Non credo di poter aggiungere molto, sull’epic fail di Urania (non Afrodite Urania, ma la storica testata fantascientifica di Mondadori) e dei suoi curatori. Iguana Jo, Elvezio e Scott hanno detto grosso modo tutto quello che c’era da dire, e l’hanno detto bene.

Per chi si fosse perso qualche puntata, recentemente i curatori di Urania hanno ammesso candidamente che i testi superiori alle 350 pagine vengono sfoltiti in sede di traduzione di un 15%, per questioni puramente economiche, cioè per offrire Urania a prezzo ancora basso, tanto poi voglio dire i tagli si fanno su passaggi non essenziali alla comprensione del libro, ok non vi s’era detto ma insomma se non vi va bene andatevene a fare in culo brutti pezzi di merda che alla fine si tagliuzzano storielle di ufi e omini verdi mica Balzac madonna cane, oh!


E’ sull’ultima frase, quella evidenziata, che mi soffermo. Perché dipinge in maniera in fondo squallida tutte queste persone che, ormai da tempo immemorabile, sono i nomi della fantascienza italiana. Quei curatori, traduttori, etc. cui ci siamo inevitabilmente affezionati nel corso degli anni, cui abbiamo sempre voluto bene quasi come fossero dei fratelli maggiori perché in fondo se non era per loro la fantascienza oggi col cazzo che avrebbe quel microscopico lumicino in edicola che ha. Quelli che, si diceva, “ci credevano”, stavano dietro alle uscite angloamericane e cercavano di pianificare una serie di uscite in edicola anno per anno, che meglio così che niente. Adesso viene fuori il taglio del 15% senza informare minimamente il lettore, che è scorretto. Ed è supercomico leggere la versione originale, leggere poi la traduzione mutilata, farlo notare a Lippi etc, e ricevere in risposta una piazzata isterica. Non diciamoci cazzate, un romanzo da un trattamento simile ne esce svilito, sabotato, sfumature e tocchi peculiari vengono mandati a fare in culo. Diecimila (credo) lettori italiani hanno probabilmente sottostimato il valore di un sacco di scrittori, e per anni, per via di questa pratica del cazzo, che fa di Urania un bluff e svela i suoi curatori per gente poco seria. Sono dell’idea che il rispetto lo si guadagna giorno per giorno, altrimenti si fa come quei metallari che continuano a difendere gli Iron Maiden perché diecimila anni fa hanno scritto The Number Of The Beast e quindi i loro dischi di oggi sono intoccabili.

Non so più che pensare, a questo punto, dei cariatidei Lippi, Catani e compagnia. Alla fine sono diventati noiosi vecchi tromboni. Anche loro col solito adagio, che volete che sia, fantascienza, sarà mica importante, no? E’ “di genere”, robetta, le cose serie sono altre, su… Eppure per anni sembravano loro quelli che combattevano, pur con toni mai sopra le righe, i pregiudizi sulla fs. Che tristezza che mi fanno. Preferisco a questo punto l’entusiasmo esplosivo del buon Ugo Malaguti, la sua dedizione, il suo atteggiamento quasi donchichottesco, almeno ma sincero e animato da conoscenza e amore autentici per la sf. Bene, anche se tanto mi conosco e so che comprerò tutti gli Urania che troverò interessanti. Probabilmente aumenterò gli acquisti in inglese, così potrò valutare in maniera più onesta e realistica la qualità dei libri integrali. I tagli del 15% non sono pratica estranea alla storia uraniana, anzi, sono i degni eredi delle dissennate sforbiciate di Fruttero, e delle gzippature dell’era Monicelli – queste ultime le più scusabili per le cause impedienti di allora.

Tzè, che volete che sia il 15% a nostro arbitrio, la fantascienza… Sarà. Io sono più che convinto che Jack Vance valga molto più di Herman Hesse, per dire.