Lo strano caso del moralismo X-Factoriano

Lo scorso anno ho guardato X Factor, almeno da metà in poi. Galeotto fu lo zapping, visto che capitai sulla neonata trasmissione in un momento topico: la sconosciuta, allora, Mara Maionchi che prendeva a pesci in faccia quel coglione di Morgan e quella mongola della Ventura. Wow, dovevo vedere come buttava, quella donna era un vero mito. E tanto fece la Maionchi che arrivai fino alla fine, allincoronazione dei penosi Aram Quartet e alla vittoria morale della scassacoglioni a ufo Giusy Ferreri. La seconda edizione però me la sono risparmiata, mi faceva fatica lidea di dovermi sorbire di nuovo Morgan, DJ Francesco, la Ventura e una miriade di miserandi freakazoidi della canzone, tutti insieme e per millemila puntate. Ciononstante, conosco molte persone che lo guardano e quindi ne sento parlare quasi ogni giorno. Cé una cosa, in tutti questi discorsi, che mi lascia sempre sbigottito: lidea che molti guardino X Factor PER LA MUSICA e PER VEDERE NUOVI TALENTI. No, questa è lottica sbagliata, sbagliatissima. Spesso mi sento chiedere una cosa tipo: "ma come, te che sei così tanto appassionato di musica non lo guardi, X Factor?" Eh, non è così che va!

Perché guardare X Factor?

Lo ripeto: per spappolarsi dalle risate con la Maionchi, che vedrei benissimo nei panni di una brusca preside brianzola che zittisce i discolacci apostrofandoli con qualcosa tipo "uè, testina, te lo dico una volta sola: continua così e finisci dritto allorto!" con orto = abbreviazione di ortopedico. La Maionchi, già che ci siamo, è lunica in linea con le finalità del programma stesso, ovvero lanciare (eventualmente) nuovi cantanti allinterno della scena popolare italiana. Nuovi cantanti che sono destinati, per loro stessa natura, alla musica facile commerciale popolare ruffiana sbroc sbroc sbroc (fate voi – solitamente, la merdaccia da classifica che si odia tanto). E implicito nel momento in cui si decide di partecipare alla trasmissione: chi tenta la via di X Factor vuole il successo e le grandi luci etc (niente di male in questo), lo vuole in fretta e vede nella trasmissione una scorciatoia. Di conseguenza, se anche uno avesse realmente idee originali e personali, le mette da parte per gettarsi nelle fauci dellingranaggio discografico di cui la Maionchi è un esponente di spicco e successo. L ottica maionchesca del "può funzionare lo prendo" è lunica che ha senso, in mezzo al teatrino degli altri due cretini: Morgan che fa lo strano e lartista, la Ventura che fa la popolana dai gusti semplici, alto vs. basso, cvltvra vs. intrattenimento secondo una contrapposizione che funziona sempre, tanto è generica e banale. Ma in X Factor siamo sempre, e solo, al livello simboleggiato dalla Ventura che viene foraggiato da quello rappresentato dalla Maionchi, quindi pochi cazzi.

Marmocchi on the rocks

Un po i regazzuoli che si lanciano nella mischia XFactoriana mi fanno pena: vanno lì a rimediare solenni figure di merda, a farsi prendere per il culo, a fare le scimmie urlanti litigiose per il pubblico da casa, e poi per cosa? Per niente, per il semplice fatto che anche se fai la peggio sgommanza merdosa, devi diventare professionale e costruirti credibilità. Può sembrare strano parlare di credibilità in relazione a merda fetentissima come che so, Claudio Baglioni, Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro, per dire, ma la credibilità cé nella misura stessa in cui questi cantanti sono seri, professionali e in grado di gestirsi e interpretare il loro ruolo. Tutti e tre sono partiti dalla gavetta, si sono fatti il culo e hanno imparato a diventare quel che sono. Sembra retorica, ma è vero. Ed è vero che questo particolare tipo di palestra in X Factor la salti e non costruisci niente. La Ferreri adesso va molto e ha venduto, se non sbaglio, mezzo milione di copie in sette mesi – anche la metà sarebbe una cifra allucinante per lItalia, dove il disco di platino significa settantamila copie. Di sicuro farà un secondo album, che se andasse male le spezzerà irrimediabilmente la carriera: è e resterà sempre "quella di X Factor", un nome più grosso di "Giusy Ferreri", e mentre il primo andrà avanti finché ci saranno ascolti soddisfacenti, il secondo può anche sparire senza traumi per essere sostituito in due balletti. E per un cantante ex idolo delle folle distratte riciclarsi in qualsiasi altro ambito è davvero arduo, soprattutto se gli altri ambiti sono tutti strapieni, almeno quanto quello dei cantanti idoli delle folle.

Musica e arte sisisi!

Infine non meniamocela con la storia del talento e della Grande Mvsica. Se vai a X Factor, ci vai con la speranza di diventare un prodotto ben confezionato, con poco spazio per il tuo talento individuale. Dalledizione inglese è emersa Leona Lewis, che certo ha una bella voce e un gran look, ma fa lrnb più innocuo e meno creativo che ci sia (io lascolto anche volentieri ma non è questo il punto). La Lewis si trova nellambiente dello spettacolo angloamericano che certamente è più ampio, consolidato, professionale e competitivo del nostro, ok, e ha unaspettativa di carriera ben più lunga rispetto alla Giusy. Ma di nuovo, chissene. Il punto è che la Lewis sicuramente è entrata nel gioco consapevole delle regole. Se anche aveva delle idee musicali da concretizzare, le ha velocemente messe da parte una volta emersa vincitrice e si è messa al suo posto nellingranaggio. Musiciste come Ursula Rucker,  Erykah Badu, Jill Scott o Angie Stone non hanno letà per i reality ormai e hanno carriere già avviate, ma di sicuro non avrebbero scelto questa via per fare della musica la loro carriera. Un controesempio dei giorni nostri? Eccolo:

La ragazza qui sopra si chiama Esperanza Spalding e ha venticinque anni. Essendo una bella figliuola dalla gran voce, avrebbe potuto partecipare a X Factor, magari pure vincere, e quindi cominciare una sfolgorante carriera fatta di tranquillissimi rnb patinati e deluxe scoppiaclassifica, tipo la Lewis per esempio. Invece Esperanza voleva sì far musica, ma alla sua maniera. E quindi si è messa a studiare di brutto, è diventata una contrabbassista fenomenale e una cantante con ancora più coglioni di prima (beh, questo lo presuppongo); ha poi pubblicato due album ("Junjo" e lottimo "Esperanza
") e pure collaborato con nomi di primissimo piano tipo Stanley Clarke, Joe Lovano, lastro nascente Christian Scott (un giorno ne voglio parlare) e Donald Harrison – tutti jazzisti come lei, ma la Spalding non disdegna affatto di flirtare con il mondo del pop o altro, e cita come personaggi di riferimento tanto Madonna quanto Ornette Coleman, entrambi dotati di ferrea volontà. Esperanza Spalding di talento ne ha davvero molto, e lha coltivato, con lo studio e lapplicazione, ottenendo pure il riconoscimento di maestri riconosciuti e un posto da insegnante alla Berklee.

Perché dico tutto questo? Perché per trovare il giovane di talento, lo si va a cercare fuori da X Factor e si va dalle Esperanza Spaulding in giro per il pianeta, che da lì non ci passerebbero mai. X Factor si guarda per le risate e la Maionchi, per lo show, per tutto quel che vi pare, ma la musica conta meno di zero laggiù. E solo un pretesto, di conseguenza il moralismo associato a questa trasmissione ("la gente purtroppo preferisce il tresc del Grande Fratello alla Mvsica!") è ipocrita e fuori luogo. <!– –>