Avetrana, provincia di Fulcro (MI). Da mesi, ma che dico, settimane, l’Italia è tenuta sul filo dalle torbide vicende di questi freak del cazzo poveri villici costretti a subire l’ignominosa protervia stupratrice e assassina del sig. zio della Sarah Scazzi. Per riepilogare la vicenda, su cui non è bene speculare nè fare ironie, capito, teste di merda?, Sarah Scazzi è sparita e poi l’hanno trovata sbudellata in qualche topaja forse con segni di stupro forse no, fatto sta che tempo due secondi d’interrogatorio poi lo zio ha confessato tutto fra le lagrime, sono stato io dio merda, diceva, sono stato io dio zucca. Zio che all’inizio collaborava con le indagini eh, ma siccome la sua figliola nonché cugina di Sarah Scazzi ci collaborava ancora di più e compariva pure in tv, allora gli inquirenti hanno giustamente dedotto che vedrai la cugina c’è coinvolta ancora di più, e infatti che viene fuori? Ah-ah! Vedrai è stata lei, e quel mutante di suo padre cercava di proteggerla! Ma negli ultimi sopralluoghi, dopo aver iscacciato via a fucilate giornalisti, villici, curiosi e pellegrini, sempre gli inquirenti si sono imbattuti in una pista nuova e inquietante. Difatti, nella lurida baracca ove giaceva il corpicino pallido e senza vita della Scazzi, sono stati trovati per puro accidente oggetti di natura sospetta, prima mai visti nemmeno di striscio nonostante le vistose sembianze, che ammantano la vicenda di toni ancor più foschi e torbidi: un mascherone africano, un perizoma di bisonte, una clava di pietra, resti di gallina spennata e sangue di gufo. E’ stato il nuovo testimone, che però ci tiene a restare anonimo e di cui quindi non diremo il nome nè pubblicheremo alcuna foto, a indicare i misteriosi resti agli inquirenti.

Masaniello Crosta, il supertestimonio

Sembrava molto strano infatti che, in un simile abominevole spaventoso addiacciante delitto non fosse presente una qualche eterodirezione, dal momento che in Salento sono tutti buoni e passano le giornate a ballare la pizzica incuranti dei mali del mondo, convinti che sia meglio sorridere e dare esempi positivi e gioiosi al fine di alimentare le speranze. Abbiamo chiesto ad uno dei più noti esperti di psicologia criminale, B. Vespa, di ricostruire il delitto alla luce dei più recenti ritrovamenti. Ecco cosa ci ha detto: “E’ lecito presupporre che cugina e zio di Sarah Scazzi abbiamo preso Sarah Scazzi e l’abbiamo uccisa percuotendola ripetutamente con una coda di scoiattolo secca ed uno stoccafisso, dopodiché ci abbiano sgommato sopra col motorino mentre sparavano con una Colt P.38 ai cartoni di Tavernello che lo zio di Sarah Scazzi era solito tracannare prima di rientrare a casa, quel finocchio. A questo punto, però, occorre porsi una domanda ulteriore: possibile che ogni dettaglio, seppure in apparenza confermi tutta la ricostruzione, non nasconda un altro livello di dettaglio? Possibile che gli Scazzi che hanno ucciso la Scazzi non abbiano in realtà agito sotto un controllo mentale, sotto la direzione di un soggetto esterno sicuramente malwagyo? Ebbene, la risposta arriva tuonante come un colpo di spingardino (o bombarda): SI’, è possibilyssimo, perché l’umana abiezione non ha alcun limite!” ha concluso l’esimio sig. Vespa fra le lagrime. A questo punto la parola passa all’ispettore Grisso dei Servizi Segreti.

L'agente Grisso dei servizi segreti

I nuovi reperti (ripetiamo: un mascherone africano, un perizoma di bisonte, una clava di pietra, resti di gallina spennata e sangue di gufo) sono stati analizzati da Grisso con tecniche all’avanguardia, come la prova del pistone, la stretta del cobra, il laser spaccascuregge e la raccolta differenziata delle feci. Esaminando impronte digitali, frammenti di sterco, cosi di dna, lì, ceci e pinoli, Grisso ha potuto redarre un per ora approssimativo identikit del vero colpevole:

Si tratterebbe di Kekumba Bonga, di anni 98, professione stregone vudù e chiaramente malwagyo attentatore de’ buoni costumi degl’italiani che egli vuole corrompere per far dell’Italia il suo regno privato di deboscia e putridume, come già Saruman con la Contea. Stando a Grisso, laureato in antropologia tra l’altro con una brillane tesi intitolata Gli Aberranti Costumi dei Negri, mascherone africano, mazza di pietra, perizoma di bisonte, penne di gallina e sangue di gufo sono gli ingredienti fondamentali per il rito del Mabongo Tikombo, che permette allo stregone di aprire i pinoli senza usare i sassi e addestrare i pellicani. E’ evidentemente stato lui a controllare le volontà della cugina e dello zio di Sarah Scazzi (vai a sapere te quel che possono combinare questi negri col loro vudù!), dopodiché ha pure replicato con minuziosa perfezioni le loro impronte digitali sui suoi stessi oggetti quasi per far credere agli inquirenti che lo zio e la cugina di Sarah Scazzi (scusate la ripetizione) avessero tentato di incastrare un negro disponendo a bella posta tipici oggetti da negro, ma non ha fatto i conti, quel negro, con la superiore tecnologia degl’inquirenti. E così la sdegnata popolazione di Avetrana ha preso Kekumba Bonga, e stasera in prima visione potrete assistere in diretta alla sua decapitazione in piazza, officiata dal Sindaco, con lama benedetta dal vescovo Gargiulo Badalassi.