di “riparare” ad esse giorno dopo giorno.

E’ ganzissimo per le situazioni assurde che si creano attorno ad Earl, e a suo fratello Randy, nel tentativo di cancellare voci dalla lista. L’ambientazione è la provincia americana vissuta attraverso gli occhi di scoppiati e perdigiorno white trash, e fa sgangherare il culo dalle risate, anche solo per l’incredibile quantità di personaggi, caratterizzati e portati su schermo da un gruppo di attori e caratteristi formidabili. Una delle puntate che mi sono piaciute di più è quella dell’uragano. Succede che a Camden arrivano due o tre uragani uno dopo l’altro. Earl e la cricca di sconvoltoni si lanciano ai ripari ma poi appena tutto è finito saltano fuori per raccattare le robe che l’uragano ha sparpagliato qua e là. Siccome vale la regola se lo trovi è tuo, sono tutti contenti. Se non che… Patty e Catalina sono convinte di essere state scelte da Dio per ripopolare la Terra dopo l’imminente diluvio universale, visto che hanno trovato una bibbia e una barca. Il fratello di Earl pensa di esser diventato un supereroe invulnerabile per volere di Dio, perché un colpo partito accidentalmente dalla pistola (caricata a salve, ma lui non lo sa) che aveva trovato non gli ha fatto niente. E così via. Insomma, ogni sconvolto trova predestinazioni e missioni eroiche dietro ai suoi ritrovamenti e si comporta di conseguenza e fa scassare dal ridere.

Uno dei personaggi che mi fa assai ridere è Darnell Turner *. Pare un pacifico tontolone, il 99% del tempo, ma ogni tanto salta fuori con delle considerazioni che ti fanno pensare che beh, non è solo un tontolone. Infatti in una puntata si scopre che in realtà non è di Camden e non si chiama nemmeno Darnell Turner, ma che ha assunto tale residenza e identità per il programma di protezione testimoni. Nell’episodio degli uragani, ad un certo punto, Darnell dice, col suo solito fare svaccato, che le cose possono succedere pure per caso, e spesso quando tante cose succedono in maniera casuale e contemporanea la nostra mente cerca di razionalizzare inventando correlazioni inesistenti, soprattutto se abbiamo paura, ma in realtà non c’è niente e sono solo cose casuali. Tipo trovare la barca, la pistola o la bibbia dopo l’uragano. Nessuna delle tre era un messaggio divino da interpretare. Darnell fa un ragionamento che gli altri mongoli non avrebbero mai potuto concepire e che è l’assunto di base di ogni religione.

Il discorso di Darnell è logico, perché siamo fatti così proprio a livello di firmware. Data una cosa, ne cerchiamo un’immediata spiegazione. Cioè, vogliamo la relazione causa ===> effetto, perché siamo abituati così. Siamo le cause delle abitazioni e delle auto, quindi se casca il fulmine è Zeus, no, è una roba atmosferica. Come dice Darnell, mica sempre c’è la causa, e di conseguenza la relazione. E’ un po’ il motivo per cui le domande sull’origine dell’universo sono imbecilli: cerchiamo di capirlo, ma non di rinchiuderlo in una scatola per scarpe. Può essere semplicemente al di fuori della nostra portata, dio canaccio, il che rende del tutto superfluo che esista un dio canaccio se non per bestemmiare. Può esistere così, o essersi trasformato in quello che è, passando da uno stato all’altro, e essere perché c’era stato. Senza causa. Ok? Bene, intanto fin qui ce l’ho fatta a farmi leggere da Gianluca che queste cose gli garbano.

Altra cosa, il principio di autorità. Una qualsiasi cazzata, detta dall’autorità, diventa oracolo e basta poco per connetterla a fatti di cronaca e generare presagi apocalittici. Qualche tempo fa girava una frase, o almeno io l’ho sentita dire diverse volte da varie persone che tra di loro non si conoscono, e diceva all’incirca che quando le api si estingueranno finirà il mondo. Tutti mi hanno detto che la pronunciò Einstein. Sottintendendo, è per forza così, se lo dice lui, e in relazione ad una misteriosa epidemia mortale di api in tutto il mondo ommioddio moriremo tutti. L’affermazione sulle api è talmente banale che non occorre Einstein: le api sono uno dei principali vettori d’impollinazione, la rottura di questo anello della catena sarebbe un brutto colpo per l’ecosistema ma non abbastanza da farlo crollare. La moria delle api non è affatto misteriosa, perché è colpa di un parassita. Tuttavia, un parassita alla fin fine non è molto emozionante, muoiono le api moriremo tutti lo diceva pure Einstein invece sì.

Dati dunque:

1) La ricerca anche forzata di un rapporto causa===>effetto fra gli eventi;
2) Il principio di autorità;

che cavolo rompo i coglioni a fare? Semplice, la minchiata che ha appena inaugurato il 2011 risente proprio di 1) e 2). E intendo le misteriose gigantesche addiaccianti morie di pesci e uccelli avvenute contemporaneamente in giro per il mondo. In realtà non c’è un motivo vero e proprio per cui non debba succedere che ogni giorno, in qualsiasi parte del mondo, non ci sia una moria di pesci e uccelli, le cui cause possono essere le più disparate. Basta che sulle agenzie stampa saltino fuori due o tre casi di moria, che qualche giornalista più stronzo fantasioso della media inizia a infilarci aggettivi tipo misteriosa o sospetta. Questo condiziona le agenzie successive che iniziano a dar peso a queste morie con cui prima si raschiavano allegramente il culo, e le persone che iniziano ad allarmarsi delle notizie di morie misteriose  vogliono saperne di più, i giornalisti se ne accorgono e ci calcano ancor più la mano. Nell’era dell’interwebs è un volo. Ed è ancora più un volo trovare le solite orde di imbecilli che sanno già loro la causa – HAARP, le scie chimiche, il signoraggio. Hai voglia di spiegare che un dato così, senza contesto (nello specifico, uno storico delle morie giornaliere di pesci e uccelli, con una serie di parametri ambientali), non vuol dire un cazzo.

E quindi, niente, fine del post. Pronto, CIA, ho scritto, mi versate l’assegno? Solito conto, grazie, è sempre un piacere fare affari con voi.

* che è negro.

Assange perde 500.000 euro a settimana e se continuano a impedirgli di ricevere donazioni, WikiLeaks dovrà chiudere i battenti (fonte: questo articolo). Supponiamo che sia tutto vero e non ci siano zeri scappati al giornalista. Cosa ne possiamo dedurre?

1) Assange è di quelli cui tutto è dovuto perché sì.
2) Assange fa il mantenuto.
3) 500.000 euro a settimana?!?!?!?!?!

Contando che in un anno ci sono 12 mesi e in ogni mese quattro settimane, Assange avrebbe bisogno di

24.000.000 di euri

per far campare WikiLeaks un anno.

Questa cifra:
– E’ pari al bilancio di un’azienda sanitaria che serve tipo 300.000 persone.
– E’ inferiore al bilancio che l’EU stanzierà nel 2011 per la ricerca relativa alle Green Car (30 milioni di euro), ma più di quello relativo agli edifici a risparmio energetico (20 milioni di euro). Qui.
– E’ pari a tre volte e mezzo il budget che l’ASL di Sassari (serve circa 130.000 persone) utilizzerà per migliorare le strutture ospedaliere e trasportifere.
– E’ pari ad un sacco di altre cose più significative di queste stronzate di WikiLeaks, dell’ego Assange e degli sbroccati che gli vanno dietro.

500.000 di euro a settimana. Per un sito che sta su un server qualunque e dopo ogni piombamento si ritrova subito su qualche mirror, non mi pare ci siano chissà quali spese di gestione. Quindi, Julian, ci senti? Fanz? Finanziatori per 500.000 euro a settimana? Pronti?

E vaffanculo.

Non avendo voglia di scrivere un cazzo, ma sentendo il bisogno di tirar fuori qualcosa dopo una quindicina di giorni, ho ripescato il 2010 in Review che ti fa il benemerito WordPress in automatico e l’ho postato. La foto qui sopra non c’entra niente, è che ci andava aggiunto qualcosa per rendere il post in tono col resto del blog.

 

The stats helper monkeys at WordPress.com mulled over how this blog did in 2010, and here’s a high level summary of its overall blog health:

Healthy blog!

The Blog-Health-o-Meter™ reads Wow.

Crunchy numbers

Featured image

A helper monkey made this abstract painting, inspired by your stats.

The Louvre Museum has 8.5 million visitors per year. This blog was viewed about 79,000 times in 2010. If it were an exhibit at The Louvre Museum, it would take 3 days for that many people to see it.

 

In 2010, there were 81 new posts, growing the total archive of this blog to 544 posts. There were 30 pictures uploaded, taking up a total of 4mb. That’s about 3 pictures per month.

The busiest day of the year was December 15th with 831 views. The most popular post that day was C’è una cosa che non ho mai capito.

Where did they come from?

The top referring sites in 2010 were idiotaignorante.splinder.com, wolfstep.cc, londonalcatraz.blogspot.com, networkedblogs.com, and azureriver.blogspot.com.

Some visitors came searching, mostly for idiota ignorante, idiotaignorante, wendy fiore, maritza mendez, and sei un idiota ignorante.

Attractions in 2010

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1

C’è una cosa che non ho mai capito December 2010
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2

Hot stuff August 2010
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Pellicole Decrittate – “A Serbian Film” di Srdjan Spasojevic May 2010
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4

Blosgrolz April 2010
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E’ ora di basta che c’é gente ignorante! May 2010
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