Che pesata!
Non sapevo se questa pellicola sarebbe mai finita nelle nostre sale, così mi sono rivolto al rynomato Cinema Torrente per visionare "Martyrs", film già discussissimo ovunque, salutato alternativamente come capolavoro termonucleare globale o pretenziosa sgommata di merda, con le solite cronache di gente svenuta durante la visione etc. etc. (chissà perché nessuno è mai presente a questi svenimenti collettivi). Io ero molto curioso, soprattutto a causa delle recensioni dei sempre grandi Elvezio e Lenny, recensioni che però non linko direttamente perché in qualche modo ti fanno capire dove il film va a parare e ti portano a minimizzarlo al momento della visione. Ed è un peccato sottovalutare un film come "Martyrs", che anche se non incontra direttamente i miei favori, probabilmente per questioni di gusto, è un moloch che realmente dice qualcosa di diverso dal solito.
Devo dire che avevo i miei bravi pregiudizi, prima della visione. Il primo è la Francia: sarà il solito vecchio campanilismo, ma le produzioni francesi di solito sono noiose come la merda. In tempi recenti si è parlato spesso e volentieri di una nouvelle vague francese dellhorror: beh, io ho guardato i vari "Alta Tensione", "Frontiers", "Saint Ange" e li ho trovati noiosissimi, indegni di mezzo fotogramma di "30 Giorni di Buio" o di "The Descent". Il regista di "Martyrs" poi è lo stesso di "Saint Ange", quindi ero ancora più prevenuto. Invece il film è davvero una mattonata di una durezza impressionante, si svolge con un meccanismo ad incastri perfetto portato avanti con logica implacabile e riesce ad arrivare a sfiorare il mistico con grande eleganza, cioè senza franare nellinfodump o nel polpettone o nel moralismo.
Tre gli elementi essenziali del film:
1) Il meccanismo a incastri: "Martyrs" parte come una sorta di tributo al genere "Rape And Revenge" degli anni 70, poi scivola su toni da j-horror (quanto li odio!), quindi carambola della zona del film di tortura, e poi prende un ultima inaspettata e originalissima veste. La cosa davvero notevole è che i vari cambi di prospettiva sono davvero cambi di prospettiva: non è solo un semplice giocare con laspettativa del pubblico scafato, ma ogni nuova fase illumina la precedente di un significato tutto nuovo. A scriverlo così forse pare una cazzata, e forse è unidea che mi sono fatto io a cavolo, non so, però è una cosa che non ho mai riscontrato, per lo meno in tempi recenti, nei filmi. Sopratutto mi pare talmente ben fatto e coerente col finale, questo succedersi di prospettiva, da farmi scartare lipotesi del caso: Laugier è proprio bravo, fine del discorso.
2) La violenza: ce nè tanta, ce nè in dosi allucinanti. Ma non è mai, mai glamourizzata o resa in qualche modo divertente, accattivante, spettacolare. Anzi, quel che trasmette, anche nelle fucilate dalla fase di vendetta, è il dolore fisico, e ti viene sempre da schierarti dalla parte di chi la subisce, almeno inizialmente. Nella parte finale del film cè una lunga sequenza di tortura e vessazione, per esempio. La protagonista viene quotidianamente presa a pugni e calci e botte varie. Non sappiamo per quanti giorni, settimane, o addirittura mesi. Quello che però si capisce è che laguzzino fa il suo lavoro: non ha niente di personale contro la sua vittima, è inflessibile e metodico e non lascia trasparire alcuna emozione. Non cè neppure il tentativo di inventare chissà quale strampalato marchingegno stile "Saw", solo semplici botte. Beh, poi cè lultima fase, ok… ma dal punto di vista dellaguzzino non cambia nulla.
3) Il perché di tutto questo: rivelarlo sarebbe ingiusto! Il crescendo del film, descritto sopra, non permette davvero di capire dove si vuole arrivare. Quando ormai ci si arriva è troppo tardi, e ci si arriva con un forte senso di disagio, e forse di colpa: scrutiamo anche noi avidi locchio della protagonista per capire qualcosa, mettendoci di fatto dalla parte sbagliata. Ed è inevitabile. Laugier, con una bravura encomiabile, ci ha teso un tranello morale in cui siamo cascati con tutte le gambe.
Cè chi ha messo "Martyrs" a fianco del "Salò" di Pasolini, che io non ho mai visto e quindi non posso fare alcun tipo di confronto; chi ha citato Clive Barker (e qui si va già più sul sicuro perché Laugier è un grande appassionato dello scrittore inglese), e io Clive Barker lo conosco troppo poco per pronunciarmi a riguardo; quindi posso solo dire di guardare questo film a mente sgombra e di leggere articoli, recensioni e cazzemmazzi solo DOPO la visione. Non so se sia il film più importante degli ultimi anni, so che di sicuro è una visione potentissima, un potenziale spartiacque. Vi segnalo questa interessante intervista a Laugier, per finire.
Concludiamo con qualcosa di realmente inquietante:
Perché inquietante? Perché sono stato cinque minuti buoni a cercare di capire che disco avesse in mano Terry Nova. E grave? <!– –>