Non credo di poter aggiungere molto, sull’epic fail di Urania (non Afrodite Urania, ma la storica testata fantascientifica di Mondadori) e dei suoi curatori. Iguana Jo, Elvezio e Scott hanno detto grosso modo tutto quello che c’era da dire, e l’hanno detto bene.
Per chi si fosse perso qualche puntata, recentemente i curatori di Urania hanno ammesso candidamente che i testi superiori alle 350 pagine vengono sfoltiti in sede di traduzione di un 15%, per questioni puramente economiche, cioè per offrire Urania a prezzo ancora basso, tanto poi voglio dire i tagli si fanno su passaggi non essenziali alla comprensione del libro, ok non vi s’era detto ma insomma se non vi va bene andatevene a fare in culo brutti pezzi di merda che alla fine si tagliuzzano storielle di ufi e omini verdi mica Balzac madonna cane, oh!
E’ sull’ultima frase, quella evidenziata, che mi soffermo. Perché dipinge in maniera in fondo squallida tutte queste persone che, ormai da tempo immemorabile, sono i nomi della fantascienza italiana. Quei curatori, traduttori, etc. cui ci siamo inevitabilmente affezionati nel corso degli anni, cui abbiamo sempre voluto bene quasi come fossero dei fratelli maggiori perché in fondo se non era per loro la fantascienza oggi col cazzo che avrebbe quel microscopico lumicino in edicola che ha. Quelli che, si diceva, “ci credevano”, stavano dietro alle uscite angloamericane e cercavano di pianificare una serie di uscite in edicola anno per anno, che meglio così che niente. Adesso viene fuori il taglio del 15% senza informare minimamente il lettore, che è scorretto. Ed è supercomico leggere la versione originale, leggere poi la traduzione mutilata, farlo notare a Lippi etc, e ricevere in risposta una piazzata isterica. Non diciamoci cazzate, un romanzo da un trattamento simile ne esce svilito, sabotato, sfumature e tocchi peculiari vengono mandati a fare in culo. Diecimila (credo) lettori italiani hanno probabilmente sottostimato il valore di un sacco di scrittori, e per anni, per via di questa pratica del cazzo, che fa di Urania un bluff e svela i suoi curatori per gente poco seria. Sono dell’idea che il rispetto lo si guadagna giorno per giorno, altrimenti si fa come quei metallari che continuano a difendere gli Iron Maiden perché diecimila anni fa hanno scritto The Number Of The Beast e quindi i loro dischi di oggi sono intoccabili.
Non so più che pensare, a questo punto, dei cariatidei Lippi, Catani e compagnia. Alla fine sono diventati noiosi vecchi tromboni. Anche loro col solito adagio, che volete che sia, fantascienza, sarà mica importante, no? E’ “di genere”, robetta, le cose serie sono altre, su… Eppure per anni sembravano loro quelli che combattevano, pur con toni mai sopra le righe, i pregiudizi sulla fs. Che tristezza che mi fanno. Preferisco a questo punto l’entusiasmo esplosivo del buon Ugo Malaguti, la sua dedizione, il suo atteggiamento quasi donchichottesco, almeno ma sincero e animato da conoscenza e amore autentici per la sf. Bene, anche se tanto mi conosco e so che comprerò tutti gli Urania che troverò interessanti. Probabilmente aumenterò gli acquisti in inglese, così potrò valutare in maniera più onesta e realistica la qualità dei libri integrali. I tagli del 15% non sono pratica estranea alla storia uraniana, anzi, sono i degni eredi delle dissennate sforbiciate di Fruttero, e delle gzippature dell’era Monicelli – queste ultime le più scusabili per le cause impedienti di allora.
Tzè, che volete che sia il 15% a nostro arbitrio, la fantascienza… Sarà. Io sono più che convinto che Jack Vance valga molto più di Herman Hesse, per dire.
Da quando sono arrivati Evangelisti &co, la fantascienza e’ Evangelisti&co.
Che cosa ti aspetti?
Uriel
Non diciamo fesserie. Come hanno sottolineato altri (qui e altrove), la colpa è che in Italia quel genere è sempre stato un “sottogenere”. Il resto vien di conseguenza.
Ciò premesso, cado dal pero, me ne rendo conto e non riesco a non addolorarmi. E’ un po’ come scoprire che Babbo Natale non esiste; prima o poi qualcuno doveva aprirti gli occhi su qualcosa che già sapevi.
ciao,
u.
Non conosco il caso particolare, ma praticamente qualsiasi traduzione/adattamento/localizzazione in italiano di film, libri, telefilm, videogiochi è uno stupro nei confronti dell’originale, roba da meritare una causa in tribunale.
C’è un misto di ignoranza ed arroganza che lascia basiti, davvero.
Ho acquistato “Alla Fine Dell’Arcobaleno” prima di venire a sapere che i curatori avevano sfoltito la versione “urania” di una buona cinquantina di pagine rispetto all’originale (l’edizione in inglese conta 400 pagine). Ho letto di questa policy perlomeno naif su usenet e ho bestemmiato in modo molto ricercato.
Peraltro, per onestà, devo dire che mi sto gustando alla grandissima la raccolta di racconti brevi “Controrealtà” (Millemondi) e, a conti fatti, credo che in futuro mi limiterò ad acquistare qualche numero di “Urania Collezione” e “Millemondi”, appunto.
lo sa anche il maiale che urania faceva i tagli, anzi mi sembra che l’avevo letto proprio sul tuo blog qua, quando parlavi bene di urania collezione proprio in virtù del fatto che, rispetto agli urania normali, i collezione non sono tagliati. è venuto fuori che sono tagliuzzati pure loro?
Urania Collezione ha ripristinato libri che, in origine, erano apparsi solo mutilati. Quello che io (e altri) non ci aspettavamo è che Urania pubblicasse inediti, libri nuovi, mutilandoli del 15% qualora non rientrino nella dimensione massima prevista (350 pagine, circa), senza informare i lettori.
E’ come se, ad una frase, togliessi una parola ogni 6, per cui la frase che ho appena scritto verrebbe fuori in questa maniera:
E’ come se, ad una, togliessi una parola ogni 6, cui la frase che ho scritto verrebbe fuori in questa:
Il senso rimane quello, però, cazzo, dai…
Cordialità
Attila
io mi bullo di leggere tutto in anglosassone dal 2003…
però sapere che il Resnick che adoro in realtà è come una “bambola gonfiabile modello Resnick” mi fa stare un pò male
Manca solo che Siffredi confessi che il suo attrezzo di lavoro viene decurtato del 15% in post produzione, tanto è solo cazzo, mica cervello.
Mi piange il cuore. Ero convinta che la pratica del taglio fosse finita con i tempi di Monicelli in Urania… e mi sento anche un po’ bischera perché non me ne sono mai accorta… Comunque anche io sono una fan di Ugo Malaguti fin dai tempi della Libra (poi Perseo, oggi Elara) che pubblica sempre bei libri interi (i prezzi sono piuttosto alti ma si tratta di volumi di qualità). http://www.elaralibri.it e sono anche su FB http://www.facebook.com/elaralibri
…ci sono rimasto di merda. Non che mi freghi molto se la gente continua a considerare la SciFi come roba da bimbetti nerdosi, m’importa una sega. Ma fare così significa non aver rispetto per il cliente. Almeno avvertite, teste di cazzo.
Salve!
Vi ringrazio per avermi dato del “cariatideo”: questa non me l’aveva mai detta nessuno! Come diceva Troisi buonanima: “Mo’ m’u sign”. Perdonate l’intrusione, ma consentitemi di dire che il vostro “nobil furore” andrebbe placato, o forse canalizzato verso obiettivi più degni. E ricordate: criticare in modo violento (forse vi fa sfogare e sentir meglio dopo) nasconde sempre una nevrosi:-) Non per nulla, i peggiori e più astiosi critici sono spessissimo scrittori falliti. Ma lassamo perde.
Non voglio fare il difensore di “Urania”, d’altronde la collana parla da sé: ha più di 50 anni e, a quanto mi risulta, è la più longeva collana sf del mondo occidentale. Qualcosa vorrà pur dire. Certo, non è bello scoprire che ci sono tagli ai romanzi, e che i capolavori che avete letto in passato forse vi hanno nascosto pagine eccelse che li avrebbero resi ancora più capolavori e più eccelsi. E’ certo ammissibile la delusione del lettore. Ora che lo sapete che farete, boicotterete Urania? Dovreste però farlo anche con i “gialli”, che subiscono la stessa sorte, perfino se sono i “gialli” classici, ovvero d’antan, come suol dirsi. E chi vi assicura che il romanzo sf non di collana – e non Mondadori – che avete acquistato in libreria e pagato 30 euro non abbia tagli? Revisioni? Modifiche? Magari non tagli italiani ma tagli già nella versione originale? Non sapete come funziona da secoli e soprattutto da decenni in qua il mondo dell’editoria, specie quella da edicola? Cadete dal pero? O il vostro sdegno tende a prendere di mira soprattutto “Urania”, per qualche motivo nascosto? Perché, se viviamo in una società che ha per divinità il Denaro e il dio Mercato, la narrativa non dovrebbe essere trattata come l’aranciata? Quella, per intenderci, che reca la scritta “aranciata” ma poi il succo d’arancia, quando c’è, è l’8% ?
A mio modestissimo parere è giusto incazzarsi, ma non porta a nulla. Molti romanzi che amate non li conoscereste se non fossero stati “omogeneizzati”. Negate questa evidenza? Questa è la dura realtà. E se non vi piace – o non “ci” piace – andate (andiamo) a convincere gli editori…
Il discorso va poi fatto anche sul “taglio” di per sè. Come ho scritto altrove, suscitando – pare – grande ripulsa, anni di scrittura e lettura mi insegnano – lo insegnerebbero a chiunque – che ci sono tagli e tagli. E che, parlando genericamente, e per quanto possa apparire blasfemo, solitamente saper tagliare frasi e parole da un testo non peggiora il tutto, anzi di solito lo migliora. E spesso è la prima cosa che fa l’autore medesimo quando ha completato un suo testo. Scrivere è semplicemente un mestiere, non il risultato d’un afflato divino. Una volta l’ispirazione veniva dalla Musa, e rileviamo che permane nella nostra cultura uno strascico della visione crociana dell’arte (anzi Arte). Che si voglia scrivere in modo forbito, o in modo “immediato”, bisogna saperlo fare. Spesso lo scrittore è un narcisista, ha la tendenza ad attorcigliarsi su se stesso, a dilungarsi su dettagli, descrizioni, dialoghi, che potrebbero essere più efficaci se più sintetici, senza perdere nulla del senso. L’esempio portato da chi più sopra ha scritto una frase poi togliendo una parola, è un giochino divertente, ma è un giochino. Le cose non funzionano così. Anche il tagliare è un mestiere, che di solito viene anzitutto demandato all’autore medesimo. O al curatore. L’autore poi rilegge il tutto, ed è libero di accettare le modifiche o meno, sempre tenendo conto che c’è da ridurre il testo. Credo che questa fase della scrittura sia tra le più delicate, ma che insegna, oltre che a scrivere meglio, anche – permettetemi di dirlo – una certa umiltà.
Saluti.
Vittorio Catani
Ciao (posso, vero?) Vittorio il Cariatideo :) !
Capisco le necessità e i problemi che Urania debba affrontare per uscire e mantenere quel prezzo. Però sinceramente, come avrai capito, questa storia non mi è piaciuta per niente. Anche perché il testo originale, quello che traducete, sarà stato già sottoposto al suo lavoro di editing e revisione, e lo si suppone nella versione definitiva. Ecco, a me personalmente (ma credo a tutti quelli che si sono arrabbiati per questa storia) piacerebbe che la traduzione rispettasse questa forma definitiva raggiunta all’origine. Perché se già si perde inevitabilmente qualcosa nella traduzione, in questo modo si perde ancora di più.
E’ vero, incazzarsi non serve, e non cambia niente. Prendi tutto questo post per quello che è – lo sfogo di chi si è sentito (a torto o a ragione) un po’ imbrogliato, ecco. Dimenticavo: prendevo di mira Urania perché sono un lettore di Urania. Del resto il 90% della sf da noi passa di lì, quindi si accentra anche il 90% delle discussioni.
Il succo d’arancia dell’aranciata è all’8%, ma questo nell’etichetta viene dichiarato.
Si abbia il coraggio allora di fare un’edizione di Urania con scritto in copertina: romanzo tagliato dell’80% rispetto all’originale. Poi vediamo.
@Vittorio Catani:
Buongiorno,
premetto che non sono un cliente Urania, fin’ora ho avuto fugaci ma goderecci rapporti con la collana in concomitanza di alcuni titoli che per vari motivi sono entrati nella mia sfera di interesse (Resnick uber alles). L’idea di approcciarmi ad un genere letterario in modalità periodica non è compatibile col mio DNA.
Vado al punto:
Urania secondo noi offr(irebb)e un servizio di pubblicazione, non di revisione + assemblaggio; perdonateci se continuiamo ossessivamente a credere che l’intervento sul testo sia accettabile solo se da parte di chi ne è CREATORE E PADRONE, cioè lo scrittore (questo pirla narcisista) e (entro certi limiti) il suo staff.
Sottolineo anche che ne so poco pochino del mercato editoriale ma le cose principali riesco comunque ad intuirle: come per esempio intuisco che per le aranciate e gli alimenti confezionati (cit. “omogeneizzati”) in generale appaia lecito ed accettabile fare una distinzione e una precisazione sulla base delle percentuali misurate di contenuto, sulla LETTERATURA FANTASCIENTIFICA (in quanto risultato di un processo creativo e NON industriale, [si spera]) invece NO.
E NO.
E ancora NO.
Hai presente quando uno più esperto di te ti spiega qualcosa facendo un esempio orrendo e a te cascano i maroni in terra e ti rendi conto che con quell’argomento hai chiuso?
Ecco.
Ora mi piglierò i pomodori da tutta la blogosfera ma: mi ritengo fortunato di non essere mai stato fidelizzato dalla collana Urania.
Saluti.
Mi dispiace ma in questa risposta ci sono parecchi ragionamenti abbastanza fasulli.
il primo è che vuoi trattare la vendita di libri come se fossero succhi d’arancia, la risposta più corretta e meno polemica già te l’hanno data, ed è quella che almeno va dichiarato e sui succhi c’è scritto. Io stavo per dire, polemicamente, che se vendete libri come succhi dovreste andare a vendere i secondi, non i primi, ma alla luce di quanto detto era addirittura un complimento visto che non rispettate nemmeno le regole che vanno seguite per vendere i succhi (dichiarazioni conformi sul contenuto). Non vi rendete conto che se la sf italiana è diventata un ghetto è anche per questo motivo, se abbassi la qualità ed il prezzo immettendo robaccia il mercato lo affossi definitivamente (basta vedere quello che succede nel campo dell’abbigliamento). Questa è una regola che vale in mercati di grandi consumi, figuriamoci un po’ per un mercato di nicchia come la sf, dove si dovrebbe privileggiare la qualità e la cura del cliente.
Quello che altri hanno già contestato con parole migliori delle mie è una mancanza di rispetto per un consumatore che deve già lottare per trovare nelle edicole e nelle librerie romanzi del proprio genere preferito, non ne parliamo proprio se si tratta di trovare qualche vecchio classico che dovrebbe essere l’abc per uno che vuole leggere di fantascienza.
“cariatideo” è stato un complimento, non riferito alle persone in quanto tali, ma in quanto professionisti, ed al loro modo di lavorare, la parola esatta è gerontosauri. Mi spiego:
quanto ci vorrà prima che qualche casa editrice si decida a proporre online un offerta di tali opere ed altre, con un minimo, ma minimo minimo, di cura grafica e di qualità (come ad esempio non tagliare il 10%-15% del testo originale, tanto per fare un esempio). Già adesso la gente compra libri pagando spese di trasporto il cui costo supera quello di un urania, ed il mercato non è fatto di quattro gatti sennò questi servizi non avrebbero preso piede. Questo dovrebbe suggerire che il modo di vendere fantascienza di Urania è un dinosauro che cammina,e aspetta solo l’asteroide giusto per estinguersi, ma potrebbe bastare molto meno. Certo capisco che la distribuzione per le edicole e la gestione dei resi con relativi costi incida sui margini, ma proprio per questo non è una buona politica di vendita avvelenare i pozzi ai quali si attinge.
Per carità il discorso sui tagli (a parte il fatto che l’idea di taglio di per sè rimanda vagamente ad un discorso che sa di censura, anche se non sarà questo il caso) va bene ed è sensato per quel che riguarda l’opera originale ed effettivamente si è sempre fatto così, e ci sono ottime ragioni per le quali si è fatto, solo chi cade dal pero può pensarla diversamente; ma il taglio sulla traduzione e la trasposizione finale? Qual’è il suo senso, soprattutto se quello che è passato al pubblico è che il taglio è effettuato con criteri di quantità (percentuale di taglio per rientrare nelle dimensioni ottimali, il tutto per non sforare sui costi di un libricino che andrà venduto al consumatore finale a 3.9€)? Pensate veramente che nessuno compra un romanzo di un buon autore o con una storia decente per 50 centesimi in più o in meno?
Probabilmente è come dite voi (uso sempre il voi perchè ti includo nel discorso, visto che hai avuto la cortesia di venire qui e dirci comunque qualcosa invece di ignorare il “parco buoi” dei clienti di Urania), se non si fa così alla fine gli Urania non si vendono. Però io resto comunque dell’avviso che si sta comprando un libro, non un fumetto, e che piccole osclillazioni nel prezzo di vendita verrebbero tollerate: almeno posso parlare per me che compro Urania da 25-30 anni al ritmo di minimo 3-quattro all’anno, non ostante abbia accumulato una pila di una ventina che rimangono da leggere e continuo a comprare. E su questo si innesta il discorso della tua frase (mi permetto di darti del tu, sarai più vecchio di me, ma abbiamo entrambi superato gli anta): “Ora che lo sapete che farete, boicotterete Urania?” che ho trovato un po’ arrogante, con un tono che si avvicina all’arroganza di un impiegato comunale dietro al suo bello sportello, tanto non gli succede niente, mica lo possono licenziare (ancora per poco, anche questa pacchia finirà prima o poi, più prima che poi se questa crisi non si risolve in fretta). Io invece posso, una collana editrice posso licenziarla per il semplice fatto che i soldi sono i miei e che se escono dalle mie tasche vanno dove io gli dico di andare, almeno i pochi che non sono presi dalle tasse (almeno questi cavolo!) e se in tasca ci restano invece di uscire non è che poi mi dispiace tanto. E no, questa storia del taglio post traduzione non mi è piaciuta per niente, mi fa pensare che vado ad acquistare un prodotto di seconda, terza, quarta scelta. E da quando i nostri mercati sono invasi da prodotti cinesi ho sviluppato una idiosincrasia per i prodotti di scarsa qualità e basso prezzo, per cui i soldini di cui sopra me li vado a spendere per un caffè oppure non li spendo più per niente. Peccato, per me che pensavo che Urania fosse un modo continuare a diffonderela sf anche per l’italiano medio e contribuire a fertilizzare dal basso un mercato e non far restare la sf nella sua posizione di nicchia e di declino.
A proposito, il discorso sui pessimi scrittori feroci critici, anche quello te lo potevi risparmiare, non è stato per niente elegante e non risponde al nocciolo della critica:personalmente poi non mi tocca neanche di striscio visto che non ho mai neanche pensato di scrivere qualcosa in vita mia e il fatto che non scriva non implica che non legga, e la lezione finale di taglio e di scrittura non mi serve, perchè so giudicare da me se un autore sa scrivere o meno, basta leggerlo, anche se forse non ci crederai.
Greg, il tuo è un Intervento che mi sento di sottoscrivere dalla prima all’ultima riga. Mentre l’intervento del sig. Catani è apprezzabile solo per la disinvoltura con cui inanella fallacie discorsive una dietro l’altra. Sono un lettore di Urania? Occasionalmente, sì. Comprerò in futuro pubblicazioni di tale collana? No. E non si tratta di un boicotaggio. Ma la pura e semplice decisione di non acquistare un prodotto che non viene venduto secondo modalità che ritengo accettabili. Tra tutte le non-risposte offerte dal sig. Catani merita un particolare apprezzamento la questione relativa sull’Arte del Tagliare.
Ora, in tutta onestà, essendo un appassionato di cinema (di genere) mi capita non raramente di vedere a tagli di varia natura nelle versioni italiani. E non dubito del fatto che gli equivalenti cinematografici dei “tagliatori” di Urania non esiterebbero a dire a loro volta che anche loro lo fanno per migliorare il prodotto e tutte le restante scuse addotte sopra.
Ma al di là delle più o meno fondate giustificazioni, le opere su cui vengono fatti dei tagli solitamente escono martoriate (un esempio tra tanti, in “Halloween II” di Rob Zombie, nella versione italiana, sono stati tagliati interi blocchi di dialoghi… sicuramente chi l’ha fatto verrebbe a spiegarci con un tono di educata accondiscendenza che grazie ai tagli ora il film è più veloce, che quelli erano tempi morti… ma la realtà è una sola: che hanno modificato profondamente il senso del film, il ritmo com’era stato inizialmente pensato, etc.)
Chiedo scusa ma leggere una frase come “Che si voglia scrivere in modo forbito, o in modo “immediato”, bisogna saperlo fare. Spesso lo scrittore è un narcisista, ha la tendenza ad attorcigliarsi su se stesso, a dilungarsi su dettagli, descrizioni, dialoghi, che potrebbero essere più efficaci se più sintetici, senza perdere nulla del senso.” è qualcosa che fa semplicemente rabbrividire. Penso a come avrebbe potuto essere pubblicato da Urania un equivalente di Bret Easton Ellis (“Ma scherzi? Due pagine per spiegare cosa indossa quello lì? Taglia, taglia…”) o addirittura un moderno Proust (“Sette libri per la storia di questo? Facciamo quattro che sono anche troppi…”).
Quello che è qua in questione non è se i tagli fatti siano, a giudizio di chi li fa, buoni o meno. La questione riguarda piuttosto se sia legittimo farli o meno. Economicamente certo. Ma lasciate perdere le questioni letterarie ed estetiche che altrimenti si finisce con il farla fuori dal vaso. E no, non me ne frega niente se chi pubblica pensa che grazie al suo intervento un romanzo concepito da altri sia migliore… ed ancora meno se questo ha la presunzione di poter stabilire cosa è meglio o cosa è peggio.
Buongiorno Catani, evidentemente sono uno scrittore fallito e non lo sapevo. Pensavo solo che incazzarsi di fronte a quello che si ritiene un’ingiustizia, un affronto o un’indegnità fosse normale.
La cosa che spiace di più, detta da lei, è una difesa aprioristica e senza contenuti di Urania. “La collana parla da sé” come lei sa non significa nulla ed evita il merito della questione. Come del resto tutta la serie di giustificazioni addotte a seguire (se acquisto una Fanta so che è una Fanta, se compro una spremuta di arancia mi devi dire se non è solo succo di arancia).
Non sono in linea di principio contrario ad una decurtazione purchè mi venga detto. Il fatto che i lettori non siano stati edotti sta forse nel fatto che non si voleva perderli avvisandoli della cosa. Io non so chi sia un lettore tipo di Urania. Sono stato abbonato per qualche anno ma non rinnoverò sicuramente e non per i tagli.
I tagli sono solo un ulteriore elemento di conferma dello scadimento di qualità della testata.
La curatela dei nostri giorni si ammanta di letterarietà, in confronto ai tempi di Fruttero e Lucentini che non se la tiravano per nulla forse perchè in quel piccolo cortile della fantascienza italiana non si esauriva il loro lavoro letterario.
Si ammanta di letterarietà e ci propina vieppiù scadenti autori italiani, testi recuperati da altre collane morte, autori di cui evidentemente si è comprato tutto e che vengono pubblicati via via.
Non che questo in sè sia negativo.
Lo diventa quando la pretenziosità degli autori, dei curatori sfocia nell’indifendibile.
Urania ha perso lettori secondo me, e cerca di recuperarli con la tecnica industriale della clonazione delle ultime tendenze culturali. Testi che esplicitamente ed implicitamente derivano e richiamano videogiochi forse nella speranza di scimmiottare un linguaggio cinematico e far presa sui ragazzi che dovrebbero passare dal videogame o dal film al libro.
Si è quindi iniziato un filone di scelte, non so quanto strettamente condizionato dal sciagurato editore, in tal senso.
Certo, non tutto è da buttare, ci mancherebbe.
In buona sostanza, come diceva Paolo Bonacelli in Johnny Stecchino, la fantascienza di Urania scodinzola al ritmo della deformazione fantascientifica dell’immaginario che essa stessa ha contribuito a creare e che ora giace nelle mani dell’industria dello spettacolo.
Si potrebbe dire che con questa miope politica editoriale non si arriva da nessuna parte.
P.S. Mi rendo conto che non tutto il mio ragionamento è chiaro e coerente ma ho tagliato un 15% circa di questa risposta.
Commento tardivo ma interessante… tuttavia se vuoi essere letto da Vittorio Catani ti consiglio di parlare a lui direttamente, sul suo sito, perché non credo proprio passi di qui. Ciao!
Magari é iscritto al blog.
Comunque è vero che sono in ritardo ma la rilevanza dell’argomento meriterebbe che si tenesse in vita non la polemica in sè ma una discussione argomentata.
Intendo con questo che sarebbe ora che a Urania la smettessero di trattare la gente come trattano i romanzi che pubblicano visto che per loro (ed evidentemente anche, con mia sorpresa per Catani) per loro ha più importanza il packaging ed il marketing che non il contenuto. E io sono convinto che al di là della sirtuazione congiunturale, l’affossamento di Urania passa proprio da qui.
Oops: “in sé”.
Avendo letto Herman Hesse e anche Jack Vance, posso confermare che Vance è molto meglio :)
Discorso Malaguti: sapevo che lì il problema era addiritura l’opposto, ossia in fase di traduzione lui abbelliva, espandeva e infiorettave. L’ho solo sentito dire, però, non ho prove circostanziate.
Leggo SF da decenni, e in Italia cio’ significa avere a che fare con Urania. La scoperta delle sforbiciate tirate a casaccio non e’ stata sensazionale: diciamo che adesso mi spiego molto meglio alcuni incomprensibili romanzi, tra i quali pure l’ultimo Vinge.
E’ gia’ stato detto da altri: la cosa fa schifo sia perche’ tratta da merda un genere letterario che all’estero ha la stessa dignita’ degli altri, sia perche’ la cosa era fatta -sostanzialmente- alle spalle dell’ignaro lettore. E nessuna scusa puo’ reggere a questo comportamento da presuntuosi cafoni. Quanti numeri vendera’ Urania al mese? Diecimila? E alla Mondadori pensano che se (invece di 350 pagine e 4,20 Euro) una volta su due Urania ha 500 pagine e un costo di 7 Euro quei diecimila NON la comprerebbero?
A me pare un ragionamento da vere capre del marketing: e’ probabilissimo che perdano piu’ lettori adesso che il bubbone e’ scoppiato, che nell’ipotesi di un prezzo piu’ alto a fronte di un maggior numero di pagine.
BP
Salve a tutti.
Mi sarà difficile rispondere esaurientemente, perché siete parecchi ad aver commentato, e su svariati argomenti che meriterebbero uno spazio bello lungo. Comunque ci provo.
Anzitutto vorrei precisare: io NON sono nella Redazione di Urania, né sono un traduttore (qualcuno ha scritto: “quando traducete”) né curatore, né sono in Mondadori. Sono un semplice lettore, come tutti voialtri, e – forse come anche qualcuno tra di voi, non so – sono uno scrittore, al quale è capitato di pubblicare 2 “Urania” nel corso della sua vita (e altra roba con altri editori). Punto e basta.
Leggo Urania & annessi fin da quando uscì, cioé dal 1952.
Beninteso: condivido completamente le vostre ragioni nell’apprendere che spesso vengono fatti dei tagli. La casa editrice doveva avvisare? Da lettore e scrittore, credo di sì. Ho portato l’esempio dell’aranciata all’8%, e qualcuno mi ha giustamente evidenziato che, comunque, c’è scritto sull’etichetta. Allora ho sbagliato esempio. Domanda: in quanta roba che mangiamo o beviamo giornalmente ci sono porcherie non elencate sull’etichetta, semplicemente perché la legge ancora non lo obbliga, o perché le industrie premono sui governi affinché non se ne parli? Forse quest’esempio va meglio. Ed è anche molto più preoccupante, temo.
Ma lasciamo le aranciate. Secondo me, che Urania esista ancora è quasi un miracolo. Forse non tutti sapete che nei primi anni (anni ’50, ’60-70) i tagli non erano al 15, ma al 50%, per il 90% dei libri o quasi. Di questo, ci siamo resi (noi lettori) conto molto, molto tempo dopo. Posso portarvi esempi. Il romanzo “Il mondo senza sonno” di Sternberg, di fine anni ’50, riletto dopo 40 anni nella versione malagutiana, era lungo esattamente il doppio. Il romanzo di Cyril Kornbluth – pochi lo ricorderanno, ma è stato un grande Maestro che lavorava un coppia con Frederik Pohl – …dicevo, il romanzo di Korbluth “L’era della follia”, letto da me negli anni ’50, mi lasciò perplesso e deluso: mi sembrava inconcludente. Mah. Rileggendolo 30 anni dopo nei Classici di Urania, notai che alla vecchia edizione mancava semplicemente… tutto il capitolo finale!!!
Fruttero & Lucentini, che non finiremo mai di mandare a quel paese in modo adeguato, avevano trasformato Urania in una sorta di macelleria letteraria, e pubblicano una sf insignificante, a parte Ballard e Lafferty e qualcun altro. Solo con l’avvento di Gianni Montanari come curatore (dopo F & L), e di Lippi dopo Montanari, Urania incominciò a pubblicare romanzi più o meno integrali e a ripubblicare vecchi classici a loro tempo massacrati, in versioni adeguate. Ma molte volte i “tagli” si rendevano praticamente necessari per un semplice motivo: o li pubblicavi “condensati”, o non potevi pubblicarli, date le dimensioni standard dei volumi. Nessuno diceva al lettore che c’erano i tagli, ma molti sapevano fare confronti con gli originali Usa e si era sparsa la voce, anche se non ufficiale, che i tagli abbondavano un po’ ovunque. L’idea di creare collane con volumi più grossi, per romanzi importanti che – senza tagli – affiancassero mensilmente o bimestralmente la collana principale, fu collaudata decine di volte, ma non resse mai a lungo. Il lettore di Urania, non so perché (ve lo saprebbe forse dire chi è in redazione: un Lippi, o un Altieri o altri) era molto abitudinario e tradizionalista, protestava se il costo saliva di 10 lire, o se l’autore non scriveva avventure ma roba un tantino più sofisticata, tipo Lafferty o altri (peraltro) Grandissimi. Non vi dico poi se si pubblicavano italiani:-)
Ora ve la prendete con Lippi o non so con chi: ma tenete presente che proprio lui ha combattuto non poco, anche per riuscire a varare la collana Urania Collezione, convinto com’era che alcuni classici meritassero di essere riproposti. Più volte, negli ultimi decenni, è circolata la voce (non so se autentica o meno, ma circolava in modo preoccupante) che Urania vendeva troppo poco e quindi era un peso x Mondadori e si stava valutando una eliminazione del reparto fantascienza. Alla fine, la si continuava a tenere unicamente perche’ in fondo era Urania che aveva introdotto massicciamente la sf in Italia. Ma commercialmente, questa non era un motivazione valida. Rispondo anche ad uno di voi, sottolineando che a metà anni ’90 si fece il tentativo di portare Urania “anche” in libreria. Io la trovavo da Feltrinelli. Un’altra esperienza che non ha retto a lungo. Voglio dire: le vie si sono tentate. Informatevi e vedrete. Gli Urania “speciali” – tipo il mio romanzo – a quanto ne so io, venivano stampati in numero minore, anche per il semplice fatto che costavano di più. Ma quanto, di piu’? All’incirca… 1euro e mezzo! Euro 5,50 per un volume di 541 pagine. Roba da non credere: per chi non sappia i retroscena, quel costo temo anche che ne deprezzi automaticamente il contenuto. L’ho verificato direttamente.
Qualunque autore vorrebbe che la sua opera venisse valorizzata adeguatamente. Conoscendo coloro che sono preposti al reparto fantascienza mondadoriano, mi sento di dire che fanno il loro meglio se non di più, e sono noti come persone di massima disponibilità. Certo, consigli e richieste possono essere rivolte alla Redazione, sono benvenuti, si può sempre migliorare qualcosa. Ma certe lamentele non sono da inviare a loro. Nell’altro mio commento dicevo del dio Denaro e del Mercato. Rivolgersi a Mondadori.
O, se preferite, a Berlusconi.
Non giurerei sui risultati.
Saluti,
Vittorio
Vittorio, scusa, io non sono un lettore accanito di Urania e nemmeno un grande fan della SF, però non trovo che siano ragioni davvero valide.
Avete il limite di 350 pagine? Okay, pubblicate romanzi sotto le 350.
Volete pubblicarne uno da 600? Fatelo in due volumi.
Fate un Urania Superpremium Profescional Ediscio.
Non voglio insegnarvi a fare il vostro lavoro, ma la consapevole potatura di un romanzo, un libro, un brano è sempre una fetenzia del tipo peggiore, perchè è virtualmente irreversibile – per decimigliaia di lettori il romanzo sarà QUELLO che avete ricostruito voi.
L’80% di un romanzo non vale l’80% del valore del romanzo.
Se voglio leggere Vance, voglio leggere VANCE, comprese le virgole.
Anzi, gradirei un sacco di note a piè pagina con tutte le sfumature che si perdono in traduzione.
Altrimenti c’è il Reader’s Digest. O vado a vedere il film.
Se proprio bisogna tagliare, almeno bisogna riportarlo.
Se avessi letto Lovecraft con 1/7 delle parole tagliate mi sarei fatto un’idea diversa del suo stile.
A leggerlo potato, probabilmente mi convincerei che Lovecraft scrive relativamente asciutto, magari andrei a una convention a dirlo a un enorme palestrato che ha letto l’originale e ama particolarmente lo stile descrittivo e dettagliato e ricco di aggettivi di HPL e questo mi spaccherebbe la faccia a pugni solo perchè voi non date notizia dei tagli.
Se posso portare una parola di pace, vi posso dire la mia esperienza. Quando, per i casi della vita, mi sono trovato costretto a guardare film e telefilm in inglese (a parte i primi mesi in cui capivo metà di quello che veniva detto :-)) mi sono trovato di fronte alla stessa “rabbia”, perché ho scoperto che per anni ho guardato delle opere monche, tronche o rimaneggiate.
All’inizio facevo gli stessi commenti che leggo qui, perché pian piano scoprivo quello che facevano e poi, su internet, ci sono i siti dei doppiatori italiani, in cui si dan gran pacche sulle spalle e si fanno i complimenti per quanto si è bravi a macellare film e telefilm. Potrete capire il giramento di sapere un film rovinato e contemporaneamente sentire i responsabili vantarsi di aver migliorato il film…
Poi alla fine ho smesso: abbiamo internet, posso avere tutti i contenuti originali che voglio, libri o film che sia, e chissenefrega del “miglior doppiaggio del mondo”.
La cosa che mi fa ridere sono i piagnistei di chi si lamenta che Urania fa quel che può ma la gente non la compra: il ragionamento è capovolto! Loro adottano una politica commerciale che non ripaga o ripaga poco e si lamentano che i lettori non comprano, non di avere una politica commerciale sbagliata.
Per 50 anni hanno venduto libri macellati e si tengono in piedi a stento, ma non è mica che pensino “proviamo a non macellare i libri e vediamo che succede”… no! Se ne vantano e se la prendono con quelli che in teoria dovrebbero sganciare la grana. La furbizia di queste persone!
La cosa bella è che tutto ciò mi pare una scelta antieconomica: quanto costa pagare il doppiaggio dei film? Quanto costa farli semlicemente sottotitolare? Quanto costa far tradurre un libro e basta? Quanto costa far lavorare traduttori/editor per ridurre un libro?
Tommy Angelo sindaco.
Sì, ma di che paese? Uno bello grande o tipo Porcellengo (TV)? :-)
Mi puoi fare un esempio di film ‘insospettabile’ rimodellato per il mercato italiano?
Mi interessa assai, fosse la volta buona che passo agli originali?
Grazie.
comunicazione importante per tutti i metallari su questo blog:
la versione italiana dell’ultimo Black Label Society presenta un 15% tagliato sugli assoli di chitarra, in questo modo non ci dovremo più rompere i coglioni a sentire Zakk che sbrodola note e le canzoni saranno più scorrevoli e di impatto.
certo se volete proprio arrendervi a sentire tutto ma proprio tutto quello che ha suonato Zakkone c’è sempre il web, altrimenti non osate lamentarvi che tanto funziona così da secoli ed è giusto e legittimo (pensate che in originale Tarkus, Victim of Changes, Salisbury e Stargazer duravano quasi nove ore l’una, che palle). E comunque a voi metallari del cazzo non fregherebbe nulla di capire cosa è integrale e cosa no, tanto non capite una minchia.
Scordatevi pure una riduzione di prezzo, sennò come farebbe Abberlusconi a pagare le infinite schiere di tagliatori professionisti, eh?
Stronzi
Mah, vedo che non ci capiamo.
Restiamo allegramente ciascuno con le sue idee.
Ripeto per qualcuno: in NON sono nella Mondadori.
Purtroppo mi pare che siamo alla classica lamentela inutile, o fatta per far baccano: si sta parlando di come si vorrebbe qualcosa senza sapere se il qualcosa è fattibile e come, quando e dove e perché. Parlare genericamente è molto, troppo facile. In questo siamo tutti maestri. Ma se qualcosa non va, occorre “fare”.
Chi sa fare sa comandare.
Nessuno vi obbliga ad acquistare Urania & annessi: siate coerenti.
Quanto ai film, che siano tutti tagliati o quasi lo sappiamo da decenni. Eppure se c’è una sf che resiste e anzi cresce, in un mercato mondiale della sf che invece quanto a libri decresce, guarda caso, è proprio quella dei film.
Quelli sottotitolati fanno ancora più pena, perche’ i dialoghi sono ridotti ben piu’ del 15% in quanto non è possibile seguirle i sottotitoli parola x parola, non si farebbe in tempo a leggerli.
Invece di star qui a discutere, che può essere bello se si arriva a una conclusione, o se si apprende qualcosa di nuovo, potete darvi da fare con Mondadori o con Berlusconi o con i veri destinatari. Unitevi, scrivete in massa, intasate i loro computer e cellulari con sms e email di protesta, bersagliateli, agitatevi nelle piazze, occupate gli uffici di Segrate, buttategli i fumogeni.
E comunque, chi vuole le edizioni critiche e annotate non deve rivolgersi al mercato dell’edicola. Sempre che sia possibile oggi un mercato di sf con apparato critico decente e relative annotazioni.
Tentativo fatto in decenni trascorsi, e che a volte ha anche retto. Ma erano altri tempi.
La cultura sta precipitando, non solo in Italia, e agli alti livelli si fa il possibile per farla sprofondare.
Faccio presente che la critica di sf, vivissima, ricca e con eccellenti esponenti negli anni ’70-80, è quasi totalmente scomparsa (di quei tempi ricordo per es. Pagetti, Palusci, Caronia, Gabutti, Brolli, Gallo, Fabozzi, Mammoliti, Vallorani, Formenti, Ferrini, Lombardi, Fabiani, Migliaccio, Giovannoli; gli stessi Aldani, Montanari, Curtoni, Valla, Lippi, e molti altri, per non dire di Suvin, Aldiss, K. Amis). Critici oggi ci sono: Proietti, Panella e altri, ma pochi, e gli spazi sono purtroppo molto più ridotti. Segno dei tempi: la critica interessa a una cerchia sempre più ristretta di lettori. E con le pubblicazioni di critica scompaiono i critici, e – peggio ancora – scompare la capacità di far critica.
Ok, è stato simpatico.
Vittorio
Da una parte mi sento di capire Urania per quello che fa, poiché il mercato della SF in Italia è quello che è. Chi compra SF va in libreria e prende un libro a caso fra gli immancabili (nonché unici) Ray Bradbury, Philip Dick, Asimov, messi accanto ai libri sui vampiri e di Twilight.
Ricordo che in Belgio i fumetti e manga erano ovunque e in una varietà che non avevo mai visto; le FNAC non hanno paura, li mettono in vetrina. Sono più intelligenti di noi? No, là c’è un mercato di massa che compra il fumetto, qua no, quindi in vetrina da noi c’è il libro di Vespa. Abbiamo ciò che ci meritiamo.
Dall’altra mi viene da pensare che colui che compra Urania sa’ che c’è molto altro dei soliti tre autori e non è giusto trattarlo così. Ma noi non contiamo niente, in fondo abbiamo solo foraggiato la collana per decenni.
E sono d’accordo che ammodernare la distribuzione gioverebbe a tutti. Ma sì, figuriamoci, bol.it (cioé Mondadori) ha circa 30000 titoli a catalogo, in INGLESE (fonte: [1]) di cui ben 30 (!) di SF (mentre Amazon lo scorso Natale ha venduto più ebook che libri cartacei).
E una nota finale: forse parliamo genericamente e a vanvera, ma è perché non siamo NOI a dover fare il mestiere di editore. Noi facciamo il mestiere di consumatore e chiediamo un prodotto migliore. Ma forse siamo solo una parte infinitesima di una già esigua fascia di mercato.
Uebmaestro
[1] http://www.mondadori.it/Press/Comunicati-stampa/2010/GLI-EBOOK-ARRIVANO-SU-BOL.IT
p.s. Niccolò per carità di Dio cambia l’accostamento del testo con lo sfondo perché fai venire il mal di mare. Di solito ti leggo dal feed RSS e non ricordavo la spiacevole sensazione delle righe impresse sulla retina. Grazie.
Ma pensa l’arroganza: il fatto di non fare parte della cerchia di amici che lavorano per Urania mi classifica automaticamente come uno che non sa come si fanno le cose. Che ne sai tu di dove lavoro io? Chi ti dice che non sia traduttore o editor?
Quanto ai film, che siano tutti tagliati o quasi lo sappiamo da decenni.
Be’, questo lo sapete “voi” che lavorate nel settore dei tagli. Io non ho mai visto scritto da nessuna parte “il presente film è stato tagliato in fase di adattamento” e il 99% del pubblico pagante è convinto di vedere il film originale così come è stato creato dagli autori, perché nessuno gli ha mai detto il contrario.
Prima fanno le cose di nascosto, poi quando le scopri ti dicono che lo sapevano tutti.
Quelli sottotitolati fanno ancora più pena, perche’ i dialoghi sono ridotti ben piu’ del 15% in quanto non è possibile seguirle i sottotitoli parola x parola, non si farebbe in tempo a leggerli.
Ipse dixit, è così perché lo dice lui.
(forse tu non riesci a seguire i sottotitoli, ma non puoi utilizzare la tua situazione personale come standard per gli altri)
Ma infatti, si riesce a seguire i sottotitoli ò_O che poi io – e non credo di essere l’unico – per i film in inglese li uso giusto per essere sicuro del senso generale della frase, a quel punto so ricostruire l’originale…
@Uebmastro: considerato quanto frignano le case editrici che c’è crisi e i libri non si vendono, forse semplicemente non ci stanno dando quello che meritiamo…
Ottimo post, mi trovi d’accordo su tutto (anche il giudizio su Hesse :-))
Salutoni, Karakitap
x Tommy: non sono in nessuna cerchia che lavora per Urania, ne sono solo un lettore, è la terza volta che lo ripeto.
Cercate p.f. di leggere le mail, prima di rispondere: evitiamo tutti perdite di tempo.
Quanto ai tagli del cinema e di altro, lo sappiamo non perché lavoriamo nel settore dei tagli (non sono neanche in questo settore, vedi chiarimento precedente), ma perché basta interessarsi un po’ di cinema per venire a sapere come funzionano le cose. Per esempio: per decenni, in Italia tutti i film duravano 1ora a 1/2. Cacchio, possibile che i film americani, italiani, del Canadà o del Burkina Faso fossero girati per durare 1ora e 1/2? Nessun film sforava di mezz’ora, tre quarti d’ora? Avete mai comprato dvd di riedizioni di comunissimi film americani, o francesi, dove spesso appaiono spezzoni sottotitolati, in lingua originale? Che vuol dire questo?
V.
Io scrivo che io non faccio parte di nessuna cerchia, tu capisci che io ho scritto che tu fai parte della cerchia X.
Isso bandiera bianca.
Issa, issa pure.
Se leggi bene la tua frase, chi puo’ appartenere alla “cerchia” di cui parli e si è parlato? Ma ormai crolla tutto.
Il grande, drammatico, tempestoso argomento che non ci faceva mangiare e dormire ha un suo epilogo.
Da uno dei “tagliatori” ho saputo che i tagli si concordano sempre, solitamente con l’autore.
Mi pareva strano che non si facesse. Per me è stato fatto.
Per Vinge: era stato interpellato il suo agente. Che Vinge poi dica di non saperne nulla, è altra storia che qui non fa storia.
L’enorme bolla di sapone è silenziosamente esplosa con un “pffff….”
Ite, missa est.
V.
Imo, imo. Resta la manomissione dei testi all’insaputa del pubblico. Per me, una pratica scorretta, poi non so.
In realtà, la bolla non era di sapone ed è ben distante dall’essere esplosa. Continuo a leggere queste risposte e non posso fare a meno di continuare a notare l’immane presunzione che le le pervade. Si parte dal benaltrismo nel primo commento (“consentitemi di dire che il vostro “nobil furore” andrebbe placato, o forse canalizzato verso obiettivi più degni”) per arrivare all’ironia facilona di quest’ultimo (“Il grande, drammatico, tempestoso argomento che non ci faceva mangiare e dormire ha un suo epilogo”).
Si tratta della presunzione di chi pretende di stabilire anche per gli altri cosa è importante e cosa no, come una questione andrebbe posta, quando può ritenersi risolta, e così via (Foucault la definiva “abiezione”). Comprensibile da parte di chi crede che l’autore di un romanzo non sia altro che un “narcisista” che necessita di essere disciplinato da parte di chi invece possiede l'”arte del tagliare”… un po’ meno da parte di chi invece vorrebbe pagare (per) un prodotto migliore.
E a meno che non si voglia credere a delle benemerite panzane, la questione dei tagli da una lingua ad un’altra è una cosa ben più complessa che non la sforbiciatina “non strutturale”. E non ho dubbi sul fatto che qualsiasi “tagliatore” interpellato direbbe che si concordano sempre… peccato che risulti abbastanza difficile credere che un autore, di fronte ad una modifica ad un paragrafo in una lingua che non conosce, sia in grado di valutare l’entità e/o l’importanza dell’alterazione (nella lingua di destinazione).
Comprensibile anche il voler liquidare la testimonianza di Vinge come non rilevante. Ma il punto è che SE si afferma che i tagli vengono concordati con l’AUTORE, ALLORA che poi nei fatti siano stati autorizzati da agenti, editori, etc. non conta niente. E questo per il semplice fatto che agenti ed editori non sono gli AUTORI.
Ma anche questo non stupisce da parte di qualcuno che scrive autentici orrori come: “Come ho scritto altrove, suscitando – pare – grande ripulsa, anni di scrittura e lettura mi insegnano – lo insegnerebbero a chiunque – che ci sono tagli e tagli. E che, parlando genericamente, e per quanto possa apparire blasfemo, solitamente saper tagliare frasi e parole da un testo non peggiora il tutto, anzi di solito lo migliora.”
L’aspetto più inquietante sta nel fatto che qua sia proprio qualcuno che si definisce “scrittore” a scrivere cose simili senza rendersi conto del perché possano generare “grande ripulsa”. Tagliare un testo lo migliora? E questo secondo chi? In base a quale criterio? In base a quale infallibile conoscenza un oscuro tagliatore può anche solo pensare di mettere le mani dentro qualcosa costruito da altri e pretendere di “migliorarlo”?
Ed è repellente perché sembra mancare qualsiasi coscienza di cosa sia la scrittura (e se ciò arriva da uno scrittore, siamo messi male…) come se lo scrivere fosse solo un inanellare parole e frasi al fine di raccontare storie come farebbe un ragazzino di notte durante un campeggio con gli amici. La ripulsa sta nel vedere non tenuti in alcuna considerazioni elementi come (ad esempio) le scelte semantiche o il ritmo della scrittura. Sarebbe questo quello che insegnano anni ed anni di scrittura e lettura? (E’ una domanda retorica, non mi interessa la risposta.)
Non nutro alcun dubbio sul fatto che chi ama magari una scrittura scarna, essenziale e veloce possa pensare che tagliare delle parti “prolisse” da un testo possa renderlo migliore.
Il punto che qui viene messo in discussione, tuttavia, non è se sia migliore o peggiore… ma che il testo sia ALTRO da quello pensato dall’autore.
Frasi come “i tagli si concordano sempre, solitamente con l’autore” non possono non generare un’ilarità quasi incontenibile. Ma ci si vuol far credere veramente che “solitamente” gli autori dei romanzi (qualora contattati, magari in assenza dell’agente) siano in grado di mettersi a controllare i tagli effettuati alla loro opera in una lingua che il più delle volte non conoscono?
Capisco che da buon predicatore non possa resistere all’idea di chiudere la discussione con un “ite, missa est”. Ma malgrado tutti i tentativi di argomentazioni ad hominem, la questione rimane. Nella migliore dello straw man si cerca di dipingere l’avversario come oscuramente animato da pulsioni distruttive ed ostile, ma quella che qui rimane non è il disprezzo per un genere letterario e chi lo commercia, ma la richiesta di avere un prodotto che sia quello che si pensa di comprare, che un romanzo sia quanto più possibile fedele a come l’autore l’ha concepito e non “migliorato” da emeriti sconosciuti. (Ma forse queste sono sfumature non proprio semplici da cogliere da parte di chi, in prima battuta, non ha trovato di meglio cui paragonare la pubblicazione di libri alla vendita dell’aranciata…)
Se il taglio “non-strutturale” non rappresenta un problema, perché qualsiasi richiesta di ricevere una comunicazione chiara in merito viene percepita come un’aggressione? Perché qualsiasi commento di chi chiede un cambio di politica viene sistematicamente dipinto come ostile? In fondo, se quella del tagliare è un’arte, perché non scrivere bene in vista qualcosa del tipo: “Il testo qua presentato è stato migliorato rispetto alla versione originale.”? (Qualora non fosse chiaro, anche queste sono domande ironicamente retoriche.)
Scusa,
ma tu hai mai scritto e pubblicato qualcosa? Ti sei mai rotto il sedere su pagine e pagine, hai mai assaggiato di persona cosa è e come funziona l’editoria? Hai mai letto “criticamente” un romanzo? Hai mai fatto confronti con interi romanzi integrali e stessi romanzi condensati? hai mai provato a scrivere una storia e poi a tagliarla perche’ l’editore ti dice che e’ troppo lunga per le pagine che ha a disposizione? Ti rendi conto di tutto questo solo adesso? Guarda che Urania ha 58 anni e con tutti i suoi difetti finora ha funzionato – piaccia o non piaccia – sempre così, anzi, prima i tagli erano quasi tutti al 50%.
Sembra – non solo a me – che questa eroica crociata arrivi molto in ritardo, e sia magari finalizzata piu’ che altro a infangare gratuitamente Urania.
Questa tua email potrebbe prendersi ad esempio del nulla gonfiato. Argomenti fuori fase con affermazioni sballate. Non sto a contestartele, impiegherei due ore (nonostante eventuali tagli). Noto solo che la vostra tecnica è questa: prima offendere qualcuno perche’ taglia non avvisando i lettori; spiegato come e perche’ avviene il taglio, la spiegazione non basta piu’: bisognava avvisare l’autore (ma questo prima non era stato contestato); appurato che l’autore era stato avvisato, non bisognava comunque tagliare in quel modo (ma anche di questo prima non si parlava), e così via, all’infinito. Giochetto troppo facile ma anche insensato. Fatelo altrove. Anzi non fatelo proprio, evidenzia una nevrosi ossessiva. Se Urania vi fa tanto schifo, l’ho già detto: SIATE COERENTI: Scrivetelo all’editore. Altrimenti NON COMPRATELA PIU’.
V.
Salti un passaggio importante: non fosse venuto fuori accidentalmente, non si saprebbe mai saputo. E’ questo che fa girare i coglioni. Se poi la polemica è sterile e inutile ok, siamo d’accordo, non cambierà nulla. Però quantomeno commento, con tutti i toni accesi che voglio, una cosa che non mi piace che avviene all’interno di qualcosa che MI piace. Perché come tutti gli appassionati di sf ho un debito affettivo con Urania e quindi mi ci incazzo.
Divertente questo continuare ad argomentare ad hominem (http://en.wikipedia.org/wiki/Ad_hominem)… cosa c’entra cosa ho fatto io o meno? Non mi pare di aver vantato meriti, né tantomeno mi risulta di essere oggetto del discorso. Si parla di Urania, e qualsiasi idea espressa in merito ai tagli prescinde dalle eventuali attività ed esperienze personali. Un’affermazione sbagliata rimane tale anche se a pronunciarla è un esperto nel campo, e viceversa. E la questione dei tagli, come nota sotto nel suo bel commento Gianni Mammoliti, non è affatto secondaria.
Ce ne siamo accorti solo adesso? Recitiamo i nostri mea culpa ed ognuno si regolerà di conseguenza. Come scrivevo sopra, per quanto non fossi un lettore costante, non disdegnavo la lettura delle pubblicazioni Urania. Ora, semplicemente, si tratta di un marchio che metterò nella lista di quelli da non prendere in considerazione. E non si tratta di boicottaggi o simili; si tratta semplicemente del non voler spendere dei soldi per qualcosa che SO non rispondere alle mie aspettative.
Si dice che è sempre stato così, che prima era peggio… e allora? Il fatto che prima fossero del 50% non giustifica il 15% odierno. Una grande porcheria è diversa da una porcheria più piccola. Ma sempre di porcherie si tratta.
Ci viene chiesto perché non scriviamo direttamente agli editori. Per quanto mi riguarda (e guardandomi in giro nella rete credo di poter dire che si tratta di un pensiero condiviso), non provo nemmeno a contattare Lippi e soci per evitare di perdere tempo a scrivere qualcosa che sarà cestinato alla voce “rompiballe”. Sul blog di Urania i commenti, anche quando educati, non vengono pubblicati se il contenuto viene considerato in qualche modo lesivo della collana. E va benissimo. Quella è casa loro e lungi da me mettere in discussione il loro diritto ad amministrarla come meglio credono. Sta però di fatto che in una situazione del genere, non c’è proprio nulla che faccia pensare che email personali potrebbero andare incontro ad una sorte più benevola. Quindi, in questo come in altri blog o forum, chi vuole utilizza il PROPRIO spazio come meglio crede per discuterne con altri lettori.
Infine, sulla questione della nostra “tecnica”, dire che la tua ricostruzione è faziosa è dire poco. Ed è faziosa per il semplice fatto che dal tuo elenco di domande hai sistematicamente rimosso le risposte, come se queste fossero corrette ed inoppugnabili. Se tra una domanda e l’altra si inseriscono anche le risposte, l’andamento che si ottiene è più o meno questo:
D: Perché non avvisate i lettori dei tagli?
R: I tagli vengono fatti per esigenze editoriali che non ci permettono di fare altrimenti. E “quando un libro supera le 350 pagine viene concordata, con l’autore,una lieve percentuale di tagli MAI strutturali”
D: Sì, ok, lo fate per necessità, ma perché non ci avvisate? E poi abbiamo saputo che, tra gli altri, Vinge non ne era conoscenza. Come mai avete detto che eravate d’accordo con l’autore?
R: Questo vostro continuare a fare domande mira solo a screditare Urania. E comunque noi avevamo l’ok da parte dell’agente.
D: Noi non vogliamo screditare nessuno. Anzi saremmo disposti anche a spendere di più a patto di avere la certezza di leggere le opere senza tagli. E comunque pare che anche l’agente di Vinge non ne sapesse nulla.
R: Non si può modificare il prezzo perché ci sono gli abbonati. Quindi o comprate i libri così come li facciamo oppure vi togliete dai piedi e smettete di rompere le palle. Ah, e in merito a Vinge dato che trattiamo, “il più delle volte, con un subagente italiano che tiene la corrispondenza con l’editore d’origine o con l’autore, è possibile che nei vari passaggi questa informazione vitale si sia persa e non abbia raggiunto la fonte”.
Quindi, prima venivano concordate con l’autore, poi con l’agente, e nella terza (e ultima?) versione si scopre che il più delle volte è un subagente italiano… le domande cambiano perché le risposte offerte da chi di dovere sono false e facilmente smascherabili. Qui, l’unica nevrosi sembra quella di chi di fronte all’evidenza continua ad esercitarsi nella nobile arte del mirror climbing.
Almeno il Reader’s Digest lo scrive chiaramente che le sue edizioni sono dei condensati…
Ragazzi, scusate, ma la questione è che Urania, la Mondadori, fa tagli ai romanzi per questioni economiche senza darsi pena di avvertire nessuno.
La situazione è questa e non cambierà, vedasi la risposta, direi definitiva, di Giuseppe Lippi:
http://blog.librimondadori.it/blogs/urania/2010/08/03/ancora-un-premio-hugo-per-vernor-vinge/#comment-91671
Da cui leggo alcuni spunti illuminanti:
– “noi trattiamo, il più delle volte, con un subagente italiano che tiene la corrispondenza con l’editore d’origine o con l’autore”: quindi spesso l’autore è all’oscuro di tutto. Ma bene.
– “è possibile che nei vari passaggi questa informazione vitale si sia persa e non abbia raggiunto la fonte.”: meglio ancora; non solo l’autore può essere escluso dai giochi, ma se ciò accade a volte è anche per SBAGLIO, il che, a mio parere, è ancora più grave rispetto al dire “è la prassi da sempre, ma cosa volete?”.
– Infine Lippi chiude il dibattito con un secco “per il momento la risposta è no.”.
Se vogliamo continuare a disquisire nel salottino di I&I su cosa sia giusto o meno riguardo le gazzose e l’editoria, facciamo pure, ma non stiamo a fissarci l’ombelico quando il problema è un altro.
E, no, non riesco a credere che lettori da una parte e scrittori dall’altra possano essere d’accordo con questa pratica. Ditemi che altrimenti non si guadagna la pagnotta, ma non che sia una cosa giusta.
u.
Infatti, la questione credo sia proprio questa. Non tanto (o, meglio, non solo) che i tagli siano fatti. Quanto piuttosto che oltre a questo ci si vuol far cadere dall’alto che è una cosa che viene fatta per “migliorare” un romanzo… come se fossimo dei poveri selvaggi che non hanno anni ed anni di letture alle spalle (ho l’impressione che lo scrittore sia convinto di trovarsi in un blog di liceali, magari neanche troppo svegli).
E giusto per dire che la questione è tutt’altro che chiusa, vale la pena di leggere cosa scrive Vinge a questo link http://www.fantascienza.com/forum/viewtopic.php?t=16052&postdays=0&postorder=asc&start=150 .
Nonché un esempio di autentica macellazione del testo in questa pagina: http://www.fantascienza.com/forum/viewtopic.php?t=16052&postdays=0&postorder=asc&start=165&sid=19f7eaab37b33f80e78f3141efa41ff4
Che Vinge non sappia delle modifiche è qualcosa che “fa storia”, eccome.
E con buona pace di chi crede che tagliare in questo modo non sia strutturale. Anche solo togliere una pausa all’interno di un dialogo (come in uno dei tagli esemplificati) è de facto una modifica strutturale. E se qualcuno non riesce a cogliere la differenza tra un periodo nel quale un personaggio parla ininterrottamente, ed un altro nel quale dice le stesse cose però fermandosi a riflettere e a porsi delle domande (ad esempio sulla possibilità che anche altri si pongano domande sulle “voci interiori”), allora sì che non rimane altro che alzare bandiera bianca.
Per Vittorio Catani
Caro Vittorio, grazie per avermi elencato tra i critici sf di un tempo! Ora faccio altro, non intervengo a dibattiti fuori e dentro la Rete ma resto un lettore di fantascienza e davvero non mi raccapezzo sulla stizzosità di certe reazioni di Lippi, che peraltro conoscevo come persona mite oltre che come curatore competente. E neanche capisco certe giustificazioni o reazioni accondiscendenti che tu, Sosio ed altri avete fatto sulla Rete. Mi sembra che ci sia ben poco da dire in merito alla faccenda dei tagli: per quanto ci si eserciti al “mirror climbing”, è impossibile , anche per te, difendere questa politica editoriale . Veniamo da una generazione che diceva peste e corna di Fruttero & Lucentini ed ora, solo perchè più vecchi e saggi, dovremmo giustificarli? Il 15 per cento non sono “limature”. Capire i meccanismi editoriali non vuol dire accettarli per forza. Attenuanti si, ma non assoluzioni. Io poi non sapevo neanche che l’asciugatura dei testi uranici, sia pure in casi estremi, fosse stata ripristinata. Ben vengano, dunque, tutte queste persone che si incazzano. Quanto a Lippi, De Matteo & compagni, invece di tacciare certi ragazzi di estremismo talebano, dovrebbero abbozzarla e scusarsi con i lettori. Non hanno ammazzato nessuno, certo. Vinge non sarà Proust ma merita più rispetto di così. Urania è quasi monopolista? Non è una buona ragione per astenersi dalle critiche. Anche vivaci, porca miseria! La fantascienza in italia è diventata così di nicchia da essere quasi sparita da librerie ed edicole ma non bisogna comunque trattarla come robaccia da comprimere a piacimento. Forse è tempo che nuovi editori vengano fuori, come nei primi ’70 Viviani e Fanucci, con traduzioni rigorose e veste grafica decente. Sarà possibile? Che poi nei blog i toni siano così accesi e ci scappa un “cariatide”… forse non ti conoscono e non hanno letto i tuoi bei racconti “anarchici”. Ma ti ricordi come eravamo arrabbiati noi nelle nostre fanzines???
Grazie al blogmaster per l’ospitalità in questa discussione.
Sottoscrivo. Nessun problema d’ospitalità, basta essere educati. Riguardo ai vecchi racconti di Vittorio, ne ho apprezzati diversi in passato, e ho sempre l’ultimo libro da leggere…
Ciao Gianni,
era davvero da un’eternità che non ci sentivamo. Ti ritrovo coinvolto in questa infernale e interminabile querelle… Personalmente, dopo l’andata in pensione – ben 14 anni fa – mi dedico con maggior tempo disponibile alla sf, cercando anche di diffonderla su giornali, in rete, nelle scuole, con tv private etc.
Entro nel merito. Della “stizzosità” di Lippi non so che dire. Non ho seguito dall’inizio questo thread: ne sono stato informato da un amico, a… ostilità già in atto da tempo, coinvolto come “cariatideo”.
Sulla questione dei tagli ho gia’ detto cio’ che penso. Mi fai notare che decenni fa ci sbattevamo sulle fzine per veder pubblicati i testi integrali e lodavamo iniziative come quelle di Fanucci (padre) e Viviani. Verissimo. Ma anzitutto va detto che oggi i tagli che si facevano decenni orsono (v. Urania, che arrivava al 50%) non ci sono più.
Poi: da allora ad adesso ho scritto e pubblicato un sacco di roba. E devo dire che, in veste di autore, ho – necessariamente – una visione diversa da quella che avevo prima, e ci sono delle ragioni.
Nei miei primi racconti ero geloso mie delle parole e delle mie virgole. Ero convinto che, per principio, l’essenza di un romanzo venisse deprivata se non mutilata di qualcosa eliminandone sia pure una briciola, non diciamo un paragrafo. Specie nei testi ricchi di atmosfere piu’ che di trame complicate, l’aggettivo X, la parola Y, e la virgola Z mi apparivano fondamentali al mantenimento dell’equilibrio emotivo del lettore.
Be’, e’ chiaro che ci sono testi e testi. Tagliare in alcuni è molto più catastrofico che in altri, per cui è d’obbligo lasciarli come sono. Ma, a parte questi esempi, se tagli ci sono da fare, deve farli chi sa bene di cosa si sta parlando. Sono anche, in linea di massima, del parere che se una versione non è integrale occorrerebbe darne notizia al lettore oltre che all’autore o al suo agente. Oggi le cose vanno in altro modo, e sai che (forse) è integrale solo quel testo dove ciò è espressamente dichiarato (eppure…). E – sebbene non sia ufficiale, o corretto – è risaputo che i tagli sono frequenti. Vedi il caso dei “gialli” Mondadori.
Anziche’ proseguire con le parole voglio farlo con i fatti. Qualche esempio concreto, anzi personale. Di recente è uscita un’antologia di racconti italiani curata da Gian Filippo Pizzo, “Ambigue utopie”, ed. Bietti. Io sono presente con un racconto breve, 10800 battute circa (spazi inclusi). Sono stato invitato a ripubblicare il racconto su “Liberazione” (dove è apparso una quindicina di giorni fa): la condizione però era – dovendo occupare solo 1 pagina – che il testo venisse ridotto a non più di 8500 caratteri, spazi inclusi.
Penso che un racconto sia più difficile da ridurre, perché qui davvero quasi ogni parola ha una sua funzione, e specie in un racconto breve. Io ho giocato su quel “quasi”. Ho avvisato Gian Filippo Pizzo, che mi ha scritto in risposta, testualmente: “Ho visto il racconto sul sito di “Liberazione”: in effetti mi sembra reggere anche se più breve”.
Tieni presente che qui siamo a un taglio di più del 20%.
Su “Liberazione” non hanno scritto che il racconto è in versione ridotta.
E’ solo Urania a tagliare? Evidentemente è una prassi consolidata.
Vero che sono stato io autore a farlo. Ma se l’avesse fatto un altro, uno che sa il suo mestiere?
L’editing del mio primo Urania, “Gli universi di Moras”, lo fece Lippi, e siccome i tempi stringevano non ebbe il tempo di farmi leggere la nuova versione “ridotta”. La lessi dopo, a romanzo già uscito: nell’insieme la trovai ben fatta, cioé mi riconoscevo in ogni parte del testo, non aveva azzardato interventi personali né usato un linguaggio diverso nelle modifiche. In questo caso avresti avvisato i lettori?
Per l’Urania uscito a dicembre, “Il Quinto principio”, l’editing è stato di Valla, ma solo per le prime 100 pagine (un editing tendente a rendere più coeso e soprattutto più stringato il testo). Per il resto ho proseguito io, tenendo presente in quale chiave dovevo agire.
Se per ipotesi ci fosse un giorno una riedizione, certamente cercherei di eliminare qualcos’altro. Rileggendo qualunque testo si scoprono sempre frasi inutili o giri di parole riassumibili in mezzo rigo, o anche interi paragrafi superflui.
Forse non ho risposto a tutto quanto mi chiedi, ma spero che sia chiara la mia linea.
Ciao
Vittorio
Ciao Vittorio (mi permetto di darti del tu),
ti ringrazio per la tua volontà di un confronto sereno su questo argomento – è interessante leggere l’opinione di uno dall’altra parte della “barricata” – ma a mio parere ti sta sfuggendo il punto della discussione.
Io capisco perfettamente che per un autore è meglio vendere un racconto tagliato anziché NESSUN racconto e capisco altrettanto bene la funzione ESSENZIALE che svolge l’editor su un lavoro che ancora deve andare sullo scaffale; ma nell’esempio che hai fornito non solo ne eri al corrente ma, anzi, hai ‘operato’ tu stesso.
Qua non stiamo ragionando di scelte personali, qua ci siamo inferociti perché Urania fa questi benedetti tagli con una politica quantomeno discutibile 1) perché taglia su lavori *già* usciti dalla forbice dell’editor e 2) perché nei confronti dei propri lettori (che protestano o chiedono spiegazioni) usa toni un po’ supponenti.
Considera poi che te pubblichi in italiano, penso il discorso sia diverso rispetto alla Tor Books che arriva con “Rainbows Ends” (Premio Hugo 2007) e Mondadori sforbicia per farlo stare nella sua scatolina grande 4,20€.
Questo atteggiamento da ‘padre’ che sa cosa è meglio per i propri bimbi piccoli non piace. Ad ogni modo, come hai detto te all’inizio (“se non vi sta bene, protestate”). Ebbene, io l’ho fatto, ho scritto a Vinge stesso una decina di giorni fa e lui mi ha risposto:
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Dear Mr. …. —
Thanks for writing.
I am surprised and disappointed by this news.
I talked to my editor at Tor books (and he has talked
with a foreign edition specialist at Tor).
They were surprised by this news also, and he said that Tor
would not give permission to abridge the book.
(At the moment, we don’t have a copy of the Italian edition, but that
should change soon.)
Best wishes,
— Vernor
—————-
Ora mettiti nei suoi panni, come ti saresti comportato? O forse anche Vinge vive in un mondo tutto suo scollegato dalla realtà?
Ciao,
Uebmaestro
Buonasera, con la leggera distanza di un paio d’anni vorrei intervenire anche io in questo interessante post, benché fuori tempo massimo. Leggo Urania da oltre vent’anni e devo dire che il discorso tagli mi ha un po’ infastidito ad una prima analisi; poi, riflettendoci a bocce ferme, sono giunto ad elaborare queste interrogazioni:
1) E’ meglio leggere un testo tagliato o non leggerlo per niente?
2) Come combinare l’auspicata variazione di prezzo in base al numero delle pagine con lo zoccolo duro degli abbonati?
3) Buona parte dei romanzi di sf è tratta da versioni precedenti apparse su rivista: chi mi garantisce che un autore non ci abbia dato dentro per gonfiare il più possibile storie ben più esili? In questo caso è sempre un crimine sfrondare gli eccessi sorti per finalità lucrative?
4) Ma una volta Urania non la leggevano in prevalenza studenti, impiegati, operai, gente in cerca di un onesto passatempo: siamo diventati tutti filologi e docenti universitari adesso? Sia chiaro:io reputo la fantascienza il genere più interessante e “utile” (in particolare in una società come quella italiana ben ignorante a livello scientifico), mi piacerebbe fosse valorizzata come merita, con edizioni integrali, commentate, etc. ma a quanto pare siamo rimasti tre gatti e mezzo a seguirla, cerchiamo di comprendere anche le necessità della controparte e non avvitiamoci in un inutile cupio dissolvi. Vi danno fastidio i tagli di Urania: godetevi quei meravigliosi racconti a 10-12 euro pubblicati con caratteri cubitali da furbe case editrici o gli economici volumoni da 30-35 euro di ex-compagni che hanno perso il senso della realtà…
Ciao & benvenuto, non ti preoccupare del ritardo, Le tue osservazioni sono sensate, e il punto centrale secondo me è il 4: ovvero, come unire un’edizione italiana di buon livello al fatto che leggiamo sf in quattro gatti? In effetti, meglio l’Urania in edicola a poco, con tutti i suoi limiti di edizione e traduzione, che il niente. Personalmente, però, visto che posso, leggo in inglese.
Ciao e grazie per la risposta. Mi ha lasciato spesso piuttosto perplesso l’astio nei confronti di Urania, molte volte non credo alieno (!) da recondite motivazioni politiche degne di miglior causa. Ok molti testi sono sfrondati, non sempre vengono scelte le opere più significative uscite, però dove altro rivolgersi per avere un po’ di sana fantascienza ogni mese? Perché dovrebbe essere meglio eliminare una storica collana, con tutti i limiti che può aver mostrato nel corso dei decenni, piuttosto che accettare le inevitabili condizioni implicite nella scelta di un prezzo basso e nella vendita anche per abbonamento? Io preferirei, e l’ho pure scritto sul Blog ufficiale, pagare 6-7 euro ma avere la certezza di un testo ben tradotto da gente competente e possibilmente integrale. Ma a mio avviso la bontà della traduzione e l’eliminazione dei refusi precedono l’integralità, anche perché nulla mi toglie dalla mente che molti testi siano stati gonfiati ad arte nel passaggio da racconto lungo a romanzo. In genere infatti preferisco i romanzi brevi o i racconti lunghi, dove un autore dovrebbe scrivere per quello che ritiene opportuno senza obblighi di mercato, e l’idea lanciata da Lippi di cominciare a prediligere le versioni su rivista rispetto a quelle uscite in libreria mi trova favorevole. In ogni caso, e concludo, dopo tantissimi anni ci ritroviamo in edicola due belle riviste di fantascienza (la versione Elara di The Magazine of Fantasy and Science Fiction e Urania) invece di abbandonarci a deliri di puritanesimo filologico appoggiamo entrambi i progetti, altrimenti rileggiamoci all’infinito gli Asimov e i Dick da libreria (neanche una pessima prospettiva!) o impariamo finalmente l’inglese e leggiamo direttamente dalla fonte bypassando ogni problematica di dimensioni, tagli, suture (come la Bobbitt docet). Ciao e complimenti ancora per questo blog: non condivido buona parte dei commenti ma proprio per questo lo trovo interessante, ben caustico e continuerò a seguirlo.
Grazie dei complimenti, ahaha! :) Non ho una dimensione privilegiata, fra racconto e romanzo – la sf per fortuna non è vittima dei cicli in dodici pentalogie come il fantasy. E’ vero che purtroppo da noi dobbiamo accontentarci, e come dici pure io pagherei più volentieri 6-7 euro per una cosa fatta benissimo che 5 per un lavoro discutibile. E sul tenerci all’infinito Dick e Asimov in libreria, questa è la vera orrenda piaga. Purtroppo, il nostro mercato editoriale è la merda che è, le cifre sono piccolissime e si va sul sicuro. In Italia non puoi comprarti Heinlein o Vinge in libnreria, in compenso Il Cacciatore di Aquiloni…
Visto che qui si può andare controcorrente, mi lascio andare ai miei deliri reazionari. Ne ho piene le scatole delle critiche a Fruttero e Lucentini! Certo, per quanto concerne la fantascienza italiana avevano una visione limitata e ottusa ma chi ha fatto conoscere Ballard, Lafferty, Ron Goulart, Bob Shaw, Reynolds (Mack), o ha pubblicato antologie di Thomas Disch con in appendice La Metamorfosi kafkiana? Chi ha introdotto in Italia l’horror di James Herbert, Richard Laymon, Alan Ryan, Thomas Tessier o i romanzi fantascientifici del misconosciuto Richard Bachman? Certo non avevano un'”ideologia” coerente dietro le pubblicazioni, se ne fregavano delle versioni integrali, tagliavano tette&culi peggio che H.G. Lewis, pensavano al divertimento di un pubblico variegato e non volevano indottrinarlo, reato gravissimo!
Con questo non voglio affatto sminuire l’operato degli eccellenti curatori che li seguirono, credo che nessuno potrà mai criticare le figure di Gianni Montanari e Giuseppe Lippi, però il senso di anarchico divertimento che mi dà la lettura dei vecchi Urania è ancora impareggiabile, con le quarte di copertina talmente eccentriche che ti attendevi una roba e scoprivi di star leggendo tutt’altro. Saluti e vento in poppa.