Evanesciamo tutti insieme

Lunico vantaggio di cui gode il verminoso mondo della stampa metal italiana (oh, questa sì che meriterebbe una rubrica, ma poi mi credereste un Lester Bangs quando invece sono più che altro un coglione abilmente camuffato, e dunque alla fine più Bangs di Bangs stesso… hmmm, ci devo riflettere) è lentrare gratis ai concerti. In questo modo vai a vedere un po di tutto anche solo per curiosità, soprattutto se ti capita vicino. Ebbene, venerdì sera gli Evanescence han suonato in quel di Ospedaletto (PI), ed era duopo andarci. 

Degli  Evanescence in sè, francamente , mè sempre importato poco. Li ho sempre considerati dei bravi professionisti e valenti confezionatori di hit a ruota, nonché abili a prendere un modello europeo (metal oscuro e decadente con voce femminile), privarlo di tutti i suoi aspetti noiosi e ridicoli (cioè: tutti) e ridurlo in un formato essenziale, diretto, con melodie efficacissime, arrangiamenti azzeccati ed un gustoso apparato scenografico fatto di morbosità mortuarie e gotico metropolitano fumettistico. In sostanza, con gli Evascence ti diverti, coi Tristania, Lacuna Coil, Theatre Of Tragedy, Crematory, Sirenia etc. etc. ti frantumi i coglioni, il che è un ottimo motivo per preferire il gruppo americano alle boriose controparti europee. Salvo pochi eletti, come The Gathering, 3rd And The Mortal, Provenance e Madder Mortem, eh.

Comunque, torniamo al concerto. Ci sono un sacco di teenager, fra cui una nutritissima parata di esponenti del fan club italiano che facevano un cordolo enorme attorno al tour bus nelloretta prima dello show, vari coetanei miei, pure alcuni già negli "anta", tutti pronti a gustarsi lo spettacolo. E ne è valsa la pena, di gustarselo, perché Amy Lee è una frontgirl nata. Appena è salita sul palco lhanno accolta come una divinità, lei ha ricambiato senza risparmiarsi un attimo e ha sfoderato sia una voce maiuscola che una presenza scenica esplosiva: ha preso laudience per la gola e non lha mollata fino alla fine. La Amy è una trottola, salta, rotea, headbanga, canta, leva al cielo più corna lei in unora e venti di Ronnie James Dio in un tour di sei mesi e poi, cosa non da poco, è carina. Non per questioni di particolare bellezza: è proprio carina nei modi, è simpatica, potrebbe essere la tua sorellina che ha avuto fortuna con la band. I ragazzi del gruppo, boh, chi se ne frega? Suonano bene e fanno il loro compito alla grande, ma sono consapevoli del loro ruolo di tappezzeria e non si azzardano a rubare spazio alla cantante. Quando Amy presenta il nuovo chitarrista e il nuovo batterista, a nessuno frega molto, perché tanto sono elementi perfettamente intercambiabili come lo erano i loro predecessori.

Sento le varie "Going Under", "Call Me When Youre Sober", la lenta del video girato in Spagna di cui non ricordo il titolo, "Bring Me To Life" che senza il rapparo di merda ci guadagna, e noto come dal vivo rendano meglio che su disco: suoni più grintosi, semplici, naturali, e una bella dose di energia in più. Finisce che mi diverto assai, e quando finisce mi dispiace. Commerciali, finti, si, bla bla bla. Ma quanta roba apprezzatissima dai merdallari è infinitamente peggio? Ecco, bravi. <!– –>