Quando George Orwell/Eric Arthur Blair scrisse i celeberrimi 1984 e La Fattoria degli Animali, non era animato da intenti profetici. Viscerale anticomunista e spia a tempo perso, Orwell voleva piuttosto mettere in guardia dal comunismo e da cosa si nasconde sotto la propaganda dell’utopia: uno stato totalitario, opprimente, spietato, brutale e invasivo dove nessuno è al sicuro. Nella Fattoria si assiste al processo rivoluzionario, con l’esito finale che alcuni animali sono più uguali degli altri, cioè i gerarchi di partito che avevano sobillato la rivoluzione guadagnando l’appoggio di tutti grazie alla promessa di un radioso futuro da eguali. In 1984 si estremizza, in maniera davvero acuta, la manipolazione delle idee di una popolazione mediante la scientifica demolizione del linguaggio e delle notizie, prendendo spunto da quanto avveniva davvero in URSS. Orwell non fu il primo a mettere in scena la manipolazione della notizia, perché è una cosa vecchia come il mondo: Alessandro Magno faceva circolare appositamente voci incredibili sul suo conto, Giulio Cesare scrisse di suo pugno resoconti sviolinanti sulle sue campagne belliche, e nel ‘900 abbiamo avuto opere come Quarto Potere di Orson Welles o la Trilogia di John Dos Passos che analizzano l’importanza dei massmedia nel mondo moderno. Orwell è riuscito però a penetrare così a fondo nelle coscienze per un motivo, secondo me, che va oltre alla bellezza dei libri stessi: scaraventa il lettore nei panni della vittima, il povero Winston Smith, oppure nell’odioso cervello dei carnefici, i Maiali. Descrivendo con verosimiglianza pulsioni psicologiche e tecniche di manipolazione, Orwell ha involontariamente sistematizzato un metodo di interpretazione della realtà che oggi sta esplodendo, grazie a cinquant’anni di effetto valanga.
Parlo naturalmente del complottismo, cui ho dedicato vari post in passato. Mi permetto di estendere una piccola bibliografia di link qui sotto come premessa al discorso che voglio fare:
1) L’intrinseca idiozia della forma mentis complottista;
2) I meccanismi base della forma mentis complottista;
3) Livellamento verso il basso e declassazione della competenza.
Il complottismo fornisce un palco sterminato per diventare protagonisti a costo zero. Non occorrono competenze di nessun tipo, basta blaterare ed essere il più possibile apocalittici, fumosi, e allo stesso tempo abbondare di condizionali, frasi ipotetiche e di dettagli inutili – quest’ultima tecnica, praticata spesso e volentieri anche dai media ufficiali, è la più semplice da seguire per distogliere l’attenzione, annegando il fatto in sè e per sè in una dozzina di dettagliatissime e inutilissime notizie satelliti. Una volta entrati nella mentalità complottistica, è fatta. Per un meccanismo di azione-reazione, tutto ciò che arriva da Fonte Alternativa è vero. Ogni fatto, dal passato remoto al presente al futuro, può essere oggetto di infinite speculazioni demenziali e stronzate esoteriche. Ora iniziano a comparire in tv gli imbecilli delle scie chimiche e del signoraggio. Beppe Grillo credo inizi a farsi portavoce pure di questi fessi (oltre a quelli che già lo seguono, dico). Cantantucoli di serie z ne parlano nei loro incredibili testi antisistema. Stanno per uscire fumetti ispirati al “pensiero” di David Icke (che intanto alluviona le librerie) e Corrado Malanga. Non dubito che fra un po’ pure Pino Scotto salterà sul carrozzone. Ce n’è abbastanza, ormai, per parlare di cittadinanza mainstream del complottismo, un serbatoio infinito di cazzate con cui alimentare tutte le possibili discussioni su qualsiasi possibile argomento, tanto su internet, il grande bar mondiale, quanto nelle trasmissioni tv.
(tm Malvestite)
Il successo del complottismo è tutto di natura psicologica, perché offre all’uomo comune una sorta di gratificazione personale a basso prezzo. Uomo comune che, probabilmente, patisce per la mancata realizzazione di chissà quale miracolo intravisto nella cattiva digestione del concetto di democrazia moderna. Evidentemente l’uomo comune è incazzato nero per il fatto che, nel mondo di oggi, non conta niente. “Ma come, siamo in democrazia, il mio parere conta, io conto, i tempi dell’ancien regime sono finiti!” Eppure no. Puoi scrivere la tua preferenza elettorale ogni tot anni, ma finisce lì. La discrepanza fra la cattiva interpretazione nella democrazia e la vita quotidiana dev’essere davvero insostenibile, se per spiegarla a sè stessi è necessario postulare una gigantesca macchinazione, perpetrata da secoli e tramandata di padre in figlio, per tenere gli uomini incatenati in fondo alla caverna mentre pochi Grandi Vecchi se la spassano nelle loro ville a pettinare le scie chimiche. Se non fosse per X, io sarei/noi saremmo Y! Su questo fortissimo convincimento, ormai installatosi come il più maligno dei malware fra cervello e cervelletto, si può fare leva per trarre grosse soddisfazioni: dall’ego insufflato da centinaia di criceti adoranti radunati sul proprio sito di Informazione Scorrettissima agli ancora più tangibili soldoni, incassati dalla vendita di documentari e libri la cui realizzazione non richiede alcun esperto né alcuna ricerca, se non la consultazione delle fregnacce di altri siti e libri complottisti.
Tornando ai libri di Orwell, sono diventati il modello interpretativo universale del complottismo, dove ognuno si sente uno Winston Smith ingannato e vessato dal Potere. Potere che esercita le sue vessazioni in via del tutto necessaria, altrimenti le masse si ribellerebbero, proprio per questo vanno inebetite con false informazioni, falsi miti, falsi valori, scie chimiche e signoraggio. La mongoloiditas di questa argomentazione è evidente non appena si esamina lo sviluppo delle civiltà umane di ogni tempo e luogo, non appena abbiano superato lo stadio tribale dei cacciatori-raccoglitori. Il Sistema è fisso, cambiano i dettagli e gli aggiustamenti dettati dalle condizioni di quel preciso momento spaziotemporale. C’è sempre un un gran numero di persone che non contano niente e che vivono secondo le leggi e le norme in vigore, e una cerchia ristretta che fa quello che vuole. Che siano i re, gli aristocratici dell’ecclèsia greca, o i nostri potentati politico-economici moderni, non cambia niente. Di conseguenza, sostenere che oggi l’umanità sia di consumatori abulici e ignoranti per un disegno preciso è completamente idiota. Non ci sono disegni per instupidire, visto che non ce n’è alcun bisogno. Tuttavia, far leva su questo tipo di frustrazioni è facile e, come s’è detto, pure redditizio. Il passo successivo, e quasi inevitabile, è la nascita di un movimento politico di stampo complottista; non credo ci manchi molto, basta solo che aumenti la diffusione dei soliti mantra e che gli “esperti” compaiano più spesso in tv, magari dopo aver piazzato uno o due best-seller sugli scaffali di mezza Italia.
Il complottismo si appresta a diventare l’ideologia del XXI secolo. Anzi, la meta-ideologia. Essendo un pozzo senza fondo di stronzate, può legarsi a tutto e unire i fronti più disparati come un fortissimo collante fatto di rabbia, frustrazione, impotenza e vogliamo-la-verità-dio-cane, immune ad ogni forma di spiegazione in quanto falsa a prescindere in quanto ufficiale e quindi al soldo di Loro. Una montagna di merda ci seppellirà, prepariamo gli ombrelli…