Di bazaar, cattedrali e pappagalli pisciosi
"La Cattedrale e il Bazaar" è il titolo di uno scritto piuttosto famoso di Eric S. Raymond. Nellambito dello sviluppo del software, lo scritto mette a paragone il modello tradizionale, la "cattedrale", con quello nuovo, il "bazaar". Il "bazaar" è il modello che si poggia sulla filosofia dellopen-source, e si basa sulla pubblicazione immediata di release funzionanti con codice disponibile in modo che gli utenti possano subito comunicare errori e malfunzionamenti, dare suggerimenti, addirittura offrirsi come sviluppatori. Un dialogo orizzontale che pone allo stesso livello autore e utilizzatori, snellisce lo sviluppo etc etc. Personalmente sono dellidea che il modello del bazaar vada bene per le prime fasi dello sviluppo – collaborazione gratuita, velocità di versionaggio, e cazzi vari. Qualora il software arrivasse a livelli qualitativi professionali, cè da smetterla di cantare Free Nelson Mandela e si deve passare rapidamente al modello della cattedrale, con compiti delineati e tutto il resto. Il ciclo stesso di vita del software ad un certo punto lo impone, è una questione di sopravvivenza e buonsenso.
Questa breve introduzione chiaramente è lanticamera di una pappardellaccia indigesta che siete sempre in tempo ad evitarvi. La questione è: quella che Robert Hughes chiama "cultura del piagnisteo", la democrazia ignorante, ha fatto danni culturali enormi accelerati ancor più dallera internettara (che peraltro adoro).
Partiamo da due assunti di base:
– Siamo tutti uguali, nel senso che godiamo degli stessi diritti e degli stessi doveri;
– Non siamo tutti uguali, nel senso che ogni persona è diversa per formazione, capacità e attitudini.
Ogni cittadino occidentale può, teoricamente, nascere in una famiglia di pestamerde semianalfabeti e laurearsi in fisica nucleare con 110 e lode e fare master al MIT e progettare una mega bomba al vibranio che gli darà fama imperitura. Può, come può pure il rampollo della famiglia aristocratica – le condizioni per diventare fisico nucleare bla bla ci dovrebbero essere per tutti,ricchi e poveri, ma questo non significa che la conoscenza debba essere regalata. Dal momento che non si è tutti uguali, ci saranno quelli per cui è impossibile, mettiamo perché non arrivano a capire, perché non ne hanno voglia, perché si sono accorti di preferire altre cose. Quale che sia il motivo, chi se ne frega. Il percorso di studi deve selezionare chi ha la capacità per farcela, per formare realmente una figura di un certo tipo. Chi non ce la fa, pazienza: non è che venga discriminato, semplicemente non si è dimostrato allaltezza delle prove. Di conseguenza, lapparato educativo non deve andare incontro a tutti quelli che non ce la fanno, cioè non deve rendere i programmi di studio delle minchiate, privandoli di valore.
Ripeto, per i più stupidi là in fondo che iniziano già con lo sbrocching: non ci devono essere impedimenti economici di sorta per ottenere unistruzione, ma allo stesso tempo non si deve nemmeno svendere questa istruzione.
Il percorso di studio & formazione forgia. Sembra una frase fatta, ma non è vero: ti dà un Linguaggio (tutto il bagaglio di conoscenze acquisite) per descrivere e comprendere, e un metodo che ti permette di capire la correttezza epistemologica delle altrui formulazioni. Come esempio, prendiamo un farmaco su cui cé molta discussione. Uno dice che non funziona perché non si lega ai recettori XYZ, il suo interlocutore risponde che non basta perché nei test clinici l85% dei casi ha dimostrato la capacità del farmaco di legarsi ai recettori FIPS e di ottenere parte dei risultati voluti. Se ora arrivasse un terzo che dice che il farmaco non funziona per linflusso delle maree, gli altri due non farebbero più che bene a indicargli la porta? Naturalmente sì, perché fra di loro discutono un problema farmaceutico nel linguaggio farmaceutico, mentre il terzo vaneggia stronzate. Ora, se uno stronzeggia al bar, a casa, in giro, nessun problema. Ma le stronzate, date dalla completa mancanza di Linguaggio, devono stare ben al di fuori da dove possano fare danni – cioè, ben al di fuori di qualsiasi contesto serio, importante. E quindi le stronzate vanneo bene al Bazaar, ma tenetele fuori dalla Cattedrale. Inquinando la Cattedrale con le stronzate da Bazaar, si riesce solo ed esclusivamente a svalutare la conoscenza, il metodo, in ultima analisi la cultura stessa.
Questo allucinante pippone mi viene dal profondo senso di nausea e vomito procuratomi da dei post, peraltro divertentissimi di per sè, letti su Perle Complottiste e Improbabili Complotti (qui, lì). Post che trattano lo stesso argomento, ovvero due tizi laureati con 110 e lode in economia e commercio a base di signoraggio versione complottista-sbroc. I siti complottardi naturalmente sono andati in brodo di giuggiole, anche università accorgere sbroc sbroc, potete immaginarvelo. Quello che invece noialtri possiamo dedurre da un 110 e lode dato a tesi scritte in un italiano abominevole, piene di strafalcioni inaccettabili proprio per chi dovrebbe aver studiato economia (o almeno letto "Economia For Dummies"), prive di fonti che non siano siti complottisti, è il livello delle due università responsabili. Guarda caso, sono istituti privati con il 110 e lode compreso nellonerosa retta annuale. Episodi come questi avvicinano pericolosamente il Bazaar alla Cattedrale, che invece dovrebbe essere sorvegliata a vista da tanti cecchini. Eppure il pernicioso avvicinamento del Bazaar alla Cattedrale è perfettamente funzionale alla democrazia ignorante, e inversioni di rotta, allorizzonte, non si vedono. Ora, vedo già i meno svegli che mi accusano di essere a favore delle caste e dei privilegi o altre minchiate. No, care testine di stronzo: lho già scritto che chiunque può/deve poter essere in grado di apprendere il Linguaggio per confrontarsi nella Cattedrale, e col Linguaggio produrre nuove teorie e nuovi paradigmi. Anzi, più ce nè meglio è, perché la cultura non è un incancrenito ammasso statico, ma va avanti. La Cattedrale in sè è un immagine che evoca immutabilità. E abbastanza vero: da una parte ci sono le nozioni consolidate, dallaltra le nuove che si fanno avanti portando contenuti, potenzialmente, innovativi. Benissimo, è proprio quello che ci vuole. Il terreno di discussione fra il Vecchio
e il Nuovo, però, non prescinde dal Linguaggio. Fuori di metafora, chi continua a propinare le minchiate dellartista o scienziato o critico o quel che volete che è creativo e naif e isolato dal mondo e un po tocco, beh, è una testa di cazzo che non vuole ammettere la propria ignoranza. Sapete quegli idioti che quando gli obiettate qualche sfondone vi rispondono che "pure Einstein fu bocciato in matematica gne gne sbroc sbroc?" Ecco, uguale.
Naturalmente, posso essere anche più cattivo e stronzo di così. La logica della Cattedrale e del Bazaar, per quanto mi riguarda, andrebbe pure applicata al voto, come teorizzato da illustri crani (da Platone ad Heinlein). E qui passo e chiudo, vado a vedere quanto mi costa laurearmi con una tesi sui rettiliani sbroc sbroc. <!– –>