Premessa: la rubrica delle Pellicole Decrittate tratta solo ed esclusivamente di film mai guardati. Si basa sull’assunto che, da pochi elementi tratti dalla cartella stampa (trama, attori, produzione, nazionalità, sponsorizzazione) sia possibile a priori stabilirne pregi e difetti.
Synossi: Marcello e Marina Sinibaldi (anzi, Synibaldi) sono una coppia modello di cinquantenni modello. Lui è architetto, lei è psicologa, hanno una figliuola, Rosa, che fa il liceo classico e sta con un tizio che si sbombarda di canne lunghe come pitoni, da cui comunque si lascia, e poi hanno un fracco di amici professionisti come loro, compagni di studio e università, tutti coi loro problemucci. Comunque questa situazione è solo la premessa perché il vivo del film arriva quando la famigliola Sinibaldi viene invitata, assieme agli amici dei figliuoli (tipo Franci Palla, l’amica di Rosa la figliuola), eventuali loro fidanzati, e a vari altri ospiti, a trascorrere un weekend nella villa di amici sita nella campagna toscana (e dove altrimenti?). Fra gli invitati ci sono pure una coppia di sciroccati tipo un’educatrice d’infanzia e un folle che vuole costringere tutti a guardare Il Settimo Sigillo a stecca. Quando arriva la macchina dei ragazzi, tuttavia, arrivano le sorprese: Franci Palla sta con un negro, Rosa con un vegliardo! Fuoco alle polveri!
Morale implicita: ma tu guarda come ci siamo ridotti. Prima dai il diritto di sedere nell’autobus alle donne, poi quello di votare ai negri, dove arriveremo? Ah, ma lo diceva sempre il nonno, che coi Savoja era meglio, e ti potevi trombare le serve a spregio e se tua figliola tornava a casa con un negro la prendevi a ceffoni fra gli applausi della folla, e se un settantenne voleva piantarlo nell’intestino crasso di una minorenne lo faceva e basta, senza sottoporsi all’umiliazione dello sguardo indagatore dei genitori e di un consesso civile che non riconosce più il diritto di nascita e il valore del sangue reale discendente da Nostro Signore Iddio (e dunque civile un par di coglioni). O tempora, o mores!
Giudizio finale: questo film si situa nell’intercapedine fra fa cagare asini sardi che traportano in salita sotto il sole d’agosto fetide gamelle ricolme di formaggio coi vermi e farebbe suicidare le più orribili schifobestie di Dead Space e non mi sto inventando un cazzo. Roba tosta, io fossi in voi starei lontano, poi non so, eh, cazzi vostri, dio salsa al rafano mescolata truffaldinamente nel caffè.