Affermare che Vasco Rossi sia un musicista di merda che fa musica imbarazzantemente di merda è come dire che l’acqua è bagnata, o che Dixan smacchia a fondo senza danno, o altre verità autoevidenti. E’, in poche parole, fiato sprecato per dire l’ovvio, come tutti i byte sprecati dall’inizio di questo post fino al punto. Vasco Rossi comunque non sono mai riuscito a odiarlo, perché l’ho sempre ignorato con successo. Le sue esternazione e comparsate pubbliche, i resoconti dei suoi concerti etc. mi hanno sempre dato l’idea di quello che un po’ ci è e un bel po’ ci fa, così intasca la sua bella sbombardata di danari e ci si paga i viziucci, il che in linea teorica è la massima realizzazione dell’umana specie. C’è poi il Popolo del Blasco che, spesso e volentieri, mi ricorda quanto sia ingiusto non tributare i dovuti onori all’inventore del napalm, ma questa è un’altra storia. Ora però è necessario prendere una posizione netta e chiara CONTRO Vasco Rossi, e smetterla di ignorarlo pacificamente, perché va bene essere mediocri e insulsi, molto meno farsi prendere da oceaniche manie di grandezza e sbroccarle urbis et orbis.

Tutto comincia con questo articolo del cazzo. Si parla di Vasco che, dio Roipnol, ha suonato per la prima volta a Londra all’Hammersmith Apollo, per un totale di novemila (9000) paganti. Già si parte male, perché l’Hammersmith Apollo, storico teatro londinese, contiene un massimo di 5000 persone, e solo nel caso venissero rimossi i sedili nel loggione, come succede per alcune occasioni particolari. Ma queste sono pinzillacchere, robette. Il bello arriva ora.

«Come a Bob Dylan è vietato suonare in Cina, anche a me per 20 anni è stata negata Londra. Una volta addirittura mi dissero che se non avevo il permesso di soggiorno mi avrebbero considerato un clandestino. In passato, negli Usa, mi hanno perfino censurato il video “Gli spari sopra”. Quanti meno problemi avevano i Duran Duran ad esibirsi a Sanremo…» Per forza, i Duran Duran erano famosi in tutto il mondo, Vasco Rossi arriva al massimo al Canton Ticino. Inoltre vorresti legittimare paragoni con Dylan, così, con nonscialanzsz, Blasco?

Gli chiedono, come mai tutti questi ostacoli? E lui: «Ne sono convinto: è uno dei tanti “regali” che ci ha lasciato l’America dopo la Seconda guerra mondiale. Favorire qui da noi l’importazione della musica anglosassone e scoraggiare l’esportazione all’estero dei nostri talenti. Comunque sia, adesso ce l’ho fatta» SciechimicheFAIL, cara la mia testina callosa. Perché il rock italiano, Vasco incluso, ha sempre avuto come sua caratteristica precipua il fatto di suonare provinciale, provincialissimo, e vecchio. Un’emulazione ritardataria (e nel caso di Vasco, ritardata made in Zocca) di ciò che in USA e UK è già passato da un pezzo: come si può pretendere che promoter e discografici locali se ne possano interessare? Adesso ce l’hai fatta, Vasco, probabilmente grazie alla comunità italiana londinese e agli italiani in vacanza che con Ryan Air vanno a farsi un giro a Londra e si vedono pure Vasco. A margine, è da notare come alcuni musicisti italiani abbiano effettivamente lasciato un segno all’estero: su tutti i Raw Power, che guarda caso non erano nè provinciali nè in ritardo, ma addirittura in anticipo sui tempi e molto più amati in USA che da noi. Oppure il grande successo di Laura Pausini che fa musica latina (all’orecchio estero tale è, e non dovremmo stupircene per un cazzo) e non tenta di fare rock al ragù. Sono esempi sufficienti a contraddire Vasco, lato underground e lato mainstream.

Vasco ora è in pieno delirio ribellistico, gli manca giusto il duetto con Pino Scotto per essere trasgrescion fino in fondo. Sentite qui, scrive pure una grafics novelsz la cui storia pare rubata malamente a 2112 dei Rush, con un governo totalitario che vieta la musica: «La storia che ho immaginato rimanda agli scenari già ipotizzati da Ray Bradbury in “Fahrenheit 451” e da George Orwell in “1984”. Anche il video legato al mio brano “Ho fatto un sogno” sarà sotto forma di graphic novel e avrà la stessa trama del fumetto…Non solo. Quel governo obbliga la gente anche ad essere televisivamente felice.» Yeah Blasco, anche tu contro la tivvù.

Non è finita qui, eh, ci sono un paio di fuochi d’artificio niente male. Per esempio il suo impegno letterario: «Finanzio una rivista letteraria, Satisfiction, e cerco di sensibilizzare gli altri alla lettura. Certo, è più faticoso che vedere telefilm, ma i romanzi, le poesie, i saggi ti allargano la mente. Prima anch’io mi lasciavo bombardare dalla tv e facevo confusione tra Ben-Hur e Robin Hood». Hmm, Vasco, ma ultimamente chi frequenti, Daria Bignardi e Luca Sofri?

E per finire, Roman Polanski: «È stato il regista del video tratto dal mio brano “Gli angeli”. È una persona splendida e quando gli sei accanto riesce a trasmetterti un senso di solarità. Io gli affiderei le chiavi di casa mia. Arrivare a trattarlo come un mostro è da folli. Ma tanto si sa (sottolineatura mia, ndnegrodeath) che dietro tutta la faccenda ci sono le tensioni tra Usa e Svizzera sul segreto bancario».
SignoraggioFAIL, Blasco, signoraggioFAIL.