I discorsi su Gheddafi & le sue amazzoni (qui sopra un ritrattyno) che in questi giorni hanno alluvionato Facebook e il resto dei media sono di una deficienza disarmante e dimostrano essenzialmente quanto l’apparenza e il parlare attorno alle cose, piuttosto che delle cose, siano il grande male di oggi, almeno fino al prossimo. Fondamentalmente, il can can e lo sbroc sbroc nascono dal fatto che Gheddafi sia il tamarro del deserto, che sia venuto qui e abbia fatto un po’ di pubblicità all’Islam, che si sia profuso in uno show circense in cui mancava solamente un incontro di wrestling fra Hulk e la Cosa, e infine che sia un tiranno antidemocratico sbroc sbroc.

1) Gheddafi è il tamarro del deserto. Beh, questo è vero. E’ tamarro al punto che al confronto Fabrizio Corona pare Duke Ellington. Niente da dire, ma è così iportante?
2) Gheddafi ha fatto pubblicità all’Islam invitando la gente a convertirsi. Ok, l’ha fatto. Viviamo in un posto dove il papa ci rompe i coglioni a giorni alterni, dovremmo avere spalle grandi abbastanza per sopportare queste stronzate.
3) Gheddafi ha fatto uno show di autopromozione e presentazione circense. Vero. E…? I leghisti hanno nascosto in un bunker la ricetta della polenta taragna? I cattolici si sentono minacciati? E che cambia?
4) Gheddafi umilia l’Italia perché ci costringe a baciare il suo culo di tiranno. Ok. Eppure siamo in buoni rapporti con l’Arabia Saudita che è molto molto peggio…

Giratela come vi pare, si va avanti da giorni con minime variazioni sul tema. Mai che nessuno si ponesse il quesito se questi accordi con la Libia abbiano qualche tipo di ritorno, qualcosa di importante, qualche motivazione. Una valanga di sbroccotronia parla di leccaggio italiano del libico culo per via dei 5 miliardi, dilazionati in vent’anni, di risarcimento per i crimini di guerra italiani: non è questa la tipica mossa che viene plaudita, se la fa un “paese civile”?  Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Questi cinque miliardini verranno utilizzati dalla Libia per il proprio rinnovamento strutturale, e saranno le imprese italiane ad occuparsi dei lavori.

Come si può capire osservando la ninja di Gheddafi qui sopra, la questione è ancora più succosa. Le commesse italiane saranno pure in altri settori di grande e strategica importanza, come idrocarburi e armamenti. La Libia è seduta su una gran materasso di idrocarburi, si appresta ad ammodernare le proprie infrastrutture, a diventare la nazione guida di un Nordafrica in crescita, e ha stipulato accordi a lungo termine con l’Italia, scelta come canale mediterraneo privilegiato. Chissà l’immane rosicamento da parte di franco-tedeschi vari. Ora, la nascita di quest’area di interscambio con Libia e Italia primi attori non può che essere un bene. Considerate poi che il piano di investimenti di Gheddafi prevede 50 miliardi di dollari, 90% dei quali destinati all’Italia, il che significa qualcosa come un bell’incremento del PIL. E sarebbe da tenerne conto, quantomeno da parte di quelle stesse persone che gridano all’apocalisse per ogni fluttuazione del più strumentalizzato degli indici. Per ricapitolare, questa collimazione di interessi nazionali reciprocamente vantaggiosi arricchirà tutte le parti coinvolte, dio zampirone, tutte; eppure torme di teste di cazzo strillano da giorni la solita litania del tamarro libico con le amazzoni che fa il circo a Roma. Si può essere più imbecilli? Io credo di no, perché individuo nell’autolesionista il vertice dell’imbecillità.

Molti di questi campioni di imbecillità non si rendono conto dei cambiamenti in corso, forse perché non sono stati annunciati dalle Trombe dell’Apocalisse (e non sto parlando di Freddie Hubbard o Clifford Brown). Nel giro di un cinquantennio avremo il polo cinese e il polo russo, oltre al solito polo americano *. Per noi è più vantaggioso che mai, nel lungo termine, far parte del polo mediterraneo. E’ l’habitat naturale di una penisola mediterranea cui poi il resto dell’Europa dovrà fare riferimento per trattare col Nordafrica. Se Gheddafi è un tamarro coranico di un paese non ancora perfettamente democratico, CHI STRACAZZO SE NE FREGA. Qui si perde di vista, clamorosamente, il concetto di ragion di stato, cioè perseguire gli interessi della nazione a medio e lungo termine,  in maniera pragmatica e sbattendosene i coglioni del bon ton. Le teste di cavedano in malafede che non lo capiscono o non lo vogliono capire sbraitando di donne corano sbroc sbroc polenta taragna sbroc vadano dritte a fare in culo, perché rinunciare ad una simile intesa dalle enormi potenzialità ricadute positive, anche e soprattutto nel lunghissimo periodo, è davvero da stronzi patentati.

A questo punto occorre rimarcare il superfluo: niente è più dannoso del gruppo dei moralisti, moralisteggiatori, opliti del bene, gran censori e dirittanti dei miei coglioni. Se vedi un moralista, spara a vista. Non se ne può proprio più. E quando ci sarà da spartirsi i giacimenti afghani voglio ridere, alle cazzate che diranno.

* non parliamo di polo indiano, per favore. L’India sarebbe dov’è oggi la Libia… dopo altri trecento anni di staffile britannico, forse.