Esclusiva assoluta: Battista Bannister-Pautasso sul suo capolavoro "Circoscritto attorno ad una salma"



Siamo in Liguria, sulla spiaggia di Quarto. Un manipolo di mille uomini si prepara a partire per una grande impresa. Lo scopo è grandioso e difficile: riconquistare lItalia e unificarla. Alla guida della spedizione, un uomo: Giuseppe Mazzi Garibaldi. La spedizione dei Mille parte, fra mille (e chi lavrebbe mai detto) problemi. Ma cosa angustia Garibaldi? Egli è memore di quando, in passato, uccise lalbatross e lui e la sua nave furono costretti a rimanere allinfinito nel mare finchè incontrarono la Morte e la Vita Nella Morte. Adesso quel ricordo lo tormenta, perchè sulla coscienza di Garibaldi gravano pesi spossanti e diaboliche profezie. Dannato o salvatore? Eroe o mentecatto? Campione Eterno o Kwisatz Haderach? Dopo la morte, la transustanziazione metempsicotica insegnatagli dal suo maestro veda Cornelio lo porterà a fluttuare nella soggettività del tempo, ove si confronterà con la Madre di tutte le battaglie.

Ci sono cose che accadono per caso, e cose che no. Cose apparentemente irrilevanti, e cose che fin da subito si evidenziano come snodi spazio-temporali di assoluta pertinenza del qui e dellora; cose che, se giustamente interpretate, costituiscono la chiave di lettura fondamentale del presente, il trattato retrattivo sullumanità passata e infine la schiusa delle uova future in poiesi. Tutto questo si divulga e singolarizza attraverso un textum (per usare un termine, come vedrete, caro allautore) che è, semplicemente e niente altro che, un romanzo che è più di un romanzo, è un crocevia ontologico e letterario la cui sapienziale lettura disvelerà la filigrana di questo tempo così metastatizzato dalle spire cancerose di un capitalismo dellessere che le prospettive di un nuovo umanesimo paiono sempre più remote. In realtà, ed è questo uno dei paradossi più struggenti e al contempo stimolanti, lassenza di questo nuovo umanesimo e la contemporanea uscita del capolavoro di Bannister-Pautasso in cui tale assenza viene scandagliata, è la prova che questo umanesimo in realtà esiste e pulsa sotto le tempie di unumanità schiava, sì, ma solo finchè le catene non si spezzano.

E con grande piacere che dunque ho intervistato in esclusiva assoluta il giovane e timido Battista Bannister-Pautasso, al suo esordio letterario che già è capolavoro e necessità devastante. Ci incontriamo al bar Motrone, nel pieno centro del piccolo paese di Bellughi dove Battista abita sin dalla tenera età. Dopo qualche minuto di chiacchiere disinvolte per prendere confidenza, e tre o quattro spume al Jack Daniels di troppo, entriamo nel vivo di unintervista presto devastante per intensità e necessità.

Lincipit del tuo libro è fulminante, sebbene qualche mente un po tarda potrebbe prenderlo per una boutade: "Garibaldi fu ferito. Fu ferito ad una gamba." Proprio come la celebre canzoncina popolare.

"Credo che sia un modo per sdrammatizzare e connettere alcuni gangli narrativi che normalmente vivono su piani non comunicanti. Le radici popolari mi sono care, io sono uno del popolo, e contemporaneamente sono dedito ad un complesso lavoro di scavo linguistico che avvinghia Pynchon, De Lillo, Lebensraum e Plottigat. Sono nella posizione di poter compiere una sintesi mai vista prima, e dunque la faccio. Il primo passo per recuperare la nostra umanità sta nel ricongiungimento con ciò che umani ci rende, e quindi i nostri simili del popolo."
Mi pare di cogliere una certa polemica nei confronti della tecnologia nelle tue parole, come del resto quando il personaggio di Schwintzler afferra Hildago per la gola e lo minaccia di ucciderlo come solo le macchine possono.
"In realtà la tecnologia è utile, se usata con intelligenza. Purtroppo è diventata solo uno strumento del capitalismo. Nel dialogo che citi, Schwintzler, che ricordo essere di fede animista e profondamente sconvolto da sogni in cui si prefigura lOlocausto, identifica la Morte Violenta con la fredda efficienza suprema di una macchina di morte. La sua è la natura del doppio: è un personaggio frutto della mia immaginazione, ma non sa che è pure frutto dellimmaginazione di Saruman il Bianco."
Saruman il Bianco?

"Sì. Lo stregone è un personaggio tolkieniano, ma essendo ormai presente nellimmaginario di moltissime persone, è un po come se esistesse davvero – se chiedessi in giro, alle persone, come immaginerebbero che Saruman immaginerebbe un prefiguratore animista, di sicuro tratteggerebbero una figura paragonabile a quella di Schwintzler. Saruman è politica, potere, ambizione, tecnologia, tecnocrazia, il buono corrotto dal Male assoluto. Schwintzler potrebbe esserne un antitetico-polare immaginativo, quasi un babau."
Come mai hai scelto la figura di Garibaldi come centro nodale del tuo romanzo?
"Non mi piace la parola romanzo, è troppo compromessa con la fattualità di operette fin-de-siecle di basso conio. Dan Brown, Federico Moccia, Tom Clancy fanno romanzi? Bene, io non voglio che il mio libro sia culo e camicia con simili mestatori e pornografi dellimmaginario. Il mio è textum, se vuoi. Detto questo, Garibaldi è una sorta di avatar della salvazione, un agnello sacrificale del Dominio, un riunificatore della Gesta, un oplita della Storia, un iguana del Parnaso. Quando vuoi trattare lideificazione del mercimonio tecnocratico e la reificazione dei sogni dellumanità in merce vile, e in più lo vuoi fare in italiano, perchè sei italiano, la scelta di Garibaldi è inevitabile."
Non fa una grinza. Senti, cé un punto che mi ha molto colpito: quando Garibaldi progetta un gigantesco automa, fatto di resti di navi affondate in battaglia e animato dalla magia, per rovesciare il dominio di Gengis Khan, e ad un certo punto esclama "siamo tornati al punto, la risoluzione incarna, tutto si dissolverà e nessuno di noi avrà anelato per il bene nè per il meglio." Sono rimasto molto turbato da questa frase.
"Per scrivere quella frase mi sono isolato per due settimane, regredendo allo stato selvatico o quasi sullEremo di Bellughi. Mi era necessario, ed è stato, come dire, devastante. Garibaldi si trova a metà strada fra la Creazione e la Distruzione, il senso di responsabilità lo schiaccia, e in più cè la consapevolezza che dopo tanti sforzi non resterà nulla, perchè la Storia non è pronta per accogliere il Vero ma solo una macchinazione contraffatta e meschina. Da lì il suo sgomento."
Infine, unultima domanda. Conoscerai certamente il New Italian Epic, la corrente letteraria teorizzata da gente del calibro di Wu Minghia Ming, ampiamente discussa in tutto il mondo e in tutti i salotti letterari che contano, e giustamente ritenuta una delle correnti più rivoluzionarie, importanti, originali e sconvolgenti, nonchè necessarie e devastanti, di ogni tempo. Credi che la tua opera possa in qualche modo far part
e del NIE?

"E una bella domanda. Certamente ci sono dei tratti in comune, spero che i ragazzi del NIE leggano il mio libro e mi accolgano nel loro club. Hanno bisogno di gente come me per scardinare del tutto lorizzonte della narrativa contemporanea e da soli non ce la possono fare. Hanno bisogno di una mano semplice e modesta, come la mia, che li guidi."

Dopo questa illuminante intervista, mi sento una persona cresciuta e migliore. Pure il critico Sciallo Elvezis, del resto, così severo e scettico nei confronti dei prodotti che, in un modo o nellaltro, gravitano attorno ai circolini che si fanno pubblicità sui siti di amici degli amici, ha dovuto capitolare e ammettere la grandiosa qualità del textum (già New Italian Epic-o dufficio) di Battista Bannister-Pautasso. Unopera necessaria e devastante che rimette lUomo al centro della Storia e dellUmanità mediante una Narrazione parallelizzata, atemporale e rigorosamente non postmoderna. Cercate anche voi questo capolavoro. <!– –>