Theorìa et Prattica de la Torta
No, non è un post per vantarmi delle mie inesistenti capacità di pasticcere. E un post documentaristico su una delle più note specialità del nostro paese, ovvero la Spartizione della Torta. Una recente uscita musicale in edicola mi ha fatto venire in mente che sì, certe cose son da pedate in culo, e fanno tutte capo al meccanismo della Torta che testè illvstro.
Theoria
Definiamo "Torta" una qualsiasi risorsa capace di generare un introito appetibile per un certo numero di individui. La natura stessa della Torta è varia, anche se inevitabilmente finisce per assumere la fisionomia di una nicchia di mercato. Siccome la Torta non è immensa, chi vuole approfittarsene cerca di monopolizzarla a beneficio di sè e di un certo numero di compagni, amici, nani e ballerine di fiducia. Quando un gruppo di allupati annusa la Torta, inizia a mangiarla e si preoccupa di farlo ben al sicuro, fra mura amiche. Ma perché la Torta, che è così buona, non finisca, ci vuole che qualcuno porti di continuo gli ingredienti, il forno e la manodopera per rimpolparla. Ci vogliono gonzi che preparino altra Torta, convinti di partecipare ad una qualche grande causa culinaria.
Insomma, i padroni della Torta mangiano, vi chiedono nuovi ingredienti, vi chiedono di preparare e infornare altra Torta, rimangiano, e poi vi dicono quanto siete bravi e importanti, voi che contribuite alla Torta.
Schematizziamo:
– il branco famelico individua una Torta;
– il branco famelico, al riparo da sguardi indiscreti, pianifica la spartizione della Torta;
– il branco famelico si circonda degli individui più adatti a cercare gonzi che procurano ingredienti e manodopera per fare altra Torta;
– il branco famelico ricompensa i gonzi solleticandone lego e il narcisismo, facendoli sentir parte di qualcosa di importante;
– ripetere finchè dura.
Esempi di {Torta, branco famelico, gonzi}:
{Risorse finaziarie italiane, Confindustria, popolazione}.
{Fetta del mercato editoriale, Complottisti DOC, quelli furbi che ne sanno di più}.
{Fetta del mercato videoeditoriale, Malevoli Ammaestratori di Criceti, gente incazzata ma superficiale}.
{Colossali partecipazioni a progetti energetici, Al Gore, ecostronzi}.
Prattica
Il circuito del jazz italiano è un esempio da manuale di quanto appena detto. La Torta è rappresentata da un numero piuttosto nutrito, ma non certo immane, di ascoltatori – effettivi e potenziali. I gonzi sono tutti quelli che vogliono spararsi la posa dei colti e sentono necessaria la patente dellascoltatore di jazz, ma contemporaneamente di prendersi la briga di conoscere sta musica davvero no, perché insomma questi negri con le trombette fan due palle e poi sono americani imperialisti sbroc sbroc. E chi ci mangia? Un insieme composito: alcuni dei musicisti italiani che monopolizzano le apparizioni e i riflettori, alcuni discografici, e un certo numero di politicanti che naturalmente si bullano & gonfiano di quanto tengano allarte e alla cultura.
Lo spunto mi viene da qui: liniziativa annuale di Repubblica/LEspresso dedicata al jazz, questanno organizzata come serie di omaggi a determinati cantautori & artisti. Lanno scorso si trattava di concerti, questanno di concerti a tema, tutte e due le volte ambientati alla Casa del Jazz di Roma. Casa del Jazz che è un auditorium/biblioteca semiprivato, o semipubblico, voluto dal Weltroni tre anni fa, cui si esibisce con grande frequenza la solita gente dei soliti giri – tesserati PD romani, protetti di Rava, collaboratori fidati in grosse operazioni stile Gino Paoli jazzato dello scorso anno o Sanremismi assortiti. Il che non vuol dire che non siano bravi, perché Stefano Di Battista (molto buono il suo ultimo "Troubleshootin") o Enrico Pieranunzi o Gianluigi Trovesi sono bravi, a differenza di Rava e Fresu, per esempio. Però si producono spesso in programmi non avventurosi, nè coraggiosi, ma anzi vecchi e compiacenti per un pubblico da blandire, cui concedere il famoso patentino di cui sopra senza faticare. Alla Casa, oltre ai biglietti, cé la sovvenzione statale a portare soldi. Cé poi la riproduzione di quanto detto sopra su scala nazionale, tramite la collana da edicola. Un degno coronamento! La gestione della Torta è quindi completa: controllo partitico, accesso selezionato, attento localismo inframmezzato da arrivi di artisti stranieri. I cartelloni jazzaroli italiani sono perfettamente intonati a questa tendenza avvilente, essendo pieni degli stessi nomi anche loro! Da menzionare infine il caso di Stefano Bollani, che ha deciso di prendere la via delleclettismo un po cialtrone e adeguarsi al gioco, accodandosi al carrozzone di Rava, dellECM e tutto ciò che di negativo questo possa comportare.
La Torta del jazz italiano, quindi, consente ad un selezionato giro di camparci discretamente, limportante è aiutarsi a vicenda, non pestarsi i piedi, e tagliare le gambe a tutti gli altri. Il wannabe-colto pvbblico si abitua a pensare che il jazz sia solo quello, storce il naso di fronte al resto e si insuperbisce stupidamente dellitalianitas jazzistica, o gèz che dir si voglia. Sul serio: solitamente chi si appassiona al gèz passa raramente al jazz, che trova "troppo rumoroso, troppo americano" (detto con svssiego e laria di chi la sa lunga). Lho sentito dire di "A Swingin Affair" di Dexter Gordon messo a confronto con non so che di Fresu. Roba da chiodi nel cervelletto.
Rutto apocalypse – le conclusioni
La Torta del gèz, con le sue produzioni dal taglio leggero e accomodante, i suoi programmi faciloni e ripetitivi, getta ancor più la maschera nellultimo round di uscite alla CdJ: rielaborazioni di progressive rock, De Andrè, Modugno (evergreen dellitalianismo). Roba che andava forte presso i 68ini, gli stessi che trovano ogni anno il modo di tessersi gli elogi. Hanno creato lillusione di essere i soli e unici depositari di cultura, virtute et conoscienza, e non fanno altro che rinfocolare questillusione a uso e consumo dei gonzi che cascandoci gli ricomprano la torta. E una perfetta parabola del weltronianesimo, che ne svela lintima natura superficiale ed cretinamente elitaria. Un investimento sulla cultura, yes we can, al fine di ottenere lesposizione mediatica che consente di crearsi una posizione inattaccabile di potere. Il dispensaggio dei privilegi e la spartizione di compiti e compensi nel retrobottega, reclutanto fra i fedelissimi (=gli amicici del branco, furbetti del quartierino) le varie figure, vengono da sè. Bella sbornia: media, musica facile che sembri elitaria,
mondanismo, culturalismo, riscontri economici favorevolissimi per chi sta dalla parte giusta. Il solito, vien da dire, solo che molti lo scambiano per Grande Cultura Weltroni sbroc sbroc. Cultura? Se uno si affida a roba del genere, non se la farà mai. Resterà un cazzone velleitario che va ai vernissage.
La Torta non è solo parte del bieco mondo commerciale consumista berlusconiano, miei cari. Affatto. Torte ci sono ovunque, e se avete bisogno di un pensiero aristocratico à la page confezionato amorevolmente dai vostri guru e ammaestratori di criceti per operare una qualsiasi scelta estetica, mi dispiace, ma continuerete a comprare gli ingredienti e a infornare le Torte. Tanto vi mancano i mezzi per accorgervene, ahr ahr ahr! <!– –>