Archive for febbraio, 2008


Loccasion delle occasioni!

Non se ne parla molto, ma questanno si terrà un importantissima serie di processi. Solitamente, prima dei processi, si sente sempre parlare dei diritti dei processati. Fa parte dello stato di diritto, il diritto. E ce lo ricordano un po tutti i film, come se non bastasse.

Gli importanti processi di cui sopra, naturalmente, vedranno questi diritti pienamente rispettati. Gli imputati potranno nominare i propri difensori, anche civili, scegliere i propri periti, convocare testimoni a propria scelta, ricorrere in appello al tribunale civile (perché sarà un processo militare, dimenticavo). Potranno pure stare in silenzio senza che se ne possano trarre conclusioni avverse; avranno il pieno diritto di esaminare tutte le prove, e di chiamare periti e consulenti tecnici assortiti scelti personalmente; infine, potranno logicamente controinterrogare i testimoni daccusa.

Qualé largomento del contendere, vi chiederete. Semplice: i processi ai prigionieri di Guantanamo per i fatti dellundici settembre. Quei processi che, secondo i beninformati complottoni, si sarebbero dovuti svolgere in un bunker con modalità molto simili a quelle di un episodio di "Saw" a caso. Invece sarà tutto trasparente e pubblico; intanto, un centinaio di giornalisti di tutto il mondo ha già incontrato le commissioni, e solo alcune delle prove saranno coperte da segreto militare e quindi  celate al pubblico (ma non ai familiari degli imputati). Come in ogni ambiente militare, non si potrà riprendere con telecamere, ma si potrà partecipare.

Tutte queste informazioni non le ho tirate fuori io dalluovo di pasqua; la fonte è il generale Thomas Hartmann dellUSAF, che svolge anche compiti di consulente legale per il Pentagono. Lha detto in questa conferenza, di cui cé pure la trascrizione.

Qui cé lopportunità di partecipare, di offrirsi come perito,  come  tecnico, di proporre prove, di intervenire nei contraddittori e negli esami, mica nespole. Sembrerebbe loccasione doro, loccasione delle occasioni, per il mondo complottista. Eppure qualcosa mi dice che mediocri teste piene di segatura come Massimo Mazzucco, Maurizio Blondet e Giulietto Chiesa, per restare allidra a tre teste del complottismo italiano, non parteciperanno neppure nascosti dietro un cespuglio.

Non si faranno vedere, i tre cialtroni, perché sono incompetenti, ignoranti e naricisi. Come potranno smontare, vis-a-vis, perizie ingegneristiche e aeronautiche? Che prove potranno portare? Oh, magari potranno dire che non importa cosa dicano interi studi di ingegneria, progettazione e architettura, nonché fisici ed esperti di aviazione e difesa e piloti, nonché i testimoni oculari e i parenti delle vittime: un professore di filosofia e Dario Fo dicono di no, che è tutto finto, vuoi mettere?

Cosa diranno gli impavidi eroi ai loro gorila ammaestrati?
Blondet
non potrà partecipare perché sarà a Teheran, impegnato a scrivere, assieme ad A?madinej?d, il libro-verità sulle menzogne dellOlocausto. E poi non ci sarebbe andato lo stesso perché qualunque prova portata dallaccusa sarebbe di sicuro inquinata o falsa.
Chiesa
non potrà partecipare perché sarà troppo impegnato a fare la questua presso chiese (ahahah), associazioni rionali, mercati delle pulci e combattimenti fra galli: deve finire di racimolare ancora i soldi per il suo incredibile bellissimo documentario "Zero", che (scommetto) non oserebbe portare al processo come prova (lo smonterebbero in 4,5 msec). E poi non ci sarebbe andato di sicuro perché qualunque prova portata dallaccusa sarebbe di sicuro inquinata o falsa.
Mazzucco non potrà partecipare perché, ecco, ha piovuto, poi cha la scarpa sgonfia, e insomma, no, ecco. E poi non ci sarebbe andato comunque perché qualunque prova portata dallaccusa sarebbe di sicuro inquinata o falsa.

Si preannuncia una solenne catasta di merda rovente sulle teste dei complottisti, che comunque non desisteranno: lideologia e la frustrazione sono molto più forti di scienza, logica, competenza e buon senso. E così potremo ridere di loro ancora a lungo. <!– –>

Scoop! Esclusiva! Extra!

(nella foto: Pippo Baudo colto in flagrante mentre fa pressioni alla giuria del Festival)

Oggi comincia il XXXIVIXLMCML Festival della Canzone Italia, detto anche "Festival di Sanremo", dove il meglio della musica italiana, ma che dico, mondiale e di ogni tempo, si mette a confronto per eleggere il più grande musico dellanno, uno che Stravinskij, Ellington e Lemmy gli fanno una sega. Oltre a grandi star e rinomati artisti che tutto il mondo ci invidia (questanno Loredana Bertè, Little Tony, Toto Cutugno, per esempio) non bisogna sottovalutare la categoria giovani, il sol dellavvenire, la scorta di meraviglie musiculturali del futuro. Ma tutto questo splendore ha, naturalmente, un rovescio della medaglia: per accedere alla categoria giovani e gareggiare, occorrono fior di prebende e raccomandazioni, mica cazzi di varano. Cé tutto un sistema lobbystico-partitico-giudaicomunista che permette ad alcuni di passare, ad altri no! Qui su questo blogbs, in nome dei poteri conferitici da Astrosio, siamo riusciti a scambiare due parole con gli esclusi – giovani meritevoli che, per la sola colpa di non avere gli appoggi giusti, non parteciperanno al Festival. Tutti devono sapere, questingiustizia deve finire, o il dominio della musica italiana sul mondo intero sarà presto in forse!

Dopo questa doversa introduzione, largo agli esclusi del Festival.

Antonio Cazzo
Biografia:
laureato in Scienze per la pace, ventiquattro anni, originario di Benevento, appassionato di scherma e formicai (ne ha dodici), Antonio non è nuovo ai concorsi canori – ha già vinto il XXV Festival di Pelisagro di Stazzano (ZI).
La canzone: "Una quota anche per lorbo", toccante brano neomelodico sullemarginazione dei non vedenti, cui viene negato il lavoro di tassista, pilota e guidatore dautobus per assurdi pregiudizi.
Fuori perché: pressioni della lobby dei guidatori hanno fatto fuori questo cantautore scomodo che denunziava una realtà vile e ignominosa. Ufficialmente, è fuori perché per sfruttare leffetto-Bocelli (cioè, essendo io cieco se non vinco è perché mi discriminate) si sarebbe autoinflitto la cecità con un cavatappi.

Pasqualetta
Biografia: semplice ragazza di campagna, la ventenne Pasqualetta (Pasqualina Bernasconi, dalla profonda provincia bergamasca) porta tutta la sua carica di simpatia e di ingenuo ottimismo sul palco dellAriston. Educata coi valori di un tempo, e tuttavia moderna, incarna splendidamente lavvenuta emancipazione del ceto agricolo, pronto oggi ad affrontare le sfide della contemporaneità.
La canzone:
"Mi piacciono i finocchi (ma però al forno)" è un allegro brano dagli arrangiamenti folk, di netta ispirazione celtica. Affronta con delicatezza e ironia il tema dellomosessualità e della tolleranza che questa società ancora non vuole concedere ai frustoni, nonostante le tante belle parole di merda.
Fuori perché: la lobby gay ha ritenuto sconvenienti e offensivi alcuni passaggi della canzone, in particolare il ritornello "Mi piacciono i finocchi/i finocchi al forno/ce ne sono ovunque/levali di torno", e così ha fatto ingiuste pressioni per eliminare Pasqualetta e il suo messaggio dal festival.

Mastinko
Biografia: per il quasi trentenne Mastinko (allanagrafe Franco Balossi, di Novegro) la curva è tutto. E quando si parla di curva, si intende la Curva, la Curva nerazzurra cui dedica tutto il suo tempo libero. 
La canzone: "Benito Bonito", brano dai ritmi quasi ska su cui la voce, in stile ragamuffin, racconta la storia immaginaria di un grande statista di un immaginario paese latino, uno che bastava non essere negri, ebrei, finocchi e comunisti e ti dava la casa e faceva andare i treni in orario. Col suo brano, Mastinko ci tiene a far vedere che anche i ragazzi della Curva sono persone ammodo e non solo teppisti violenti razzisti e mongoloidi.
Fuori perché: si è ritirato spontaneamente dopo aver visto il concorrente che presentiamo sotto.

Akim Badunga
Biografia: figlio di sudanesi trasferitisi in Italia negli anni 70, Akim è un musicista di grande talento. Diplomato in clarinetto, studia anche medicina alluniversità e fa volontariato. Akim rappresenta il futuro dellItalia multietnica e multirazziale.
La canzone: "Meditazione sullintegrazione", brano in cui Akim modula, in maniera davvero stupefacente, le sue tre ottave di estensione su un finissimo tappeto musicale poliritmico realizzato con differenti tipi di percussioni, secondo gli stilemi di certa complessa musica africana. Il testo è una riflessione sullidentità razziale e sulla coesistenza di molte etnie.
Fuori perché: cé bisogno di specificarlo?

Come avete visto, il Festival ha voluto escludere con infamia questi talenti cristallini. Ma a noi non la si fa, e peroreremo la loro causa urbis et orbis, maris et montis, niggers of steel bla bla bla, capito? Boicotta il Festival, boicotta Pippo Baudo, boicotta il boicottaggio! <!– –>

Baciamo le mani

Allora allora, mi è venuta in mente unidea geniale per salvare il paese e vivere più meglio di prima: pensavo insomma di dare tutto in gestione alla mafia. Pensateci, la mafia nacque nellottocento come struttura intermediaria fra gli ultimi latifondisti e servi della gleba sicialiana stiacciati dai Borboni e lappena arrivato potere sabaudo. Il Piemonte aveva bisogno di qualcuno che sapesse trattare con questo mondo tanto remoto, e per questo cera a mafia, aaah? La mafia poi crebbe sempre di più diventando una società autonoma allinterno della società, corrotta e corruttrice, violenta e pericolosa, e pesantemente insediata nello stato ufficiale, a palazzo.

Ma di questo chi stracazzo se ne frega, è roba vecchia. Io dicevo di ora. Visto che lo stato è una merda ed un nemico, visto che chiunque ci vada non farà nulla per il nostro bene ma lo farà il proprio nonché quello degli amici e degli amici degli amici, visto che tutto il guazzabuglio elettorale è una commediola, visto che la mafia ha la sua parte in questo perché coi cambi di governo deve affannarsi a stringere nuove alleanze, spostare uomini, insomma, ha i suoi problemi e i suoi affanni, ecco, alla luce di tutto questo io dicevo: non è che la mafia, libera degli intralci dello stato, sarebbe in grado di governare meglio la nazione? Perché ci sono stragi e macelli, però per questo conflitto insanabile Mafia vs. Stato. Ora, essendo lo Stato una conclamata merda, forse sarebbe il caso di fare a meno dello Stato e tenerci la Mafia!

E dunque io voglio che alle prossime elezioni sia possibile votare per la Mafia ed espellere lo stato dallo stato. Chissà che non funzioni tutto meglio? Vedere che so, Vito, Caloggero, Sasà e Gennariello al posto di Beltroni Padoa-Nerchia Fini Bondi potrebbe essere un notevole passo avanti.

Alle prossime elezioni, vota per la Mafia! Bloggersz For Maffia! Svpport!

Qualcuno potrebbe dire che non è un concetto poi così originale, perché era il presupposto di un bel libro di Cyril Kornbluth, "Non è ver che sia la mafia". Quel qualcuno avrebbe ragione, ma conto che gli altri non lo sappiamo per bvllarmi. <!– –>

Cuba      

Che strifolata di cazzo: Fidel Castro molla la leadership cubana, dopo quasi cinquantanni di governo, e cé un sacco di cubanisti in lagrime che vedono in tutto questo limminente vittoria del bieco capitalismo sulla candida e innocente Cuba. Premesso che a me, di Cuba, non me né mai fregato un cazzo e non inizierò certo ora; premesso che il Cuba Libre è forse il mio scioktelz preferito; premesso che dalle foto pare un bel posto e un giretto ce lo farei; premesso che le donne latine sono molto belle; premesse tutte queste cose, si torna a bomba, e cioè, un "chissenefrega" grande come il Gran Canyon. Quanto ai fan di Cuba, credo siano afflitti dalla famosa voglia di essere negri con la pelle altrui, oppure della non-volontà di redimere il negro dal negro per il suo bene. Funziona così: quella gente sta in condizioni di merda, tu dici che per loro è meglio così e, guardandoti bene dal trasvolare llllà ché meglio di qqqquà, sostieni la necessità che loro continuino a stare così di merda perché non adottino mai e poi mai il nostro sistema di vita iniquo e orrendo, quello che però rende la tua vita molto più facile della loro.

Cuba, ahimè, è una nazione poverissima. Cha lembargo e tutte queste cose. Mi si dice spesso che a Cuba tutti channo la casa, gliela dà lo stato. Bene. Che listruzione, dallasilo alluniversità, è gratuita. Bene. Che gli ospedali sono gratis (bene) e meglio di quelli occidentali, e qui mi sbudello dal ridere perché saranno anche bravissimi medici, ma voglio vedere come fanno per TAC, risonanze magnetiche e robe varie che richiedono apparecchiature costosissime. Sareste tranquilli? Io mica tanto. Cha un governo comunista che permette tutti questi servizi sociali, ma ad un prezzo piuttosto pesante: come tutti i governi comunisti di questo mondo, utilizza misure repressive e autoritarie. Voglio dire, tutta linformazione è in mano al governo,  ci sono prigionieri politici in quantità, ci sono condanne a morte ed esecuzioni (ma si sa, non sono in Texas, quindi sono quisquilie), cé, dai tempi dei tempi, un flusso migratorio di esuli cubani in direzione della Florida. A me non risulta che la gente fugga dal paradiso terrestre su zattere e gommoni, rischiando la vita. Lesistenza stessa di questo esodo dovrebbe mettere sullavviso che tanto bene non ci si stia, e che forse i cubani stessi vorrebbero cambiare qualcosa.

Mi sussurra, il saggio Rasputin:

Come si evolverà la situazione non lo so. Ripeto, non me ne fregava prima, e non me ne fregherà ora. Posso solo riportare le parole pronunciate da Renato Busdraghi, quel famoso inverno:

"Il capitalismo è una figata perché io col capitalismo posso fare un fracco di soldi e comprarmi una bella casa e stare bene; allo stesso modo col capitalismo ci può essere un negro che va in malora ed è povero, e allora mi viene a rubare in casa, ma io per fortuna mi difendo col fucile che ho potuto comprare grazie al capitalismo e gli sparo una pallottola dritta nel cazzo."

Non è esattamente il massimo dellargomentare, eh. Però fa il paio, quanto a delirante deliranza, con quelli che ti dicevano che nel blocco URSS, vedrai, stanno meglio  di noi (per la serie: piano con la benda ideologica, diobestia, ché poi finite male). Sono sicuro che li avrete incontrati ai tempi, e ora gli è rimasta Cuba. Quando e se Cuba cambia, forse accetteranno la realtà. Ah, no, diranno che in Iran è sempre meglio di qui perché lo stato sostiene le famiglie e agevola i mutui. <!– –>

I raggiri dei vampiri*

Quante gliene hanno fatte passare, ai vampiri. Da Anne Rice passando per il "Dracula" di Coppola (sono davvero lunico a odiare questo polpettone rossorosa?) e "Intervista col Vampiro", siamo arrivati ad un degenero di queste figure, trasformati ormai in dandy manfruiti che sorseggiano assenzio, citano Baudelaire e filosofeggiano di amori impossibili e immortalità e tentazioni e dipendenze – lideale per torme di bimbiminkia ed emostronzi. In alternativa cè il filone del vampiro high tech fasciato di latex. Che palle. Lodevole eccezione "Vampires" del sempre grande Carpenter, un iconoclasta western vampirico… di ormai dieci anni fa! E quindi ci voleva proprio, "30 Giorni di Buio", per rimettere un po dordine e ridare smalto pauroso alla figura del vaNpiro.

La storia è semplicissima: cé una cittadina in Alaska, dove, a causa della latitudine, fa buio per un mese di fila. Arriva un gruppo di vampiri che decide di spassarsela, macellare la gente e bere un fracco di sangue, così, tanto perché gli va. Il film narra la lotta per la sopravvivenza di un gruppetto di sventurati.

Filmato con colori bluastri e freddi che rendono benissimo lidea del buio e della notte artica, "30 Giorni…" ci restituisce dei vampiri completamente alieni e terrificanti che considerano lumanità, la specie inferiore, come carne da macello e basta. Parlano una lingua inquietante e incomprensibile, hanno dentacci, unghioni e occhi ferini, sono sadici e si divertono un mondo a sgozzare, sbranare, affettare e tormentare le prede vive per cui non provano la minima empatia. Al limite osservano con divertito distacco il loro terrore, per poi azzannarli alla gola mentre sono ancora vivi e urlanti. Daltronde questi vampiri sono al vertice della catena alimentare e possono fare quel che vogliono. Il recupero dellelemento primitivo e animalesco, la crudeltà gratuita, i litri di sangue rosso e denso, molte scene efficacissime (su tutte, la bambina vampira e il volo radente sulla città dove si vedono in contemporanea decine di pasti vampireschi), lassedio di costruzione carpenteriana, la crisi dei poverastri assediati danno per risultato un film duro, spietato e appassionante. Particolare: non sappiamo niente dei vampiri (che più ci penso più mi paiono un mix, portato alle estreme conseguenze, di quelli del già citato "Vampires" e de "Il Buio Si Avvicina"), da dove vengono, dove andranno. Sappiamo solo che sono antichissimi e che utilizzano leggende e folklore per nascondere la propria esistenza agli umani. Basta e avanza: chi se ne frega dello spiegone, meglio realizzare un ottimo "come"  senza rovinarlo con un modesto "perché".

I protagonisti sono personaggi generici che servono a veicolare la vicenda – ti trasmettono la propria paura, le emozioni violente, la crisi, e tanto basta. La storiella damore (perché deve esserci per forza, porca puttana impestata?) è piuttosto superflua.

In sostanza, un bel film violento e nichilista. Non conosco il fumetto da cui è tratto, quindi non sto a fare paragoni. Però ora me lo cerco.


* chi indovina la citazione è uno che ne sa a pacchi.
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Le Origini del Malygno

(foto: il Malygno)

Iersera da una tv proveniva la voce di Water Beltroni che, come di consueto, parlava di niente. Diceva le solite cazzate prive di senso, discorsi sul discorso, che tanto piacciono ai suoi sostenitori – pare siano sintomo di serietà, e non di inintelligenza e/o malafede. Bah, valli a capire. Beltroni insisteva sul concetto di "novità": ci sarebbe, in Italia, fame di futuro e di cambiamento, una fame che naturalmente lui ha intenzione di soddisfare. Al solito, come non si sa. Da quando Water ha vinto il caucuszt delle primarie del Partyto Democratyco, non ha ancora sputato mezza sillaba di programma o un quarto di frase di idea. E rimasto sul vago, continuando a dire le cazzate che ha sempre detto. Dice che va da solo. Questo è il suo unico ritornello, che viene curiosamente ripetuto da tutti gli altri – vanno da soli (in culo no, eh?). Vanno tutti insieme, ma da soli. Curioso, devessere una malattia. E poi, fa molto PD sostenere Barack Obama. Un uomo molto più intelligente, carismatico, pure bello, di quanto un Beltroni possa mai sperare di essere, che attacca direttamente il preteso monopolio della religione sulla morale pubblica. Lesatto opposto del PD fatto di ossequiosi cherichietti, con la Binetti fra le fila. (Cliccate qui per ulteriori luci su Wally Velcro.)

Ecco, sulla base di quanto esposto qui sopra, sulla base del fatto che i nuovi assestamenti sono solo permutazioni delle solite facce (di merda), con che coraggio si può pronunciare la parola "nuovo"? Crederci è roba da mentecatti. Anziché la vecchia contrapposizione DC vs PCI, cé DC vs DC. Una DC è cdx, laltra DC è csx. Mettendo in evidenza i fattori comuni, abbiamo c*(dx vs sx). Ovvero, c, il centro, informe e sempre uguale.

E se uno si chiedesse, ma da dove viene tutto sto letamaio, cosa gli si potrebbe rispondere? Ci provo, e forse sparo una banalità, ma è la prima volta che ci rifletto per più di ventisei secondi, quindi non rompete tanto i coglioni.

Flashback
Qualé la malattia che produce i sintomi "permutazioni diverse delle stesse facce, con relativa stasi perpetua e discorsi fumosi"? Andando indietro, lItalia è stata unificata tardi, nel Risorgimento. Prima era, per usare le parole di Metternich, nientaltro che unespressione geografica, cioé unaccozzaglia di staterelli litigiosi. Staterelli che spesso e volentieri poi finivano sotto una qualche potenza estera – vari pezzi dItalia sono stati dominati, di volta in volta, da Spagna, Francia, Austria, Arabi, catzi & matzi assortiti. Tutte vere potenze, e cé poco da piagnucolare di patria e ripatria: una potenza domina, e chi viene dominato tanto potenza non é.

Quando cambiavano i dominanti, i dominati che restavano in carica dovevano rapidamente adattarsi al nuovo padrone. I tuoi signori sono gli X, che riverisci scodinzolando, e i tuoi nemici gli Y, perché sono nemici degli X. Dopo una bella batosta, gli Y diventano i tuoi nuovi capi. La riverenza si ribaltava allora di 180 gradi, gli ex nemici andavano seguiti uggiolando e scodinzolando, i vecchi capi derisi e combattuti. La popolazione doveva adattarsi altrettanto rapidamente ai soldati, capitani, banchieri, turisti ricchi e nobili del nuovo paese dominante, e dunque la pratica del facite ammuina non poteva che diventare unautentica filosofia di vita.

La forma mentis del politicame versicolore ovviamente risentiva di tutto questo e fu forgiata per sopravviere in un posto dove il padrone e il nemico cambiano di continuo. Gli ambienti di potere politico nei vari stati della penisola dovevano, per forza di cose, eccellere in questo rapidissimo voltafaccia. Chi aspirava alla carriera politica doveva diventare un voltagabbana da competizione o veniva tagliato fuori, o ucciso. Anche dopo lunificazione le cose non sono andate molto meglio, perché secoli di voltagabbanismo e servilismo hanno prodotto solo altro voltagabbanismo e servilismo (V&S dora in poi). Quelli che consentono di mantenere salda la posizione e il privilegio quando il padrone cambia.

Flashforward allanno 2008
La nostra classe politica. Ahaha. Amministratori di una nazione malconcia per conto di apparati finanziari nazionali e internazionali, che non lasciano grande spazio dazione a chi non ha niente con cui contrattaccare. I politicanti allora fingono di decidere, deliberare, legiferare, diversi, riappacificarsi, sdegnarsi, infervorarsi, e in ultima analisi, di fare – fanno ammuina di fronte al popolo che stranamente crede ancora che una X sulla scheda possa fare la differenza. E contemporaneamente servono, un po la bancona Intesa, un po Confindustria e RCS (i confini, quando si parla di poteri non definibili su cartine geografiche, sono sempre zone dombra). Se uno di questi poteri cadrà, ne serviranno un altro, adattando la pomposa chiacchiera di stato alle esigenze del nuovo capo, e così lamministrazione. E fattibilissimo, perché una professionalità secolare nellambito del V&S ha permesso la transizione indolore allera della democrazia, sfruttando la retorica ddddemogratica dddemograzzia. Quando cambiano gli assetti, nuova permutazione, e nuovo giro di giostra.

Non dico che il resto dellEuropa, limitando il discorso, sia tutto rose e fiori, ma la differenza fra un paese che è campato di V&S e ammuina, e tutti gli altri che invece sono stati anche potenze in proprio, è lampante. <!– –>

Gobbàste!

Qualche testa di melanzana aveva protestato per questa immagine, che faceva bella mostra di sè sul blogbz Paganesimo, e dunque aveva richiesto la censura del blogbz medesimo (poi restaurato). Quindi, che altro fare, se non dire "è mio!" tutti insieme come in quella vecchia pubblicità del professore che trova il preservativo in classe? Diffondete, così, a spregio. Certa gente ottusobigottidiota si merita razzi nel cazzo. <!– –>

Dimenticavo…

(Photo: io & lamyca Dolceribelle)

Buona fine del Carnevale, di Viareggio ovviamente – fanculo a Venezia, Cento  e tutti questi altri posti di minchioni sgommoni. <!– –>

Cazzate a punti

– Immagino che quasi tutti abbiate avuto in classe, almeno una volta, uno di quegli odiosi esseri che, quando il/la prof ti fa una domanda e tu tentenni un attimino, alza subito la mano e lesto esclama "IO, IO, professoressssa, lo so IO!". E magari è pure figlio dellAvv. Ing. Gran Mancalzon. Di Gran Croc. Visconte Cobram, e quindi non potete neppure suonarlo come una zampogna alluscita della scuola. Bene, Fabio Fazio secondo me ha proprio quel tipo di fisionomia da tarpone, e dunque mi sta sulle balle e spero che un suo ex compagno di classe costretto dagli eventi a diventare minatore lo prenda a cartoni.

– Roy Scheider RIP. Eri un ganzo.

– Langolo dei casi umani: guardate questo sito.

– Come si fa
a non stare più nella pelle per il ritorno sulle scene degli Offlaga Rompi Caz, uno dei gruppi più pallosi dei sette mari, dei cinque continenti e di Ortisei?

– I Mastodon forse tiran fuori il disco nuovo a fine anno. Alèèè, gayna!!

– "E lanno scorso
a Sanremo almeno aveva vinto Cristicchi che aveva una canzone impegnata" (sentita con le mie orecchie). Impegnata. Ma perché nessuno dà una ripassata ai Terrorizer, prima di proferire stronzate? <!– –>

"Ma tu sei l cullezziuniscta di mosctri!"

E mentre il dibattito dei dibattiti sulle cose futili e cretine (tipo elezioni, Beltroni e Werlusconi) infuria e satura laere, un altro dibattito, parallelo e contenutisticamente molto più importante, si fa strada: quello su "Cloverfield", il mostro-film ideato da JJ Abrams di "Lost" su cui sè detto di tutto e di più. Il dibattito infurierà ancora a lungo, ma sono certo di una cosa: questo film è uno spartiacque. Detto questo, passo al resto.

La storia
Semplice: arriva un orribile mostrone in piena New York e inizia a devastare tutto. Seguiamo la catastrofe per mano della telecamera di un ragazzo qualsiasi che assieme a tre amici va a giro scondideratamente nel macello, immergendosi nel macello fino al collo per non uscirne più.

Lidea
Il film girato in prima persona, in telecamera a mano, per dare unidea di realismo-verismo, non è certo nuova. Si parla spesso, in questi casi, di "The Blair Witch Project" e "Cannibal Holocaust". Il fatto è che nelle due pellicole in questione la telecamera riprendeva cose su piccola scala – perdersi in un bosco stregato il primo, torture e cannibalismo il secondo. "Cloverfield" applica il medesimo principio al film catastrofico e gozzillesco, privandolo così di tutta lapparente e inevitabile aura cinematografica. Non è, il mostrone, qualcosa di gigantesco e cinematografico per definizione, fatto di grandiosità ed epica? Bene, amputiamo pure tutti questi connotati epici e grandiosi, facciamone tabula rasa e ripartiamo da capo, perché adesso il megamostro ce lo troviamo sotto casa, non cè spazio per gli eroismi e si può solo scappare in preda al caos e alla confusione. Veniamo catapultati fra i calcinacci ed è chiaro fin da subito che siamo impotenti caccole.

I risultati
I venti minuti iniziali servono solo ad introdurre un minimo i personaggi, dei giovani qualunque ad una festa organizzata per salutare Rob che si trasferirà presto in Giappone per lavoro. Rob ha un sacco di rimpianti per Beth, e viceversa – durante la festa i due non si chiariscono e lei se ne va incazzata. Quando si sentono i primi botti e si vede lo schermo che trema tipo terremoto, già limpressione è notevole. Quando lazione si precipita per strada, dove si intravede qualcosa di gigantesco, dove la testa della Statua della Libertà viene scagliata in mezzo a Manhattan e ci sono macerie e gente terrorizzata ovunque (grida, feriti, ambulanze, protezione civile e militari iniziano a vedersi sempre più) langoscia sale molto rapidamente – quando poi Marlena, con voce inerte, dice "mangia le persone" si resta inebetiti quanto lei. Quando vediamo gli sciacalli che si buttano a rubare nei negozi incustoditi viene voglia di prenderli a pugni, e quando si vorrebbe sapere qualcosa dalle tv accese nei paraggi, il vociare continuo e la paura dei reporter stessi rende tutto sempre più confuso e inquietante.

La violenza del mostrone fa a pezzi la vita normale e la trascina in un vortice distruttivo dove tutto è caotico, furente, veloce e pericoloso. Il gioco del vedo-non-vedo lascia abbastanza spazio al brivido realistico e al desiderio morboso di vedere/sapere di più, ma contemporaneamente non indugia mai per necessità di sopravvivenza stessa del goffo operatore: "Cloverfield" va avanti in maniera magistrale seminando esche voyeuristiche, che siano dei corpi sbriciolati, le ferite di Marlena, il crollo del ponte, il telegiornale dove si iniziano a vedere i parassiti. Già, i parassiti!  La lotta nella metropolitana con quelle orribili bestiacce fa veramente schifo, perché te li senti addoso. I rimandi ad "Aliens" sono palesi, ma ancor più al videogioco "Half Life", dove cerano ragnacci simili che erano pure battibili a sprangate e bastonate – guarda caso, qui succede uguale uguale. Non so gli effetti di unintracardiaca di adrenalina, ma credo che ci siamo vicini.

Tutto il resto
Il vortice di "Cloverfield" agguanta e trascina, se si riesce a superare lostacolo della ripresa, in certi momenti convulsa e quasi nauseante, e se ce ne freghiamo di qualsiasi concetto ordinario di "film" e "cinema".  Catastrofe e morte rappresentate con crudezza, senza patine di eroismo o ragionevoli speranza. Senza un prima e un dopo: il film è come una finestra su qualcosa di molto più grande, qualcosa di cui non sappiamo lorigine, nè sappiamo come va a finire.
Leggo lamentele tipo: "la batteria è infinitaaaaa…", "la telecamera è indistruttibileeeee…", "riprende troppooooo…" e altre cose simili, che mi paiono esercizi di contabilità da ragionier Scassonio Strarompi.

"Cloverfield" funziona a tanti livelli. Sia come sovversione di una storia classica e straabusata (perdita dellamata – odissea per ritrovarla – superamente del Grande Ostacolo – risoluzione – marcia nuziale di Mendehlsson), sia come ribaltamento di un genere cinematografico che passa dallo spettacolo grandioso ed epico al grezzo e zozzo, sia come miniera di suggestioni derivate da un calibratissimo gioco di rimandi ad altri media, altri film, altre paure. Cè naturalmente il 9/11, in un breve rimando nella fase iniziale; cè il videogioco (il momento "platform" del grattacielo, le scene coi parassiti), un multimedium che ormai ambisce, nemmeno troppo velatamente, allo stato di arte; cè il cinema (si possono cogliere vari riferimenti, dal già citato "Aliens" a "1997: Fuga da New York" passando per il primo tragico "Godzilla"); cè il mondo voyeuristico contemporaneo che è forse il motore principale, e non tanto per la ripresa amatoriale in sè quanto per il modo in cui sei costantemente sulle spine per vedere di più (più sangue, più morte, più ferite, più mostro e più orrore), diventando così vittima manipolata dal film stesso. E poi tutta la serie di connessioni extra film, in particolare la campagna di viral marketing, lattenta progettazione di indizi e siti, etc. etc. Come dice Elvezio (vedete il suo stesso commento alla recensione), si passa ad un modo di pensare nuovo dove il film (ottimo di per sè, chiarisco) fa parte di una ragnatela mediatica (vedi la potenziale connessione morso del parassita —> Slusho) . E cè chi forse non fa lo sforzo di capire ma si adagia su criteri che iniziano a sapere di muffa. Ah, le pile! Ah, il telefonino! Ah, la pisicologggia dei personaggi! Mi sa che quando uscirono i primi film, molti critici teatrali li giudicavano alla stregua di opere teatrali mal riuscite, senza preoccuparsi di capire il mezzo. Ecco, forse è in atto uno strappo allidea di cinema come la
si pensava finora. O almeno mi piace pensarlo. Ipercinema? Chissà… <!– –>

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